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specie di orchidea Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La elleborina comune (Epipactis helleborine (L.) Crantz, 1769) è una piccola pianta erbacea perenne dai delicati fiori, appartenente alla famiglia delle Orchidacee.[1]
Elleborina comune | |
---|---|
Epipactis helleborine | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Monocotiledoni |
Ordine | Asparagales |
Famiglia | Orchidaceae |
Sottofamiglia | Epidendroideae |
Tribù | Neottieae |
Genere | Epipactis |
Specie | E. helleborine |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Liliopsida |
Sottoclasse | Liliidae |
Ordine | Orchidales |
Famiglia | Orchidaceae |
Sottofamiglia | Epidendroideae |
Tribù | Neottieae |
Genere | Epipactis |
Specie | E. helleborine |
Nomenclatura binomiale | |
Epipactis helleborine (L.) Crantz, 1769 | |
Sinonimi | |
Serapias helleborine (bas.) | |
Nomi comuni | |
Elleborina a foglie grandi |
Il termine Epipactis si trova per la prima volta negli scritti di Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa - 90 circa) che fu un medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone. L'origine di questo termine è sicuramente greca, ma l'etimologia esatta ci rimane oscura (qualche testo lo traduce con “crescere sopra”). Sembra comunque che in origine sia stato usato per alcune specie del genere Helleborus[2]. In tempi moderni il nome del genere fu creato dal botanico e anatomista germanico Johann Gottfried Zinn (1727 – 1759), membro tra l'altro dell'Accademia delle Scienze di Berlino, in una pubblicazione specifica sul genere Epipactis nel 1757.
L'epiteto specifico (helleborine) deriva da una certa rassomiglianza con le foglie di alcuni “Ellebori” (Elleboro bianco – Veratrum album).
La specie fu descritta inizialmente da Linneo come Serapias helleborine (un genere – Serapias – fin dall'inizio vago e difficile da definire). Il binomio scientifico attualmente accettato (Epipactis helleborine) è stato proposto dal botanico e medico Heinrich Johann Nepomuk von Crantz (1722–1799) in una pubblicazione del 1769.
In lingua tedesca questa pianta si chiama Breitblättrige Sumpfwurz oppure Grüne Sumpfwurz; in francese si chiama Épipactis helléborine oppure Épipactis à larges feuilles; in inglese si chiama Broad-leaved Helleborine.
È una pianta erbacea perenne alta normalmente da 20 a 60 cm (massimo 100 cm). La forma biologica di questa orchidea è geofita rizomatosa (G rizh), ossia è una piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno si rigenera con nuove radici e fusti avventizi. Queste piante, contrariamente ad altri generi delle orchidee, non sono “epifite”, ossia non vivono a spese di altri vegetali di maggiori proporzioni (hanno cioè un proprio rizoma).
Le radici sono secondarie da rizoma a consistenza carnosa.
Le foglie (da 6 a 15 per ogni individuo) a disposizione spiralata lungo il fusto, sono intere a forma ellittico-ovata e quindi con lamina piuttosto larga e con apice acuto; sono sessili, amplessicauli e carenate centralmente. Diverse evidenti nervature percorrono longitudinalmente le foglie. Quelle superiori sono progressivamente più ristrette e allungate; nella parte mediana del fusto sono più lunghe dell'internodo corrispondente. Dimensioni delle foglie inferiori: larghezza 3 – 4 cm; lunghezza 5 – 6 cm. Dimensioni delle foglie medie (in relazione alla posizione lungo il fusto): larghezza 1,5 – 2 cm; lunghezza 8 – 10 cm (massimo 18 cm). Il bordo delle foglie è ondulato.
