cattolici che criticano le riforme introdotte dal Concilio Vaticano II Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I cattolici tradizionalisti sono una parte minoritaria[1] di cattolici che professano la dottrina e prassi della Chiesa cattolica in una forma in uso prima del Concilio Vaticano II (1962-1965), deplorando gli aggiornamenti successivi. Aderiscono alla dottrina cattolica come è esposta nel Catechismo di Pio X e praticano determinate devozioni pubbliche e private; tutti i cattolici tradizionalisti celebrano la Messa tridentina, cioè la Messa che era in vigore in tutta la Chiesa cattolica di rito romano precedentemente alla riforma liturgica iniziata dopo Concilio Vaticano II. La maggior parte di questi cattolici utilizza il Messale Romano tradizionale dell'ultima edizione ufficiale (Editio Typica) pubblicata prima del concilio, cioè quella promulgata da papa Giovanni XXIII nell'anno 1962; alcune comunità utilizzano edizioni antecedenti del messale.
I cattolici tradizionalisti preferiscono definirsi semplicemente "cattolici", rifacendosi alla lettera apostolica di papa Pio X Notre charge apostolique del 1910, la quale afferma che "I veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma tradizionalisti"[2]
Cesar Andrade Alves osserva che, mentre l'interpretazione della dottrina del Concilio Vaticano II secondo un'"ermeneutica della discontinuità e della rottura"[3] porta l'ala progressista a stimare negativamente la Chiesa preconciliare e ad attribuire valore positivo a quella postconciliare, "anche l'estremo che si manifesta presso i tradizionalisti adopera effettivamente una ermeneutica della rottura. Nel suo giudizio sul Vaticano II, il tradizionalismo attribuisce valore solamente al tempo preconciliare; i papi da Giovanni XXIII in poi, il Concilio Vaticano II stesso e la Chiesa posteriore vengono negativamente valutati come rovesciamento dei valori di prima e quindi come rottura riguardo alla Tradizione della Chiesa".[4]
Certi tradizionalisti avanzano sospetti di modernismo nei confronti della Chiesa cattolica contemporanea, uscita dal concilio Vaticano II. Tale dottrina (cioè il modernismo) è stata ufficialmente condannata dall'enciclicaPascendi Dominici gregis del 1907 di papa Pio X, ma secondo essi è stata in buona parte accolta nella "Chiesa del Vaticano II",[5] che sotto papa Paolo VI si è aperta ad esso.[6][7] Alcuni obiettano che la Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II abbia assunto caratteristiche nuove o abbia perduto la sua identità e parlano di una «Chiesa conciliare», intendendo che il modernismo si sia infiltrato come eresia interna nella Chiesa o anche che la Chiesa conciliare sia una realtà diversa dalla Chiesa cattolica.[8]
Papa Francesco ha affermato il 19 maggio 2022 che «Il restaurazionismo è arrivato a imbavagliare il Concilio. Il numero di gruppi di «restauratori» [...] è impressionante. [...] Non hanno mai accettato il concilio Vaticano II. Il problema è proprio questo: che in molti contesti questo concilio non è stato accettato. È anche vero che talvolta ci vuole un secolo prima che un Concilio si radichi. Avremmo dunque ancora quarant'anni per farlo attecchire». Ha aggiunto alla fine dell'incontro che «il problema di molta Chiesa contemporanea è proprio la non accettazione del Concilio».[9]
Il movimento tradizionalista è variegato e comprende diverse correnti e posizioni. La maggior parte dei tradizionalisti mantiene la comunione con la Chiesa cattolica, anche se in modo molto spesso critico, mentre altri se ne sono distaccati e non riconoscono i papi dopo Pio XII. Pur essendo attualmente parte minoritaria all'interno della compagine cattolica, il mondo tradizionalista (e conservatore in generale) è numericamente e percentualmente in notevole aumento, particolarmente nei paesi anglosassoni (Stati Uniti e Regno Unito) e in Francia, dove l'uso del messale del 1962 si è ampiamente diffuso anche nelle diocesi e nelle parrocchie, soprattutto a partire dalla sua liberalizzazione avvenuta nel 2007 per volontà di Benedetto XVI (motu proprio Summorum Pontificum).
Tradizionalisti in comunione con la Chiesa cattolica
Gran parte dei gruppi cattolici tradizionalisti è pienamente integrata nella Chiesa cattolica e riconosciuti dalla Santa Sede. In passato questi gruppi sono stati indicati come "indultisti", in riferimento agli indulti di Giovanni Paolo II Quattuor abhinc annos del 1984 ed Ecclesia Dei del 1988, a partire dalla pubblicazione del motu proprioSummorum Pontificum di Benedetto XVI del 2007 sono detti anche "motu-propristi" o semplicemente cattolici Summorum Pontificum. Questi cattolici formalmente non rifiutano il Concilio Vaticano II, ma lo interpretano e applicano, teologicamente e pastoralmente, secondo una linea di continuità con la tradizione costante e ininterrotta della Chiesa e di tutti i precedenti concili ecumenici. Essi dunque accolgono sia il Codice di Diritto Canonico promulgato da Giovanni Paolo II nel 1983, sia il Catechismo della Chiesa Cattolica approvato dallo stesso Pontefice nel 1992.
