Gallura
Regione storica della Sardegna Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La Gallura (Gaddùra /ga'ɖːura/ e Caddura in gallurese, ma anticamente Baddula in sardo) è una subregione storica e geografica della Sardegna. Comprende la parte nord-orientale dell'isola, dal fiume Coghinas che la delimita a ovest, passando poi per il massiccio del Limbara, che ne delimita la parte meridionale, fino al massiccio del monte Nieddu a sudest, nei comuni di San Teodoro e Budoni.
Gallura subregione | |
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(IT) Gallùra (SDN, SC) Gaddùra | |
Capo Testa, Santa Teresa Gallura | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sardegna |
Provincia | Sassari |
Territorio | |
Coordinate | 41°00′N 9°18′E |
Abitanti | |
Comuni | Aggius, Aglientu, Arzachena, Badesi, Bortigiadas, Budoni, Calangianus, Golfo Aranci, La Maddalena, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Olbia, Palau, San Teodoro, Sant'Antonio di Gallura, Santa Teresa Gallura, Telti, Tempio Pausania, Trinità d'Agultu e Vignola, Viddalba |
Divisioni confinanti | Anglona, Monteacuto, Baronie |
Altre informazioni | |
Lingue | italiano, gallurese, sardo |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | (IT) galluresi (SDN) gadduresi (SC) gadduresos |
Cartografia | |
È caratterizzata da un'economia solida dove prevalgono, oltre al rinomato settore turistico, l'industria del sughero e del granito, nelle quali ha raggiunto primati a livello internazionale.
I centri più significativi sono Olbia, Arzachena e La Maddalena per quanto riguarda il settore turistico (in Gallura è situata, ad esempio, la rinomata Costa Smeralda), Calangianus e Tempio Pausania per l'ampia industrializzazione (si è qui sviluppata l'industria sugheriera più grande in Italia e tra le maggiori al mondo).
La lingua sarda ha qui risentito il ripopolamento da parte delle genti corse: il gallurese, derivato dall'interazione tra sardo logudorese e lingua corsa, è la parlata che prevale nei centri galluresi; il sardo resiste oramai solamente ad Olbia, Luras, Budoni e Golfo Aranci, anche se in quest'ultima località si trova oramai solamente nella toponomastica.
La Gallura è limitata a ovest dal fiume Coghinas, a sud dal monte Limbara ed a sud-est dal monte Nieddu, fino al comune di Budoni dove funge da limite Punta Ottiolu.
La parte attorno all'agro di Olbia è delimitata dagli antichi confini delle Baronie montacutesi di Silvas de Intro e dei Saltos de Giosso, avamposti della confinante regione storica del Monteacuto. Per Silvas de Intro dalla catena del Limbara lungo il confine comunale tra Calangianus e Berchidda la delimitazione seguiva la località Pedra de campos, in passato territorio berchiddese, oggi zona demaniale di Calangianus denominata Santa Caterina. Seguendo il corso del fiume Pedru Nieddu costeggiava il limite meridionale di Telti per poi scendere verso Enas e Su Canale, territori di Silvas de Intro e dunque storicamente non facenti parte della Gallura, nonostante siano abitati da genti galluresofone.
Il confine tra Gallura e Montacuto passa dunque per la Conca di Zappalì, Monte Litu, Funtana Barattu, Punta Maruddu, Punta Santu Paulu, Punta Lacabatu, Punta La ceddha, Li Tre Puntitti, e Andriottu. Da qui si collega alla catena montuosa trasversale di Monte Nieddu che scema verso la piana di Oviddè. Dunque metà del territorio comunale di Loiri Porto San Paolo, pur essendo considerato gallurese per via della lingua che vi si parla, non è da considerarsi Gallura in quanto facente parte della Baronia di Silvas de Intro, legata indissolubilmente ai territori del Montacuto appartenenti in periodo spagnolo ai Duchi di Gandia. In particolare il territorio attorno ai borghi di Loiri e Azzani, fino alle frazioni di Monte Litu, Azzanidò, Santa Giusta.
