Erba (Italia)
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Erba (Erba in dialetto brianzolo, AFI: /ˈɛrba/; in passato anche Inscén, AFI: /iŋˈʃeŋ/) è un comune italiano di 16 246 abitanti[2] della provincia di Como in Lombardia.
«Erba s'innalza a scaglioni sur un'aprica altura, e con tutte le ville e terricciuole che le fanno da corona, rende quasi immagine d'una città montana. La Brianza occidentale non ha terra più gioconda di questa, nè più ricca di graziose ville»
Il paese sorge ai piedi delle Prealpi lombarde a 320 m s.l.m., in Brianza, ed è situato nell'omonimo Piano d'Erba. È attraversato dal torrente Bova e dal fiume Lambro. Include nel suo territorio parte delle sponde del Lago di Pusiano e del Lago di Alserio.
L'origine dei vari borghi che in seguito diedero vita ad Erba è piuttosto antica. Il luogo venne infatti abitato in epoche precedenti a quella romana; vi si sarebbero alternati gli Orobi, i Liguri ed i Celti, ma soprattutto i secondi lasciarono tracce delle proprie abitudini. Il ritrovamento di alcuni utensili in selce presso il Buco del Piombo[6] lascia pensare che la zona fosse già abitata dall'uomo attorno al 30000 a.C.[7].
Del periodo romano è noto che da Herba, nome latino di Erba, passavano sia la via Mediolanum-Bellasium, la quale metteva in comunicazione Milano con Bellagio, sia la strada che da Aquileia, passando per Como, conduceva in Rezia[7]. Alla stessa epoca risalgono tre necropoli rinvenute nel borgo di Incino, alcune epigrafi ed are votive all'interno del campanile di Sant'Eufemia e un tratto di acquedotto venuto alla luce a Crevenna.[7] Tuttavia non è ancora oggi chiaro se il territorio di Erba corrispondesse effettivamente al centro di Licini Forum, menzionato da Plinio il Giovane tra gli abitati degli Orobi[7].
Nel periodo carolingio, i castelli di Erba vengono menzionati tra i baluardi difensivi contro le invasioni degli Ungari[7].
Durante le lotte tra i comuni e l'Impero, gli abitanti di Erba si schierarono dalla parte di Milano, ottenendone la cittadinanza nel 1160[7].[8]
Dal Duecento al Cinquecento il territorio dell'odierno comune di Erba costituì parte della signoria dei Visconti prima e degli Sforza poi, con questi ultimi che lo concessero in feudo dapprima ai Dal Verme (1441[9] o 1411[10]) e poi ai Fregoso[11]. Successivamente, l'erbese rientrò tra le conquiste del Medeghino.[11]
Dal 1647 Erba e tutta la pieve di Incino divennero feudo degli Archinto, i quali vi mantennero i propri diritti feudali fino al decreto napoleonico del 1797.[11]
Sotto Maria Teresa d'Austria il territorio erbese fu interessato da un'opera di bonifica delle campagne[11].
Nell'Ottocento il governo di Napoleone Bonaparte varò una prima esperienza d'unione con Incino e Crevenna durata però solo sette anni, venendo annullata dagli austriaci nel 1816. Durante il periodo asburgico la zona fu un importante centro di villeggiatura della Brianza, come testimoniano numerose ville patrizie, tuttora esistenti. Fu frequentata anche dalla famiglia reale d'Italia (grazie alla presenza di un ippodromo, detto dell'Eupilì, gestito dal conte Emilio Turati amico privato del re) in particolare da re Umberto I, dalla regina Margherita e l'allora principe ereditario Vittorio Emanuele; dopo l'omicidio di Umberto I, avvenuto a Monza la sera del 29 luglio 1900, i Savoia non si presentarono più a Erba.
Il comune attuale è il risultato della multipla fusione avvenuta in più tappe: nel 1906 con Incino prendendo per ventun anni il nome di Erba Incino[12], nel 1927 con Buccinigo, Crevenna e Cassina Mariaga tornando al nome di Erba[13], nel 1928 con Arcellasco e Parravicino[14] operando però una rettifica di confine a favore di Merone trasferendo a questo la frazione di Pontenovo[14], per concludersi nel 1935 con un'altra modifica confinaria stavolta a vantaggio di Albavilla[15], alla quale furono trasferite le frazioni di Molena e Ferrera.[16]
Negli anni della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1943, furono internati a Erba 26 profughi ebrei (inclusi famiglie con bambini), provenienti da Lubiana. Dopo l'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca, il gruppo immediatamente si dette alla fuga. La maggior parte trovarono rifugio in Svizzera, ma alcuni si diressero invece verso Sud incontro all'esercito alleato. Alla fine tutti gli internati riuscirono a salvarsi.[17] Fu invece arrestata ad Erba il 2 dicembre 1943 un'anziana coppia di ebrei italiani originari di Ancona, i coniugi Portaleone, deportati alla morte ad Auschwitz.[18]
Durante il conflitto Erba venne bombardata per due volte, l'obiettivo erano i depositi di carburante tedeschi collocati nella periferia sud del paese in prossimità della linea ferroviaria, in località Sassonia. Il 30 settembre 1944 alle ore 14:26 dodici aerei B-26 Marauder arrivarono sorvolando il monte Palanzone per iniziare il bombardamento con bombe Mk-4 da 100 Libbre (circa 45 chilogrammi), per un errore di puntamento lo sgancio anticipato degli ordigni causò solo la distruzione di edifici civili. Il secondo bombardamento avvenne domenica 1º ottobre 1944 alle ore 13;24, diciotto aerei B-26 seguendo la rotta della precedente incursione, sganciarono le bombe centrando e distruggendo il bersaglio ma causando ancora vittime tra la popolazione civile. Stime non confermate parlano di 77 civili uccisi, per la maggior parte donne e bambini.
