Mishpatim (ebraico: מִּשְׁפָּטִים — tradotto in italiano: "leggi", seconda parola e incipit di questa parashah) diciottesima porzione settimanale della Torah (ebr. פָּרָשָׁה – parashah o anche parsha/parscià) nel ciclo annuale ebraico di letture bibliche dal Pentateuco, sesta nel Libro dell'Esodo. Rappresenta il passo 21:1-24:18[1] di Esodo, che gli ebrei leggono durante il diciottesimo Shabbat dopo Simchat Torah, generalmente a febbraio.
La prashah espone una serie di leggi, che alcuni studiosi chiamano il "Codice dell'Alleanza" (o "Libro dell'Alleanza"), e riporta l'accettazione dell'Alleanza (Bibbia) con Dio da parte del popolo ebraico.
Poiché la parashah descrive alcune delle leggi di Pesach, gli ebrei ne leggono una parte – Esodo22:24-23:19[2] – come lettura iniziale della Torah durante il secondo giorno intermedio (ebraico: חוֹל הַמּוֹעֵד, Chol HaMoed) di Pesach.
Gli ebrei inoltre leggono la prima parte della parasha Ki Tisa, Esodo30:11-16[3], che riguarda la tassa individuale di mezzo siclo, quale lettura biblica del maftir nello speciale Shabbat Shekalim, che spesso cade nello stesso Shabbat dellas parashah Mishpatim (come succede negli anni 2013, 2015, 2017 e 2018).
Nella lettura biblica tradizionale dello Shabbat, la parashah viene suddivisa in sette parti, o inebraicoעליות?, aliyot.[4]
Prima lettura — Esodo 21:1–19
Nella prima lettura (ebraico: עליה, aliyah), Dio disse a Mosè di dare al popolo le leggi che riguardavano gli schiavi ebrei,[5]omicidio,[6] percuotere un genitore,[7] rapimento,[8] insultare un genitore,[9] e assalire/colpire.[10]
Seconda lettura — Esodo 21:20–22:3
La seconda lettura (ebraico: עליה, aliyah) descrive le leggi dell'assalto (percosse),[11] animali impazziti/omicidi,[12] danni al bestiame,[13] e furto.[14]
La quarta lettura (ebraico: עליה, aliyah) espone le leggi dei doveri verso Dio,[23] integrità giudiziaria,[24] e trattamento umanitario dei nemici.[25]
Quinta lettura — Esodo 23:6–19
La quinta lettura (ebraico: עליה, aliyah) riporta le leggi in merito agli indigenti,[26] menzogne,[27]corruzione,[28] oppressione dei forestieri,[29] l'anno sabbatico dei raccolti (ebraico: שמיטה, Shmita),[30] lo Shabbat,[31] non pronunciare il nome di altri dei,[32] il Festival dei Tre Pellegrinaggi (ebraico: שָׁלוֹשׁ רְגָלִים, Shalosh Regalim),[33] sacrifici (ebraico: קָרְבָּן, korban),[34] e Primizie (ebraico: ביכורים, Bikkurim).[35]
Sesta lettura — Esodo 23:20–25
Nella breve sesta lettura (ebraico: עליה, aliyah), Dio promise di mandare un angelo agli Israeliti, che li accompagnasse al luogo che Dio aveva preparato.[36] Dio istruì gli Israeliti di obbedire all'angelo, e se lo avessero fatto, Dio sarebbe stato nemico dei loro nemici.[37] Gli Israeliti non dovevano servire altri dèi, ma solo Dio.[38]
Settima lettura — Esodo 23:26–24:18
Nella settima lettura (ebraico: עליה, aliyah), Dio promise un premio a chi l'avrebbe obbedito.[39] Dio invitò Mosè, Aronne, Nadab, Abiu e 70 anziani di prostrarsi da lontano.[40] Mosè ripeté i comandamenti al popolo, che rispose: "Tutti i comandi che ha dati il Signore, noi li eseguiremo!"[41] Mosè poi scrisse tutti i comandamenti.[42] Eresse un altare e alcuni giovani israeliti offrirono dei sacrifici.[43] Moè lesse il Patto ad alta voce al popolo, che nuovamente confermò obbedienza.[44] Mosè prese del sangue dai sacrifici e lo asperse sul popolo.[45] Poi Mosè, Aronne, Nadab, Abihu e i 70 anziani di Israele salirono, videro Dio, mangiarono e bevettero.[46] Mosè e Giosuè si alzarono, e Mosè salì sul Monte Sinai, lasciando Aronne e Cur a presiedere sulle faccende giuridiche.[47] Una nube coprì la montagna, nascondendo la Presenza di Dio per sei giorni, e apparendo agli Israeliti come un fuoco in cima alla montagna.[48] Mosè entrò nella nube e rimase sulla montagna per 40 giorni e notti.[49]
La parashah ha paralleli o viene discussa nelle seguenti fonti bibliche:[50]
Stele di pietra
In Genesi28:18[51]Giacobbe prese la pietra sulla quale aveva dormito e la eresse come stele (ebraico: מַצֵּבָה, matzeivah), e versò dell'olio sulla sua cima. Esodo23:24[52] in seguito diresse gli Israeliti a fare a pezzi le steli dei Canaaniti (ebraico: מַצֵּבֹתֵיהֶם, matzeivoteihem). Levitico26:1[53] diresse poi gli israeliti a non erigere immagini scolpite o steli (ebraico: מַצֵּבָה, matzeivah). Inoltre Deuteronomio16:21[54] proibì loro di erigere alcun palo sacro o stele (ebraico: מַצֵּבָה, tzevahma), "che il Signore tuo Dio ha in odio."