Ancora nel 1873, la ripartizione del mandamento della neonata pretura di Terranova indicava Enas nella località Silvas de intro, e un decreto dello stesso periodo di concessione di terreni ademprivili alle Ferrovie Sarde, delimitava chiaramente l'avamposto più orientale di Silvas de Intro attorno al villaggio di Azzanì. Territori dunque facenti parte storicamente, amministrativamente e fiscalmente al Monteacuto e non alla Gallura, popolate però a partire dal 1600 da coloni provenienti dall'alta Gallura, Calangianus in particolare. Lo stesso dicasi per i Saltos de Giosso, la cui parte settentrionale ricade nella Valle di Olevà, odierna Berchiddeddu, che a dispetto dell'idioma parlato da una parte della sua popolazione è da considerarsi facente parte della regione storica montacutese e non della confinante Gallura, poiché storicamente Baronia del Monteacuto.
La Gallura raggruppa oggi 21 comuni, tutti in provincia di Sassari:
Stemma | Comune | In lingua gallurese/sarda | Superficie | |
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Olbia | Tarranoa/Terranòa | 383,64 km² | 61 323 ab. | |
Arzachena | Alzachena/ Artzaghena | 230,85 km² | 13 815 ab. | |
Tempio Pausania | Tèmpiu | 210,82 km² | 13 798 ab. | |
La Maddalena | Madalena/ Sa Maddalena | 52,01 km² | 11 221 ab. | |
Santa Teresa di Gallura | Lungoni/Longone | 102,29 km² | 5 377 ab. | |
Budoni | Buduni/Budune | 54,28 km² | 5 209 ab. | |
San Teodoro | Santu Diadoru/Santu Tiadoru de Oviddè | 107,6 km² | 4 990 ab. | |
Palau | Lu Palau/Parau | 44,44 km² | 4 224 ab. | |
Calangianus | Caragnani/Calanzanos | 126,84 km² | 4 069 ab. | |
Loiri Porto San Paolo | Lòiri Poltu Santu Pàulu/Loèri e Portu de Santu Pàulu | 118,52 km² | 3 501 ab. | |
Luras | Lùrisi/Luras | 87,59 km² | 2 509 ab. | |
Golfo Aranci | Fìgari | 37,43 km² | 2 464 ab. | |
Telti | Telti/Tertis | 83,25 km² | 2 304 ab. | |
Trinità d'Agultu e Vignola | La Trinitai e Vignola/Sa trinidàde e Binzola | 134 km² | 2 206 ab. | |
Badesi | Li badesi/Sos badesos | 31,3 km² | 1 882 ab. | |
Luogosanto | Locusantu/Logu santu | 135,07 km² | 1 854 ab. | |
Viddalba | Vidda ecchja/Biddalva | 50,41 km² | 1 683 ab. | |
Sant'Antonio di Gallura | Sant'Antoni di Caragnani/Santu Antòni de Calanzanos | 81,69 km² | 1 494 ab. | |
Aggius | Àggju/Azos | 86,31 km² | 1 482 ab. | |
Aglientu | Santu Franciscu di l'aglientu/ Santu Frantziscu de s'alientu | 148,19 km² | 1 257 ab. | |
Bortigiadas | Bultigghjata/Bortijàdas | 75,9 km² | 755 ab. |
Il territorio è ricompreso nella provincia di Sassari.
La natura del territorio gallurese è prevalentemente montuosa (monte Puntaccia, monte Abbalata), specie se paragonata a quella pianeggiante o collinare del confinante Logudoro. Ricca di roccia granitica levigata dal vento, dalla pioggia e dal mare, specie sulle coste, sculture naturali di forme bizzarre come quella dell'Orso nei pressi di Palau, conferiscono alla Gallura un aspetto assai originale, molto simile a quello del sud della Corsica e che lascia spazio solo verso nord a fertili pianure.
