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diocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza (in latino: Dioecesis Montis Politiani-Clusina-Pientina) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino appartenente alla regione ecclesiastica Toscana. Nel 2021 contava 68.573 battezzati su 72.230 abitanti. È retta dal vescovo cardinale Augusto Paolo Lojudice.
Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza Dioecesis Montis Politiani-Clusina-Pientina Chiesa latina | |||
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Suffraganea dell' | arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino | ||
Regione ecclesiastica | Toscana | ||
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Vescovo | cardinale Augusto Paolo Lojudice | ||
Vicario generale | Antonio Canestri | ||
Presbiteri | 55, di cui 42 secolari e 13 regolari 1.246 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 13 uomini, 70 donne | ||
Abitanti | 72.230 | ||
Battezzati | 68.573 (94,9% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 1.068 km² | ||
Parrocchie | 46 (3 vicariati) | ||
Erezione | III secolo (Chiusi) 1462 (Pienza) 1561 (Montepulciano) in plena unione dal 30 settembre 1986 | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | Santa Maria Assunta | ||
Concattedrali | Santa Maria Assunta San Secondiano | ||
Santi patroni | San Giovanni Battista Sant'Andrea Santa Mustiola | ||
Indirizzo | Via Fiorenzuola Vecchia 2, 53045 Montepulciano [Siena], Italia | ||
Sito web | www.montepulcianochiusipienza.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
La diocesi comprende i comuni della provincia di Siena di Abbadia San Salvatore, Cetona, Chianciano Terme, Chiusi, Montepulciano, Pienza, Radicofani, San Casciano dei Bagni, Sarteano, Torrita di Siena e Trequanda; fanno parte della diocesi anche il centro comunale di Sinalunga con le sue frazioni di Bettolle, Scrofiano e Guazzino[1], e San Giovanni d'Asso, dal 2017 frazione di Montalcino.
Sede vescovile è la città di Montepulciano, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. A Pienza e a Chiusi sorgono le due concattedrali, dedicate rispettivamente a Santa Maria Assunta e a San Secondiano.
Il territorio si estende su 1.068 km² ed è suddiviso in 46 parrocchie, raggruppate in 3 vicarie foranee:
Le vicarie rispecchiano il territorio delle tre diocesi di Montepulciano, Chiusi e Pienza al momento dell'unione nel 1986.
L'odierna diocesi è frutto della "piena unione", stabilita nel 1986, di tre antiche sedi episcopali: la diocesi di Chiusi, documentata agli inizi del IV secolo, la diocesi di Pienza, eretta nel 1462 e la diocesi di Montepulciano, costituita nel 1561.
Secondo la tradizione, di nessun valore storico, la fede cristiana sarebbe stata predicata nel territorio di Chiusi dai santi Apollinare di Ravenna e Marziale di Limoges, discepoli di san Pietro. Le evidenze archeologiche documentano una presenza cristiana tra II e III secolo; a queste si devono aggiungere due importanti catacombe, quella di Santa Caterina d'Alessandria e quella di Santa Mustiola.
È proprio in quest'ultima catacomba che è stata trovata la più antica attestazione dell'esistenza della diocesi di Chiusi, con l'epitaffio del vescovo Lucius Petronius Dexter, sposato e padre di cinque figli, morto a 66 anni il 10 dicembre 322.[2] Nella stessa catacomba si sono rivenuti gli epitaffi del diacono Sulpicius Felicissimus e dell'esorcista Sentius Respectus, che attestano un'articolata organizzazione ecclesiale a Chiusi nel IV secolo, cosa che fa supporre l'esistenza della diocesi già nella seconda metà del III secolo.
A metà del VI secolo è documentata l'esistenza del vescovo Fiorentino, menzionato in una lettera di papa Pelagio I del marzo 559. Basandosi su un'iscrizione scolpita in un capitello del duomo di Chiusi, la tradizione ha attribuito a questo vescovo la costruzione della cattedrale di San Secondiano.[3]
In epoca longobarda, nella prima metà dell'VIII secolo, il duca longobardo di Chiusi, Gregorio, e sua moglie, Austreconda, su istanza del vescovo Arcadio, fecero ricostruire nel 729 la basilica di Santa Mustiola, oggi non più esistente, nella zona subdiale delle sue catacombe.[4] Questa costruzione contribuì a rinnovare e a divulgare il culto verso la santa chiusina.
