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Luciana Lamorgese

dirigente pubblica, prefetto e politica italiana (1953-) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Luciana Lamorgese
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Luciana Lamorgese (Potenza, 11 settembre 1953) è una dirigente pubblica, prefetta e politica italiana.

Fatti in breve Ministra dell'interno, Durata mandato ...
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Dal 5 settembre 2019 al 22 ottobre 2022 è stata ministra dell'interno nei governi Conte II (2019-2021) e Draghi (2021-2022).

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Biografia

Riepilogo
Prospettiva

Nata a Potenza l'11 settembre 1953, ha frequentato il liceo classico Pietro Colletta di Avellino e poi l'Università degli Studi di Napoli "Federico II", dove si è laureata con lode in giurisprudenza,[1] abilitandosi alla professione di avvocato[2]. È stata membro della direzione generale per l'Amministrazione generale e per gli Affari del Personale dal dicembre 1980 al dicembre 1985, poi vice-prefetto ispettrice di Varese dal 1º gennaio 1989 al 1994. Viene nominata vice-prefetto di Varese dal 1994 al 1996, quindi ricopre il ruolo di direttrice dell'ufficio Ordinamento della Pubblica Amministrazione dall'ottobre 1996 al 2003 e di direttrice centrale per le risorse umane del dipartimento per gli Affari interni e territoriali dal 28 luglio 2003 sino al 4 agosto 2008.

Vice capo del dipartimento per l'espletamento delle funzioni vicarie del dipartimento per le Politiche del Personale dell'Amministrazione civile e per le Risorse strumentali e finanziarie dal 4 agosto 2008 al 10 dicembre 2008, viene in seguito nominata Vice capo di Gabinetto per l'espletamento delle funzioni vicarie a partire 10 dicembre 2008 fino al 10 gennaio 2012. Ricopre poi l'incarico di Capo del dipartimento per le Politiche del Personale dell'Amministrazione civile e per le Risorse strumentali e finanziarie dal 10 gennaio 2012 al 19 luglio 2013

Lavora per il Viminale dal 1979, inizialmente presso la prefettura di Varese[3] diventando viceprefetto ispettrice nel 1989, viceprefetto nel 1994 e prefetto nel 2003.[4] È stata direttrice delle Risorse umane presso il Dipartimento per gli affari interni e territoriali, ricoprendo numerosi incarichi presso gli uffici centrali del ministero.[5] È stata prefetto di Venezia dal 2010 al giugno 2013. Nel 2012 diventa capo del Dipartimento per le politiche del personale dell’Amministrazione civile.[1] Nel 2013 viene chiamata dall'allora Ministro dell'Interno Angelino Alfano per ricoprire il ruolo di suo Capo di Gabinetto, in sostituzione di Giuseppe Procaccini, coinvolto nel caso Shalabayeva[6]. Viene confermata nell'incarico da Marco Minniti[4].

Nel 2017 è promossa da Marco Minniti a Prefetto di Milano, succedendo ad Alessandro Marangoni, andato in pensione[4]. Con lei si sarebbe registrato un calo dei reati dell'8,7% nella Prefettura di Milano rispetto all'anno precedente[7][8]: per questo motivo, il giorno del suo pensionamento ha ricevuto una targa di ringraziamento da Matteo Salvini[9]. Il 13 novembre 2018, un mese dopo essere andata in pensione, viene nominata consigliere di Stato dal Consiglio dei Ministri presieduto da Giuseppe Conte, nel suo primo governo.[10]

Ministro dell'Interno

Dal 5 settembre 2019 ricopre la carica di Ministro dell'interno nel governo Conte II, succedendo a Matteo Salvini.[11]. È la terza donna nella storia della Repubblica Italiana a ricoprire l'incarico di Ministro dell'interno, dopo Rosa Russo Iervolino (nel governo D'Alema I, tra il 1998 e il 1999) e Annamaria Cancellieri (nel governo Monti, tra il 2011 e il 2013).[11] È, inoltre, la terza volta che un prefetto in pensione occupa questo incarico, preceduta da Giovanni Rinaldo Coronas e Annamaria Cancellieri.[12][13]

Il 23 settembre 2019, l'Italia e altri quattro Stati membri dell'Unione europea, Germania, Francia, Malta e Finlandia, hanno concordato un progetto di accordo da presentare agli altri Paesi dell'UE su come gestire la crisi dei migranti; in particolare gli sbarchi verrebbero gestiti secondo un meccanismo volontario di rotazione dei porti. Il meccanismo di redistribuzione automatica dei migranti salvati nel Mediterraneo settentrionale da navi umanitarie, militari o commerciali riguarderebbe non solo chi ha diritto alla protezione umanitaria ma tutti i richiedenti asilo, cioè la quasi totalità di chi sbarca. La redistribuzione avverrebbe solo tra i paesi aderenti, e dunque su base volontaria e non obbligatoria, e lo Stato aderente dovrebbe farsi carico dell'accoglienza dei migranti, della valutazione dell'istanza di asilo, ma anche dei rimpatri di chi non ne ha diritto.[14] Dopo più di un anno tuttavia il progetto non è stato ancora realizzato e rimane una proposta in discussione. Nel 2019 sono sbarcate in Italia 11.471 persone (escludendo tipologie di arrivi diverse dagli sbarchi), e ne sono state trasferite con ricollocamenti 262, 172 delle quali dopo il 5 settembre.[15]