La vegetazione spontanea della costa è formata da macchia mediterranea (lentischio, cisto, corbezzolo, mirto ecc.). L'interno, invece, ha un aspetto differente, più riparato dai venti e caratterizzato da imponenti affioramenti granitici e boschi di querce e sughere la cui lavorazione costituisce una delle principali attività produttive.
Il significato del coronimo "Gaddùra/Caddùra" (collegabile ad altri toponimi sardi come Gaddaroniài a Oliena o Caddori presso Bultei), che appare nelle prime testimonianze scritte col condaghe di San Pietro di Silki (XI-XII secolo), sarebbe "rocciosa, sassosa"[1].
In realtà, la presenza nei vari registri parrocchiali sardi del cognome Baddulesu, e più raramente e De Baddulu e De Ballulu, fa propendere per il nome di luogo Bàddulu/Bàllulu. Che derivava probabilmente da Gàddulu/Gàllulu, da considerarsi quindi come denominazione antica ed originaria del territorio. Presumibilmente al momento dell'arrivo dei pisani le versioni - sia con la G iniziale che con il passaggio alla B iniziale - erano entrambi in uso, che gli stessi pisani trasformeranno poi in Gallura.
È dunque Gàllulu il toponimo da interpretare e non certo il più recente Gallùra, di conio pisano, forse frutto di una banale assimilazione al gallo che fu scelto da Pisa come simbolo del giudicato.[senza fonte]
Secondo Francesco Cesare Casula, il coronimo Gallura deriva da fretum gallicum, l'antico nome dello stretto di Bonifacio[2].
L'uomo moderno è arrivato in Sardegna circa 20 000 anni fa, percorrendo il blocco sardo-corso, dopo aver attraversato lo stretto di mare che si congiunge all'arcipelago toscano. È perciò molto probabile la sua presenza anche in Gallura. La più antica presenza certa dell'uomo in Gallura risale al neolitico antico, con la comparsa della ceramica cardiale[3]. Ad Aglientu in località Lu Littaroni e a cala Corsara nell'isola di Spargi è stata trovata una grande quantità di ceramica e di ossidiana proveniente dal monte Arci. Questo indica, ancora una volta, la Gallura come passaggio obbligato "dell'oro bianco e nero" nell'antichità. Nelle fasi successive del neolitico, il territorio gallurese si distingue per la presenza della cultura di Arzachena; nell'eneolitico sono scarse le attestazioni della cultura di Monte Claro, di Abealzu-Filigosa e del vaso campaniforme generalmente diffuse nell'isola.[4]
Le rotte da e per la Sardegna erano ben conosciute e le sue risorse richiamavano una massiccia affluenza di genti e di idee.
L'attuale Gallura è stata popolata da genti còrse fin dall'antichità preromana. In epoca nuragica la Gallura ha costituito una testa di ponte per la diffusione della cultura nuragica nel sud della Corsica e si segnala in particolare la diffusione e tipicità della tipologia a "corridoio" (imparentata con le tipologie torreane della vicina Corsica) e di quella mista corridoio-tholos, spesso accomunate dall'integrazione tra strutture architettoniche e rocce circostanti.
Dopo la conquista della Sardegna da parte dei romani (238 a.C.), che la sottrassero al controllo punico nel corso della guerra dei mercenari, la città di fondazione greca di Olbia[5][6] assume notevole importanza essendo il porto maggiormente vicino alla penisola, collegato a Caralis e Colonia Iulia Turris Libisonis.
Dopo il decadimento di Olbia a seguito delle incursioni dei vandali, dal 594 la sede vescovile viene insediata, probabilmente nello stesso territorio, a Phausiana per iniziativa del papa Gregorio Magno, poi sostituita in periodo giudicale da quella di Civita. Nel medioevo, dalla metà del IX secolo la Gallura costituisce uno dei quattro giudicati (o regni) autonomi in cui era divisa l'isola. Le rotte che toccavano la Sardegna ripresero ad essere frequentate in occasione della crisi del predominio delle flotte arabe; le risorse dell'isola ripresero a richiamare mercanti e navigatori provenienti soprattutto dalla Liguria e dalla Toscana[7]. Il Giudicato comprendeva le attuali regioni storiche della Gallura, delle Baronie e parte del Nuorese, con capitale Civita. Infatti, in seguito all'aiuto pisano dato ai sardi contro i tentativi di invasione araba di Mujāhid al-ʿĀmirī verso l'inizio dell'XI secolo, le ingerenze pisane sull'Isola si sarebbero fatte sempre più forti. Lo stesso Giudicato di Gallura sarebbe passato integralmente sotto il controllo di Pisa con la morte, nel 1296, dell'ultimo giudice Nino Visconti.