Dopo il 2007, molti sacerdoti e religiosi legati alla tradizione sono diocesani o appartenenti alle normali congregazioni, che hanno adottato il rito romano antico in aggiunta alla messa Novus ordo: vengono chiamati impropriamente "biritualisti", o secondo la distinzione contenuta in Summorum Pontificum tra forma ordinaria e forma extraordinaria del rito romano, "biformalisti".
Tradizionalisti in dissenso con le autorità della Chiesa cattolica
Un'altra parte di cattolici disconosce totalmente le dottrine insegnate nel Concilio Vaticano II, ritenute in contrasto con la tradizione ecclesiastica, e i loro sacerdoti rifiutano l'incardinazione canonica.
Sono noti come sedevacantisti i cattolici tradizionalisti che sostengono che l'ultimo papa sia stato Pio XII, morto nel 1958 prima dell'evento del Concilio Vaticano II; i suoi successori, a partire da Giovanni XXIII e Paolo VI, avendo sostenuto pubblicamente dottrine eretiche, in passato condannate infallibilmente dalla Chiesa, in base al principio di non contraddizione non possono godere dell'infallibilità pontificia e quindi non possono essere veri papi. I sedevacantisti, dunque, non negano l'autorità pontificia come principio, ma negano che gli ultimi papi ne siano investiti.
All'interno dei sedevacantisti è possibile distinguere due posizioni. Da una parte, i cosiddetti sedevacantisti simpliciter affermano che attualmente non vi sia alcun papa[12][13].
Dall'altra i sedevacantisti tesisti sostengono la tesi di Cassiciacum, elaborata dal vescovo e teologo domenicanoMichel Guérard des Lauriers, secondo cui i papi dal Concilio Vaticano II in poi sono tali solo materialiter ma non anche formaliter. Tale posizione viene definita da alcuni sedeprivazionisti[14][15] in quanto considera i papi privi di autorità. La Tesi di Cassiciacum è condivisa dall'Istituto Mater Boni Consilii.
La pratica più conosciuta e caratterizzante dei tradizionalisti è la messa tridentina, in latino, detta anche "messa di San Pio V" (Benedetto XVI, nel Motu Proprio "Summorum Pontificum" del 2007, aveva coniato l'espressione "forma straordinaria" del rito romano). A partire dal 2021, per decisione di papa Francesco, la celebrazione di questa messa, secondo il testo contenuto nel Messale Romano pubblicato nel 1962 dal papa Giovanni XXIII (l'ultima edizione prima del Concilio Vaticano II), può essere autorizzata in una determinata diocesi unicamente dal vescovo diocesano. Francesco, infatti, ha abolito la liberalizzazione della messa tradizionale stabilita nel 2007 da Benedetto XVI, con il Motu Proprio "Traditionis Custodes".[16]
Tuttora, la maggior parte dei gruppi cattolici tradizionalisti, si rifà all'edizione del 1962 e osserva il calendario liturgico in essa indicato. Altri, minoritariamente, usano le rubriche anteriori e/o le edizioni precedenti del messale romano (ad esempio l'Editio Typica del 1920, decretata da Benedetto XV).
Soprattutto i sedeprivazionisti e sedevacantisti, che disconoscono il papato di Giovanni XXIII, non accettano l'edizione del Messale Romano del 1962 ma quella precedente del 1920[17], né menzionano il nome del papa nel canone (non una cum)[18].
I tradizionalisti più zelanti seguono pratiche di pietà tradizionale, quali l'astinenza dalle carni tutti i venerdì dell'anno, anche dove la conferenza episcopale locale (in conformità con il Codice di Diritto Canonico del 1983), come in Italia[19], ha stabilito tale obbligo per i fedeli nei soli giorni del mercoledì delle Ceneri e del venerdì santo[20].
Un'altra pratica diffusa tra i cattolici tradizionalisti più scrupolosi è il digiuno eucaristico dalla mezzanotte precedente prima di ricevere la Comunione, come era la norma prima del 1953, o almeno il digiuno di tre ore permesso in quell'anno dal papa Pio XII[21]; meno diffuso è invece il digiuno di almeno un'ora in vigore dal 1964[22].
Per i tradizionalisti è obbligatorio ricevere la Comunione da inginocchiati[23]; l'osservanza della norma dettata da san Paolo circa l'obbligo per le donne di indossare un copricapo cristiano (preferibilmente, un velo) durante la Messa o, quanto meno, al momento di ricevere la comunione, è invece facoltativa.
C'è il trimestrale in italiano della Fraternità sacerdotale San Pio X, La Tradizione Cattolica. Negli Stati Uniti appare in lingua inglese il quindicinale indipendente The Remnant. Presso i sedeprivazionisti è presente la rivista Sodalitium nelle principali lingue[25][26]. Una delle riviste conservatrici è Chiesa viva, disponibile nelle principali lingue del mondo, fondata da don Luigi Villa[27][28].
La Santa Sede considera scismatici i sedevacantisti, cioè coloro che non riconoscono l'autorità del papa (o, meglio, di tutti i pontefici successivi a Pio XII), e considerano in una situazione canonica irregolare i lefebvriani, che si trovano de facto in una situazione di comunione non piena con la Santa Sede, a causa dell'ostinato rifiuto di incardinazione dei sacerdoti nelle diocesi[29].
