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opera lirica di Giuseppe Verdi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La forza del destino è un'opera o melodramma in quattro atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave tratto da Alvaro o la forza del destino di Ángel de Saavedra.
La forza del destino | |
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Locandina di Lecocq per l'opera | |
Lingua originale | italiano |
Musica | Giuseppe Verdi |
Libretto | Francesco Maria Piave (Libretto online) |
Fonti letterarie | Don Álvaro o la Fuerza del sino di A. Saavedra, duca di Rivas |
Atti | quattro |
Prima rappr. | 10 novembre 1862 |
Teatro | Teatro Imperiale, San Pietroburgo |
Versioni successive | |
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Personaggi | |
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Autografo | Archivio Storico Ricordi, Milano |
La prima rappresentazione assoluta ebbe luogo al teatro Imperiale di San Pietroburgo, in Russia, il 10 novembre 1862, mentre l'esordio italiano, con il titolo Don Alvaro, fu a Roma al teatro Apollo il 7 febbraio 1863 con le sorelle Carlotta e Barbara Marchisio.
Riguardo alla prima italiana, Verdi scrisse a Vincenzo Luccardi il successivo 17 febbraio: «Se l'opera a Roma è andata abbastanza bene, avrebbe potuto andare mille volte meglio se Jacovacci potesse una volta mettersi in testa che, per avere dei successi, ci vogliono ed opere adatte agli artisti ed artisti adatti alle opere. È certo che nella Forza del destino non è necessario sapere fare dei solfeggi, ma bisogna aver dell'anima e capir la parola ed esprimerla».
La seconda versione — per la quale Verdi aggiunse la celebre sinfonia, compose un nuovo finale e operò numerose altre modifiche tra le quali la rielaborazione del libretto a cura di Antonio Ghislanzoni — esordì con successo al teatro alla Scala di Milano il 27 febbraio 1869. Anche il finale fu cambiato: nella seconda versione Don Alvaro sopravvive alla morte di Leonora laddove nella prima si suicidava.
Il 1º marzo successivo Verdi espresse la sua soddisfazione in una lettera a Opprandino Arrivabene: «Sono ritornato qui ieri sera da Milano a mezzanotte stanco morto di fatica. Ho bisogno di dormire quindici giorni di seguito per rimettermi. A quest'ora tu saprai della Forza del destino: vi fu una buona esecuzione ed un successo. La Stolz e Tiberini superbi. Gli altri bene. Le masse, Cori ed orchestra hanno eseguito con una precisione ed un fuoco indescrivibili. Avevano il diavolo addosso. Bene, assai bene. Ho avuto notizie anche della seconda recita: ancora bene, anzi meglio della prima. I pezzi nuovi sono una sinfonia eseguita meravigliosamente dall'orchestra, un piccolo coro di ronda ed un Terzetto col quale si chiude l'opera. Permetti che ti stringa presto la mano e vada a dormire».
Personaggio | Vocalità | Interprete della prima assoluta[1] 10 novembre 1862, San Pietroburgo (direttore Eduardo Baveri) |
Interprete della seconda versione[1] 27 febbraio 1869, Milano (direttore Eugenio Terziani) |
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Il Marchese di Calatrava | basso | Signor Meo | Giuseppe Vecchi |
Donna Leonora | soprano | Caroline Barbot | Teresa Stolz |
Don Carlo di Vargas | baritono | Francesco Graziani | Luigi Colonnese |
Don Alvaro | tenore | Enrico Tamberlick | Mario Tiberini |
Preziosilla | mezzosoprano | Constance Nantier-Didiée | Ida Benza |
Padre Guardiano | basso | Gian Francesco Angelini | Marcel Junca |
Fra Melitone | baritono | Achille De Bassini | Giacomo Rota |
Curra | mezzosoprano | Signora Lagramanti | Ester Neri |
Un alcalde | basso | Ignazio Marini | Luigi Alessandrini |
Mastro Trabuco | tenore brillante | Geremia Bettini | Antonio Tasso |
Un chirurgo | basso | Alessandro Polonini | Vincenzo Paraboschi |
L'azione si svolge in Spagna e in Italia, nel XVIII secolo. Tra il primo e il secondo atto passano circa 18 mesi; tra il secondo e il terzo alcuni anni; tra il terzo e il quarto oltre un lustro.