Lo stemma civico della città di Erba nella sua forma attuale ha origine dall'unione dei due comuni di Erba e Incino avvenuta nel 1906 ed è ancora privo di un documento ufficiale di concessione.[19]
Il gonfalone è un drappo di verde.
Tra le architetture civili e militari di origine medievale tutt'oggi visibili sul territorio erbese si trovano i resti del castello di Villincino e del fortino del Buco del piombo, nonché tre strutture legate alla casata dei Parravicini, vale a dire:
Da segnalare anche la torre di Buccinigo, anch'essa di epoca medievale, situata al numero 8 di Via Corti.[29]
Non vi sono invece più tracce del castello di Erba, sui cui ultimi resti sono stati eretti i torrioni di Villa Valaperta (inizio XX secolo).[8][53] Già proprietà della casata ghibellina dei Di Herba, il castello fu espugnato da Cassone Della Torre nel 1278. Nel 1404, il castello di Erba costituì la prigione di Franchino e Ottone Rusca, catturati dal capitano visconteo Giovanni da Carcano.[8]
Scomparso è anche il cosiddetto "Castel Nuovo", costruito nel 1351 dalla famiglia Parravicini, sulla base del quale fu costruita l'attuale Villa Majnoni d'Intignano.[54]
Villa Amalia[55], in stile neoclassico, fu realizzata nel 1801 dall'architetto Leopoldo Pollack[56]. L'edificio fu costruito sui resti di un convento di frati minori riformati, intitolato a Santa Maria degli Angeli[56]. Risalente al 1488,[26] il convento soppresso fu dai decreti napoleonici[11] e acquistato nel 1798 dal milanese Rocco Marliani, committente dei lavori di trasformazione in villa e marito di Amalia (dalla quale derivò il nome attuale).[57] Questi ultimi lavori, iniziati nel 1799, comportarono, tra l'altro, la realizzazione di un atrio dotato di cinque colonne con capitelli ionici.[26] Memoria del passato conventuale fu ripreso nella realizzazione del cortile d'onore sul retro della villa.[57]
Gli interventi del Pollack comportarono inoltre una serie di interventi al giardino, attraversato dal cosiddetto "Lambroncino"[58] (un ruscello, canalizzato dallo stesso architetto).
Dopo vari passaggi di mano, la villa divenne proprietà di Massimiliano Giovanni Stampa di Soncino, committente di un'importante ristrutturazione in stile neogotico dalla quale furono risparmiati solamente gli esterni della villa, il Salone dell'Aurora e il cosiddetto "portico della Cappuccina" che conduce dal cortile al parco.[57] Alla ristrutturazione presero parte i pittori Domenico Borri, Francesco Piana, Ignazio Manzoni e Luigi Scrosati, con quest'ultimo che curò anche la realizzazione degli arredi.[59] Gli stucchi neorococò e i colori pastello della sala da pranzo e dei salotti sono invece il risultato di un successivo intervento di fine Ottocento.[59]
Villa Amalia ha ospitato Ugo Foscolo, Parini (un busto del quale fu collocato nel parco[57]) e Vincenzo Monti (che la definì «d'attico gusto eccelsa mole»[57]).
Nel 1962 divenne un bene della Provincia di Como[57] e successivamente divenne la sede del Liceo Carlo Porta.
Internamente, la villa ospita il Salone dell'Aurora, il cui nome deriva dall'omonimo affresco di Giuseppe Bossi (1805[26]) che adorna il soffitto della stanza.[57]
Nel parco ideato dal Pollack[57] trova posto una cappella dedicata a Sant'Antonio abate, dotata di altare maggiore del XVIII secolo e abside neogotico.[60]
Nell'oratorio della villa, che già faceva parte del precedente convento, trovano posto un pulpito marmoreo tardoquattrocentesco e una serie di affreschi databili al XVI secolo.[26]
Attualmente sede del Comune,[61][62] Villa Majnoni è dotata di un parco ricco di essenze arboree di particolare pregio.