Nel 1073 in una epistola che il papa Gregorio VII indirizza ai Giudici sardi per invitarli alla sottomissione alla chiesa di Roma compare per la prima volta la denominazione "Gallura" nel riferimento Costantinus Gallurensis. In successivi documenti comparirà anche nelle forme Gallul, Gallulu, Gallula e poi Gallura. Occorrerà invece attendere una Carta Pisana della metà del XIII secolo per veder riportato il termine Galorj (nei pressi dell'attuale Punta Nera a Palau) su una carta geografica. Nel periodo giudicale, fino al 1600 circa, i centri principali del giudicato sono le attuali Tempio Pausania e Calangianus (Tempio e Calanjanus in Gemini).
Il giudicato era diviso nelle seguenti curatorie (tra parentesi, i centri situati all'interno delle stesse):
In periodo tardo medioevale e aragonese all'abbandono di Civita (i pisani fondarono Terranova, più vicina al porto[8]) e allo spopolamento delle coste oppresse dalle incursioni piratesche arabe corrisponde un maggiore sviluppo delle zone interne e delle città di Tempio e Calangianus, le quali diverranno le due città principali della Gallura, favorite dalla posizione che le preservava da barbari e pestilenze.[9]
Sono documentati stanziamenti di famiglie còrse nel territorio almeno a partire dal XIV secolo; una fonte aragonese del 1358, il Componiment de Sardenya, menziona la presenza nel salto di Cassari di "los Corsos e altres homens...tenen aqui bestiàr" (i Corsi e altre persone...tengono qui del bestiame)[10]. Nel 1554 un Memoriale del Virrey del Reyno de Cerdeña[11] rileva la presenza dei còrsi in Gallura (riferendosi a questa "... parte de Cerdeña que confina con la Corçega ..." cita "Está mucha parte d.ella habitada de corços ..."), che compaiono anche in una lettera di García Hernández a Filippo II di Spagna del 1563 in cui si accenna ai numerosi còrsi che abitavano in Sardegna e che aderivano alla causa indipendentistica còrsa propugnata da Sampiero Corso, mentre nel 1562, in un atto relativo alle campagne di Tempio, compare la prima attestazione della presenza degli stazzi (... quoddam stacium seu capannam pastorum ...)[12]. Secondo alcune teorie storico-linguistiche sarebbero responsabili della nascita della lingua gallurese: infatti, si pensa che prima di questi flussi migratori, durante il periodo del giudicato di Gallura, venisse parlato il sardo logudorese che sopravvive tutt'oggi in alcuni centri tra cui Olbia, Luras, Golfo Aranci, Budoni e Padru. Risalire alla discendenza corsa dei nativi galluresi è possibile solo mediante analisi storica del proprio cognome.
