Bosco Verticale
edificio di Milano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il Bosco Verticale è un complesso di due palazzi residenziali a torre progettato da Boeri Studio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra) e situato nel Centro direzionale di Milano, ai margini del quartiere Isola.
Bosco Verticale | |
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Prospetto del Bosco Verticale | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Milano |
Indirizzo | Torre De Castillia: via De Castillia Torre Confalonieri: via Confalonieri |
Coordinate | 45°29′08.84″N 9°11′24.99″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | Italia |
Costruzione | 2009-2014 |
Inaugurazione | 10 ottobre 2014 |
Uso | residenziale[N 1] |
Altezza |
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Piani | Torre De Castillia: 26 Torre Confalonieri: 18 |
Area calpestabile | Totale: 51.500 m² Torre De Castillia: 32.000 m² Torre Confalonieri: 19.500 m²[1] |
Realizzazione | |
Costo | 40 milioni di euro[1] |
Architetto | Boeri Studio: Stefano Boeri Gianandrea Barreca Giovanni La Varra Tekne Spa (Esecutivo) |
Ingegnere | Arup |
Appaltatore | Developer Hines Italia & COIMA Asset Manager COIMA SGR Property Manager COIMA |
Costruttore | ZH Construction Company (fase 1) Colombo Costruzioni (fase 2) |
Peculiarità di queste costruzioni, tutte e due inaugurate nel 2014, è la presenza di più di duemila specie arboree, tra arbusti e alberi ad alto fusto, distribuite sui prospetti. Si tratta di un ambizioso progetto di riforestazione metropolitana che, attraverso la densificazione verticale del verde, si propone di incrementare la biodiversità vegetale e animale del capoluogo lombardo, riducendone l'espansione urbana e contribuendo anche alla mitigazione del microclima.[2]
A testimonianza del suo riconoscimento architettonico, il Bosco Verticale è risultato vincitore di numerose competizioni: oltre all'International Highrise Award, di cui è stato insignito nel 2014, il Bosco Verticale è stato riconosciuto dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat come «grattacielo più bello e innovativo del mondo» nel 2015 e come parte dei «cinquanta grattacieli più iconici del mondo» nel 2019.[3] Il prototipo del progetto milanese verrà riproposto in altre città.[4]
Il complesso è affacciato su via Federico Confalonieri e via Gaetano de Castillia, ai margini del quartiere Isola, interessato sin dal 2005 da una serie di interventi di rigenerazione urbana e architettonica, nell'ambito del Progetto Porta Nuova.[5] Il Bosco Verticale, infatti, è ubicato all'interno del Centro Direzionale di Milano, densissimo cluster di grattacieli che comprende alcuni degli edifici più alti d'Italia: la Torre Unicredit, il Palazzo Lombardia, il Grattacielo Pirelli, la Torre Solaria e diverse altre costruzioni.
Distanti 2,5 km da piazza del Duomo,[6] le due torri sono collocate in uno dei punti nevralgici della viabilità meneghina, ubicandosi in un importantissimo nodo intermodale per il trasporto su rotaia e su gomma.[7] Oltre ai vari mezzi di superficie, infatti, il Bosco Verticale è servito dalle stazioni della metropolitana di Isola, Gioia, Zara, Centrale FS, Garibaldi FS e Repubblica, le ultime tre dotate di importanti interscambi con la rete ferroviaria regionale e nazionale presso le stazioni ferroviarie omonime.