Con il diffondersi della pandemia di COVID-19 in Italia, agli inizi del 2020, la ministra Lamorgese e l'intero governo Conte II hanno dovuto fronteggiare le conseguenze della pandemia, anche per quanto concerne l'ordine pubblico.

Lamorgese è stata confermata come ministra anche nel governo Draghi, in carica dagli inizi del 2021. In merito alla sua gestione dell'ordine pubblico nel corso dell'anno, è stata oggetto di critiche da parte di esponenti politici: dapprima per il mancato sgombero di un rave party non autorizzato, tenutosi in estate nella provincia di Viterbo, con migliaia di partecipanti giunti da tutta Europa e protrattosi per giorni;[16] quindi per quanto accaduto il 9 ottobre a Roma, ove esponenti di Forza Nuova hanno preso d'assalto la sede nazionale della CGIL,[17] e il 18 ottobre al porto di Trieste, ove la Polizia di Stato ha sgomberato con idranti e lacrimogeni un presidio dei portuali contrari all'obbligo di certificazione verde sul luogo di lavoro deliberato dall'esecutivo.[18]

Vita privata

Figlia dell'ex prefetto Italo Lamorgese, è coniugata con l'infettivologo Orlando Armignacco. La coppia ha due figli[19][20].

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Posizioni politiche

Riepilogo
Prospettiva

Lamorgese non ha mai ricoperto cariche politiche né partecipato attivamente alla vita di un partito. Durante la sua carriera in prefettura ha sostenuto l'accoglienza insieme a posizioni molto nette sul rispetto del decoro e contro le occupazioni abusive.

Non a caso descritta come "stimatissima dalla Caritas e dalle associazioni del Terzo settore"[senza fonte], ha gestito il piano d'incentivi alle strutture che ospitano richiedenti asilo e contribuito a creare i primi hotspot di accoglienza durante la "crisi dei rifugiati" degli anni 2015-2017[21]. Al fine di evitare che l'accoglienza dei profughi si concentrasse in poche città, Lamorgese ha cancellato alcune ordinanze varate dai comuni a maggioranza leghista quali Cologno Monzese, Senago, Trezzo sull'Adda, che prevedevano sanzioni per i cittadini e gli enti intenzionati a ospitare richiedenti asilo[22].

Contemporaneamente, durante il suo mandato a Milano, Lamorgese ha eseguito 127 sgomberi, soprattutto di immigrati irregolari e tossicodipendenti, da palazzi occupati abusivamente. Fra gli sgomberi più clamorosi viene citato quello di un palazzo situato in via Cavezzali, che Lamorgese ricorda di aver preparato per otto mesi, e di un altro al numero 59 di via Palmanova, nella zona di viale Padova, noto per un grosso traffico di stupefacenti[11].

Matteo Salvini ha dichiarato che sotto Lamorgese, nella Prefettura di Milano si è registrato un calo dei reati dell'8,7% rispetto all'anno precedente[7][8]: per questo motivo, le ha regalato una targa di ringraziamento il giorno del suo pensionamento[9].

La sua nomina a ministra sarebbe stata fortemente voluta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella[23].

Nel febbraio 2020, a seguito della comparsa di una scritta antisemita sulla porta di una donna deportata in un lager nazista a Mondovì, e delle lettere di minaccia inviate a Liliana Segre e al fondatore e al direttore del quotidiano La Repubblica, rispettivamente Eugenio Scalfari e Carlo Verdelli, Lamorgese dichiara che in Italia l'odio è diventato "un'emergenza culturale e sociale"[24].

Il 28 ottobre 2020, la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese e il capo della polizia Franco Gabrielli hanno promosso Pietro Troiani e Salvatore Gava, due funzionari che erano stati condannati in via definitiva in relazione ai fatti del G8 di Genova del 2001, a 3 anni e 8 mesi, più 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, il primo per aver portato materialmente le due bombe molotov nella scuola Diaz e il secondo per averne falsamente attestato il rinvenimento all’interno.[25][26]

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Onorificenze

Onorificenze italiane

Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri»
 2 giugno 2001[27]
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri»
 27 dicembre 2013[27]

Note

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Voci correlate

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Altri progetti

Collegamenti esterni

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