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specie di pianta della famiglia Thymelaeaceae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il mezereo (Daphne mezereum L., 1753), chiamato anche fior di stecco perché genera i fiori su rami nudi all'apparenza secchi, è una pianta di tipo arbustivo appartenente alla famiglia delle Thymelaeaceae[1].
Mezereo | |
---|---|
Daphne mezereum | |
Stato di conservazione | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superrosidi |
(clade) | Rosidi |
(clade) | Eurosidi |
(clade) | Malvidi |
Ordine | Malvales |
Famiglia | Thymelaeaceae |
Genere | Daphne |
Specie | D. mezereum |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Tracheobionta |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Rosidae |
Ordine | Myrtales |
Famiglia | Thymelaeaceae |
Genere | Daphne |
Specie | D. mezereum |
Nomenclatura binomiale | |
Daphne mezereum L., 1753 | |
Nomi comuni | |
fior di stecco |
Il nome generico di questa pianta (Daphne) lo troviamo usato per la prima volta negli scritti del medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma di nome Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa - 90 circa). Probabilmente nel nominare questa ed altre piante dello stesso genere si ricordò della leggenda di Apollo e Dafne. Il nome Daphne in greco significa “alloro” e le foglie di queste piante sono molto simili a quelle dell'alloro.
Dafne era figlia del dio-fiume Peneo e Apollo se ne innamorò, non ricambiato. La ninfa fuggì inseguita dal dio e, quando stava per essere raggiunta, supplicò il padre di trasformarla in modo da sottrarsi al dio. Il padre acconsentì e la trasformò in alloro. Apollo, non potendo avere l'amore della fanciulla, fece del lauro la sua pianta sacra e se ne adornò il capo.
Anticamente in Grecia, legate al culto di Apollo Dafnefòro (portatore di Lauro) si celebravano le Dafnefòrie. Queste feste erano particolarmente solenni a Tebe ed a Delfi dove, una processione di nobili giovani, si recava a Tempe (stretta valle della Grecia settentrionale vicino al monte Olimpo), rifacendo il mitico cammino di Apollo dopo l'uccisione del serpente Pitone.
L'epiteto specifico (mezereum) deriva invece da una radice araba e significa “mortale”, in riferimento alla velenosità della pianta[2].
Il binomio scientifico completo è stato definito da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
I tedeschi chiamano questa pianta col nome di Gewohnlicher Seidelbast, oppure Kellerhals, oppure Zilande; mentre i francesi la chiamano Daphne mezereon, oppure Bois gentil, ma anche Jolibois; mentre gli anglosassoni la chiamano Spurge Olive.
È un piccolo arboscello eretto la cui altezza varia dai 30 ai 70 cm (massimo 100 cm). La forma biologica è nano-fanerofita (NP), sono piante legnose con gemme svernanti poste tra i 30 cm e un metro dal suolo.
Il fusto è legnoso e la corteccia ha un colore tra il grigio e il rosa. I rami laterali sono abbastanza consistenti e presentano delle piccole protuberanze lasciate dalle foglie cadute la stagione precedente.
Le foglie si formano nella precedente annata e sono caduche, intere e senza stipole e ocrea e sono inoltre brevemente picciolate. La disposizione lungo il fusto è alterna e sono raggruppate a ciuffi specialmente alla sommità dei rami. La forma è lanceolata piuttosto allungata, in particolare le foglie inferiori sono ellittiche, mentre le superiori sono oblanceolato-spatolate. La superficie è glabra e sono glauche sulla pagina inferiore. Dimensione media delle foglie: larghezza 7 – 14 mm; lunghezza 50 – 60 mm.
L'infiorescenza si compone di diversi fiori riuniti in grappoli o fascetti laterali; generalmente sono in gruppi di 3 all'ascella delle foglie.
La caratteristica principale dei fiori di questa pianta (ma anche del genere e in definitiva della famiglia) è l'assenza di un perianzio completo (perianzio diclamidato): il perianzio è monoclamidato (o “apetalo”) ossia è formato solamente dal calice. La funzione vessillifera è svolta quindi dai sepali che sono colorati ed hanno una forma più vicina ai petali che ai sepali veri e propri che in questo caso si dicono petaloidi. I fiori sono tetrameri (a 4 parti), il perianzio è caduco e di colore roseo forte o rosso-purpureo (raramente bianco), sono inoltre ermafroditi e attinomorfi. Dimensione del fiore: 7 – 10 mm.
Il frutto è una drupa sferica monosperma (con un solo seme di colore chiaro e ricco di sostanze oleose) a esocarpo carnoso e consistenza coriacea; ha l'aspetto di una bacca rosso-corallo a superficie liscia (l'involucro esterno non è spinoso o rugoso). Il frutto non è avvolto dal perianzio. La bacca si appoggia su un peduncolo pubescente lungo 1 mm. Diametro della bacca : 9 – 10 mm. Le bacche pur essendo velenose sono mangiate dai tordi (uccelli) che evidentemente sono immuni dal veleno; in questo modo disperdono i semi della pianta con i loro escrementi.
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale[3]:
Il genere Daphne comprende circa 100 specie di cui una decina sono presenti nella flora spontanea italiana.
Il genere normalmente viene diviso in sezioni in base ai caratteri più fluttuanti (come la disposizione delle foglie lungo il fusto, o la loro persistenza o caducità, oppure in base alla lunghezza del tubo calicino, ecc.); questa specie appartiene alla sezione Mezereum (le altre sono Genkwa e Daphnantes) caratterizzata soprattutto dalla caducità delle foglie.
Sono note le seguenti sottospecie[1]:
È noto il seguente ibrido interspecifico[4]:
Tutte le parti di questa pianta sono molto tossiche (specialmente le bacche). Il suo succo ad esempio produce una forte azione irritante e produce delle vesciche sulla pelle. Le bacche se sono ingerite possono causare dei sintomi simili al soffocamento.
Questa specie (compresi anche alcuni ibridi) è largamente usata nel giardinaggio rustico di tipo roccioso o alpino. Queste piante si moltiplicano facilmente dai semi, ma hanno una germinazione e vegetazione piuttosto lenta nel tempo, per questo è da preferire il ricorso alla talea.
L'industria ricava da questa piante dei coloranti (giallo e verde-bruno dalle foglie) e dell'olio (il seme contiene fino al 30% di oli grassi)
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