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romanzo scritto da Italo Calvino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il barone rampante è un romanzo di Italo Calvino scritto nel 1957, secondo capitolo della trilogia araldica I nostri antenati, formata inoltre da Il visconte dimezzato (1952) e Il cavaliere inesistente (1959).
Il barone rampante | |
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Autore | Italo Calvino |
1ª ed. originale | 1957 |
Genere | Romanzo d'avventura Romanzo di formazione |
Sottogenere | avventura, fantastico |
Lingua originale | italiano, francese |
Ambientazione | Ombrosa |
Protagonisti | Cosimo Piovasco di Rondò |
Altri personaggi | Sinforosa Viola, Violante d'Ondariva, Abate Fauchelafleur, Cavalier Avvocato Enea Silvio Carrega, Barone Arminio Piovasco, Biagio Piovasco, Battista Piovasco, Gian dei Brughi |
Serie | I nostri antenati |
Preceduto da | Il visconte dimezzato |
Seguito da | Il cavaliere inesistente |
L'ispirazione per il protagonista del romanzo proviene dal giardiniere e botanico Libereso Guglielmi, grande amico di Calvino[1], mentre la trama deriva da un racconto che l'autore ascoltò da Salvatore Scarpitta una sera del 1950 all'Osteria Fratelli Menghi in Via Flaminia 57 a Roma[2].
La storia è ambientata nel Settecento, ed è narrata da Biagio, fratello minore del protagonista, Cosimo Piovasco di Rondò. Il giovane, rampollo di una famiglia nobile ligure di Ombrosa, all’età di dodici anni, in seguito a un litigio con i genitori per un piatto di lumache, si arrampica su un albero del giardino di casa dichiarando di non volerne più discendere per il resto della vita. Cosimo dimostra ben presto che il suo non è solo un capriccio, spostandosi solo attraverso boschi e foreste e costruendosi a poco a poco una dimensione quotidiana anche sugli alberi.
Il protagonista conosce una ragazzina di nome Viola, figlia di nobili anche lei, e se ne innamora. Poco dopo però Viola parte per il collegio e i due non si rivedranno più per diversi anni. In seguito, Cosimo diventa popolare presso gli abitanti delle terre dei Rondò e trova un fedele amico nel cane Ottimo Massimo (di cui si scoprirà che una volta apparteneva a Viola e che si chiamava Turcaret).
Lo stile di vita di Cosimo si trasforma in un percorso di formazione e maturazione: egli conosce i ragazzini popolani, fa amicizia col bandito Gian de' Brughi (che morirà impiccato), studia la filosofia, arrivando a conoscere Voltaire per lettera, guida un attacco contro i pirati turchi, aiuta dei nobili spagnoli, i quali vivono anch'essi sugli alberi in una città chiamata Olivabassa, e forma una squadra di vigili del fuoco per prevenire gli incendi boschivi.
Il ritorno di Viola dal collegio fa avere a Cosimo una gioia immensa, ma temporanea a causa delle gelosie tra il protagonista e l’amata, che alla fine sposerà un nobile inglese e abbandonerà Cosimo. Nel frattempo anche a Ombrosa si sente parlare della Rivoluzione francese e dell'esperienza travolgente di Napoleone Bonaparte: Cosimo, dopo tentativi di sollevare la popolazione locale, incontra il generale, rimanendone però deluso. Anziano e provato dagli anni sugli alberi, Cosimo non si arrende e non scende a terra, rispettando fino all’ultimo la propria promessa. Al passaggio di una mongolfiera, si aggrappa all'ancora e scompare all'orizzonte, gettandosi infine in mare.
La narrazione attraversa tutto il periodo della Rivoluzione francese iniziando nel ventennio immediatamente precedente e concludendosi in piena Restaurazione. La storia inizia il 15 giugno 1767, quando Cosimo ha 12 anni, e finisce con la scomparsa di Cosimo durante l'inverno a 65 anni, nel 1820.
Il Barone Rampante di Italo Calvino, sceneggiatura e regia di Riccardo Frati, produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, ha debuttato il 20 gennaio 2023 nell’anno del centenario dalla nascita di Calvino, ed è stato riprogrammato nelle stagioni 2023/2024 e 2024/2025.
Nel 1957 il libro ricevette il Premio Viareggio di Narrativa, ex aequo con L'uomo d'oro di Arturo Tofanelli e Valentino di Natalia Ginzburg.[5]
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