Collevecchio
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Collevecchio (Colevecchiu in dialetto locale) è un comune italiano di 1 548 abitanti della provincia di Rieti nel Lazio.
Collevecchio comune | |
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Panorama del centro storico di Collevecchio dai terrazzi fluviali del Tevere sullo sfondo i Monti Cimini | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Rieti |
Amministrazione | |
Sindaco | Federico Vittori (lista civica) dal 26-5-2014 (2º mandato dal 27-5-2019) |
Territorio | |
Coordinate | 42°20′01.25″N 12°33′11.84″E |
Altitudine | 245 m s.l.m. |
Superficie | 26,95 km² |
Abitanti | 1 548[2] (31-1-2022) |
Densità | 57,44 ab./km² |
Frazioni | Cicignano, Poggio Sommavilla |
Comuni confinanti | Civita Castellana (VT), Magliano Sabina, Montebuono, Ponzano Romano (RM), Stimigliano, Tarano |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 02042 |
Prefisso | 0765 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 057021 |
Cod. catastale | C876 |
Targa | RI |
Cl. sismica | zona 2B (sismicità media)[3] |
Cl. climatica | zona D, 1 899 GG[4] |
Nome abitanti | collevecchiani |
Patrono | sant'Andrea apostolo |
Giorno festivo | 30 novembre |
Cartografia | |
Posizione del comune di Collevecchio nella provincia di Rieti | |
Sito istituzionale | |
Il territorio di Collevecchio si trova, sui terrazzi fluviali della Valle del Tevere, tra l'area della Città metropolitana di Roma a sud, e la regione Umbria a nord.
Le prime conferme di aggregazioni di popolazioni nell'odierno comune di Collevecchio risalgono al paleolitico che frequentavano la parte di confluenza tra i corsi d'acqua, Aia, Treja e il Tevere ed i terrazzi fluviali, dove il tufo, nell'attuale zona di Grappignano, Poggio Sommavilla, forma pianori e rupi.[7][8][9]
Nell'età del bronzo si intensificano insediamenti di cultura protovillanoviana[10]nei costoni e nei pianori sopra la fascia che sovrasta il fiume Tevere
Nell'età del ferro nella zona di Poggio Sommavilla si insediano nuclei sparsi di capanne intervallate ad ampi spazi destinati alla coltivazione, nei pianori dei terrazzi fluviali che sovrastavano la valle del torrente Aia e quella del Tevere.
Nel periodo arcaico si occupa il pianoro di cima ed il pendio del colle, dove attualmente sorge il borgo di Poggio Sommavilla, in questa fase si verifica l'abbandono delle aree abitate alla base con la loro destinazione ad usi funerari.
Il complesso dell'insediamento, di cui ancora non si conosce il nome, interessava 25/30 ha, uno dei più grandi dell'età arcaica orientalizzante della Valle del Tevere.
È consolidata una costante attività di scambio con le popolazioni dell'opposta sponda del fiume i Falisci gli Etruschi e i Capenati.
Durante il periodo Romano Repubblicano, il centro arcaico di Poggio Sommavilla rimase attivo, verosimilmente fino all'epoca della distruzione da parte dell'esercito romano guidato dal tribuno consolare Marco Furio Camillo di Veio, Capena e di Falerii Veteres, città con le quali ebbe intensa continuità di rapporti nel corso della sua storia culturale[11]. In questo periodo si genera una nuova organizzazione sociale ed urbana del territorio. Nelle parti più alte, nascono strutture abitative più complesse le villae, residenze estive dei patrizi, con abitazioni organizzate all'attività produttiva pars rustica che comprendeva un fondo generalmente in relazione agli schiavi posseduti. La distribuzione delle terre meno fertili veniva assegnata alla popolazione locale.
Nella Valle del torrente Aia, in località fontanile Madonna del Piano, dove sono visibili i resti della costruzione a Torre romana[12][13][14][15], si suppone sia stato parte di un insediamento a pianta militare romana poi trasformato in un Foro Romano[16] dopo la distruzione del centro arcaico di Poggio Sommavilla.
