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Fabio Bonvicini (Venezia, 12 giugno 1660 – 1715) è stato un ammiraglio italiano della Repubblica di Venezia. Già Capitano Ordinario delle Navi nel corso della prima guerra di Morea, nel 1714, allo scoppio della seconda, assunse l’incarico di Capitano Straordinario delle Navi e Comandante della Armata Grossa di stanza a Corfù.
Fabio Bonvicini | |
---|---|
Nascita | Venezia, 12 giugno 1660 |
Morte | 1715 |
Religione | Cattolicesimo |
Dati militari | |
Paese servito | Repubblica di Venezia |
Forza armata | Armada |
Grado | Capitano Straordinario delle Navi |
Guerre | Guerra di Morea Seconda guerra di Morea |
Comandante di | Armata Grossa |
voci di militari presenti su Wikipedia | |
Nacque a Venezia il 12 giugno 1660, figlio di Flaminio, fatto nobile nel 1663, e di Maria di Giovanni de Piccoli.[N 1] Affascinato dai viaggi prima di entrare nella pubblica amministrazione effettuò alcuni viaggi di istruzione nel Nord Europa visitando la Germania, la Danimarca, la Norvegia e la Svezia. Partito il 6 maggio 1683 per la solita via della Valsugana, raggiunse Trento, il Brennero, Innsbruck, Augusta, Vienna, Praga, Dresda, Berlino, Amburgo, Copenaghen, Stoccolma, Danzica, Stettino, Lubecca, ed altre città della Prussia Renana.
Di questo suo lungo viaggiare tenne un particolareggiato diario,[N 2] il cui manoscritto è conservato nella Biblioteca Marciana di Venezia. Ritornato in Patria, nel 1686 partì per combattere contro i turchi nella guerra di Morea, distinguendosi nell'assedio di Navarino, e nell'impresa di Napoli di Romania. Prese parte in qualità di Governator di Nave alla battaglia di Metellino (1690)[1] a quella di Giura[2] combattendo poi, al comando del vascello Sol d'Oro, all'ingresso dello stretto dei Dardanelli (1697)[3] e nuovamente nelle acque di Metellino (20 settembre 1698)[4]
In quella battaglia era al comando, come Capitano ordinario, del nuovissimo[5] vascello Aquila Valiera[6] che faceva parte di una squadra di cinque vascelli di primo rango[N 3] da 70 cannoni e due di secondo rango,[N 4] uno da 48 e uno da 44, che si scontrò vittoriosamente contro una formazione turca forte di circa 25 unità rinforzate da 7 navi tra tripoline e tunisine.[6]
Durante il corso della guerra di Morea servì sotto gli ordini dei Capitani Generali da Mar Francesco Morosini (1684-89), Girolamo Corner Provveditore Generale da Mar ad interim (1689-90), Domenico Mocenigo (1690-93), Antonio Zeno (1694-1695),[N 5] Alessandro Molin (1695-1698) e Giacomo Corner (1698-1699).[7]
Per il suo valore aveva scalato rapidamente le gerarchie militari dell’Armada da Mar, divenendo Capitano Ordinario nel 1691, e poi Provveditore dell’Armata. Nel 1702 fu Provveditore straordinario di Terraferma insieme a Nicolò Erizzo II durante la guerra di successione Spagnola,[8] e nel 1707 Provveditore all'Arsenal.[9]
Il 9 dicembre 1714, allo scoppio della seconda guerra di Morea, fu nominato[10] Capitano Straordinario delle Navi sotto gli ordini del Capitano Generale da Mar Daniele Dolfin,[10] assumendo il comando dell'Armata Grossa di stanza a Corfù.[11] Dopo la fine del precedente conflitto l'Armata Grossa, di base a Corfù, aveva svolto una ridotta attività navale[12] e lo stato di approntamento dei vascelli non lo soddisfaceva. In un suo rapporto al Senato scrisse di lasciare il vascello Aquila Valiera, insieme ad altri due, l'Ercole Vittorioso e il Valor Coronato, a difesa del golfo di Corfù.[12]
Poco dopo l’inizio delle ostilità l'Armata Grossa si portò a Capo Matapan (Peloponneso), al fine di fornire protezione ai convogli che arrivavano da Venezia diretti a Napoli di Romania, allora capitale del Peloponneso, mentre il Capitano Generale da Mar Dolfin restò a Climinò (nell'isola ionica di Santa Maura), in attesa del sopraggiungere delle forze navali alleate[11] e di quelle inviate dalla Serenissima. Caduto ammalato si spense[13] nel corso del 1715, venendo sostituito al comando dell’Armata Grossa da Andrea Corner. Poco prima di spegnersi, come gesto di estrema cortesia, consentì al Capitano Generale da Mar Dolfin di assumere anche il comando delle navi dell'Armata Grossa e di alzare la sua insegna sul nuovissimo vascello da 70 cannoni Terror[N 6] appartenente alla Classe San Lorenzo Giustinian.[14]
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