«Una casa per gli alberi abitata dagli uomini»
Boeri ebbe l'idea di realizzare un grattacielo rivestito di alberi nell'aprile 2007 a Dubai, quando era direttore di Domus; visitando la metropoli degli Emirati Arabi, l'architetto ebbe infatti l'impressione di aggirarsi in una «città minerale, fatta di decine di nuove torri e grattacieli, tutti rivestiti di vetro o di ceramica o di metallo, tutti riflettenti la luce solare e dunque generatori di calore nell'aria e soprattutto sul suolo abitato dai pedoni». Quest'insofferenza verso le città minerali d'acciaio e di vetro crebbe quando l'architetto spagnolo Alejandro Zaera pubblicò una ricerca dove rilevò che il 94% degli edifici alti costruiti dopo il 2000 era rivestito in vetro.[9]
Furono questi i fattori che stimolarono Boeri a progettare «due torri rivestite non di vetro, ma di foglie [...] di piante, di arbusti, [...] di alberi, [...] di vita», promettendo al contempo una riduzione dei consumi energetici proprio grazie all'azione dello schermo vegetale.[N 2] Questa proposta venne formalizzata dapprima con la pubblicazione di un articolo su un quotidiano italiano, intitolato A Milano nascerà la prima torre biologica e sostenibile,[10] e poi con la stesura di un Manifesto del Bosco Verticale per dare impulso a un'architettura viva e sostenibile.[11] Queste premesse furono ritenute sufficienti dalla Hines, una multinazionale del settore immobiliare che proprio in quegli anni stava dirigendo un vasto intervento di riqualificazione urbana e architettonica all'interno del Centro Direzionale di Milano, nell'ambito del progetto Porta Nuova.[N 3]
La costruzione del Bosco Verticale cominciò nell'autunno 2009,[12] con l'impiego di circa seimila operai.[13] L'edificazione delle due torri, affidata alla società altoatesina ZH, procedette con grande lentezza, fino a quando - a causa dell'imperversante crisi economica - il 22 aprile 2013 detta impresa edile rinunciò all'incarico, presentando il concordato in bianco. Una volta verificato lo «stato delle opere, lo sviluppo dei progetti costruttivi, l'emissione ordini per la fornitura dei materiali e la sistemazione logistica»,[14] l'impresa venne prontamente sostituita dalla Colombo Costruzioni, che riavviò il cantiere il maggio dello stesso anno.[15]
Il Bosco Verticale, terminato nell'autunno 2014, venne infine inaugurato e presentato ai cittadini il 10 ottobre dello stesso anno.[12] Malgrado le sporadiche opinioni critiche, il Bosco ha avuto vastissima eco, come attestato dai vari riconoscimenti ottenuti e dalla cospicua mole di indagini scientifiche, azioni di studio e documentari che lo hanno interessato.[16]
Nel 2015 la proprietà è stata acquisita dal fondo sovrano del Qatar.[17][18]
Tre sono i riconoscimenti vinti dal Bosco Verticale. Il 19 novembre 2014 il Bosco Verticale è risultato vincitore dell'International Highrise Award, competizione internazionale a cadenza biennale per l'assegnazione del premio di grattacielo più bello del mondo: l'edificio, in quanto «esempio eccellente di rivitalizzazione di un centro urbano», è stato scelto tra ottocento grattacieli di tutti i continenti.
Nel suo discorso, Peter Cachola Schmal - direttore del Deutsch Architekturmuseum e membro della giuria - ha sottolineato:[19]
«Sono molto impressionato dallo stile di quest'opera, da ciò che rappresenta e dai risultati che può ottenere l'architettura. Bosco Verticale offre senza dubbio protezione e spazio unendo allo stesso tempo elementi quali la natura, la luce e l'aria tenendo conto dei bisogni umani in una relazione equilibrata tra elementi che non risulta mai più complessa del necessario. Un'idea coraggiosa e radicale per le città di domani»
«Sono molto felice per questo prestigioso premio [l'IHA, n.d.r.]. Si tratta di un riconoscimento all'innovazione nell'ambito dell'architettura. È un invito a pensare all'architettura come un'anticipazione del futuro per ognuno di noi, non solo come l'affermazione di uno stile o di un linguaggio» |
— Stefano Boeri[19] |