In epoca romana imperiale, nella seconda metà del I sec d.c. il territorio amministrato dall'odierno Comune di Collevecchio, fu assoggettato al municipio romano di Forum Novum assegnato alla tribù Crustumina, regio IV Samnium et Sabina, che cessa la propria funzione nella media età imperiale nel III d.c. Ipotesi indicano il nome "Novum" in relazione al Foro romano di età repubblicana sorto dopo la distruzione da parte dei romani del centro arcaico di Poggio Sommavilla.[17] L'area si presume venne accorpata tra il 365 e il 399 d.c. circa, alla provincia romana Flaminia et Valeria della Dioecesis Italiciana imperiale suburbicaria. Nel 420 d.c. probabilmente nella provincia Valeria della Prefettura del pretorio diocesi d'Italia romana imperiale.[18] Singolare è l'assetto catastale romano che accomuna ancora in età alto medioevale l'agro foronovano all'agro falisco[19] direttamente collegato attraverso la valle del torrente Aia con l'asse viario della via Tiberina e del Treja alla Flaminia.[20]
La cristianizzazione e le sistematiche incursioni dei popoli germanici accelerano il crollo dell'Impero romano, si verifica il fenomeno dell'incastellamento con la riutilizzazione dei siti romani esistenti, inizia il medioevo.
Nel territorio odierno del comune di Collevecchio erano presenti alcuni agglomerati urbani tra cui il Fundu Antiquus con il casale de antiquo e la chiesa di San Valentino[21], la zona di colle Mozzano, fundum Musiniano connessa attraverso il fosso del Barcone[22] alla località oggi chiamata Madonna del piano, dove sono presenti resti di una costruzione romana a Torre, Fundu Usianus (Sant'Anatolia), Casalia (Casaglia), Cicinianus (Cicignano), Fundu Carpinianu (Grappignano), Thoccie (Toccia), Cuphi (colle delle palme), Castri Summa Villa (Poggio Sommavilla - Poggetto). Ne da testimonianza un passo del Chronicon 33 p. 46 scritto tra il 972 e il 1000 dal Monaco Benedetto del Soratte dell'Abbazzia di Sant' Andrea in Flumine lungo la via Tiberina ai piedi del Soratte nella Valle del Tevere « Fundum Antiscanis, vinealis petite sex, toti in massa de Tocie petite de tera hubi dicutur a Saline, tres petite de terra a fundum Antiscanu a Monumento usque ad ripam castri Summa Villa, fundum Antiquum cum aliis nominibus integro, fundum Casali hubi est ecclesia Sancti Valentini, cum fundu Carpiniano, fundum Musiniano cum omnia sua adiacentia »[23]. Cioè: « sei pezze di terra del fondo Antiscano, tutte le pezze de terra nella Massa di Toccia dove si chiama Salina, tre pezze di terra del fondo Antiscano dal Monumento sino alla ripa sotto il castello di Poggio Sommavilla, il fondo Antico per intero con tutti i suoi vocaboli con il Casale ove è la chiesa di San Valentino, il fondo di Grappignano e il fondo Musiniano con tutte le sue adiacense »[24].
Papa Innocenzo IV con il breve del 10 dicembre 1253 autorizza i Mozzanesi a trasferirsi a Castrum Vetulum, l'attuale centro storico di Collevecchio. Nel luglio 1283 fu occupato dal Comune di Narni e nel giugno venne ratificato un accordo in cui l'amministrazione giuridica passava sotto il controllo dei narnesi i quali potevano costruire una rocca con palazzo e torre, oggi possiamo identificarla con il palazzo Cerbelli ed il complesso di strutture che costituiscono il rione Martavello[25]. Collevecchio contava circa 700 abitanti e 126 focolari.
Nella metà del Trecento Collevecchio ritorna nella sovranità della curia; in quel periodo il rettore risiedeva nella provincia del Patrimonio di San Pietro in Tuscia a Toscanella e il vice rettore risiedeva a Tarano.