La presenza monastica benedettina è attestata nella diocesi di Chiusi a partire dall'VIII secolo e numerosi furono i monasteri, priorati ed eremi che fiorirono nel territorio chiusino. Tra questi sono da menzionare tre grandi abbazie benedettine: San Salvatore sul Monte Amiata, Sant'Antimo e Farneta[5]. Per la loro potenza e le loro ricchezze, queste abbazie ottennero ben presto l'esenzione da ogni giurisdizione del vescovo di Chiusi, cosa che innescò inevitabili contrasti e lunghe vertenze con corsi e ricorsi alla Sede Apostolica. In particolare i vescovi chiusini intrapresero una lunga lotta con gli abati dell'Amiata, che ottennero la definitiva esenzione dalla giurisdizione vescovile a metà dell'XI secolo. L'abbazia di Sant'Antimo, invece, perse il diritto di nullius dioecesis nel 1462, quando entrò a far parte della diocesi di Montalcino.
Sul finire del XII secolo ai vescovi di Chiusi fu concessa la sovranità temporale sulla città episcopale e sul territorio circostante. Tale diritto fu concesso dall'imperatore Enrico VI al vescovo Teobaldo II nel 1196 e rinnovato dagli imperatori successivi ai vescovi Gualfredo e Ermanno, rispettivamente nel 1209 e nel 1219.
Nel 1191 papa Celestino III indirizzò al vescovo Teobaldo II una bolla di conferma dell'immediata soggezione dalla Sede Apostolica della diocesi chiusina.[6] Lo stesso documento elenca tutte le pievi dipendenti direttamente dall'autorità ecclesiastica dei vescovi di Chiusi, che danno un'idea dell'ampiezza della diocesi alla fine del XII secolo.[7] Secondo Maroni, «i Santi titolari di queste pievi, tutti venerati in età prelongobardica, e l'ampiezza dei territori al centro dei quali furono edificate, ci stanno ad indicare che l'elenco riflette un'organizzazione ecclesiastica del territorio chiusino, che si è mantenuta sostanzialmente integra dal IV-V secolo quando le pievi vennero fondate fino al 1191».[8]
Questa situazione si modificò a partire dal XIV secolo, quando il vasto territorio chiusino fu smembrato per dare origine ad altre circoscrizioni ecclesiastiche: nel 1325 per l'erezione della diocesi di Cortona[9]; nel 1462 per l'erezione delle diocesi di Pienza e di Montalcino[10]; nel 1561 per l'erezione della diocesi di Montepulciano; nel 1600 per l'erezione della diocesi di Città della Pieve[11].
Il 23 aprile 1459, per volontà del papa senese Pio II, ebbe termine l'immediata soggezione alla Santa Sede e la diocesi chiusina divenne suffraganea della sede metropolitana di Siena.
A partire dal Seicento, a causa della depressione economica della città chiusina, del suo impoverimento demografico e del rischio della malaria, i vescovi presero l'abitudine di risiedere per lunghi periodi durante l'anno nel palazzo vescovile di Chianciano. Nello stesso periodo, gli abati di San Salvatore del monte Amiata rivendicarono la giurisdizione su alcune parrocchie della diocesi, il cui numero era di molto diminuito dopo le cessioni dei secoli precedenti; la causa intercorsa presso le curia romana tra gli abati e i vescovi di Chiusi fu vinta da questi ultimi all'inizio del Settecento, riuscendo finalmente ad imporre la propria autorità su tutto il territorio diocesano.