La villa venne edificata sulla base di un preesistente edificio medievale, detto "Castel Nuovo", costruito nel 1351 dalla famiglia Parravicini.[54]
Già proprietà del canonico Carlo Antonio Prina[63] (XVIII secolo),[64] successivamente passò dapprima nelle mani dei Lainati e poi in quelle dei Majnoni d'Intignano.[60] A uno di questi ultimi, l'architetto reale Achille, si deve la ristrutturazione in stile neobarocco,[60][64] avvenuta sul finire del XIX secolo[62].
Da Umberto I, Achille Majnoni ricevette in dono un piccolo tempio barocco — allora situato presso la Villa Reale di Monza — che fu posto all'interno del parco.[64][63]
Il viale alberato che conduce alla villa ospita una serie di statue provenienti dal Veneto, collocate in sostituzione di precedenti sculture andate perse nel corso del tempo, così come lo fu una torretta panoramica che guardava sulla piazza[63].[64]
Villa Ceriani, ottocentesca, sede del Civico Museo. Tra i reperti più importanti conservati sono da segnalare una spada longobarda con impugnatura argentea e due massi avelli di epoca tardo romana.
Realizzata negli anni ottanta dell'Ottocento lungo la vecchia strada provinciale Como-Lecco, Villa Candiani è un edificio neoromanico il cui aspetto è contraddistinto dalla presenza di elementi in cotto lombardo.[65]
A Parravicino si trovano le seguenti ville.
Da un punto di vista naturalistico oltre che storico va segnalata la grotta Buco del piombo, uno dei siti paleolitici più importanti della Lombardia. Ne sono testimonianza numerosi reperti litici (schegge di selce usate da cacciatori nomadi) nonché resti dell'Ursus spelaeus. Da non dimenticare, infine, le propaggini prealpine del Triangolo Lariano, che fanno da sfondo ad Erba e dalle quali si gode una meravigliosa vista sulla Brianza. Diversi sentieri portano verso le vette dei monti Bollettone (o Bolettone), del Bolletto (detto anche Boletto[98] o Boleto) e del Panigas, dai quali si gode di ottima vista su tutta la Brianza;
Nel territorio comunale è stata istituita la Riserva naturale Valle Bova.
Abitanti censiti[99]
Gli stranieri residenti nel comune sono 1 512, ovvero l'8,9% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[100]:
Erba è sede di diversi istituti di istruzione secondaria a servizio della cittadina, della Valassina e dell'Alta Brianza erbese.
Elementari e Medie
Museo civico archeologico di Erba, inizialmente ospitato presso Villa Majoni (1961) ma dal 1977 collocato nella villa comunale di Crevenna[60][101]. Al suo interno conserva reperti che spaziano dal Paleolitico inferiore al Medioevo, oltre a una sala di oggetti di arte egizia e un'ala dedicata al Risorgimento e alle due Guerre Mondiali.[60]
Erba è interessata dal percorso della strada statale 639 dei Laghi di Pusiano e di Garlate, direttrice principale che penetra nel territorio sud di Erba e permette il collegamento rapido dei comuni dell'Erbese con il centro cittadino e le funzioni commerciali localizzate lungo l'asse stradale.
Dal 1879 il territorio cittadino è collegato a Milano via treno.[10] La stazione di Erba, sita nel quartiere Incino, è servita da treni regionali svolti da Trenord nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lombardia lungo la ferrovia Milano-Asso.
Nel 1912 la città divenne inoltre capolinea della tranvia Como-Erba la cui stazione terminale sorgeva nelle adiacenze di quella ferroviaria, denominata Erba-Incino, soppressa con la costruzione della tratta Erba-Asso. Nel 1928 la tranvia fu prolungata, fino a Lecco, rimanendo in esercizio fino al 1955[103].
I collegamenti urbani e interurbani sono costituiti da autolinee svolte da ASF Autolinee
L'Eliporto di Erba, sito all'interno del Parco Lambrone, garantisce servizi di elisoccorso al territorio cittadino, dell'Alta Brianza e dei territori provinciali di Como e Lecco.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
23 aprile 1995 | 13 giugno 1999 | Filippo Pozzoli | Lega Nord | sindaco | [104] |
13 giugno 1999 | 27 maggio 2002 | Filippo Pozzoli | Lega Nord | sindaco | [105] |
27 maggio 2002 | 28 maggio 2007 | Enrico Ghioni | lista civica di centro-sinistra | sindaco | [106] |
28 maggio 2007 | 7 maggio 2012 | Marcella Tili | lista civica di centro-destra | sindaco | [107] |
7 maggio 2012 | 11 giugno 2017 | Marcella Tili | Il Popolo della Libertà Forza Italia - Lista Civica "Il buonsenso Erba" - | sindaco | [108] |
11 giugno 2017 | 13 giugno 2022 | Veronica Airoldi | Forza Italia Lega Nord lista civica "Veronica Airoldi Sindaco" - Lista civica "Il buonsenso Erba" - | sindaco | |
13 giugno 2022 | in carica | Mauro Caprani | Forza Italia Lega Nord Fratelli d'Italia - Il Buonsenso Erba - Erba Primaditutto | sindaco |
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