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organaro italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Adriano Fedri (Atri, 1727[1] – Atri, 1797) è stato un organaro italiano.
È noto perché è annoverato tra i più abili, competenti e conosciuti esponenti di costruttori di organi della famiglia Fedeli-Fedri, originaria del piccolo borgo marchigiano di Rocchetta di Camerino, composta da valenti ed esperti rappresentanti dell'arte organaria. L'operosità dei vari rami della discendenza di questi artigiani fu lungamente attiva in varie regioni dell'Italia centrale, tra le quali: Abruzzo, Marche, Umbria, Lazio ed Emilia Romagna coprendo un arco temporale che va dalla fine del XVII secolo e si conclude all'inizio del XX.[1][2]
Primogenito dei coniugi Feliciano Fedeli e Maria Nicoletti, nacque probabilmente nell'anno 1727,[1] nella cittadina di Atri in provincia di Teramo dove si erano trasferiti i suoi genitori da Corgneto. Sin da piccolo affiancò il padre nella costruzione degli strumenti musicali e tra i suoi primi interventi si ricorda la collaborazione per la costruzione dell'organo, ancor oggi esistente, della chiesa di Santa Maria di Norcia nel 1743.[1] Due anni dopo, il 29 marzo 1745[2] si unì in matrimonio con Bartolomea Fedeli, sua cugina, da cui ebbe due figli maschi: Emidio e Damaso. La sua vita trascorse in un gran girovagare: si spostò con la famiglia di città in città sulla base dei lavori da eseguire e praticò la sua attività dapprima a Rieti, poi ad Ascoli Piceno, a Civitella del Tronto ed infine ad Atri dal 1757,[1] dove l'anno precedente, con la morte di Rodolfo Acquaviva, si era estinta la plurisecolare dinastia della famiglia ducale. Dopo la scomparsa della prima moglie sposò in seconde nozze, nel 1759, la reatina Maria Leoni[1] che gli dette sei figlie femmine. Non mancarono tuttavia dissidi con i figli maschi di primo letto, Emidio e Damaso, che ad ogni modo rappresentarono la continuità nel tempo dell'arte organaria del padre.
Durante la sua vita mutò il suo cognome da Fedeli in Federi e poi in Fedri per ragioni imprecisabili, forse intimamente personali, perché non v'è traccia alcuna dei motivi che lo spinsero a questa variazione neppure nei carteggi ritrovati recentemente. Il suo nome seguito da questi diversi cognomi conferma ed identifica, nel corso del tempo, lo stesso artigiano.[1]
Il cognome Federi compare nel 1752 quando firmò, ad Ascoli Piceno, alcuni organi costruiti per le chiese della città. Nel contempo si dedicò anche all'integrazione e al restauro dell'organo del XVI secolo della cattedrale di Sant'Emidio.[1]
Ad oggi si ha notizia di quasi cinquanta organi costruiti da Adriano Fedri diffusi tra Abruzzo, Marche, Lazio ed Umbria.
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