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conflitto del 306-324 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La guerra civile romana degli anni 306-324 vide lo scatenarsi di un lungo conflitto durato quasi un ventennio tra numerose fazioni di pretendenti al trono imperiale (tra augusti, cesari ed usurpatori) in diverse parti dell'Impero, al termine del quale prevalse su tutti Costantino I. Egli era così riuscito a riunire il potere imperiale nelle mani di un solo monarca, dopo il periodo della Tetrarchia.
Guerra civile romana (306-324) parte delle guerre civili romane | |||
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Le fasi principali della guerra civile (dal 306 al 324), che videro in Costantino I il trionfatore finale. | |||
Data | 306 - 324 | ||
Luogo | Impero romano | ||
Esito | Vittoria finale di Costantino I, unico imperatore | ||
Schieramenti | |||
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Galerio (augusto d'Oriente) 1º maggio 305 - 5 maggio 311; Costanzo Cloro (augusto d'Occidente) 1º maggio 305 - 25 luglio 306; Massimino Daia (cesare) 305-308 e augusto 308-313; Flavio Valerio Severo (cesare) 1º maggio 305 - 25 luglio 306 e augusto 25 luglio 306 - 16 settembre 307; Costantino I (augusto) 25 luglio 306 - 22 maggio 337; Massenzio (augusto) 25 luglio 306 - 28 ottobre 312; Massimiano (ancora augusto) nel tardo 306 – 11 novembre 308[1] e ancora nel 310;[2] Licinio, augusto 11 novembre 308-324; Lucio Domizio Alessandro (usurpatore) 308-311; Bassiano, cesare 316 Aurelio Valerio Valente, cesare dicembre 316 - inizi 317 Crispo, cesare 1º marzo 317[3] - 326 Costantino II, cesare 1º marzo 317[3] - 340 Valerio Liciniano Licinio, cesare 1º marzo 317[3] - 324 Sesto Martiniano, cesare luglio 324 - 18 settembre 324.[4] | |||
Voci di guerre presenti su Wikipedia | |||
Nel 293 Diocleziano procedette a una divisione funzionale e territoriale dell'intero impero in quattro parti, al fine di facilitare le operazioni militari. Nominò così come suo cesare per l'oriente Galerio e Massimiano fece lo stesso con Costanzo Cloro per l'occidente. L'impero fu così diviso in quattro macro-aree:
Il sistema si rivelò efficace per la stabilità dell'impero e rese possibile agli augusti di celebrare i vicennalia, ossia i vent'anni di regno, come non era più successo dai tempi di Antonino Pio. Tutto il territorio venne ridisegnato dal punto di vista amministrativo, abolendo le regioni augustee con la relativa divisione in "imperiali" e "senatoriali". Vennero create dodici circoscrizioni amministrative (le "diocesi", tre per ognuno dei tetrarchi), rette da vicarii e a loro volta suddivise in 101 province.
Restava da mettere alla prova il meccanismo della successione: il 1º maggio del 305 Diocleziano e Massimiano abdicarono (ritirandosi il primo a Spalato ed il secondo in Lucania).[5] La seconda tetrarchia prevedeva che i loro rispettivi due cesari diventassero augusti (Galerio per l'oriente e Costanzo Cloro per l'occidente[6][7]), provvedendo questi ultimi a nominare a loro volta i propri successori designati (i nuovi cesari): Galerio scelse Massimino Daia e Costanzo Cloro scelse Flavio Valerio Severo.[7] Sembra però che, poco dopo, lo stesso Costanzo Cloro rinunciò a parte dei suoi territori (Italia e Africa)[6] a vantaggio dello stesso Galerio, il quale si trovò a dover gestire due cesari: Massimino Daia, a cui aveva affidato l'Oriente,[7] e Flavio Valerio Severo, a cui rimase l'Italia (e forse l'Africa),[7] mentre tenne per se stesso l'Illirico.[8]
L'anno seguente, tuttavia, con la morte di Costanzo Cloro (25 luglio del 306[6][9]), il sistema andò in crisi: il figlio illegittimo dell'imperatore defunto, Costantino venne proclamato augusto[8][9] dalle truppe in competizione con il legittimo erede, Severo. Qualche mese più tardi, Massenzio, figlio del vecchio augusto Massimiano, si fece acclamare, grazie all'appoggio di ufficiali come Marcelliano, Marcello e Luciano (non invece di Abellio, vicario del praefectus Urbi, che fu ucciso),[10] dai pretoriani, ripristinando il principio dinastico.
Con la riforma tetrarchica di Diocleziano il numero complessivo delle legioni fu portato nel 300 a 55/56.[11] Anche la guarnigione di Roma subì un importante incremento (forse già nel corso del III secolo): vi erano, infatti, 10 coorti pretorie di 1.000 uomini ciascuna, 4 coorti urbane di 1.500 uomini ciascuna, 7 di vigili di 1.000 uomini ciascuna e 1.000 equites singulares, per un totale di 24.000 uomini.[12] La flotta del periodo era invece attestata attorno ai 45.500 uomini, come testimonierebbe un certo Giovanni Lido, monaco che scrisse ai tempi di Giustiniano.[13]
L'ascesa al trono di Costantino e il ripristino di una monarchia dinastica portò il numero delle legioni romane ad aumentare ulteriormente a 62/64, attorno all'anno 330.[14] La cifra potrebbe essere nuovamente stata aumentata se si considerano anche le milizie barbariche dei foederati, incluse nelle file dell'esercito romano.