La Fraternità, infatti, benché a parole riconosca l'autorità del papa (citando ad esempio il suo nome nelle messe celebrate dai suoi sacerdoti) non aderisce alle normali vie canoniche comandate dalla Santa Sede, che non riconosce la legittimità della fraternità di San Pio X, ma anzi vorrebbe che i sacerdoti aderissero al normale cursus canonico di incardinazione nelle diocesi.[30]Camille Perl afferma dal canto suo che coloro che partecipano alla Messa tridentina nelle chiese o cappelle della Fraternità sacerdotale San Pio X non solo non cadono in stato di scomunica (peraltro revocata anche ai suoi vescovi nel 2009), ma assolvono il precetto domenicale se l'intenzione dei fedeli è solo quella di assistere a una messa tridentina e non quella di manifestare il desiderio di separarsi dalla comunione con il Romano Pontefice[31][32]. Tuttavia, in genere, ai fedeli è vivamente raccomandato di prendere parte soltanto a celebrazioni regolarmente in Comunione e approvate dal Vescovo ordinario della Diocesi.[33]
Nel 2009 papa Benedetto XVI, dopo aver revocato la scomunica inflitta da Giovanni Paolo II nel 1988 a causa della consacrazione episcopale illegittima di 4 vescovi, ha avviato colloqui dottrinali con la stessa, che nell'intenzione del Pontefice avrebbero dovuto portare nel lungo periodo a una normalizzazione giuridica e canonica della situazione.
Il 16 maggio 2007, quando ancora non era stata revocata la scomunica ai lefebvriani, parlando alla Quinta Conferenza Generale dei Vescovi d'America Latina e dei Caraibi, il cardinale Darío Castrillón Hoyos presentò la Commissione Ecclesia Dei, allora da lui presieduta, per la cura di quei tradizionalisti, i quali, pur scontenti delle riforme del Concilio Vaticano II, si vogliono separare dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X «perché essi non accettano la sua azione scismatica, in quanto ordina vescovi senza l'autorizzazione papale»[34]. Aggiunse anche che al momento l'attività della Commissione non è limitata al servizio e nemmeno agli "sforzi intrapresi per porre fine alla situazione spiacevole di scisma e assicurare il ritorno dei fratelli appartenenti alla Società San Pio X alla piena comunione. Si estende anche al soddisfacimento delle aspirazioni delle persone non legate ai suddetti gruppi che, data la loro specifica sensibilità, vogliono tenere vivo il rito romano antico per la celebrazione dell'eucaristia e degli altri sacramenti. Disse inoltre che papa Benedetto XVI, che fu per anni membro della Commissione, voleva che questa diventasse un organo della Santa Sede per la specifica proposta di mantenere e preservare il valore della tradizione del rito romano antico. Aggiunse il commento: «Ma deve essere chiaro che non si ritorna indietro rispetto alle riforme del 1970. La questione è piuttosto una generosa offerta del Vicario di Cristo, come una sua espressione del suo volere pastorale, di mantenere in vita il rito romano antico che per secoli nutrì la vita spirituale di molte generazioni di fedeli. Il Santo Padre vuole preservare l'immenso tesoro spirituale, culturale ed estetico legato all'antica liturgia. Il recupero di queste ricchezze va insieme alle altre preziose ricchezze della liturgia attuale»[34].
Non appena entrò in vigore la riforma liturgica, in Gran Bretagna cinquantasette intellettuali, non solo cattolici ma anche protestanti (tra questi spiccava il nome di Agatha Christie), ebrei e atei, sottoscrissero un petizione volta a mantenere l'uso della liturgia tridentina, dato il grande valore lirico e culturale della stessa, quanto meno per i funerali. Il papa Paolo VI concesse ai vescovi inglesi e gallesi l'autorizzazione di permettere a favore di determinati gruppi e in occasioni speciali l'uso del Messale Romano nella forma del 1962, permesso esteso anche alla celebrazione dei funerali; il provvedimento che lo concesse era popolarmente conosciuto come l'indulto di Agatha Christie ed è stato superato, dal 7 luglio 2007 al 16 luglio 2021, dal motu proprioSummorum Pontificum del papa Benedetto XVI, che permetteva l'uso del Messale Romano del 1962 senza dovere ricorrere all'Ordinario locale. Simili iniziative in altri paesi, tra i quali l'Italia (tra coloro che firmarono la relativa petizione, si ricordano il latinistaEttore Paratore, il filosofoAugusto Del Noce, la poetessa e scrittrice Cristina Campo e il filosofo e teologoRomano Amerio) ebbero minor fortuna[36][37][38].
