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calciatore, giornalista e scrittore italiano (1937-2020) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Angelo Caroli, nato con il nome di Angelo Carota (L'Aquila, 7 aprile 1937 – Torino, 17 novembre 2020[1]), è stato un giornalista, scrittore e calciatore italiano, di ruolo difensore o attaccante.
Angelo Caroli | |||||||||||||||||||||||||
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Caroli (a sinistra) alla Juventus negli anni 1950 con il capitano bianconero Giampiero Boniperti. | |||||||||||||||||||||||||
Nazionalità | Italia | ||||||||||||||||||||||||
Altezza | 173 cm | ||||||||||||||||||||||||
Peso | 70 kg | ||||||||||||||||||||||||
Calcio | |||||||||||||||||||||||||
Ruolo | Difensore, attaccante | ||||||||||||||||||||||||
Termine carriera | 1963 | ||||||||||||||||||||||||
Carriera | |||||||||||||||||||||||||
Squadre di club1 | |||||||||||||||||||||||||
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1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato. Il simbolo → indica un trasferimento in prestito. | |||||||||||||||||||||||||
Nasce all'Aquila con il cognome di «Carota».[2][3] Vive in Abruzzo sino all'età di 18 anni, risiedendo in una casa di via Fortebraccio,[4] nel centro storico della città natia, e frequentando il liceo classico Domenico Cotugno. Nell'estate del 1955, a causa del trasferimento del padre, insegnante, a Torino,[3] segue la famiglia in Piemonte[2] dove coniuga l'attività calcistica con gli studi al liceo classico Massimo d'Azeglio;[1] in questo periodo cambia il proprio cognome in «Caroli».[2] Si stabilirà definitivamente nel capoluogo piemontese per la sua successiva carriera di giornalista e scrittore.[1]
Dopo gli inizi in varie discipline dell'atletica leggera — tra le altre cose, sedicenne, vinse il titolo italiano di terza categoria nel salto in lungo —,[1] intraprese la carriera calcistica nelle file del club della sua città, L'Aquila militante nel campionato di IV Serie,[3] dove venne dapprima schierato come stopper, giovando delle sue qualità fisiche, e successivamente adattato a centravanti stante l'infortunio del titolare designato, ruolo quest'ultimo in cui si mise in luce a 17 anni segnando molti gol.[1] Notato da Ermes Muccinelli dopo aver saltato un provino con la Lazio, arrivò alla Juventus,[5] acquistato per 4 milioni di lire, dove fu inserito nella rosa della squadra Ragazzi allenata da Sandro Puppo.
Nella stagione 1955-1956 poté esordire con la prima squadra della Vecchia Signora, a Bologna, e nella sua prima gara in Serie A mise a segno il suo primo, e unico, gol nel massimo campionato; il giorno dopo tornò in classe per il compito di greco.[6] La stagione successiva collezionò altre presenze in A, arrivando a quota otto.
A campionato 1957-1958 iniziato, nel mese di novembre si trasferì al Catania, in Serie B,[7] dove andò in gol al debutto ma poi si infortunò e fu costretto a ingessarsi, restando fermo. La stagione successiva andò alla Lucchese, in Serie C, quindi nell'annata 1959-1960 fu la volta del Pordenone dove l'allenatore Giovanni Varglien ebbe l'intuizione di arretrarlo nuovamente in difesa,[6] impostandolo come terzino.[1] Sicché, dopo un campionato positivo in questo nuovo ruolo sulla fascia, Caroli tornò alla base a Torino.
Nella stagione 1960-1961 fece parte della rosa juventina che vinse lo Scudetto grazie ai campioni del Trio Magico,[1] ovvero l'italo-argentino Omar Sívori, cui l'aquilano servì un assist durante un derby della Mole,[8] il gallese John Charles e l'italiano Giampiero Boniperti, quest'ultimo alla sua ultima stagione da giocatore. Dalla società bianconera incassò anche il premio per la vittoria tricolore di 500.000 lire.[9] L'anno successivo rifiutò il rinnovo del contratto, chiedendo un ingaggio più alto, e per questo fu inizialmente messo fuori rosa;[10] successivamente reintegrato, fece in tempo a disputare la sua prima e unica gara internazionale, l'esordio in Coppa dei Campioni contro il Panathīnaïkos, prima di lasciare definitivamente la società piemontese a fine stagione.
«Lascio la sede della Sisport dopo aver respirato per l'ennesima volta l'atmosfera bianconera, piena del fragrante profumo del successo, che è il succo della filosofia del club e che, insieme con lo stile, è il distintivo che la Signora non si toglie mai.»
Dopo un ultimo anno al Lecco, in B, Caroli decise di ritirarsi dal calcio giocato.
Appesi gli scarpini bullonati al chiodo, Caroli si sposò e, dopo avere lasciato la facoltà di legge per laurearsi all'ISEF, ricevette un incarico di insegnante a Torino.[1] Tuttavia, ben presto la carriera giornalistica prese il sopravvento.[1]
Dal 1968 fu cronista di Tuttosport e inviato al campionato del mondo 1974 in Germania Ovest.[1]
Nel 1976 arrivò l'assunzione alla Stampa Sera, con cui Caroli seguì i principali avvenimenti sportivi degli anni Ottanta, saltando però per problemi di salute[11] proprio il campionato del mondo 1982 in Spagna, vinto dall'Italia.[1]
Fu inviato anche ai campionati mondiali di Argentina 1978 e Messico 1986, al campionato d'Europa 1988 in Germania Ovest, alle finali di Coppa Campioni della Juventus di Atene 1983 e Bruxelles 1985, quest'ultima funestata dalla strage dell'Heysel, e alla finale di Coppa Intercontinentale 1985 a Tokyo.
Rimasto sempre legato al mondo juventino, collaborò per anni con l'house organ della società, Hurrà Juventus, e scrisse anche alcuni libri incentrati sulle vicende bianconere e i suoi protagonisti;[7] nel 2006, nel corso dello scandalo Calciopoli, ha scritto una lettera al suo ex giornale Tuttosport chiedendo alla società di difendere la storia juventina e non abbandonarla.
«La mia è una mozione degli affetti sollecitata dalla sensazione che in casa Juve oggi si stia giocando come in un partito politico dove proliferano correnti e tendenze.»
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