Il 15 giugno 1772 la diocesi di Chiusi fu unita aeque principaliter con quella di Pienza, in forza della bolla Quemadmodum di papa Clemente XIV.[12] Contestualmente, un'ulteriore decurtazione del territorio chiusino portò alla cessione alla diocesi di Montalcino dei territori di Monticello, Montelaterone, Castel del Piano e Arcidosso.[13]
Non solo l'istituzione della diocesi, ma anche la fondazione della stessa città di Pienza sono dovute alla ferma volontà di papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, nativo di Corsignano, antico nome della città pientina. Questi atti «rappresentano senza ombra di dubbio il caso limite di una piccola comunità rurale (Corsignano), che non avrebbe mai potuto in alcun modo aspirare a diventare sede vescovile, trasformata in città (Pienza) dalla sola volontà di un Pontefice».[14] Per alcuni autori, la diocesi di Pienza non fu nient'altro che una «creatura artificiale, nata per il capriccio di un papa umanista».[15]
La prima testimonianza della volontà del papa di erigere la diocesi di Pienza è la decisione presa in concistoro il 15 febbraio 1462 e trasmessa, con un breve apostolico, alla Signoria di Siena lo stesso giorno.[16] La diocesi fu eretta il 13 agosto successivo con la bolla Pro excellenti di Pio II, che eresse a cattedrale della nuova diocesi la chiesa di Santa Maria di Corsignano, debitamente ricostruita su ordine pontificio da Bernardo Rossellino. Con la stessa bolla il papa eresse anche la diocesi di Montalcino, che fu unita aeque principaliter alla sede di Pienza; entrambe le diocesi furono rese immediatamente soggette alla Santa Sede.
Due settimane dopo, il 28 agosto, Pio II emanò una seconda bolla, con la quale il pontefice concesse il giuspatronato passivo[17] sulla diocesi, sulla cattedrale, sul capitolo e sull'Opera della cattedrale alla sua famiglia, i Piccolomini. Le condizioni stabilite dalla bolla furono talmente favorevoli ai Piccolomini che alcuni storici arrivano ad affermare che di fatto la diocesi di Pienza era considerata da questi alla stregua di un bene di famiglia.[18]
La diocesi fu costituita da territori sottratti alle diocesi di Arezzo e di Chiusi. Dalla diocesi di Chiusi, Pienza acquisì la giurisdizione ecclesiastica sulle chiese di Rocca d'Orcia con Bagno Vignoni, Castiglione d'Orcia, Campiglia e Bagni San Filippo, San Pietro in Campo, Contignano, Perignano e Castelvecchio, Vignoni, Monticchiello, Fabbrica. Dalla diocesi di Arezzo acquisì le parrocchie di San Quirico (pieve dei Santi Quirico e Giulitta e cura di Santa Maria), Montefollonico, Torrita, Scrofiano, Petroio, Castelmuzio, Trequanda, Monterongriffoli, Montisi, San Giovanni d'Asso, Lucignano d'Asso, Vergelle e la stessa Corsignano. Con una successiva bolla, pubblicata il 29 gennaio 1464, furono aggiunti anche i territori di Sinalunga, Bettolle e Montegiovi, appartenute fino a quel momento alla diocesi di Chiusi.[19]
Eccetto il primo vescovo, i successivi prelati fino a tutto il XVI secolo appartenevano alla famiglia Piccolomini. Benché non avessero il giuspatronato attivo, riuscirono «a gestire autonomamente la nomina del vescovo con un utilizzo spesso spregiudicato dell'istituto della resignatio in favorem tertii».[20] Infatti, nel 1498 e nel 1510 i vescovi in carica, con il consenso della Santa Sede, rinunciarono alle due diocesi a favore di altri membri della famiglia. Invece, nel 1528 e nel 1554 i vescovi in carica rinunciarono alla sede di Montalcino, mantenendo la sola sede di Pienza, a favore di nipoti, i quali, alla morte o dimissione dello zio, riassumevano la carica di entrambe le diocesi. Questa gestione familiare delle due cattedre vescovili ebbe termine il 23 maggio 1594, con la bolla Ad exequendum di papa Clemente VIII, che decise la separazione della diocesi di Montalcino da quella di Pienza, con effetto a partire dalla fine dell'episcopato di Francesco Maria Piccolomini, avvenuta con la sua morte nel 1599.
Il 15 dicembre di quest'anno il papa poté, per la prima volta dal 1462, nominare liberamente un vescovo nella persona di Gioia Dragomanni, il quale si dette da fare per sottrarre al controllo dei Piccolomini le istituzioni diocesane. «L'estinzione del ramo toscano dei Piccolomini d'Aragona insieme alla fermezza del vescovo Dragomanni e dei successori nel non tollerare più simili ingerenze determinarono il tramonto dell'influenza dei patroni nella vita religiosa pientina».[21]
Apparteneva alla diocesi di Pienza anche parte del territorio attuale dell'abbazia di Monte Oliveto Maggiore, abbazia che era invece fino al 1765, anno in cui fu eretta in "territoriale", sotto la giurisdizione del vescovo di Arezzo.