La parashah è discussa nelle seguenti fonti rabbiniche dell'era mishnaica e talmudica:
Le leggi del servitore Esodo21:1-11[94] forniscono un'applicazione della decima regola delle Tredici Regole che interpretano la Torah nella Baraita di Rabbi Ishmael che molti ebrei leggono quale parte delle letture prima del servizio di preghiera di Pesukei Dezimra. La decima regola afferma che un articolo incluso in una generalizzazione che viene poi esaminato individualmente per discutere qualcosa di tipo differente dalla generalizzazione, viene individuato per essere più indulgente e/o più severo. Esodo21:1-6[95] descrive le leggi del servo ebreo a contratto, che viene liberato dopo sei anni. Inoltre Esodo21:7-11[96] prende in considerazione la serva ebrea a contratto, che poteva pensarsi inclusa nella generalizzazione sui servi a contratto. Invece Esodo21:7[97] dice che le sue maniere di venir liberata dalla servitude non sono le stesse dell'uomo servo. Infatti la Torah applica una regola più clemente alla serva ebrea donna, dato che può essere liberata dopo sei anni — quando raggiunge la pubertà o alla morte del padrone. Esodo21:7-11[98] applica una più stretta regola alla donna ebrea a contratto, che sia stata promessa in matrimonio contro volontà al suo padrone o a suo figlio.[99]
Le leggi di trasgressione in Esodo22:8[100] forniscono un esempio della sesta delle Tredici Regole di interpretazione della Torah nella Baraita di Rabbi Ishmael. La sesta regola asserisce che, quando una generalizzazione viene seguita da una specificazione seguita a sua volta da una generalizzazione, non si possa dedurne nulla, tranne ciò che è simile alla specificazione. Si potrebbe considerare le generalizzazioni come insegnamenti che tutte le cose sono incluse, ma la specificazione implica che solo gli articoli specifici sono inclusi. La regola risolve la contraddizione apparente inferendo che tutto sia incluso, a patto che sia simile agli articoli specificati. Quindi Esodo22:8[101] inizia riferendsi a “Qualunque sia l'oggetto della frode” e conclude riferendosi a “qualunque oggetto perduto” — due generalizzazioni. Ma tra le due generalizzazioni, Esodo22:8[102] si riferisce ad un numero specifico di articoli — “di un bue, di un asino, di un montone, di una veste.” Applicando la sesta regola, si insegna che la penalità viene applicata agli oggetti mobili con valore intrinseco — come un bue, asino, pecora o veste — ma non a beni immobili e non a contratti, che non hanno valore intrinseco.[103]
Alcuni ebrei recitano Esodo23:20[104] tre volte quale parte della Preghiera del Viandante (Tefilat HaDerech), detta all'inizio di un viaggio.[105]
Alcuni ebrei recitano le parole “faremo e eseguiremo” in Esodo24:7[106] come parte della canzone (zemer) Yom Shabbaton declamata durante il pasto dello Shabbat.[107]
Nella Maqam[108] settimanale, gli ebrei sefarditi ogni settimana basano i loro canti del servizio religioso sul contenuto della rispettiva parashah settimanale. Per la Parashah Mishpatim, i sefarditi usano la Maqam Saba, una maqam che esprime l'Alleanza tra uomo e Dio. Tale maqam è appropriata per questa parashah, poiché esprime l'obbedienza a Dio e il rispetto del Patto, nell'osservanza dei comandamenti e la pratica dei mitzvot.
