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La fantascienza umoristica è un filone a cui possono essere ricondotte quelle storie che rivisitano i temi classici del genere fantascientifico in chiave umoristica, parodica o satirica. A tale definizione corrispondono soprattutto opere create a partire, circa, dalla seconda metà del Novecento, ossia da quando si iniziò a guardare alla fantascienza come ad un genere unitario e riferibile a caratteri e temi stabili.[1]
Precursori del genere possono essere considerati Luciano di Samosata (Icaromenippo), Ludovico Ariosto, con alcuni episodi dell'Orlando furioso, Voltaire con Micromega e Giacomo Leopardi con alcune delle Operette morali (Dialogo della Terra e della Luna in cui Leopardi fa parlare il pianeta e il satellite e afferma anche l'esistenza degli alieni; Il Copernico, dialogo, ecc.). In essi l'umorismo e la satira scientifica si mescolano con il racconto filosofico e mitologico.[2] Antonio Ghislanzoni è considerato uno dei primi autori del genere in Italia, grazie al romanzo apocalittico Abrakadabra - storia dell'avvenire[3] (1864-65) e altri racconti minori.
La prima fantascienza moderna dei pulp magazine conteneva raramente storie comiche[4] o umoristiche. Un'eccezione notevole è costituita dalla serie di racconti di Pete Manx di Henry Kuttner e Arthur K. Barnes (che a volte scrivevano assieme, a volte separatamente, sotto lo pseudonimo di Kelvin Kent). Pubblicata sulla rivista Thrilling Wonder Stories tra la fine degli anni trenta e l'inizio dei quaranta, la serie ha per protagonista un imbonitore che viaggia nel tempo e utilizza le proprie abilità per tirarsi fuori dai guai. Due serie successive cementarono la reputazione di Kuttner come uno dei primi e più popolari autori di fantascienza umoristica: la serie di Gallegher (su un inventore ubriacone e il suo robot narciso) e quella di Hogben (su una famiglia di hillbilly mutanti). La prima apparve su Astounding Science Fiction nel 1943 e 1948 e fu raccolta in volume come Robots Have No Tails (Gnome, 1952), mentre la seconda fu pubblicata su Thrilling Wonder Stories alla fine degli anni quaranta.
Negli anni cinquanta, con l'avvento della fantascienza "sociologica", emergono autori come Fredric Brown e Robert Sheckley, che fanno satira di costume e politica utilizzando le storie fantascientifiche,[5] che dopo il boom degli anni trenta-quaranta, l'età d'oro, si erano riempite di stereotipi.
L'autore di fantascienza umoristica più popolare (spesso l'unico conosciuto al di fuori del genere) è però il britannico Douglas Adams, con la Guida galattica per autostoppisti (1979), nata come serie radiofonica nel 1978 e presto divenuta, grazie al successo, una serie di romanzi best seller. Le opere di Adams non fanno la parodia di un'opera di fantascienza in particolare, ma utilizzano piuttosto i temi della fantascienza per generare situazioni comiche paradossali. Il primo romanzo della Guida galattica ha avuto una trasposizione cinematografica per la regia di Garth Jennings nel 2005.
Rientrano nel filone satirico opere come Cyberiade di Stanisław Lem, che in modo giocoso e leggero porta avanti storie fantascientifiche ma rivelatrici delle eterne debolezze umane, in questo caso sotto forma delle piccole gelosie e invidie dei due costruttori scienziati Trurl e Klapaucius. In opere come questa l'umorismo filtra attraverso l'umanità dei protagonisti, più che toccare i canoni classici della fantascienza, che vengono rispettati. Sempre nel filone comico-satirico (in particolare, come satira del mondo accademico sovietico dell'epoca) rientrano i romanzi Lunedì inizia sabato (1964-1965) e La favola della Trojka (1967) dei fratelli Strugatskij. Nel primo si immagina che in Carelia esista un istituto di ricerca scientifica che si occupa di magia e stregoneria, popolato da personalità stravaganti (scienziati-maghi bravissimi ma anche emeriti cialtroni), nel secondo si immagina una colonia di fenomeni inspiegati soggiogata da una commissione amministrativa ipertrofica e grottesca.
Tra gli esempi di fantascienza comico-umoristica non stupisce trovare molti film, di solito parodie popolari di opere più celebri: un esempio è Balle spaziali, un film comico prodotto, interpretato e diretto da Mel Brooks come citazione e parodia della saga di Guerre stellari, oppure Mars Attacks! (1996) di Tim Burton[6], in cui i marziani, che a lungo furono considerati cattivi, poi riabilitati negli ultimi due decenni del XX secolo, si rivelano veramente cattivissimi. Il capolavoro della fantascienza satirica al cinema è spesso considerato[7] Il dottor Stranamore (1963) di Kubrick, che mette in scena lo scoppio di una terza guerra mondiale facendone una pungente satira sulla guerra fredda.
Sebbene il genere sia stato principalmente esplorato nell'ambito dell'animazione, della letteratura e della cinematografia, non mancano gli esempi anche nel settore videoludico. Fra i casi più recenti possiamo menzionare Honkai: Star Rail, gioco di ruolo fantascientifico free-to-play che, spesso, pone al giocatore delle opzioni di dialogo assurde, umoristiche e giocose[8], spesso utilizzando anche termini derivanti dal Gergo di Internet e nascondendo degli Easter egg che fanno riferimento ad alcune opere celebri[9][10].
Le opere a fumetti che parodiano altre opere o temi di fantascienza sono innumerevoli. Ci limitiamo a citarne alcune:
Nell'elenco (necessariamente incompleto) che segue, sono state privilegiate le opere tradotte in italiano.
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