Principalmente e fondamentalmente si muovono critiche alla dottrina pastorale promossa dal Concilio Vaticano II, ma gli effetti più evidenti riguardano la riforma liturgica[39] che seguì, in particolare la sostituzione della Messa (Messa tridentina in lingua latina, detta anche Messa di San Pio V) con la cosiddetta Novus Ordo Missae in lingua vernacolare, diversamente strutturata, anche nelle formule, con molte aggiunte, omissioni e sostituzioni rispetto all'anteriore liturgia (per esempio, l'"Offertorio" sostituito con la "Presentazione dei doni", tre nuove preghiere eucaristiche in aggiunta al Canone romano recitato a voce alta, con il celebrante rivolto verso il popolo a un altare da loro chiamato "tavolo",[40] celebrando – essi dicono – un memoriale o ricordo in modo da diminuire la presenza reale dell'eucaristia e dandone l'aspetto di una cena fraterna[41]; alla commissione Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia era segretario Annibale Bugnini;[42] come osservatori alla redazione della nuova messa erano presenti dei pastoriprotestanti su invito di Paolo VI, la cui intenzione sarebbe di realizzarla in chiave ecumenica[43][44][45][46]. Max Thurian, della Comunità di Taizé, affermò: «Uno dei frutti del nuovo Ordo sarà forse che le comunità non cattoliche potranno celebrare la santa cena con le stesse preghiere della Chiesa cattolica. Teologicamente è possibile»[47]. Tale realizzazione del Novus Ordo Missae sarebbe contrario alle direttive del Concilio di Trento e alla bolla pontificiaQuo primum tempore di papa San Pio V, la quale vieta in perpetuo di apportare modifiche al messale romano[48].
Valutazione della validità della nuova messa delle correnti tradizionaliste:
Si critica la libertà religiosa com'è definita nella dichiarazione Dignitatis Humanae del 7 dicembre 1965, in cui appare come diritto (e non come, al massimo, concessione) la libertà religiosa in foro esterno[56]: concetto che il magistero precedente, aveva sempre unanimemente condannato.
Il contenuto dei nuovi catechismi viene giudicato in ambito tradizionalista in contraddizione con l'insegnamento precedente[57][58].
Vengono criticate le visite all'ONU, considerata un'organizzazione di matrice massonica, con la visita al salone delle religioni considerato «vero tempio massonico»[68].
Viene criticato l'abbandono della tiara che simboleggia il potere temporale papale[68].
Presso i sedevacantisti e sedeprivazionisti viene considerato quanto meno di efficacia dubbia, se non proprio invalido, il nuovo rito della consacrazioneepiscopale decretato da Paolo VI con la costituzione apostolica (Pontificalis Romani) del 18 giugno 1968 e di conseguenza anche l'ordine sacerdotale[89][90][91][92][93]; inoltre considerano «invalidi e nulli la maggior parte dei sacramenti amministrati con il rito di Paolo VI (si salvano, se correttamente amministrati, il battesimo e il matrimonio)»[94].
Viene criticato il non aver condannato il comunismo al Concilio[67].
Radicali nella Fede, ottobre 2014, editoriale: «"I veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma tradizionalisti". Chi oserebbe oggi parlare così nella Chiesa? Chi avrebbe il coraggio di ripetere queste parole di Papa San Pio X, di cui cade quest'anno il centenario della morte? Le scrisse nella lettera “Notre charge apostolique”, del 1910, indirizzata ai vescovi e arcivescovi di Francia. Certo, S. Pio X lì tratta della concezione secolarizzata della democrazia, ma queste parole possono benissimo riferirsi anche alla situazione della Chiesa, avvelenata oggi al suo interno da una medesima secolarizzazione» (Radicati nella fede di don Alberto Secci]).
Sodalitium N. 60 anno 2007 Editoriale, p. 2: «Nel 1907 non finiva, ma iniziava la guerra contro il modernismo, guerra per fede e contro l'errore. Le istanze dei modernisti non state accolte dalla Chiesa. Esse, tuttavia, sono state in buona parte accolte nella Chiesa del Vaticano II e da coloro che ne custodiscono gelosamente l'eredità».
Luigi Villa, - Capitolo III La sua "apertura al modernismo", in Paolo VI beato?, Editrice Civiltà - Brescia, 2001, p.95.: «S. Pio X, nella sua enciclica "Pascendi" contro il "Modernismo", aveva scritto che i fautori dell'errore s'erano cacciati, ormai anche nell'interno della Chiesa, "nel seno stesso della Chiesa", e che i loro "consigli di distruzione" li agitavano "non al fuori della Chiesa, ma dentro di essa; ond'è che il pericolo si nasconde quasi nelle vene stesse e nelle viscere di Lei"!»
Luigi Villa, - Capitolo III La sua "apertura al modernismo", in Paolo VI beato?, Editrice Civiltà - Brescia, 2001, p.110.: «Contro il modernismo [...] Essi hanno l'odio verso tutto quello ciò che è tradizionale e sacro». (S. Pio X).»
Elena Percivaldi, Gli antipapi. Storie e segreti, 2014, Newton Compton Editori, Parte sesta - Uno sguardo sull'età contemporanea - Le critiche al Concilio Vaticano II: tradizionalisti, sedevacantisti, sedeprivazionisti, pp. 348, 352.
Con testi di Mons Guèrard des Lauries, Primo articolo (Sodalitim N° 13) Introduzione al problema dell'autorità, in Il problema dell'autorità e dell'episcopato nella Chiesa, Centro Librario Sodalitium, 2005, p.24.: «Gli attuali occupanti non sono papi formalmente (non hanno l'autorità, non hanno la divina assistenza) ma possono essere ancora "papi" materialmente (canonicamente eletti, fino a prova del contrario, occupano la Sede Apostolica e potrebbero divenire formalmente papi condannando gli errori). Quanto alla Fraternità San Pio X, la storia del suo atteggiamento nei confronti del problema dell'autorità è sconcertante.»