Per lunghi decenni la regione semispopolata fu ribelle ad ogni autorità. Intorno al 1810 la regione fu lacerata dallo scontro furibondo di un consistente e numeroso gruppo di fazioni tempiesi. La sfrontatezza dei fuorilegge arrivò a tal punto che caddero vittima delle fazioni in lotta i vertici delle autorità locali. Perirono il censore diocesano, il reggente ufficiale di giustizia e il sostituto procuratore fiscale. Questi attacchi violenti al cuore dello stato provocarono la reazione del governatore di Sassari Varax. La situazione di ingovernabilità della Gallura viene sottolineata con estrema chiarezza nel resoconto della Regia delegazione per la pacificazione della Gallura del 1813. In tale relazione si denunciarono le numerose e feroci faide che insanguinavano la regione condotte da pastori "insofferenti all'ordine, indipendenti, vendicativi, astuti e intelligenti". Il 9 maggio 1813 davanti al notaio di Tempio, Apollinare Fois-Cabras si rogarono le “paci” seguite da un atto di grazia del Re emanato con decreto del 29 dello stesso mese. Nella Gallura marittima le cose non andavano meglio. L'epilogo di una faida lunga e sanguinosa fu siglata con le paci del 1850 tra gli Orecchioni e i Vincentelli di Santa Teresa di Gallura. L'incontro si tenne nello stazzo di Cucuruzza proprietà del ricco pastore Pietro Scampuddu Pilosu, amico e confidente di Giuseppe Garibaldi, concludendosi con una funzione religiosa e un banchetto.[13]
Nel 1839 la sede vescovile viene trasferita da Olbia a Tempio che nello stesso periodo era stata elevata al rango di città (1836) e di capoluogo di provincia (dal 1807 al 1821 e dal 1833 al 1859).
Con la fine dell'Ottocento e il XX secolo con il miglioramento dei collegamenti si è invertita la tendenza insediativa a favore della fascia costiera e della città di Olbia che ha anche beneficiato della nascente Costa Smeralda insieme a Arzachena,Palau, Santa Teresa e San Teodoro. Oltre al turismo, la lavorazione del sughero è una delle principali fonte di ricchezza della comunità gallurese, e vede in Calangianus il principale centro economico.
«Non le farà sì bella sepultura la vipera che Melanesi accampa, com’avria fatto il gallo di Gallura»
Il simbolo per eccellenza della Gallura è il gallo, sin dal medioevo, essendo l'antico stemma del giudicato di Gallura dal XII secolo[2].
In Gallura, oltre all'italiano, si parlano essenzialmente due lingue: il gallurese, classificato come una lingua sardo-corsa o una varietà del corso meridionale affine ai dialetti del Sartenese, e il sardo logudorese nella varietà settentrionale, che ha comunque assimilato parte del lessico corso e gallurese adattandolo alla struttura della lingua sarda. In termini di distribuzione geografica il gallurese, originatosi nell'Alta Gallura, è parlato in quasi tutta la Gallura (da Viddalba alla fascia settentrionale di Budoni) mentre il sardo - che fino al 1400 era diffuso in tutta la Gallura e nella cui lingua venivano redatti i documenti dei governi giudicali - è tuttora diffuso a macchia di leopardo: Olbia, Luras, parte dell'agro di Golfo Aranci, Budoni meridionale. Alla Maddalena più propriamente si parla l'isulanu, una variante del còrso molto prossima a quello parlato nell'entroterra di Bonifacio (cossu suttaninu, in corso corsu suttanacciu). Ad Aggius si parla un gallurese particolare, che ha assunto influenze sassaresi nella pronuncia, mentre Bortigiadas è ora galluresofono, ma fino a metà del secolo scorso il suo idioma era un logudorese fortemente corrotto dal gallurese.
L'elemento costruttivo che caratterizza l'architettura gallurese è il granito: con questo materiale, infatti, venivano costruiti gli stazzi ma anche le chiese e i palazzi cittadini.
Il calcio è lo sport più diffuso, praticato e seguito in Gallura. Hanno sede nella subregione alcune tra le società più antiche ed importanti della Sardegna. Infatti, la Gallura vanta i primati nell'isola per: partecipazioni (145) e vittorie (9) del massimo livello dilettantistico nazionale, vittorie dello Scudetto Dilettanti (2), vittorie del massimo campionato regionale (25, di cui 11 nel campionato di Eccellenza, primato anche in tal caso).
Le squadre di calcio più importanti della Gallura sono:
La pallavolo gallurese è rappresentata ai più alti livelli nazionali dall'Hermaea Olbia che disputa il campionato di Serie A2 e dall'US Garibaldi di La Maddalena che disputa il campionato nazionale di serie B2.
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