«Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande anima della nostra terra. La responsabilità maggiore di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti perché soltanto nella musica e nel canto noi siciliani sappiamo stemperare il nostro vero sentimento. Ricordatelo.»
Tra le sue prime composizioni ci fu la Messa funebre in morte del maestro Coppola. Del 1881 è il melodramma in tre atti Nella[2], a cui seguirono Sansone (1882), Aleramo, 1883, per il quale si ispirò alla leggenda di Adelasia e Aleramo, Fatalità (1900), Malìa (1893), su libretto di Luigi Capuana[3], Il Falconiere (1899 all'Arena Pacini di Catania con Giovanni Zenatello), di ambientazione medioevale, secondo una voga letteraria[4]. Dello stesso periodo è il poemetto lirico Medio-Evo, apprezzato da Jules Massenet.
«… ho letto le vostre composizioni e vi dico con gran piacere la bellezza che v'ho ritrovato. Quella musica m'ha fatto desiderare di confidarvi le mie impressioni. Invidio le vostre opere e voi scrivete in una lingua musicale che io amo!»
Scrisse inoltre numerose canzoni, melodie, serenate e romanze. Tra queste furono particolarmente apprezzate la Serenata araba, Il piccolo montanaro ("Le petit montagnard", dedicato alla sua allieva Innocenza Cavallaro) e la Marcia trionfale.
Frontini insegnò musica, contrappunto, all'Ospizio di Beneficenza.[6]
Si occupò di tradizioni popolari, realizzando la prima raccolta di cantisiciliani nell'Eco della Sicilia, con cinquanta componimenti radunati per incarico della casa Ricordi nel 1882; una seconda raccolta, compilata nel 1893, Natale siciliano, fu pubblicata presso l'editore De Marchi di Milano.
«Tra gli artisti e compositori dell'Isola voi siete, se non il solo, uno dei pochissimi che comprendono la bellezza e la grazia delle melodie del popolo. Pur componendone di belle e di graziose, Voi sapete apprezzare queste vaghe e dolci reliquie d'un passato che non ebbe storia, e serbate a durevole monumento, delle note piene di sentimento squisito e di candore verginale. Altri non penserà neppure a ringraziarvi dell'opera patriottica da voi compiuta; io Vi ammiro. Parole, sentite e quasi solenni.»
In un'intervista comparsa nella rivista Prometeo nel 1911, Frontini bollò la musica contemporanea con il termine di "confusionismo", stigmatizzando la produzione musicale dell'epoca, basata sui gusti del pubblico, sulla pubblicità e sull'abbandono della "grande arte italiana" per "affarismo".
«Votre mèlodie est charmante et d'un caractère èlevé»
Frontini appartenne alla corrente musicale verista che si era sviluppata alla fine del XIX secolo. Con gli inizi del XX secolo la corrente musicale verista era rimasta vitale solo nell'Italia meridionale, come arte regionale e locale; il Frontini la rappresentò con la sincerità e semplicità della sua ispirazione, contro qualsiasi convenzione.
Opere liriche
Nella, opera in 3 atti rappresentata al Teatro Comunale di Catania (1881) di Enrico Golisciani
Sansone, azione biblica in 3 parti (1882) scritta per incarico del municipio di Catania ed eseguita per la festa di Sant'Agata di Pietro Mobilia
Aleramo, opera in un prologo e 3 atti (1883) di Pietro Mobilia
Serenata, versi di Luigi Criscuolo, Piedigrotta, 1902
Altre composizioni
Grande Messa di Requiem in sol minore (1888)
Petits Tableaux
Impressioni
Esquisse musical
Serenata Araba
Le petit montagnard ("Il piccolo montanaro")
Impression musicale (In memoria di Mario Rapisardi), ed. Carisch 1912
circa 150 pezzi per pianoforte.
Romanze
Quanto t'amo, tratto da Raccolta per canto e pianoforte, testo di Francesco Paolo Frontini, musica di Francesco Paolo Frontini, ed. Giuseppe Benenati, Catania 1875/79;
Oblio!, testo di Luigi Gualdo, ed. Giuseppe Benenati, Catania 1875/79;
Frontini, amico di Giovanni Verga non apprezzò l'adattamento della sua prosa nei versi retorici del libretto della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni e coinvolse in un progetto che voleva essere interamente siciliano Luigi Capuana, appositamente raggiunto a Roma: poeta e musicista si accordarono su un soggetto originale di grande evidenza scenica e di argomento verista. Nello stesso anno fu pubblicata anche l'omonima commedia dello stesso autore, poi riscritta in lingua siciliana nel 1902. «A leggere l'opera anche oggi» - scriveva il maestro Francesco Pastura alla morte del Frontini (Popolo di Sicilia 26 agosto 1939) - «un brivido di commozione ci avvince. Il dramma del Capuana trovò in Frontini un commentatore raffinato e preciso, un musicista che facendo musica seppe fare anche della psicologia. Jana, Nedda, Cola e Nino sono tratteggiati con profondo intuito e con una indagine psicologica che mette a nudo le loro anime inquiete, che precisa i caratteri, che ne riassume la tragedia».
Il poeta scrisse al musicista una lettera di ringraziamento: «Di Casa 25 maggio 1889. Grazie, caro Sig. Frontini, della musica assai bella e caratteristica di che volle onorare la mia "Lauda di Suora". Ella ha saputo rendere l'intensa ascetica sensualità che li anima. Quel crescendo dell'ultima strofe, che si risolve in una frase larga e voluttuosa, a me pare d'un mirabile effetto; dà la viva immagine dell'orgia spirituale, a cui si abbandona una povera anima assetata d'amore e condannata a languire in un chiostro.
«Bravo, caro Sig. Frontini, ma proprio di cuore e augurandole pari al merito la fortuna, me le confesso. Aff.mo Mario Rapisardi.»
In quel periodo era direttore dell'istituzione il padre dello scrittore e storico del teatro siciliano Francesco De Felice. Contemporaneamente vi insegnava anche Emilio Romano, padre d Armando Romano, componente del gruppo di concertatori e direttori d'orchestra del Teatro Massimo. Emilio Romano era un virtuoso solista di cornetta, apprezzato interprete in particolare delle musiche di Vincenzo Bellini.
Note critico-biografiche su Francesco Paolo Frontini, di Giuseppe Cesare Balbo, Catania, Ed. Francesco Battiato, 1905.
Biografia di Francesco Paolo Frontini, Artisti e musicisti moderni di Marco Vinicio Recupito-ED. La Fiamma, Milano 1932.
Malìa - Giudizi della Stampa, Ed. Giacomo Pastore, Catania 1893.
Le romanze da salotto dei musicisti catanesi Frontini e Calì, di Stefania Pistone, ed. ED.IT 2008.