Il riconoscimento come «grattacielo più bello e innovativo del mondo» è del 13 novembre 2015, quando il Council on Tall Buildings and Urban Habitat, promosso dall'Illinois Institute of Technology di Chicago, ha eletto la struttura «Migliore Architettura del Mondo 2015». Il complesso è stato scelto come vincitore del concorso in virtù della sua unicità sperimentale:[20]
«Il Bosco Verticale è un esempio unico nell'utilizzo del verde in altezza e in proporzione. La “facciata vivente” dell'edificio, che incorpora numerosi alberi e oltre 90 specie di piante, svolge il ruolo di interfaccia attiva per l'ambiente circostante. Ciò che rende l'idea eccezionale è l'azione delle piante, che agiscono come estensione della copertura esterna dell'edificio. La giuria ha definito innovativa l'esplorazione della vitalità del verde su tali altezze»
Il medesimo ente, infine, nella pubblicazione della lista dei cinquanta grattacieli più iconici del mondo costruiti negli ultimi cinquant'anni, ha incluso nel 2019 anche l'opera di Boeri, ritenuta degna di valore in quanto cristallizzazione dell'«idea che la natura vivente possa diventare una componente essenziale della progettazione e le foreste un indispensabile principio della pianificazione urbana», per usare le parole del progettista.[3]
La vasta e favorevole ricezione che il Bosco Verticale ha avuto in Europa e nel mondo è testimoniata dalla scelta della XXI Conferenza delle Parti dell'UNFCCC di portarlo come esempio di «sviluppo urbano virtuoso ed esportabile», facendo sì che tale esperimento venisse replicato anche nella municipalità cinese di Shijiazhuang, nella provincia dell'Hebei, con la costruzione di una città verde e sostenibile in osmosi con l'ambiente.[21]
L'idea di valorizzare il verde nelle architetture non è stata affatto introdotta dal Bosco Verticale. Capostipiti di questo filone sono i giardini pensili di Babilonia, costruiti intorno al 590 a.C. dal re Nabucodonosor II,[22] ma vi sono stati anche i prati marcitoi, sviluppati nel XIII secolo dai monaci cistercensi,[23][N 4] e la torre Guinigi di Lucca, un vero e proprio Bosco Verticale ante litteram che presenta alla sommità un giardino pensile con sette lecci secolari.[24]
Molti dei progetti di riferimento del Bosco Verticale, tuttavia, sono ascrivibili al filone della cosiddetta green architecture, sviluppatasi nella seconda metà del XX secolo. Tra le fonti d'ispirazione più vive occorre citare la Casa nel Bosco di Cini Boeri, madre di Stefano, costruita in un bosco di betulle e articolata a zig-zag così da scongiurare l'abbattimento di alberi.[25] Tra i precursori del Bosco, in ogni caso, vi sono anche le utopiche dimore di Friedensreich Hundertwasser, con le facciate interamente coperte dalle fronde degli «alberi inquilini» (come ebbe modo di affermare lo stesso architetto),[26] e i giardini pensili, come ACROS Fukuoka di Emilio Ambasz, operante secondo un approccio di «verde su grigio».[27]
Dal punto di vista concettuale Boeri si mostrò assai sensibile anche all'influenza esercitata da quelle opere letterarie o musicali che esplorano l'interazione tra l'uomo e la natura: fra tutti, a esercitare un fascino maggiore sono stati Il barone rampante,[28] dove il protagonista (Cosimo Piovasco di Rondò) decide di costruire la propria dimensione quotidiana sugli alberi, e una canzone di Adriano Celentano, Un albero di trenta piani, che recita:[29]
«Ahia. non respiro più / mi sento / che soffoco un po' / sento il fiato, che va giù, / va giù e non viene su, / vedo solo che / qualcosa sta nascendo ... / forse è un albero / sì è un albero / di trenta piani»
Nel loro complesso, le facciate del Bosco Verticale ospitano 711 alberi, 5 000 arbusti di grandi dimensioni e 15 000 piante perenni e ricadenti, che si densificano in altezza sino a ricoprire un'area equivalente a due ettari (20 000 m²) di forestazione.[30]
In totale, vi sono 94 specie vegetali diverse; di queste, 59 sono utili per gli uccelli, 60 sono arboree e arbustive e 33 sono sempreverdi.[30]
La vegetazione apporta numerosissimi effetti benefici alle due torri e all'ambiente urbano circostante, sia sotto il profilo ambientale che sotto quello climatico. Il Bosco Verticale, infatti, contribuisce alla costituzione di un microclima che genera umidità, filtra le polveri sottili (o ne devia il percorso), attenua notevolmente l'inquinamento acustico, depura l'aria sottraendo CO2 dall'atmosfera ed emettendo O2, protegge dall'irraggiamento solare attraverso l'ombreggiatura fogliare e ripara dal vento, attraverso l'azione frangivento delle fronde.[31]
