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pittore svizzero Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Léo-Paul Samuel Robert, meglio noto solo come Léo-Paul Robert o anche Paul Robert (Bienne, 19 marzo 1851 – Orvin, 10 ottobre 1923), è stato un pittore svizzero.[1][2]
Fece parte di una dinastia di artisti. Suo padre era infatti il pittore Aurèle Robert, mentre suo zio era il pittore Louis Léopold Robert e a sua volta lui fu il padre dei pittori Philippe, Théophile e Paul-André Robert.[2][3]
Léo-Paul Samuel Robert nacque il 19 marzo 1851 a Bienne in Svizzera, figlio del pittore Aurèle Robert e nipote del pittore Louis Léopold Robert.[2][4]
Tra il 1864 e il 1868 studiò al Collegio secondario di Neuchâtel,[4] mentre fu proprio dal padre che ricevette la sua formazione artistica iniziale e poi studiò professionalmente presso le varie scuole di Monaco di Baviera, Firenze e Parigi.[2] Tra il 1869 e il 1872 studiò all'Accademia delle belle arti di Monaco di Baviera con Wilhelm von Kaulbach e Julius Naue; successivamente passò all'Accademia di belle arti di Firenze, studiando con Luigi Rubio dal 1872 al 1873; infine si trasferì a Parigi e nel 1874 entrò all'École des Beaux-Arts dove frequentò lo studio di Jean-Léon Gérôme.[2]
Morto il padre il 21 dicembre 1871, Léo-Paul partì per l'Italia e visitò città come Verona, Venezia, Ravenna, Bologna e fu allora che soggiornò a Firenze e conobbe il pittore Rubio.[5] In Italia tornerà nel 1893 con un viaggio a Firenze, Ravenna, Padova e Venezia ed ancora due volte nel 1900 e 1901, in due soggiorni vicino a Firenze con la moglie e il figlio Théophile.[4]
Iniziò a vivere tra la Svizzera d'estate e Parigi d'inverno, diventando uno degli artisti svizzeri più importanti nella Francia del tempo, insieme ai suoi contemporanei Eugène Burnand e Charles Giron.[2] Nel 1877 espose per la prima volta al Salon di Parigi e vi vinse una medaglia d'oro.[2] A quest'ultima data risale anche il suo matrimonio con Berthe de Rutté, figlia del commerciante e console Gottlieb Rudolf von Rütte.[1]
Sconvolto da una crisi religiosa, decise di abbandonare temporaneamente la pittura e di partire per recarsi in Palestina dal 1883 al 1884; al suo ritorno iniziò a realizzare una nuova tipologia di opere pervase da un profondo sentimento religioso.[1]
Dal 1886 realizzò, in collaborazione con Clement Heaton, importanti e monumentali decorazioni a Neuchâtel, Berna e Losanna.[1] Fino al 1894 si dedicò ai dipinti monumentali della scalinata del Museo di Belle Arti di Neuchâtel, che possono essere considerati i suoi capolavori; successivamente ottenne altre commissioni sulla scia della fama ottenuta con l'ultima impresa, realizzando nel 1898 opere monumentali per il Museo Storico di Berna e altre dal 1899 al 1905 per il Tribunale Federale Svizzero di Losanna.[2]
Fu membro della Commissione Federale delle Belle Arti dal 1891 al 1897 e membro della Fondazione Gottfried Keller dal 1894 al 1918.[1][2] Nel 1919 lasciò lo studio e la tenuta di famiglia di Ried presso Bienne e si ritirò nella città di Orvin.[2]
Gli ultimi anni della sua creazione artistica furono scanditi dalla realizzazione di paesaggi e grandi allegorie religiose, oltre che da un bestiario composto da centinaia di bruchi e uccelli ad acquerello destinati all'illustrazione.[1][2]
All'inizio della sua produzione artistica, Léo-Paul Robert debuttò con opera caratterizzate da soggetti allegorici;[1] questo fu dovuto alla sua formazione a Monaco di Baviera, durante la quale entrò infatti a contatto con lo storicista romantico Moritz von Schwind, che lo portò a percepire una natura pervasa di allegorie e persino panteismo.[2] Successivamente si orientò anche verso la realizzazione di paesaggi en plein air.[1][2] Tuttavia, nonostante queste caratteristiche, Léo-Paul Robert non si considerava un artista naturalista.[2]
Il suo stile infatti è sì naturalistico, ma vuole che la sua pittura sia l'espressione di un omaggio al Creatore e perciò la lettura ricorre all'allegoria e al simbolismo, come se la vita quotidiana venisse irradiata dalla luce della religione rivelata.[2]
Dunque Léo-Paul Robert si divertì a rappresentare un piccolo universo naturale, nel quale riecheggia il ciclo stagionale; nelle sue opere si privilegia la meticolosità scientifica nella trasposizione artistica dei vari araldi del mutare delle stagioni, dagli uccelli ai bruchi della primavera, dai frutti, fiori e farfalle dell'estate, dai funghi alle foglie dell'autunno, dalla quiete del gelo, della neve e degli uccelli autoctoni dell'inverno.[6]
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