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compositore e direttore d'orchestra italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Riccardo Zandonai (Rovereto, 28 maggio 1883 – Trebbiantico, 5 giugno 1944) è stato un compositore e direttore d'orchestra italiano.
Zandonai nacque a Borgo Sacco, nei pressi di Rovereto in Trentino; iniziò i suoi studi con Vincenzo Gianferrari alla Scuola Musicale della città natale, proseguendoli, tra il 1898 e il 1901, con Pietro Mascagni al Liceo Musicale "Rossini" di Pesaro. Ai suoi anni giovanili risalgono molte composizioni strumentali e vocali già indicative del suo promettente talento.
All'attività di compositore Zandonai alternò costantemente quella di direttore d'orchestra.
Nel 1935 l'Accademia d'Italia gli conferì il "premio Mussolini" per le arti[1]. Nel 1940 fu nominato direttore del Conservatorio di Pesaro.
All'epoca della morte risiedeva nel Convento del Beato Sante di Mombaroccio, dove era sfollato in seguito al sequestro della sua abitazione da parte dei nazisti. Morì nel 1944, degente nell'ospedale di Trebbiantico, a causa delle complicanze di un'operazione urgente a cui si era sottoposto per rimuovere dei calcoli biliari. Nel 1947, al termine della guerra, la salma fu trasportata a Rovereto e tumulata nel cimitero di Borgo Sacco.[2]
Venuto a contatto con gli ambienti musicali milanesi, Zandonai cominciò la sua fortunata attività di compositore teatrale con Il grillo del focolare (Torino 1908), tratto da Charles Dickens.
Le opere che gli fruttarono i maggiori successi furono Conchita (Milano 1911), di ambientazione spagnola, dal romanzo di Pierre Louÿs La Femme et le pantin; Francesca da Rimini (Torino 1914), su testo di Gabriele D'Annunzio, senz'altro il suo lavoro più conosciuto e più rappresentato; Giulietta e Romeo (Roma 1922), interpretazione ardente e passionale del celebre dramma di Shakespeare; I cavalieri di Ekebù (Milano 1925), da La saga di Gösta Berling di Selma Lagerlöf, opera diretta al Teatro alla Scala in prima esecuzione da Arturo Toscanini, destinata a raccogliere grande e duraturo successo nel Nord Europa, grazie all'efficace rappresentazione di atmosfere tipiche della sensibilità nordica.
Altre opere teatrali di Zandonai sono: La coppa del re (Rovereto, postuma 2024), L'uccellino d'oro (Rovereto 1907), Melenis (senza successo al Teatro Dal Verme di Milano il 13 novembre 1912 diretta da Ettore Panizza con Giovanni Martinelli), La via della finestra (Pesaro 1919), Giuliano (Napoli 1928), Una partita (con Giuseppe Nessi al Teatro alla Scala di Milano 1933), La farsa amorosa (Roma 1933), Il bacio (Milano, postuma 1954).
In queste opere, influenzate dal verismo, dimostrò di avere una fluente vena melodica, sostenuta da grandi capacità di orchestratore: infatti Zandonai fu profondamente influenzato dalla produzione di Wagner, Debussy e Richard Strauss da cui riprese l'arditezza delle armonie, la cura nella strumentazione e i raffinati impasti coloristici e timbrici. Inoltre le sue opere mostrano il suo vivo senso teatrale, che lo portava a preferire la caratterizzazione dei singoli personaggi piuttosto che la pittura di ambienti e atmosfere.[3][4][5]
La produzione di Zandonai comprende, accanto ai lavori teatrali, un'abbondante quantità di composizioni sinfoniche, cameristiche e vocali, complessivamente meno conosciute ma sovente d'elevato valore.
Fine strumentatore e profondo conoscitore dell'orchestra sinfonica, Zandonai compose poemi sinfonici (Primavera in Val di Sole, Quadri di Segantini), musica per il cinema e composizioni per strumento solista, tra cui il Concerto romantico per violino e orchestra.
Nell'ambito cameristico si ricordano il Trio-Serenata (1943) per pianoforte, violino e violoncello e vari cicli di Melodie per canto e pianoforte su testi di Giovanni Pascoli (tra cui L'assiuolo), Antonio Fogazzaro, Ada Negri, Paul Verlaine e Henry Mildmay (I due tarli).
Notevole è anche la produzione di musiche per coro, tra cui la suggestiva Messa da Requiem.
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