Donna Leonora di Vargas (soprano) figlia del marchese di Calatrava, e don Alvaro (tenore), meticcio, osteggiati dal padre di lei che vuole impedire le loro nozze, si preparano a fuggire nottetempo da Siviglia. Leonora, affezionata nonostante tutto al padre, medita sull'incertezza del proprio destino e dice addio alla terra natia. L'arrivo di Alvaro le fa svanire gli ultimi dubbi, ma i due vengono sorpresi dal marchese (basso), che, tornato all'improvviso, rinnega la figlia e ordina ai servi di arrestare il giovane. Questi, proclamandosi unico colpevole, si dichiara pronto a subire la punizione del marchese e getta a terra la pistola, da cui parte un colpo accidentale che uccide il vecchio. Costretti a scappare, i due sventurati amanti scompaiono nella notte, e finiranno per separarsi.
Il fratello di Leonora, don Carlo (baritono), deciso a vendicare la morte del padre, è alla ricerca dei due amanti. Giunto in un'osteria a Hornachuelos si spaccia per uno studente: tra i pellegrini lì presenti ci sono la zingara Preziosilla (mezzosoprano), alcuni soldati, un mulattiere e la stessa Leonora, la quale, travestita da uomo, si sta dirigendo al Monastero della Vergine degli Angeli, nei pressi del quale intende vivere in eremitaggio. Sentendo il racconto di don Carlo, Leonora scopre che don Alvaro, creduto morto, è ancora in vita, e teme per la propria incolumità: si appresta quindi ad abbracciare la vita monastica con rinnovato vigore, nella speranza di salvare sé stessa e il suo amato.
Giunta al monastero, la giovane si affida alla Vergine pregando perché i propri peccati siano perdonati; quindi chiede un colloquio al padre guardiano (basso), cui rivela la propria identità e il desiderio di espiazione. Il padre, indulgente e comprensivo, l'avverte però che la vita che l'attende è piena di stenti e cerca di convincerla per l'ultima volta a ritirarsi in convento invece che in una misera grotta. Constatando la fiduciosa costanza di Leonora, tuttavia, acconsente al volere di lei e, consegnatole un saio, chiama a raccolta i monaci che, maledicendo chiunque oserà infrangere l'anonimato dell'eremita, si rivolgono in coro alla Madonna.
Nei pressi di Velletri, infuria la lotta tra gli spagnoli e gli imperiali. Don Alvaro è a capo dei granatieri spagnoli e, non potendo sopportare oltre le sue sventure, spera di morire sul campo. Rievocando il proprio passato di orfano, figlio di discendenti della famiglia reale Inca, ripensa alla notte fatale in cui vide per l'ultima volta Leonora, e, convinto che la giovane sia morta, le chiede di pregare per lui.
A un tratto sente il lamento di un soldato in difficoltà, accorre in suo aiuto e gli salva la vita: l'uomo altri non è che don Carlo, che però non riconosce il giovane indio. I due si giurano eterna amicizia. L'indomani, tuttavia, Alvaro stesso cade ferito e viene trasportato da don Carlo. Credendosi prossimo a morire, Alvaro gli affida una valigia con un plico sigillato, contenente un segreto che non dovrà mai essere rivelato: alla sua eventuale morte, il plico dovrà essere distrutto.