L'infiorescenza è un racemo terminale e lineare con numerosi fiori (da 15 a 40) penduli (o inclinati, o orizzontali) e pedicellati; la disposizione è leggermente unilaterale. Alla base del pedicello sono presenti delle brattee erbacee a forma lanceolata (quelle inferiori a volte sono più lunghe dei fiori stessi). Queste brattee sono di tipo fogliaceo e quelle più basse sono molto simili alle foglie superiori, mentre quelle superiori sono progressivamente più piccole; tutte sono pendule come i fiori. I fiori sono resupinati, ruotati sottosopra tramite torsione del pedicello (e non dell'ovario come nel genere Cephalanthera). Dimensioni delle brattee inferiori: larghezza 10 mm; lunghezza 50 – 60 mm. Dimensioni delle brattee superiori: larghezza 2 – 3 mm; lunghezza 12 – 18 mm. Lunghezza del racemo: 7 – 30 cm.
I fiori sono ermafroditi ed irregolarmente zigomorfi, pentaciclici (perigonio a 2 verticilli di tepali, 2 verticilli di stami, 1 verticillo dello stilo). I fiori all'esterno sono colorati normalmente di verde e sono debolmente profumati. Dimensione del fiore: 10 – 15 mm.
Il frutto è una capsula obovoide (o esagonale) a più coste contenente moltissimi, minuti semi. Anche le capsule, come i fiori, sono orizzontali o pendule. Dimensione della capsula: 9 – 14 mm.
In queste piante la riproduzione avviene normalmente tramite impollinazione entomofila (imenotteri e ditteri). In assenza di impollinatori può verificarsi autogamia.[5]
Dal punto di vista fitosociologico la specie Epipactis helleborine appartiene alla seguente comunità vegetale[6]:
Il numero cromosomico di E. helleborine è: 2n = 36, 38, 40, 44, 46[7][8][9].
Il complesso di Epipactis helleborine comprende alcune specie della zona alpina in passato classificate come Epipactis helleborine e oggi riconosciute come entità a sé stanti[5][10]
Il complesso comprende sia specie che praticano la fecondazione incrociata (allogamia) che specie “autogame” (autogamia). Queste ultime se si trovano in areali abbastanza protetti e relativamente chiusi tendono a formare delle stirpi separate e differenziate dal tipo base. Nell'Europa centrale e sui rilievi alpini sono state quindi riconosciute almeno una decina di nuove specie. Un elemento di distinzione tra le piante allogame e quelle autogame è il rostello (= parte dello stimma del ginostemio[11] – vedi disegno del ginostemio): in quelle allogame questo organo è ben sviluppato (sferico e ghiandoloso ed efficiente), viceversa nelle piante autogame è atrofizzato. Inoltre in queste ultime il polline si propaga subito e velocemente in tutto il fiore[12].
Le sottospecie presenti in Italia sono:
Il Board tassonomico dei Kew Gardens riconosce come valide le seguenti altre sottospecie (non presenti sul territorio italiano):[1]
La sottospecie Epipactis helleborine subsp. tremolsii (Pau) E. Klein, 1979, diffusa in Sardegna e sull'Appennino tosco-emiliano, è oggi considerata come specie a sé (Epipactis tremolsii).[13]
La sottospecie Epipactis helleborine subsp. aspromontana (Bartolo, Pulv. & Robatsch) H. Baumann & R.Lorenz, 2005 è oggi classificata come Epipactis leptochila subsp. aspromontana.[14]
Sono stati descritti i seguenti ibridi interspecifici:[1]
In genere tutte le Epipactis sono abbastanza simili nella forma del fiore. Qui ricordiamo alcune specie (tralasciando le varie sottospecie) quali:
In genere tutte le orchidee sono protette dalla raccolta indiscriminata.
Nella medicina popolare antica questa pianta era usata come vulneraria (guarisce le ferite).
Attualmente l'”Elleborina comune” è impiegata soprattutto come pianta ornamentale nei giardini rocciosi o alpini.
Come tutte le orchidee è una specie protetta e quindi ne è vietata la raccolta e il commercio ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).[15]
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