Dal punto di vista faunistico, il Bosco Verticale tutela la biodiversità attraverso la creazione di habitat biologici. Le numerosissime specie vegetali distribuite lungo le facciate, infatti, costituiscono un vero e proprio ecosistema in grado di attrarre volatili e insetti (nel 2014 ne sono stati contati 1 600),[30] «diventando un sensore urbano della ricolonizzazione vegetale e animale spontanea della città».[32]
Così Stefano Boeri:
«Il Bosco Verticale [...] contribuisce [...] alla produzione di ossigeno, all'assorbimento delle polveri sottili dell’inquinamento da traffico e alla riduzione dell’escursione termica tra interno ed esterno»
Altra peculiarità del Bosco Verticale è la cangiante policromia delle alberature che rivestono le sue superfici. Le specie arboree, con il succedersi delle stagioni, non rinnovano solo i propri colori, bensì quelli dell'intera architettura: è così che le due torri durante la primavera assumono delicate tonalità pastello, mentre in autunno, alla fine della stagione vegetativa, emergono maggiormente le cromie calde.[34]
Neanche la distribuzione delle essenze è frutto del caso. In tal senso, infatti, le piante sono state collocate in ragione di diversi criteri di natura formale ed estetica; si citano, ad esempio, le loro qualità ornamentali, le stagioni di fioritura, la potenziale allergenicità, lo sviluppo dell'architettura della chioma e del fusto, e la facilità di manutenzione. In questo modo, le sempreverdi sono collocate sul lato sud-ovest, mentre sul lato nord-est sono sistemate le specie spoglianti.[35]
Un compendio di quanto appena detto viene dato da Laura Gatti, agronomo paesaggista che, insieme a Emanuela Borio, ha curato lo schermo vegetale del complesso:[36]
«Che aspetto avranno le due torri nei vari momenti dell’anno?
Naturalmente cambierà molto dall'esposizione della facciata. In linea generale, sul lato sud delle torri del Bosco Verticale abbiamo collocato specie sempreverdi, molto colorate e chiassose. A nord e a ovest ci saranno piante spoglianti, dalle tinte autunnali, mentre a est prevarranno tonalità tenui, freschi, primaverili. In ogni stagione lo spettacolo e i giochi visivi saranno diversi.»
Di seguito viene proposta una tabella ove sono riportate le cromie assunte da alcune delle specie vegetali durante le quattro stagioni.[37]
Nome della pianta | Immagine | Autunno | Inverno | Primavera | Estate | Nome della pianta | Immagine | Autunno | Inverno | Primavera | Estate |
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Facciata ovest, nord ed est |
Facciata sud e ovest | ||||||||||
Leccio Quercus ilex |
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Leccio Quercus ilex |
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Koelreuteria Koelreuteria paniculata |
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Roverella Quercus pubescens |
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Pero selvatico Pyrus pyraster |
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Orniello Fraxinus ornus |
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Corbezzolo Arbutus unedo |
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Corbezzolo Arbutus unedo |
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○ |
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Pero corvino Amelanchier lamarckii |
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○ |
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Ginestra dei carbonai Cytisus scoparius |
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Biancospino Crataegus monogyna |
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Ceanoto Ceanothus spp |
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Iperico calicino Hypericum calycinum |
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Plumbago blu Ceratostigma plumbaginoides |