Il primo tentativo di istituire il seminario vescovile pientino fu eseguito dal vescovo Giovanni Spennazzi nel 1657, nei locali dell'ex convento di San Francesco di Pienza; ma questo tentativo fallì, come pure quello messo in atto dal vescovo Settimio Cinughi (1725-1740). Solo con Giuseppe Pannilini venne finalmente eretto il seminario, per le due diocesi di Pienza e Chiusi, nei locali del convento di San Francesco di Pienza, inaugurato il 19 novembre 1792.[22]
Nel Settecento, oltre a una grave crisi demografica, la diocesi dovette subire anche pesanti difficoltà economiche, a causa della penuria delle risorse economiche controllate direttamente dai vescovi pientini, cosa che impedì, tra le altre, la realizzazione dei decreti di riforma decisi dal concilio di Trento, proprio per la mancanza delle dovute coperture finanziarie. Francesco Maria Piccolomini, diventato vescovo nel 1741, cercò di porre rimedio a questo stato di cose per recuperare i diritti episcopali e difendere l'autonomia ecclesiastica contro i poteri forti. Questo gli attirò molte antipatie, finché nel marzo 1764 fu espulso dal Granducato di Toscana e dovette riparare a Roma, da dove governò la sua diocesi, tramite il vicario generale, fino alle dimissioni, date nel 1772.
Il 15 giugno 1772 le diocesi di Chiusi e di Pienza furono unite aeque principaliter con la bolla Quemadmodum di papa Clemente XIV; la bolla confermò la suffraganeità di Chiusi all'arcidiocesi di Siena e l'immediata soggezione alla Santa Sede della diocesi di Pienza. Contestualmente furono ridefiniti i confini della diocesi, che perse la parte occidentale a favore della diocesi di Montalcino e, in misura minore, dell'arcidiocesi di Siena.[23]
Ulteriori modifiche territoriali furono realizzate nel Novecento: il 10 maggio 1947 la diocesi pientina cedette all'abbazia territoriale di Monte Oliveto Maggiore la parrocchie di San Nazario[24]; il 28 ottobre 1977 anche quelle di Chiusure e Canonica Grossennana e acquisì dalla diocesi di Montalcino la parrocchia di Pieve a Salti nel territorio di San Giovanni d'Asso.[25]. La parrocchia di Pieve a Salti già apparteneva alla diocesi di Pienza, ed era stata ceduta a quella di Montalcino nel 1789.[26]
Incerta è l'epoca in cui la chiesa di Santa Maria Assunta di Montepulciano fu eretta in collegiata; di certo lo era già nel 1217, anno in cui si ha notizia di un arciprete di Montepulciano. Nel 1400 papa Bonifacio IX concesse all'arciprete il titolo abbaziale e l'uso della mitria e del pastorale. Nel 1480 papa Sisto IV dichiarò la collegiata esente dalla giurisdizione del vescovo di Arezzo e immediatamente soggetta alla Santa Sede.
La diocesi di Montepulciano fu eretta il 10 novembre 1561 con la bolla Ecclesiarum utilitatem[27] di papa Pio IV, ricavandone il territorio da due diocesi limitrofe, quella di Chiusi e quella di Arezzo.
Dalla diocesi di Chiusi infatti furono acquisite le parrocchie di: San Giovanni a Villanuova (Totonella), San Vincenzo a Castelnuovo, San Vittorino d'Acquaviva, San Pietro all'Abbadia dei Caggiolari, San Silvestro presso Borgo Vecchio sulla Chiana, Sant'Albino in Parcia, Sant'Ilario d'Argiano, San Lorenzo a Valiano, San Egidio a Gracciano Vecchio, Sant'Andrea di Cervognano e Santa Mustiola alle Caggiole. Dalla diocesi di Arezzo, invece: la pieve di Santa Maria in Montepulciano; Sant'Agostino in Montepulciano (dalla riunione di San Bernardo e San Mustiola); la parrocchia del Gesù in Montepulciano (San Bartolomeo); la parrocchia di S. Maria e Lucia (già Santa Maria della Veste nera); la parrocchia di San Bartolomeo a Caselle, (ora in San Biagio); la parrocchia di San Martino, ora in Santa Maria delle Grazie, sotto il borgo di Sant'Agnese; la parrocchia di Santa Maria a Nottola; la pieve della soppressa Badia di San Pietro a Ruoti in Val d'Ambra.[28]
La diocesi era molto piccola, dato che il territorio diocesano comprendeva la sola città di Montepulciano con le sue contrade, e fu resa immediatamente soggetta alla Santa Sede. Grande merito nell'elevazione di Montepulciano a diocesi si deve attribuire al cardinale Giovanni Ricci, già vescovo di Chiusi, nativo della città, che fu nominato amministratore apostolico della nuova diocesi, in attesa della nomina del primo vescovo, avvenuta nel gennaio del 1562, nella persona dell'arciprete Spinello Benci.