Sodalitium, giugno 2008, p. 62 Benedetto XVI sostituisce la preghiera del Venerdì Santo per i Giudei nel messale del 1962 Mons. Donald J. Sanborn «[...] Si deve ricordare che ciò che ha causato il nostro allontanamento dalla FSSPX nel 1983, è stata la messa di Giovanni XXIII, cioè il messale del 1962. La ragione per cui l'arcivescovo Lefebvre voleva che tutti adottassero questo messale, rimangiandosi la sua precedente scelta di permettere le rubriche precedenti il 1955, era che in quel momento egli stava trattando molto seriamente con Ratzinger, per far sì che la FSSPX venisse riassorbita nella religione modernista. Egli mi disse personalmente che il Vaticano non avrebbe mai accettato che noi usassimo le rubriche precedenti il 1955, ed io vidi con i miei occhi i documenti riguardanti le trattative tra lui e Ratzinger, al cui centro c'era il messale del 1962, il cui uso sarebbe stato consentito alla FSSPX. [...] Nel 1983, quando i nove sacerdoti si opposero all'abbandono delle rubriche del Messale di san Pio X, del calendario e del breviario, pochi laici capirono l'importanza di questo gesto. La media dei laici non riesce a distinguere la messa tradizionale del 1962 da quella del messale precedente il 1955, cioè quello che noi usiamo. Ma, in realtà, le differenze sono importanti. Nei gesti e nei simboli della liturgia ci sono interi volumi di insegnamento.»
Opportune importune, maggio 2005 «Dal punto di vista della Fede, non cambia nulla. B.XVI, come Paolo VI, G.P.I. e G.P.II, aderisce al Vaticano II (che contraddice il Deposito della Fede) e accetta la riforma liturgica (che ha introdotto un rito di natura protestante). Questi errori rappresentano un ostacolo per ricevere dalla SS. Trinità l'autorità suprema. B.XVI potrebbe in qualsiasi momento rimuovere l'ostacolo con un atto pubblico di condanna del Concilio e del Novus Ordo Missae: in quel caso diventerebbe Papa formalmente, e non solo materialmente. Senza questo atto non può essere considerato formalmente legittimo Vicario di Cristo e il suo nome non può essere citato al Canone della Messa».
La Chiesa post-conciliare ammette tuttora questa pratica, sebbene abbia introdotto altre modalità per ricevere la Comunione. Si veda Istruzione Redemptionis sacramentum; paragrafi 90–91, dove si dice: "Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l'eucaristia in ginocchio oppure in piedi". Vedi anche voce Redemptionis Sacramentum (paragrafo 91). Papa Benedetto XVI distribuiva l'eucaristia nelle celebrazioni da lui presiedute esclusivamente a delle persone inginocchiate.
Parte VI. Esercizi spirituali di S. Ignazio, in Il mio libro di preghiere, Centro Librario Sodalitium, 2010, p.595.:«Padre Francesco da Paola Vallet (1883-1947), ideatore del metodo dei cinque giorni, che riassume il mese di sant'Ignazio lasciando integri i "pezzi" fondamentali e mantenendolo alla portata di tutti.»
Veronica Roldán, 2. Le voci critiche verso il Papa, in nome della tradizione, in Papa Francesco e il cattolicesimo sud globale: L'impatto del suo pontificato in Italia, Milano, FrancoAngel srl, 2018, p.145, ISBN88-917-7349-2. dell'Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia che pubblica la rivista Sodalitium.
Opportune importune anno 2005 maggio p. 2 «Dal punto di vista della Fede, non cambia nulla. B. XVI, come Paolo VI, G. P. I e G. P. II, aderisce al Vaticano II (che contraddice il Deposito della Fede) e accetta la riforma liturgica (che ha introdotto un rito di natura protestante). Questi errori rappresentano un ostacolo per ricevere dalla SS. Trinità l'autorità suprema. B. XVI potrebbe in qualsiasi momento rimuovere l'ostacolo con un atto pubblico di condanna del Concilio e del Novus Ordo Missae: in quel caso diventerebbe Papa formalmente, e non solo materialmente. Senza questo atto non può essere considerato formalmente legittimo Vicario di Cristo e il suo nome non può essere citato al Canone della Messa».