Il conflitto cominciò con la morte di Costanzo Cloro, cambiando tutti gli equilibri interni che Diocleziano aveva invano tentato di costruire in un ventennio. La prima fase della guerra civile vide numerosi contendenti disputarsi il ruolo di augusti in Occidente ed in Oriente. Questa fase cessò nel 313, quando gli unici superstiti rimasti furono in Occidente, Costantino, ed in Oriente, Licinio. La seconda fase terminò con la riunificazione del potere imperiali nelle mani del solo Costantino nel 324.
«[...] Massimiano, sollevato dalla speranza di riassumere i fasti, che contro la sua volontà aveva perduto, andò a Roma dalla Lucania, che come cittadino privato aveva scelto come sede per invecchiare tra amene campagne, ed esortò per lettera anche Diocleziano a riprendere la dignità imperiale deposta, ma quest'ultimo non volle.»
Costantino I: Follis[52] | |
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CONSTANTINUS PF AVG, testa laureata verso destra e busto con corazza; | MARTI CON-SERVATORI, Marte in piedi verso destra, tiene una lancia ed uno scudo appoggiato a terra; in esergo AQ P(rima). |
22 mm, 5.02 gr; prima officina della zecca di Aquileia; coniato tra l'ottobre 312 - inizi 313 (celebra la vittoria di ponte Milvio). |
Costantino I: Miliarense[75] | |
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CONSTANTINUS MAX AUG, testa verso destra; | CRISPVS ET CONSTANTINUS [...], i busti dei due figli di Costantino I, ora Cesari, uno di fronte all'altro; SIRM in esergo. |
23mm, 3.92 g, coniato nel 320, tre anni dopo che Costantino fece Cesari i suoi due figli maggiori, Crispo e Costantino II. |
«la colpa [di questa nuova guerra] non fu di Licinio ma di Costantino, il quale non prestò fede agli accordi e volle occupare alcune delle province sotto l'autorità di Licinio. Quando le ostilità furono evidenti, entrambi riunirono le loro armate e si affrontarono in battaglia.»
Costantino mosse da Augusta Treverorum dove aveva la sua corte imperiale e da dove aveva organizzato l'intera spedizione militare contro il rivale Licinio. Era nel settembre di quell'anno che, alla testa di un esercito di circa 20.000 armati, mosse verso Oriente. La via da seguire era quella che da Aquileia conduceva all'alto corso della Sava, nell'Illirico. Licino colto all'improvviso riuscì ad organizzare un esercito di 35.000 armati circa e provò a sbarrare la strada all'invasore a Cibalae (6 ottobre).[79] Qui però Costantino ebbe la meglio, costringendo Licinio a rifugiarsi in Tracia.[80] Il 3 dicembre di questo stesso anno, moriva a Spalato, Diocleziano.[81]
Licinio assediato ora a Nicomedia (difesa da soli 30.000 armati), dopo aver perduto ogni speranza di ribaltare le sorti della guerra, avendo visto cadere una dopo l'altra Bisanzio e Calcedonia, uscì dalla città e si consegnò a Costantino, il quale lo mandò in esilio come privato cittadino a Tessalonica, mentre Sesto Martiniano fu messo a morte poco dopo.[103][104] Costantino era ora l'unico padrone del mondo romano.[105][106][107][108][109][110][111][112] Per questo motivo la monetazione degli anni successivi ne celebrò la sua unità con la scritta "Restitutor Orbis".[113]
La tetrarchia ebbe termine nel 324, quando Costantino, figlio di Costanzo Cloro, riunificò nuovamente il potere imperiale nelle sue sole mani, dopo essere riuscito a sconfiggere prima Massenzio, figlio di Massimiano, presso ponte Milvio e poi Licinio.
Riprendendo, però, la divisione della riforma tetrarchica dioclezianea, l'Impero venne suddiviso in un primo momento in quattro prefetture (d'Oriente, d'Illiria, d'Italia e di Gallia), affidate a figli e nipoti, all'interno delle quali mantenne rigidamente separati il potere civile e politico da quello militare: la giurisdizione civile e giudiziaria era affidata ad un prefetto del pretorio, cui erano subordinati i vicari delle diocesi ed i governatori delle province.
Nel 326 iniziarono i lavori per la costruzione della nuova capitale Nova Roma sul sito dell'antica città di Bisanzio, fornendola di un senato e di uffici pubblici simili a quelli di Roma. Il luogo venne scelto per le sue qualità difensive e per la vicinanza ai minacciati confini orientali e danubiani. La città venne inaugurata nel 330 e prese presto il nome di Costantinopoli. La città (oggi Istanbul) resterà poi fino al 1453 capitale dell'Impero bizantino, sorto anch'esso grazie anche alla nuova divisione operata alla morte di Costantino tra i suoi figli, assegnando a Costantino II Gallia, Spagna e Britannia, a Costanzo II le province asiatiche e l'Egitto e a Costante I l'Italia, l'Illirico e le province africane.
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