Nel 1368 fu infeudato dagli Orsini.
L'umanesimo segna un'importante rinascita culturale e sociale, soprattutto a favore delle classi nobili, privilegiate da relazioni con l'allora Firenze dei Medici e personaggi delle gerarchie vaticane come Blosio Palladio, si determinarono le condizioni per cui Collevecchio diventò uno dei centri di riferimento, nella valle del Tevere.
Tra il 1605-1621 papa Paolo V scelse Collevecchio come sede del governatorato apostolico della provincia della Sabina con il tribunale le carceri e la cancelleria, trasferito nel 1816 per cedimenti strutturali del palazzo, nei sotterranei conserva carceri e strumenti di tortura[26][27] accessibili dal portale della chiesa sconsacrata Pietro e Paolo.
Un'epigrafe posta sulla facciata del palazzo ne dà testimonianza:
Con la costituzione della provincia l'amministrazione civile e penale fu sottoposta al controllo delle istituzioni della curia, nelle località baronali i feudatari potevano organizzare autonomamente l'amministrazione pur sempre con il diritto di controllo della Chiesa. Per i reati più gravi il governatore si limitava all'istruzione della causa che veniva decisa dal tribunale della Sacra Consulta di Roma, le condanne poi venivano eseguite attraverso gli uffici governatoriali.
Una lapide in via Menichini ricorda l'esecuzione di:
Nell'ultimo periodo del governatorato, si ha la presenza del famoso boia dello Stato Pontificio, Giambattista Bugatti detto Mastro Titta che nelle sue memorie ricorda[28]:
Collevecchio risulta fosse retto da un consiglio di circa trenta membri delle classi nobili, più il sindaco e due massari.
Nel periodo della restaurazione post-imperiale Napoleonica, 1816, il comune di Collevecchio, contava 475 abitanti e fu incluso nel distretto di Poggio Mirteto dove venne trasferita la sede del governatorato apostolico. Nel novembre del 1817, il cardinale Ercole Consalvi fu incaricato di definire il nuovo assetto istituzionale dei territori dello stato pontificio, Collevecchio divenne appodiato di Montebuono, per tornare poi autonomo, con appodiati Cicignano, Poggio Sommavilla, S. Polo e Foglia (oggi frazione di Magliano Sabina), dipendente dal governatorato di Calvi dell'Umbria.
Durante il Risorgimento, l'insurrezione popolare del 1848 costrinse Papa Pio IX alla fuga da Roma e al disfacimento dello Stato Pontificio, di cui il territorio del comune di Collevecchio faceva parte. Il 29 gennaio 1849 Garibaldi giunse a Rieti da Macerata, con un reparto di 500 Garibaldini a difesa dell'Assemblea Costituente della Repubblica Romana e dei territori liberati dalla monarchia assoluta ecclesiastica. Tra le file dei volontari Garibaldini si arruolarono anche abitanti del comune di Collevecchio e dei paesi circostanti.[29]
Nel 1853 gli abitanti erano 919, dei quali 171 vivevano in campagna, le famiglie erano 191, 172 le case. Nel centro storico erano presenti un macello, due caffè, alcune osterie, una pizzicheria, una bottega di spiriti, una di cordaggi, altre due di ferri lavorati, una di merci diverse, due tinozzai, dei sarti, degli ebanisti, un muratore, un notaio, un medico, un chirurgo, la farmacia e la mola per il grano.
In seguito al plebiscito tenutosi il 4 novembre del 1860, il territorio del comune di Collevecchio divenne parte del Regno d'Italia, inserito nella provincia di Perugia; passò nel 1923 nella Provincia di Roma e nel 1927 alla provincia di Rieti.