Con testi di Mons Guèrard des Lauriers, Primo articolo (Sodalitium N°13) Introduzione al problema dell'autorità don Francesco Ricossa II. Sviluppo o contraddizione? Il Novus Ordo Missae e la Dottrina Cattolica, in Il problema dell'autorità e dell'episcopato nella Chiesa, Centro Librario Sodalitium, 2005, p.15.: «Affermano che l'opposizione tra l'insegnamento tradizionale della Chiesa ed il Novus Ordo risulta sia dall'Institutio, che ne dà i principi teorici, che dall'Ordo con la sua applicazione pratica: in entrambi i documenti si diminuisce o si nega la fede cattolica nei tre punti essenziali della dottrina eucaristica: 1) la Messa è un Sacrificio propiziatorio; 2) il Sacerdote non è un semplice presidente dell'assemblea, ma un vero altro Cristo che agisce in sua persona; 3) Nostro Signore è presente sostanzialmente nel SS..mo Sacramento e tale presenza non è in nessun modo paragonabile o assimilabile a quella puramente spirituale esistente nella lettura della S.Scrittura o nelle riunioni in nome di Gesù. Direttamente poi il N.O.M. si oppone al Canone 9 sulla Messa del Concilio di Trento (Dz.. 956 che afferma: "Se qualcuno dice che il rito della Chiesa Romana nel quale la parte del Canone e le parole della consacrazione sono pronunciate a voce bassa sia da condannare; o che la Messa debba essere celebrata solo in lingua volgare... sia anatema (scomunica solenne)". Ora l'Institutio afferma che per sua natura, e quindi sempre, il canone della Messa deve essere recitato ad alta voce, condannando così implicitamente ma chiaramente la pratica tradizionale opposta, "per insinuare che il sacerdote agisce semplicemente come delegato del popolo" (Institutio generalis, n. 12; da Silveira, op. cit. Pag. 32).
Con testi di Mons Guèrard des Lauriers, Primo articolo (Sodaltium N°13) Introduzione al problema dell'autorità don Francesco Ricossa II. Sviluppo o contraddizione? Il Novus Ordo Missae e la Dottrina Cattolica, in Il problema dell'autorità e dell'episcopato nella Chiesa, Centro Librario Sodalitium, 2005, pp.15,16.:«La nocività della riforma liturgica è sotto gli occhi di tutti i suoi effetti, ed è ancor una messa ancor della causa finale, vale a dire lo scopo "ecumenico". È cosa risaputa che accanto alla commissione che elaborò il nuovo messale collaborò attivamente un gruppo di sei membri, definiti "osservatori delle comunità ecclesiali non cattoliche". Paolo VI volle riceverli in udienza il 10 aprile 1970 e una celebre fotografia immortala i 6 pastori protestanti, collaboratori nella Riforma liturgica, al fianco di Paolo VI.»
«XII - Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo. Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno diciannove di luglio dell'anno millecinquecentosettanta, quinto del nostro pontificato.»
(Traduzione in italiano della parte finale della bolla pontificia Quo primum tempore)
Bernard Tissier de Mallerais, Capitolo diciassettesimo «Io aderisco alla Roma eterna» Ortodossia e validità della nuova messa, in Mons. Marcel Lefebvre una vita, Tabula Fati, 2005, p.527.
Francesco Saverio Venuto, Introduzione al dibattito. Il Sinodo Straordinario dei Vescovi del 1985. 2.3 La posizione "tradizionalista", in La recezione del Concilio Vaticano II nel dibattito storiografico dal 1965 al 1985. Riforma o discontinuità?, Effatà Editrice, 2011, p.105.: «Presso i movimenti tradizionalisti era molto diffuso paragonare il Concilio Vaticano II alla Rivoluzione francese ed alle sue fasi successive. Come nel 1789, attraverso la Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo, nella storia furono introdotti principi di Libertà, di Fraternità, di Uguaglianza, allo stesso modo dal 1962 al 1965, con il principio della Libertà religiosa, con l'Ecumenismo e con il concetto di Popolo di Dio, fecero ingresso nella Chiesa gli stessi principi rivoluzionari. Come in seguito Napoleone istituzionalizzò la Rivoluzione e la fondazione dell'Impero Francese, allo stesso modo Giovanni Paolo II fece con il Vaticano II pubblicando il nuovo Codice di diritto canonico.»
Con testi di Mons.Guérard des Lauriers, Intervista a Mons.Guérard des Lauriers, in Il problema dell'autorità e dell'episcopato nella Chiesa, Centro Librario Sodalitium, 2005, pp.35,36.: «Ora, il 7 dicembre 1965, il Cardinal Montini ha prolungato, impegnando almeno [cf.(3)] il Magistero ordinario universale, una proposizione concernente la "libertà religiosa" che sostiene l'opposizione di contraddizione con la dottrina infallibilmente definita da Pio IX nell'enciclica "Quanta cura" legata al "Syllabus" [08 XII 1864]»
Sodalitium N.56 Numero Speciale: risposta al Dossier sul Sedevacantismo anno 2003 pag.16 «La rivista Itinèraires (diretta da Jeam Madiran) era la più prestigiosa rivista francese che avesse preso posizione contro i nuovi catechismi e contro la nuova messa».
Sodalitium N.56 Numero Speciale: risposta al Dossier sul Sedevacantismo anno 2003 p. 27 «L'abbè de Nantes e P. Barbara nel 1968 a Parigi ad una conferenza sul nuovo catechismo».