Carlo giura di farlo, ma una volta rimasto solo, insospettito dall'orrore provato dall'amico al nome dei Calatrava, apre la valigia e vi trova un ritratto di Leonora: vedendo confermati i propri sospetti, attende che Alvaro si riprenda e lo sfida a duello. I due hanno appena incrociato le spade quando sopraggiunge la ronda: Alvaro scappa e trova rifugio in un monastero. Nell'accampamento, intanto, ricomincia la vita di sempre: la zingara Preziosilla predice il futuro e incita i soldati alla battaglia.
Nei pressi del Monastero degli Angeli, fra' Melitone (baritono) distribuisce la minestra ai poveri; costoro, lamentandosi per il suo comportamento sgarbato, rimpiangono l'assenza del padre Raffaele: questi è in realtà don Alvaro, che ha a sua volta abbracciato la vita monastica. Don Carlo, nel frattempo, ha scoperto il nascondiglio di don Alvaro, e dopo averlo raggiunto lo sfida nuovamente a duello: in un primo momento don Alvaro rifiuta il confronto ma, sentendosi chiamare codardo e mulatto, si prepara a incrociare nuovamente il ferro con lui.
Presso la grotta dove si è ritirata, Leonora, riconoscendosi ancora innamorata di don Alvaro, piange il proprio destino. Sentendo dei rumori nelle vicinanze si rifugia nel proprio abituro, ma è richiamata proprio da don Alvaro che, avendo ferito don Carlo a morte, cerca un confessore per dare all'agonizzante gli ultimi conforti. Terrorizzata, Leonora chiama aiuto ma, inaspettatamente riconosciuta dal giovane, si accinge a ricongiungersi con lui. Messa a parte del ferimento di don Carlo, tuttavia, si precipita da lui che, ancora ossessionato dal desiderio di vendetta, la pugnala. Raggiunta dal padre guardiano, Leonora spira tra le braccia di don Alvaro, augurandosi di ritrovarlo in cielo. Egli, rimasto definitivamente solo sulla terra, dapprima maledice ancora una volta il proprio destino, ma poi trova conforto nell'amore di Dio.
La partitura di Verdi prevede l'utilizzo di:
Da suonare sul palco:
I numeri musicali si riferiscono alla versione del 1869.
A dispetto del successo dell'opera, grazie al quale essa è diventata una costante del repertorio verdiano, alla Forza del destino è storicamente associata una superstizione che la considera foriera di sventura in ragione di alcune coincidenze avverse che hanno caratterizzato le esecuzioni o i fatti della vita delle persone coinvolte a qualsiasi titolo nella creazione o dell'allestimento dell'opera, al punto che alcuni teatranti si rifiutano addirittura di pronunciare il titolo dell'opera dentro i teatri, preferendo la perifrasi Potenza del Fato. Per questo è conosciuta anche come l'opera di Verdi innominabile.
Anno | Cast (Alvaro, Leonora, Carlo, Preziosilla, Melitone, Padre Guardiano) | Direttore | Etichetta |
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1958 | Franco Corelli, Renata Tebaldi, Ettore Bastianini, Oralia Domínguez, Renato Capecchi, Boris Christoff | Francesco Molinari Pradelli | Hardy Classics |
1978 | José Carreras, Montserrat Caballé, Piero Cappuccilli, Maria Luisa Nave, Sesto Bruscantini, Nicolaj Ghiaurov | Giuseppe Patanè | Hardy Classics |
1984 | Giuseppe Giacomini, Leontyne Price, Leo Nucci, Isola Jones, Enrico Fissore, Bonaldo Giaiotti | James Levine | Deutsche Grammophon |
1987 | Ernesto Veronelli, Stefka Evstatieva, Allan Monk, Judith Forst, Peter Strummer, John Cheek | Maurizio Arena | Canadian Opera Company |
2013 | Aquiles Machado, Dīmītra Theodossiou, Vladimir Stoyanov, Mariana Pentcheva, Carlo Lepore, Roberto Scandiuzzi | Gianluigi Gelmetti | Unitel Classica |
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