Durante la seconda guerra mondiale, subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si uniformarono i movimenti di Resistenza che si opponevano al nazifascismo, dando l'avvio alla guerra di liberazione italiana. Nell'area tra la valle del Tevere e il Monte Cosce e il Monte S.Pancrazio sono state operative le formazione partigiane Banda Strale autonoma e il Battaglione Giovanni Manni[30] - Brigata Garibaldi "Gramsci", con azioni tra Lazio e l'Umbria.[31] La Wehrmacht in ritirata dal comune di Collevecchio in direzione Calvi dell'Umbria costrinse Antonio Peloni, contadino, residente a Fianello frazione del comune di Montebuono a trasportare gli armenti con la "Traja" una slitta in legno trainata dagli animali, fu' ucciso dai nazisti insieme ai suoi animali il 05-06-1944 nel comune di Tarano presso il guado del torrente Campana sulla strada Costa dei Zoppi che scende da Cicignano frazione del comune di Collevecchio.[32] Nel gennaio 1944 le formazioni partigiane operanti a Nord di Roma aderenti al CNL vengono riunite in tre Raggruppamenti a carattere regionale: Monte Soratte (Lazio), Gran Sasso (Abruzzo) e Monte Amiata (Toscana meridionale). Nel periodo bellico dal 1940 al 1944 nel comune di Collevecchio vennero internati Ebrei stranieri (D14 - ACS, MI, Dgps, Dagr, Cat. A16 (Stranieri ed ebrei stranieri), b.53, f.63/1: "RIETI").[33]
Collevecchio viene nominato più volte nelle Memorie romanzate di Giambattista Bugatti, detto Mastro Titta, boia dello stato Pontificio dal 1796 al 1864 come luogo di esecuzione.[34]
Abitanti censiti[36]
Nel territorio amministrato dal comune di Collevecchio sono compresi, il centro storico del borgo di Cicignano con una particolare cinta muraria circolare, domina sulla valle del torrente Campana che attraverso l'omonima viabilità rurale, collega il Tevere all'Umbria. Casa Cantoniera località nota per gli eventi enogastronomici e le feste estive, divisa tra l'amministrazione comunale di Collevecchio e quella di Magliano Sabina sulla strada che porta all'area di servizio Flaminia dell' A1 Autostrada del Sole e alla statale Flamina presso Ponte Felice nella valle del Tevere. Il centro storico di Poggio Sommavilla, area archeologica tuttora soggetta a studi di rilevanza internazionale, costituito da insediamenti preistorico arcaici, abitato acropolare e Necropoli. I reperti trovati sono esposti al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma nel Museo civico archeologico di Magliano Sabina ed al Museo Archeologico Nazionale di Firenze a Rieti e in molte parti del Mondo, alcuni sono conservati nel Museum of Fine Arts di Boston tra cui la Fiaschetta di Poggio Sommavilla[37] e al Ny Carlsberg Glyptotek Museum a Copenaghen.[38] al Museo Archeologico di Parma sono esposti due Crateri a calice a figure rosse.
L'economia ruota intorno all'agricoltura, in particolare si coltivano ulivi e vite, all'allevamento ovino e bovino, all'artigianato e alla cucina tipica, così che negli ultimi anni sono nate molte strutture che offrono accoglienza turistico-ricettiva. Tale zona è conosciuta per la qualità del suo olio d'oliva elemento cardine della dieta mediterranea. Tra le attività economiche più tradizionali, diffuse e rinomate vi sono quelle artigianali, come la lavorazione e l'arte del ferro.[48]
Nel 1923 passa dalla provincia di Perugia in Umbria, alla provincia di Roma nel Lazio, e nel 1927, a seguito del riordino delle circoscrizioni provinciali stabilito dal regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, quando venne istituita dal fascismo la provincia di Rieti, Collevecchio passa a quella di Rieti.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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2004 | 2009 | Enzo Rossi | lista civica | Sindaco | |
2009 | 2014 | Carlo Grappa | lista civica | Sindaco | |
2014 | 2019 | Federico Vittori | lista civica | Sindaco | |
2019 | in carica | Federico Vittori | lista civica | Sindaco |
Lo stemma comunale, non concesso formalmente, è così composto: Il gonfalone si presenta come un drappo partito di bianco e verde. Due bastoni nodosi al naturale, passati in croce di Sant’Andrea, legati da un nastro d’argento[49].
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