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Ciascuno dei contenitori è stato ideato per non influire eccessivamente sulla crescita radicale dell'essenza, scongiurando l'insorgere di difetti di radicazione. Le dimensioni dell'invaso generalmente variano a seconda delle esigenze idriche e radicali della pianta ivi messa a dimora; nel caso dell'albero, è lungo 1,10 metri e largo altrettanto, mentre per gli arbusti e i cespugli sono stati adottati vasi di lunghezza e profondità minime pari a 0,5 metri.[38]
Tutte le vasche sono realizzate in cemento e dotate di uno strato impermeabile bituminoso e di un rivestimento protettivo, in grado di limitare efficacemente la radicazione. Lungo le superfici interne degli invasi è apposto uno strato di separazione e drenaggio per separare il substrato dalla membrana impermeabilizzante, posta sul fondo del contenitore: quest'ultimo è formato da elementi filtranti in non tessuto sintetico, rispettivamente una tipologia di geotessuto e una guaina antiradice in polietilene.[39]
Per ancorare le piante si è invece fatto ricorso a un telaio in acciaio saldato, in grado di ancorare efficacemente la zolla di terra coinvolta dalla radicazione;[39] nel caso in cui l'albero in esame raggiunga dimensioni considerevoli, sono stati adottati sistemi di aggancio in acciaio aerei.[40] I sistemi di ancoraggio, tra l'altro, non coinvolgono solo le vasche, bensì anche le singole piante, protette da dispositivi di vincolo temporaneo, di base e ridondante, atti a impedire il loro ribaltamento o la loro caduta, specie in condizioni ambientali estreme e impreviste.[41]
Il substrato di coltura di tutta la flora del Bosco è composto da sostanze organiche e inorganiche usate in miscela:[42] si segnala l'utilizzo del lapillo, scoria vulcanica porosa che per le sue caratteristiche presenta un'elevata ritenzione idrica, ottime capacità di scambio cationico e una sostanziale durabilità nel tempo.[38]
Ciascuna specie arborea presente sul Bosco è identificata inequivocabilmente da una sequenza di numeri e di caratteri alfabetici basata sul nome scientifico della pianta e l'ubicazione (piano e terrazza). A titolo di esempio:
I primi due caratteri sono le iniziali del nome scientifico del vegetale (in questo caso, il leccio, ovvero Quercus ilex); i due set di caratteri successivi individuano il numero del piano (il secondo) e il codice del terrazzo (V01) dove è collocata la pianta.[43]
L'irrigazione delle alberature avviene mediante l'utilizzo di un sistema d'irrigazione a goccia a manutenzione centralizzata; l'acqua impiegata è recuperata dalle acque grigie prodotte dall'edificio,[44] o dalla falda acquifera. Quest'ultima, una volta accumulatasi in una cisterna, defluisce attraverso una rete di condotte d'irrigazione a vista che, presentando una bassissima resistenza alle basse temperature, blocca automaticamente il regime idrico nel caso di temperature minori di 0 °C;[45] questo controllo viene espletato da una serie di sonde a monitoraggio remoto che possono individuare eventuali malfunzionamenti.[46]
L'erogazione d'acqua alle singole piante viene garantita da un sistema di controllo che si compone di una valvola di scarico, di un regolatore della pressione e di un'unità filtrante. L'irrigazione, azionata elettricamente, tiene conto anche del reale fabbisogno della vegetazione: ciascuna valvola è infatti indipendente dalle altre, in modo da garantire l'ideale deflusso delle acque. A questo punto, una valvola automatica di sfogo aria e un'ala gocciolante consentono l'innaffiatura del substrato di coltura.[45]
Il Bosco Verticale, come già accennato, consiste di due torri, la torre De Castillia (già torre E) e la torre Confalonieri (già torre D), alte rispettivamente 110 e 76 metri (26 e 18 piani) e collegate per mezzo di un basamento a L.[47] Ambedue le strutture sono caratterizzate dalla presenza di balconi in calcestruzzo armato[48] che, con soletta strutturale spessa 28 cm e parapetti pieni di altezza pari a 130 cm, sporgono in modo irregolare su tutti e quattro i lati degli edifici, con un aggetto di 3,25 metri. Lo sfasamento dei balconi, oltre a conferire dinamicità al profilo del Bosco, consente l'insediamento di alberi alti fino a nove metri; l'innesto di piante di simili dimensioni non era contemplato nelle prime versioni del progetto, in cui si prevedeva la costruzione di balconi a fasce continue.[49]
