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cardinale e arcivescovo cattolico italiano (1914-1998) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Agostino Casaroli (Castel San Giovanni, 24 novembre 1914 – Roma, 9 giugno 1998) è stato un cardinale e arcivescovo cattolico italiano, cardinale segretario di Stato dal 1979 al 1990.
Proveniente da una famiglia di modeste condizioni economiche.
Il padre, Emilio, era sarto e la madre, Giuditta Pallaroni, casalinga. Le condizioni economiche della famiglia peggiorarono negli anni della seconda guerra mondiale, quando il figlio primogenito, Luigi, restò disperso sul fronte russo, lasciando la giovane moglie con una bambina in tenera età. Due fratelli della madre erano sacerdoti: Teodoro, fu vescovo di Sarsina dal 1931 al 1944 e Agostino, fu per molti anni rettore del seminario diocesano di Piacenza. Entrambi influirono sulla precoce vocazione di Casaroli al sacerdozio.
il 23 maggio 1937 fu ordinato sacerdote dopo aver studiato presso il seminario vescovile di Bedonia e al Collegio Alberoni di Piacenza. Nello stesso anno entrò nella Pontificia Accademia Ecclesiastica di Roma per seguire i corsi preparatori alla diplomazia vaticana. Il 16 luglio 1967 fu ordinato arcivescovo titolare di Cartagine da papa Paolo VI, co-consacranti Augusto Gianfranceschi, vescovo di Cesena, e Jacques-Paul Martin, officiale della Curia romana e arcivescovo titolare di Neapoli di Palestina, mentre nel concistoro del 30 giugno 1979 fu creato cardinale da papa Giovanni Paolo II.
Già in questa fase diventò il protagonista della cosiddetta Ostpolitik della Chiesa, ossia la politica di cauta apertura verso i Paesi comunisti dell'Europa orientale. Significativa in quest'ottica di collaborazione internazionale al di là degli steccati ideologici fu pure la sua partecipazione nel 1975 alla fase conclusiva della Conferenza europea per la sicurezza e la cooperazione in Europa di Helsinki. Negli anni settanta-ottanta si formarono alla sua scuola diplomatica i futuri cardinali Becciu e Parolin.[1]
Ricoprì la carica di cardinale segretario di Stato dal 1979 al 1990 e, nel corso di tale mandato, mise a punto e siglò con l'allora Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi l'accordo di revisione del Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede, il 18 febbraio 1984.[N 1]
Il 1º dicembre 1990 papa Giovanni Paolo II, ai sensi delle norme canoniche, accettò le sue dimissioni dalla carica di segretario di Stato. Senza più impegni diplomatici, proseguì l'esercizio del proprio ministero sacerdotale tra i giovani detenuti del carcere minorile di Casal del Marmo di Roma. Il 5 giugno 1993 fu eletto sottodecano del Collegio Cardinalizio.
Morì il 9 giugno 1998, all'età di 83 anni, nella clinica "Colombus" a Roma, dove era ricoverato per un'infezione sopravvenuta dopo un intervento chirurgico.[2]
Il successivo 12 giugno, nella basilica di San Pietro, si svolsero i suoi funerali presieduti da papa Giovanni Paolo II.[3] Fu sepolto nella basilica dei Santi XII Apostoli.
Casaroli è stato accusato da Alì Agca, durante il talk show "Stanza cosmica", trasmesso dalla tv statale turca, di essere stato il mandante dell'attentato a Giovanni Paolo II.[4]
Un altro presunto aspetto controverso di Casaroli verrà portato alla luce da Maurizio Abbatino, pentito della Banda della Magliana, che racconterà:
«Johnny lo Zingaro era detenuto per l'omicidio di un autista. Ma non era lui che volevo far evadere, bensì Franco Mazza. Lo volevo nella banda. Ne parlai con Franco Giuseppucci che riuscì a farmi avere un incontro col ragazzo attraverso monsignor Agostino Casaroli. Fu il monsignore ad aprirmi le porte del carcere minorile di Casal del Marmo. Pochi giorni dopo, Franco il Monchetto scappò portandosi dietro Johnny lo Zingaro e il suo complice. Mi raccontarono di Casaroli. Delle cose che faceva in carcere. Dormirono tutti e tre in un appartamento che avevo trovato alla Magliana. Un controllo confermerebbe anche la presenza di Casaroli. I rapporti tra Vaticano e banda della Magliana risalgono a quegli anni lì. E si devono alle amicizie di Franco [Giuseppucci, ndr]. C'era un ragazzo omosessuale, si chiamava Nando. Fu lui a portare Franco da Casaroli. Di Casaroli si sapeva. Giuseppucci lo conosceva. E so che poi questa amicizia fu "ereditata" da Renatino.[5]»
La figura di Casaroli è stata associata anche in relazione alla sparizione di Emanuela Orlandi, quando venne pubblicato l'audio di una telefonata anonima (nel nastro si possono sentire solo tre minuti della durata totale della telefonata), risalente a solo poche ore dopo la sparizione, e fatta recapitare a una trasmissione televisiva nel 2013; in questa telefonata un misterioso personaggio chiede di parlare proprio con Casaroli e pronuncia il codice "158", il numero della linea riservata che Casaroli aveva istituito per mettersi in contatto con chiunque avesse notizie della ragazza.[6]
La genealogia episcopale è:
La successione apostolica è:
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