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La diocesi di Pafo (in latino: Dioecesis Paphiensis) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.
Pafo Sede vescovile titolare Dioecesis Paphiensis Chiesa latina | |
---|---|
L'attuale parrocchia latina di Pafo | |
Vescovo titolare | sede vacante |
Istituita | fine XVI secolo |
Stato | Cipro |
Diocesi soppressa di Pafo | |
Suffraganea di | Nicosia |
Eretta | fine XII secolo |
Soppressa | 1571 |
Dati dall'annuario pontificio | |
Sedi titolari cattoliche | |
Pafo è un'antica sede episcopale della Chiesa autocefala di Cipro, tuttora esistente, suffraganea dell'arcidiocesi di Salamina. La città fu visitata dall'apostolo Paolo di Tarso e dal suo discepolo Tito. Primo vescovo sarebbe stato Epafra, menzionato nella lettera ai Colossesi (1,7[1])[2], succeduto da Tito, ordinato diacono da san Paolo e morto martire. Non sono molti i vescovi greci documentati nel primo millennio: Cirillo, presente al concilio di Nicea del 325; Giulio, che intervenne al concilio di Costantinopoli del 381; Teodoro, autore della biografia di Spiridone, vescovo di Tremitonte; e Sapricio, che partecipò al concilio di Efeso nel 431.
Quando l'isola fu conquistata dagli eserciti crociati alla fine del XII secolo, fu istituita la gerarchia di rito latino con il beneplacito di papa Celestino III. Pafo divenne così una sede vescovile di rito latino, suffraganea dell'arcidiocesi di Nicosia; il precedente vescovo greco della città ed i suoi successori furono relegati a subalterni di quelli latini e confinati nella città di Arsinoe.
Durante l'epoca dello scisma d'Occidente, la chiesa latina di Cipro si schierò per il papato avignonese.
La presenza occidentale sull'isola terminò con la caduta di Famagosta nel 1571 in mano all'esercito ottomano. Chi non riuscì a fuggire, fu massacrato dai turchi, che rasero al suolo anche la maggior parte dei luoghi di culto di rito latino, oppure li trasformarono in moschee. L'ultimo vescovo di Pafo fu il veneziano Francesco Contarini, che prese parte al concilio di Trento, e fu ucciso dai turchi nel 1570. Dell'antica cattedrale latina, distrutta da terremoti, non restano che resti archeologici.
Nei primi decenni del XVII secolo la presenza latina sull'isola cipriota si limitava al convento dei francescani a Larnaca e ad una cappella a Nicosia, che davano ospitalità ai pellegrini che venivano dall'Occidente e svolgevano funzioni religiose per i mercanti ed i marinai di passaggio. Ridotta era pure la comunità dei maroniti cattolici.
Tuttavia Propaganda Fide, per rafforzare la presenza cattolica latina e la sua azione missionaria, pensò di istituire una nuova dioecesis Paphiensis, i cui vescovi tuttavia sembra risiedettero a Nicosia, in quello che un secolo prima era stato l'ospizio francescano a fianco della cattedrale. Questa sede tuttavia ebbe vita breve, a causa dell'esiguo numero di fedeli, per cui a Roma si giunse alla conclusione « che quella dignità (episcopale) è del tutto inutile in quell'isola ».[3] Alla morte del francescano Leonardo Paoli, Pafo divenne definitivamente una sede vescovile titolare; la sede è vacante dal 14 agosto 1973.
La città di Pafo è oggi sede di una delle quattro parrocchie cipriote, dipendenti dal patriarcato latino di Gerusalemme, dedicata a San Paolo Pillar.
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