Sodalitium N.60 anno 2007 p. 53 (Nota)«Naturalmente, i cremazionisti citano (per convincere i cattolici) le parole con le quali vien detto che la cremazione non è cattiva in sé, e non è più proibita in ogni caso. Omettendo invece le altre parole del testo dove viene ancora ricordato che la Chiesa si è sempre studiata di inculcare la inumazione dei cadaveri, sia circondando tale atto con riti destinati a mettere in risalto il significato simbolico e religioso, sia comminando pene canoniche contro coloro che agissero contro una sì salutare prassi (...). Deve essere usata ogni cura perché sia fedelmente mantenuta la consuetudine di seppellire i cadaveri dei fedeli; perciò gli ordinari con opportune istruzioni ed ammonimenti cureranno che il popolo cristiano rifugga dalla cremazione dei cadaveri (...)". Parole al vento, e lo si poteva e doveva prevedere! Tutto quello che è rimasto del decreto del 1963, è, come si dice, che 'la Chiesa non proibisce più la cremazione'! Il colpo era preparato da tempo: ne dà testimonianza una lettera del vescovo Bruno B. Heim, collaboratore a suo tempo del nunzio Angelo Giuseppe Roncalli (futuro Giovanni XXIII) alla nunziatura di Parigi, il quale scrive che il barone Marsaudon, amico di Mons. Roncalli, "venne (a trovarlo) per proporre la soppressione del divieto della cremazione; a suo dire ciò non aveva più nulla a che vedere con l'ideologia massonica (in Controrivoluzione, n°67-68/2000, p. 28). Ah, peccato che Marsaudon fosse Ministro di Stato del Supremo Consiglio di Francia del Rito Scozzese Antico e Accettato...».
Luigi Villa, Capitolo VI La nuova liturgia, in La "Nuova Chiesa" di Paolo VI, Editrice Civiltà - Brescia, 2003, p.268.: «Esempi di scandalose chiese post-conciliari.A fianco: La chiesa di Emmaus di Wöls, in Tirolo. La nuova chiesa, che è vicina a quella vecchia, manca di un qualsiasi segno di riconoscimento del sacro. In basso: Interno della chiesa di Wöls, in Tirolo. In basso a destra, si vede l'arcobaleno, simbolo dell'unità di tutte le religioni come necessità di raggiungere la verità (come la luce bianca si forma con l'insieme dei colori dell'arcobaleno).»
Luigi Villa, - Capitolo VI La nuova liturgia, in La "Nuova Chiesa" di Paolo VI, Editrice Civiltà - Brescia, 2003, p.275.: «Tutti i bresciani, partecipanti alla funzione di Giovanni Paolo II allo stadio "Rigamonti" di Brescia, la Domenica 20 settembre 1998, si sono trovati di fronte ad un enorme Crocifisso, a testa in giù, che nelle parole di Alberto Bobbio su "Famiglia Cristiana" del 27 settembre 1998, descriveva come «un Cristo a strapiombo. Sorge un fuoco, s'inarca verso il cielo. Non sta ritto. E ripiomba di sotto». Proprio l'opposto di quello che aveva detto Gesù: «...ed Io quando sarò innalzato, attirerò tutto a Me»! (Gv 12, 32).
La Tradizione Cattolica - anno XIII - n 1 (49) 2002 retro copertina «Il Duomo di Trento (sopra) e quello di La Spezia (sotto) visti dall'esterno; il secondo è chiamato dagli Spezzini, con un pizzico di ironia, «Il Gasometro». Notiamo come il diaframma tra sacro e profano, dopo essere caduto all'interno delle chiese, è caduto pure nel contesto urbanistico.»
Guèrard des Lauries, Introduzione al problema dell'autorità don Francesco Ricossa - Il nuovo Codice di Diritto Canonico, in Il problema dell'Autorità e dell'episcopato, Centro Librario Sodalitium, 2005, p.17.:«La Riforma del codice di diritto canonico, preparato sotto Pio X e prolungato nel 1917 da Benedetto XV, fu annunciata da Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 assieme alla convocazione di un sinodo romano e del futuro Concilio Ecumenico. Dopo il Vaticano II si applicano alle leggi le decisioni prese fintantoché, con la Costituzione Apostolica "Sacrae disciplinae leges" del 25 gennaio 1983, Giovanni Paolo II non "prolungò" il nuovo codice di diritto canonico che, secondo una sua stessa espressione nella Costituzione appena citata, doveva tradurre in linguaggio canonistico l'ecclesiologia conciliare. Si possono fare pertanto sul nuovo codice le stesse osservazioni rivolte al Vaticano II e tirare le stesse conclusioni. Mi basti attirare l'attenzione del lettore su alcuni punti in contrasto con l'insegnamento tradizionale:
- l'attribuzione della suprema e piena potestà sulla Chiesa universale, anche al di fuori del Concilio Ecumenico, non solo al Papa, ma anche al collegio episcopale (collegialità): can.336.- L'attribuzione a tutto il "popolo di Dio" (cioè a tutti i fedeli) della missione data da Dio ai suoi Apostoli ed ai loro successori (cioè la Gerarchia) di santificare, insegnare e governare: can. 204.- La soppressione della distinzione (se non l'inversione) tra fine primario e fini secondari del Matrimonio: can. 1055 da confrontare col Can. 1013 del Codice del 1917.- L'autorizzazione, in certi casi, a dare i sacramenti di penitenza, eucaristia ed estrema unzione ai non-cattolici ed a riceverli da essi: can. 844 par. 2,3,4; il che è oggettivamente un orribile sacrilegio (conforme col can. 731 del codice del 1917). Non oltrepassiamo i limiti del nostro studio!».