La parola del Signore fu rivolta a Geremia dopo che il re Sedecia ebbe concluso un'alleanza con tutto il popolo che si trovava a Gerusalemme, di proclamare la libertà degli schiavi, rimandando liberi ognuno il suo schiavo ebreo e la sua schiava ebrea, "cosicché nessuno costringesse più alla schiavitù un giudeo suo fratello."[111] Tutti i capi e tutto il popolo acconsentirono a rimandare liberi i propri schiavi, ma poi si pentirono e li ripresero in schiavitù.[112]
Allora il Signore rivolse queste parole a Geremia: «Io ho concluso un'alleanza con i vostri padri, quando li ho fatti uscire dal paese d'Egitto, da una condizione servile, dicendo: Al compiersi di sette anni rimanderà ognuno il suo fratello ebreo che si sarà venduto a te; egli ti servirà sei anni, quindi lo rimanderai libero disimpegnato da te; ma i vostri padri non mi ascoltarono e non prestarono orecchio. Ora voi oggi vi eravate ravveduti e avevate fatto ciò che è retto ai miei occhi, proclamando ciascuno la libertà del suo fratello; voi avevate concluso un patto davanti a me, nel tempio in cui è invocato il mio nome. Ma poi, avete mutato di nuovo parere e profanando il mio nome avete ripreso ognuno gli schiavi e le schiave... Perciò dice il Signore: Voi non avete dato ascolto al mio ordine... ora, ecco, io affiderò la vostra liberazione alla spada, alla peste e alla fame e vi farò oggetto di terrore per tutti i regni della terra.»[113] Dio avrebbe consegnato ai loro nemici i capi di Giuda, i capi di Gerusalemme, gli ufficiali, i sacerdoti e tutto il popolo che aveva trasgredito l'alleanza con Dio, che aveva sigillato l'alleanza tagliando in due un vitello e passando attraverso le due metà di tale vitello, e i loro cadaveri sarebbero stati cibo per avvoltoi.[114] E Dio avrebbe dato Sedecia re di Giuda e i suoi capi in mano ai loro nemici, in mano a coloro che attentano alla loro vita e in mano all'esercito del re di Babilonia, che sarebbe ritornato a bruciare Gerusalemme e a distruggere le città di Giuda.[115]
La Haftarah si conclude ritornando a Geremia33:25-26[116] con Dio che dice: «Se non sussiste più la mia alleanza con il giorno e con la notte, se io non ho stabilito le leggi del cielo e della terra, in tal caso potrò rigettare la discendenza di Giacobbe e di David mio servo, così da non prendere più dai loro posteri coloro che governeranno sulla discendenza di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Poiché io cambierò la loro sorte e avrò pietà di loro».
Collegamento alla Parashah
Sia la parashah che la haftarah illustrano la legge che richiede la liberazione di schiavi ebrei. Entrambe usano le parole “ebreo” (ivri),[117] “schiavo” o “servo” (eved),[118] “libero” (chofshi),[119] e “alleanza” (brit).[120] La haftarah cita la parashah letteralmente.[121] Inoltre la haftarah espone l'ambientazione della parashah (descritta nella precedente parashah), il tempo quando Dio fece uscire gli Israeliti “dal paese d'Egitto, da una condizione servile.”[122]
Shabbat Shekalim
Quando la parashah coincide con lo speciale Shabbat Shekalim (come succede negli anni 2013, 2015, 2017 e 2018), la haftarah è 2 Re12:1-17[123]. La tradizione profeticaebraica della Cabala, talvolta anche "estatica", spiega di una tra le visioni profetiche: quella di uno "shekel" "celeste"; vi sono anche visioni di angeli, secondo la Torah: infatti nel Chumash e generalmente nel Tanakh, oltre alla descrizione di queste, è presente anche quella di altri strumenti divini e della Manifestazione di Dio; il Talmud, come l'esegesi mistica ebraica "in genere", spiega della Yeshivah celeste, oltre quelle "terrene"; ciò non deve essere confuso con il Gan Eden "comune" e/o col Pardes, seppur siano presenti correlazioni.
La parashah ha paralleli o viene discussa nelle seguenti fonti (EN,HE,IT,YI) (DE) :
Antichi
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Nei servizi di preghieramizrahì e sefarditimedio-orientali, ogni Shabbat la congregazione conduce i servizi religiosi usando una maqam differente. La maqam araba (مقام), che in arabo letteralmente significa 'posto', è un tipo di melodia standard con una rispettiva serie di intonazioni. Le melodie usate in una data maqam devono esprimere uno stato emotivo del lettore lungo tutto il percorso liturgico (senza cambiare testo).