Alberto Giglioli, vescovo ausiliare dal 1970 al 1975 dell'amministratore apostolico di Montepulciano Mario Jsmaele Castellano (arcivescovo di Siena), fu nominato il 7 ottobre 1975, con due bolle distinte,[29] vescovo di Montepulciano e vescovo delle diocesi unite di Chiusi e Pienza, le quali si trovavano ad essere così unite in persona episcopi, avendo però ciascuna diocesi propria autonomia giuridica.
Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, fu stabilita la plena unione delle tre diocesi; la nuova circoscrizione ecclesiastica assunse il nome di diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza e divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino.
Nell'occasione, la Badia di San Pietro a Ruoti in Val d'Ambra fu scorporata dalla diocesi di Montepulciano e venne inglobata nell'attuale diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Montepulciano conservò la cattedrale di Santa Maria Assunta e il suo capitolo, mentre i capitoli di Chiusi (San Secondiano) e di Pienza (Santa Maria Assunta) furono mantenuti come capitoli delle rispettive concattedrali. La curia di Montepulciano divenne l'unica curia diocesana.
Dal 21 luglio 2022 è unita in persona episcopi all'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2021 su una popolazione di 72.230 persone contava 68.573 battezzati, corrispondenti al 94,9% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
diocesi di Montepulciano | |||||||||||
1950 | 20.000 | 20.000 | 100,0 | 41 | 34 | 7 | 487 | 7 | 27 | 19 | |
1969 | 16.250 | 16.300 | 99,7 | 22 | 22 | 738 | 17 | ||||
1980 | 14.850 | 15.100 | 98,3 | 27 | 20 | 7 | 550 | 8 | 35 | 18 | |
diocesi di Chiusi e Pienza | |||||||||||
1950 | 30.000 | 30.000 | 100,0 | 50 | 40 | 10 | 600 | 10 | 57 | 36 | |
1970 | 26.000 | 26.000 | 100,0 | 38 | 35 | 3 | 684 | 4 | 45 | 36 | |
1980 | 49.345 | 59.501 | 82,9 | 59 | 57 | 2 | 836 | 11 | 133 | 61 | |
diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza | |||||||||||
1990 | 71.500 | 72.000 | 99,3 | 75 | 59 | 16 | 953 | 18 | 130 | 46 | |
1999 | 69.669 | 71.844 | 97,0 | 70 | 56 | 14 | 995 | 1 | 14 | 107 | 46 |
2000 | 69.705 | 71.890 | 97,0 | 70 | 56 | 14 | 995 | 1 | 14 | 95 | 46 |
2001 | 69.164 | 71.525 | 96,7 | 72 | 56 | 16 | 960 | 1 | 18 | 91 | 46 |
2002 | 69.539 | 72.545 | 95,9 | 64 | 47 | 17 | 1.086 | 1 | 18 | 92 | 46 |
2003 | 69.500 | 72.500 | 95,9 | 80 | 61 | 19 | 868 | 1 | 20 | 95 | 46 |
2004 | 70.100 | 73.100 | 95,9 | 78 | 59 | 19 | 898 | 1 | 20 | 83 | 46 |
2013 | 69.953 | 73.134 | 95,7 | 63 | 45 | 18 | 1.110 | 3 | 18 | 54 | 46 |
2016 | 68.445 | 71.483 | 95,8 | 57 | 45 | 12 | 1.200 | 13 | 53 | 46 | |
2019 | 68.566 | 72.224 | 94,9 | 61 | 47 | 14 | 1.124 | 15 | 67 | 46 | |
2021 | 68.573 | 72.230 | 94,9 | 55 | 42 | 13 | 1.246 | 13 | 70 | 46 |
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