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Il figlio di Asterix (Le Fils d'Astérix) è la ventisettesima storia a fumetti della serie Asterix[1], creata dal duo francese René Goscinny (sceneggiatura) e Albert Uderzo (disegni), e la terza scritta e disegnata dal solo Uderzo, dopo la morte del collega avvenuta nel 1977. La sua prima pubblicazione in lingua originale risale al 1983[2].
Il figlio di Asterix | |
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fumetto | |
Titolo orig. | Le Fils d'Astérix |
Lingua orig. | francese |
Paese | Francia |
Testi | Albert Uderzo |
Disegni | Albert Uderzo |
Editore | Les Éditions Albert René |
Albi | unico |
Editore it. | Arnoldo Mondadori Editore |
1ª edizione it. | – 1983 |
Testi it. | Alba Avesini |
Genere | commedia |
Preceduto da | L'odissea di Asterix |
Seguito da | Le mille e un'ora di Asterix |
Un tranquillo mattino nel ben noto villaggio armoricano viene sconvolto quando Asterix trova un neonato in fasce abbandonato davanti alla porta della sua casa. Il consiglio del villaggio (composto da Abraracourcix, Panoramix e Assurancetourix), dopo aver dibattuto la questione, decide di affidarlo al guerriero stesso, in attesa di accertarne l'identità. Asterix si ritrova così, insieme al fido Obelix, a dover accudire un bambino, impresa in cui i due hanno ben poca esperienza e che viene complicata dal fatto che il piccolo riesce a bere la pozione magica, ottenendo così una forza prodigiosa e diventando un serio pericolo per chiunque gli stia intorno.
Nel frattempo, a Condate (l'attuale Rennes), il figlio adottivo di Giulio Cesare, Bruto, venuto a sapere della presenza del bambino nel villaggio, incarica il prefetto romano di Gallia Iulius Spinadicactus di impossessarsene per suo conto, senza però farlo sapere a Cesare. I due partono così per l'Armorica insieme a un manipolo di soldati e, installatisi in un accampamento nei pressi del villaggio, tentano a più riprese di rapire il piccolo, prima inviando uno sprovveduto legionario mascherato da venditore ambulante e poi lo stesso Spinadicactus travestito da balia. I loro sforzi tuttavia non portano risultati, sia per la vigilanza di Asterix e Obelix che per la forza prodigiosa del piccolo, che da sola basta a sventare tutti i tentativi.
Bruto però rifiuta di arrendersi e organizza un assalto notturno in grande stile al villaggio, con ingenti forze militari e l'utilizzo di baliste caricate con proiettili incendiari. Mentre i Galli si riorganizzano per fronteggiare l'improvvisa minaccia e il villaggio va a fuoco, Asterix affida il bambino a Beniamina, che cerca riparo dalle fiamme sulla spiaggia con le altre donne. Qui, però, si imbattono proprio in Bruto, che ha facilmente ragione di loro e riesce a impossessarsi del piccolo, su cui sfortunatamente la pozione magica non fa più effetto, fuggendo poi su una galera di Pirati.
Asterix e Obelix, sconfitti con i loro compagni i Romani e spento l'incendio al villaggio, si lanciano all'inseguimento a nuoto e, raggiunta in fretta l'imbarcazione grazie alla forza di Obelix, affrontano Bruto a suon di sganassoni, salvando così il bambino e riportandolo a terra. Qui i tre, insieme a un malmesso Bruto, vengono raggiunti da Giulio Cesare in persona, giunto in Gallia a chiedere ragione al figliastro di ciò che stava avvenendo. Tutti loro vengono però sorpresi dall'arrivo in pompa magna di Cleopatra, la quale svela finalmente la verità: il bambino non è altri che il figlio suo e di Cesare, Cesarione (il futuro Tolomeo XV), da lei nascosto al villaggio per sottrarlo ai loschi propositi di Bruto, che voleva eliminarlo per restare unico erede di Cesare.
Cesare allora, dopo aver ordinato al figliastro di servire con le legioni nella Germania superiore per punizione, dimostra la propria gratitudine ai Galli offrendosi di ricostruire con i suoi legionari il villaggio andato distrutto. Questi possono così festeggiare la felice conclusione della vicenda con il solito banchetto, che si svolge non sotto le stelle ma alla luce del sole sulla sontuosa galea di Cleopatra, in compagnia della regina egizia, di Cesare e del piccolo Cesarione che dorme beato.
In questa avventura casalinga, Asterix deve vedersela sia con il compito di prendersi cura di un neonato, per il quale ha ben poca esperienza, sia con i pettegolezzi dei compagni di villaggio, in primis della moglie del capo, Beniamina, convinta che il bambino sia davvero suo figlio, nato da una relazione extraconiugale. La trama ricorda il film Tre uomini e una culla di Coline Serreau, sebbene il fumetto sia precedente di ben due anni[6].
Nella tav. 41 è presente una citazione poetica quando il capo dei Pirati, Barbarossa, puntando la nave verso Brivates Portus (Brest) dice "ne approfitterò per fare una visitina a Barbara"; il riferimento è alla poesia Barbara di Jacques Prévert. Nella tavola successiva, il marinaio Baba ne canta alcune strofe, mentre gli sfortunati pirati si dirigono a nuoto verso Brest dopo aver abbandonato la nave. In continuità con altri albi di Asterix, l'arrivo nel finale di Cleopatra è contraddistinto da un grande sfarzo, con una colossale portantina a forma di sfinge, come nell'albo Asterix e Cleopatra. La regina d'Egitto è inoltre disegnata con tratti più adulti rispetto alla prima avventura ove appariva. Inoltre, questo è l'unico albo in cui il tradizionale "banchetto finale" che conclude la vicenda non si svolge nel villaggio, ma sulla galea di Cleopatra e alla presenza dello stesso Cesare. Lo stesso Uderzo definì scherzosamente la cosa come un "sacrilegio", ma giustificò la sua scelta con il fatto che la situazione era perfettamente plausibile data la trama[2].
In Francia la storia fu pubblicata direttamente in albo cartonato nel 1983, dalla casa editrice Les Éditions Albert René[2] (di proprietà della Hachette Livre).
In Italia l'albo è edito, come gli altri della serie, da Mondadori; la prima edizione italiana risale all'ottobre 1983[7][8] per la traduzione di Alba Avesini[9]. Nel 1999 la storia è stata inoltre inclusa nel volume tascabile Asterix - Le storie più belle, edito sempre da Mondadori nella collana "Super Miti"[8][10]. La storia è stata pubblicata a puntate anche all'interno della rivista Il Giornalino (Edizioni San Paolo), nella quale fece la sua prima apparizione nel 1984[8]. Tale edizione è basata su quella Mondadori e presenta la stessa traduzione. Inoltre, nel 2003 la storia è stata inserita all'interno del volume Asterix, il 19° de I classici del fumetto di Repubblica, serie edita in allegato con il quotidiano La Repubblica[8]. Anche questa edizione seguiva quella Mondadori, con stesso titolo e traduzione della storia.
Il titolo originale dell'albo, "Le fils d'Astérix", è stato tradotto come segue in alcune delle principali lingue in cui il fumetto è edito[11]; vengono inoltre indicate la casa editrice e l'anno di prima pubblicazione[12]:
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