Sodalitium N.64 Il puzzle ecumenico anno 2010 pag.2-3 «Innanzitutto, Ratzinger non ha corretto ma ha anzi portato avanti - fedele a questa nuova ortodossia e nuova tradizione conciliare - il dialogo interreligioso approvato dal concilio nella dichiarazione Nostra aetate. Non è stato sconfessato "lo spirito di Assisi", come lo dimostrano tra l'altro le visite compiute da Ratzinger alle moschee maomettane come alle sinagoghe israelite. [...] In secondo luogo, Ratzinger ha confermato e persino accelerato il movimento ecumenico nato nel protestantesimo, condannato dall'enciclica Mortalium animos di Papa Pio XI, e fatto proprio dal Vaticano II».
(Introdotta e annotata da Giuseppe Ricciotti), retrocopertina, in La Sacra Bibbia, Edizioni Effedieffe, 2015, ISBN978-88-85223-77-6.: «Questa edizione del Sacro Libro — ante Concilio Vaticano II ed ante traduzione CEI degli anni ’70 — è la più adatta per chi desidera possedere una Bibbia completa, sicura e fedelmente tradotta (ovvero senza interpolazioni o manipolazioni “moderne” del testo) che possa servire sia come lettura spirituale che come opera di consultazione.»
Padre Gabriele Maria Roschini, Le principali preghiere a Maria Santissima, in Chi è Matia? Catechismo Mariano (a cura di Carlo Di Pietro), Sursum Corda, 2017, p.123, ISBN978-88-900747-6-9.: «(Nota) Per una corposa raccolta di preghiere, devozioni e suppliche alla Vergine Maria - non manomesse dai modernisti - consiglio: Il mio libro di preghiere, Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia, 2010, pagine 768 (da 337 a 413), a cura dell'Istituto Mater Boni Consilii, ndR»
Con testi di Mons Guérard des Lauries, Secondo articolo (Sodalitium N° 13) Intervista a Mons. Guérard des Lauriers o.p Intervista, in Il problema dell'autorità e dell'episcopato nella Chiesa, Centro Librario Sodalitium, 2005, p.45. «Ora, sotto Karol Wojtyla, una "consacrazione" fatta con il "mandato romano" comporta: che, in primo luogo, la persona "consacrata" [supposto che lo sia!] è ipso facto in stato di Scisma capitale, come lo è W. stesso: in secondo luogo, la "consacrazione" fatta secondo il nuovo rito che è dubbio, è essa stessa dubbia, e deve dunque essere considerata praticamente come non valida.»
Anthony Cekada, Del tutto invalido e assolutamente nullo - Il rito di consacrazione episcopale del 1968 - -Gli ordini sacri secondo il nuovo rito di Paolo VI sono validi?, Centro Librario Sodalitium, 2021
Antony Cekada, retrocopertina, in Del tutto invalido e assolutamente nullo - Il rito di consacrazioni episcopali del 1968, Centro Librario Sodalitium, 2021..»
Sodalitium N.54 anno 2002 p. 5 «La Chiesa degli Stati Uniti: il defunto card. O'Connor tra due "fratelli massoni" con tanto di grembiulino massonico.».
Luigi Villa, 2ª Parte: Chiesa cattolica e Massoneria, in La Massoneria e la Chiesa Cattolica, Brescia, Editrice Civiltà, 2008, pp.88-89.: «Dunque, il "nuovo" atteggiamento della Chiesa fu la virata del Vaticano II, guidato da Giovanni XXIII, prima, e da Paolo VI, dopo il quale adottò posizioni ecumeniche e liberali verso la Massoneria, benchè da 250 anni fossero state del tutto differenti. Adesso, qualcuno si domanderà: come mai col Vaticano II ci fu una simile "apertura" alla Massoneria, quando prima di esso, era sempre stata giudicata il "nemico N° uno" della Chiesa cattolica? Ma chi ha seguito l'iter del Vaticano II, dovrebbe sapere che esso era investito da Vescovi "liberali" e "modernisti", non pochi dei quali appartenevano, se non "de facto", ideologicamente, però alla Frammassoneria! Il fatto era patente, per esempio, nel cardinale Achille Liénart, Vescovo di Lille, che rovinò il Vaticano II fin dalla sua prima seduta, facendo rigettare tutte le Commissioni Pontefice che avevano già preparato tutti gli schemi di studio e di lavoro. Egli agiva sotto il commando del "Potere occulto massonico".»
Brunero Gherardini, Quod et tradidi vobis. La tradizione, vita e giovinezza della Chiesa, Frigento, Casa Mariana, 2010 ISBN 978-88-901770-7-1.
Brunero Gherardini, Quaecumque dixero vobis. Parola di Dio e Tradizione a confronto con la storia e la teologia, Torino, Lindau, 2011 ISBN 978-88-7180-897-0.
Giovanni Miccoli, La Chiesa dell'anticoncilio. I tradizionalisti alla riconquista di Roma, Bari, Laterza, 2011.
Francesco Saverio Venuto, La recezione del Concilio Vaticano II nel dibattito storiografico dal 1965 al 1985. Riforma o discontinuità?, Effatà Editrice, 2011.
Con testi di Mons Guérard des Lauries, Il problema dell'Autorità e dell'episcopato, Centro Librario Sodalitium, 2005, ISBN88-89596-11-2.