«In termini metaforici e concettuali, il Bosco Verticale può essere equiparato a un grande albero, del quale i balconi costituiscono i rami, l'insieme delle specie vegetali le foglie, il corpo centrale dell'edificio il tronco e i sistemi di approvvigionamento idrico le radici» |
— Stefano Boeri[50] |
Il Bosco è rivestito da pannelli di grande formato di gres porcellanato in tonalità grigio canna da fucile, con finitura opaca;[51] per ulteriori dettagli, si consulti il paragrafo Tamponamento. Peculiare, in tal senso, è l'utilizzo «celato» del laterizio, che per la sua consolidata flessibilità di impiego[N 5] è stato scelto per il rivestimento delle pareti di tamponamento e delle murature strutturali. Questo in realtà non si tratta del primo esempio di utilizzo non a vista del laterizio, tanto che tale soluzione venne già adottata in passato da Gerrit Rietveld, da Robert Mallet-Stevens per la sua villa Noailles e da Pier Luigi Nervi, le cui strutture voltate pure fanno ricorso a solai in laterocemento.[52]
Sebbene edificato su un territorio che presenta condizioni litologiche ideali, e un'azione limitata della sottostante falda acquifera, il Bosco Verticale è comunque dotato di un sistema di dissipazione dell'energia tale da smorzare efficacemente le vibrazioni. L'adozione di questa tecnologia si è resa necessaria per bloccare la propagazione delle eventuali onde sismiche ma, soprattutto, delle vibrazioni indotte dal transito ferroviario delle linee M2 e M5, passanti - rispettivamente - nelle porzioni a nord e a est del sito.[31]
La presenza dei due tunnel della metropolitana, con l'estradosso a soli 3,5 metri di distanza dalle fondazioni delle due torri,[53] costituisce una sorgente di interferenze non indifferente, a causa delle anomalie della guida del materiale rotabile e delle irregolarità nella struttura delle rotaie. La stabilità strutturale e il benessere acustico dei residenti delle due torri vengono quindi garantiti mediante l'installazione di materiali elastici smorzanti in grado di far «galleggiare» agilmente la struttura: i valori di abbattimento acustico, ottenuti con molle di acciaio a elica, corrispondono a 3,5 hertz.[54]
Il Bosco Verticale presenta tamponature stratificate, con isolante termico preaccoppiato con polistirene estruso (10,0 cm), blocchi di laterizio alleggerito in pasta (25,0 cm) intonacato (1,5 cm), intercapedini d'aria e facciata a schermo avanzato in lastre in gres porcellanato (55×120×1,4 cm) e una sottostruttura composta da montanti in alluminio. Analogamente, le pareti che separano il vano scala con le unità abitative presentano una muratura a cassetta, con laterizio alleggerito in pasta (8,0 cm) con placcatura in lastre di cartongesso (1,5 cm), malta di rinzaffo (1,0 cm), pannelli isolanti minerali (80% di vetro riciclato, 6,0 cm) e paramento murario in laterizio porizzato (12,0 cm) intonacato (EI 120, 3,0 cm).[54] Le pareti in laterizio sono legate alla sottostruttura mediante delle staffe a T; le lastre sono invece ancorate mediante fissaggio meccanico, sormontate da ceramica fresata e da scalanature con profilo in alluminio, ove si allacciano i quattro ganci di supporto. La striscia di adesivo strutturale tra il retro della lastra e le ali laterali del profilo è stata applicata per assicurare una adeguata distribuzione dei carichi di vento; similmente, per garantire la continuità del materiale, ogni 3-4 lastre è stato apposto un giunto a pettine.[54]
Per aumentarne la robustezza e la resistenza, e quindi per offrire un adeguato sistema di supporto, il paramento murario è stato realizzato con blocchi in laterizio normali (25,0×19×48 cm) rettificati, di peso specifico pari a 800 kg/m3: in questo modo, infatti, il valore estremo della capacità portante (carico di rottura) è di pressappoco 7 kN, come misurato sperimentalmente.[54] Per non compromettere l'efficacia termoisolante della struttura, sono state inoltre applicate graffe in acciaio inox austenitico (18% cromo, 8% nichel), munite di rondella rompigoccia e pendenti verso l'esterno.[55]
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