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I Bellocco sono una 'ndrina di Rosarno tra le più potenti di tutta la ndrangheta.
«Se vogliono sapere dei Bellocco, basta andare su Internet che trovano la nostra storia»
Da sempre molto attiva nel narcotraffico, nel traffico di armi, nelle estorsioni e nel controllo delle attività commerciali e imprenditoriali nella Piana di Gioia Tauro in particolare a Rosarno[2] e a San Ferdinando[2][3], ma anche rapine a mano armata e usura. Il pentito Antonino Belnome afferma che per quanto riguarda l'approvvigionamento della droga attraverso il porto di Gioia Tauro[2] bisognasse fare riferimento ai Mancuso, ai Pesce o ai Bellocco. Questi ultimi si prendevano il 30% della partita in transito o in denaro o in stupefacente[4].
Hanno affiliati e fanno soprattutto affari per quanto concerne l'Italia in Basilicata, Toscana, Liguria e Lombardia ma anche Sicilia, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio, Molise e Puglia[5]. All'estero, insieme ai Pesce hanno collegamenti con la criminalità austriaca, greca, libanese, tedesca e francese.[6]
Hanno stretti legami con la 'ndrina dei Pesce, con i Varone e la cosca satellite degli Ascone; sono alleati con i Molè e i Piromalli[5].
Il capobastone Umberto Bellocco conferì il grado di Santista a Giuseppe Rogoli, il quale, col suo permesso e quello di Carmine Alvaro fondò nel 1981 la Sacra Corona Unita[7]. Dal 1993 difatti, si viene a sapere che fu fondata da Giuseppe Rogoli, per volere di Umberto Bellocco (capobastone dell'omonima 'ndrina di Rosarno), e che inoltre all'interno della Sacra Corona Unita vi fossero altri elementi appartenenti alla cosca calabrese, come: Giuseppe Iannelli, Giosuè Rizzi, Cosio Cappellari, Antonio e Riccardo Modeo[7][8].
Gregorio Bellocco, capobastone fino al suo arresto nel 2005, estese l'influenza della cosca in Lombardia nella zona di Varese.
Il 16 febbraio 2005 i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e del ROS arrestano in un bunker nella campagna di Rosarno, dopo 9 anni di latitanza, Gregorio Bellocco, 49 anni, capo dell'omonima 'ndrina, allora era nella lista dei 30 latitanti più pericolosi d'Italia[14][15]. Dal 1996 è accusato di traffico di armi, droga, associazione mafiosa ed in particolare di essere il mandante dell'omicidio del pregiudicato pugliese Franco Girardi, ucciso a Varese il 9 luglio 1982[14][15].
Un primo tentativo di arresto avvenne ad Anoia nel reggino nel dicembre 2003 ma senza esito positivo[14][15].
Il 18 novembre 2005 vengono arrestati 5 affiliati (tra cui Giulio Bellocco, fratello di Giuseppe) accusati di estorsione aggravata e usura ai danni di commercianti e imprenditori[5]. Il 13 marzo 2005 viene scoperto un bunker a Rosarno, e dopo 4 mesi il Gip di Reggio Calabria emette quattro ordinanze di custodia cautelare per chi proteggeva la latitanza di Gregorio Bellocco.[senza fonte]
Il 16 luglio 2007 Giuseppe Bellocco viene arrestato dalla Sezione Anticrimine di Reggio Calabria con lo Squadrone Eliportato Cacciatori Vibo Valentia a Mileto in frazione San Giovanni[17]. Nell'operazione sono anche arrestati Francesco Vinci, Antonino Cosentino, Pietro Corso, Massimo Lamari, Antonio Pronestì, Giuseppe Fazzari.[17]
«Rosarno è nostro e deve essere per sempre nostro...sennò non è di nessuno»
Partendo da un'intercettazione ambientale nei confronti del diciottenne Umberto Bellocco nel 2009 si conclude l'operazione delle forze dell'ordine Rosarno è Nostro che porta all'arresto di 6 membri dei Bellocco: Rocco Bellocco (1952), Domenico Bellocco (1977), Domenico Bellocco classe 1980), Umberto Bellocco (1991), Rocco Gaetano Gallo (1953) e Maria Teresa D'Agostino (1959) per prevenire una possibile guerra a Bologna con l'emergente famiglia di etnia rom degli Amato. Questi ultimi ritenevano responsabili i Bellocco dell'omicidio di Cosimo Amato e di Mario Amato[19].
Sempre con l'operazione Crimine Rosarno risulta essere la città con la più alta densità criminale d'Italia.
«A Rosarno ci sono 15 mila abitanti e da alcune intercettazioni ambientali abbiamo scoperto che ci sono almeno 250 affiliati e se ne affacciano non meno di 7 ogni settimana. Se a questi aggiungiamo parenti, amici o conoscenti, significa che la 'ndrangheta controlla la vita dei cittadini con un 'metodo quasi democratico', senza usare la violenza, perché ha la maggioranza. Mentre Cosa nostra è solo siciliana, la 'ndrangheta è mondiale e in un paesino come Rosarno vanno a presentarsi gli affiliati per chiedere consigli e il rispetto delle regole. Parlo di 'ndranghetisti che arrivano dal resto dell'Italia ma anche dalla Germania e dalla Svizzera che vogliono dirimere delle divergenze o controversie.»
Il 1º febbraio 2010 la squadra mobile di Reggio Calabria arresta Domenico Bellocco, per detenzione e traffico di droga, associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni; era intento a guardare una partita di calcio in un ristorante di Roma[23][24].
Il 20 aprile 2010 dalla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Reggio Calabria è stata data esecuzione alla confisca di beni per un valore di 500 000 euro appartenenti al clan[25].
Il 15 giugno 2010 Antonio Bellocco è stato condannato a tre anni di reclusione per resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale[26].
Il 26 ottobre 2010 Domenico Bellocco si è presentato al carcere di Palmi dopo 3 mesi di latitanza[28].
Il 20 agosto 2011 muore Maria Concetta Cacciola, figlia di Michele Cacciola, cognato di Gregorio Bellocco. L'omicidio avrà un'eco mediatica nazionale.[30][31]
Umberto Bellocco viene scarcerato il 14 aprile 2014, dopo una detenzione durata più di venti anni. Sarebbe stato dimostrato che il boss ha tentato di riaffermare la propria leadership, con l'aiuto dei Crea, e dei suoi familiari. Bellocco con i sodali a lui vicino, non solo avrebbero avuto ampia disponibilità di armi, ma si sarebbero attivati per reperirne delle altre di maggior potenza. Lo storico boss per il traffico di droga nella piana di Gioia Tauro, aveva prescelto il nipote Umberto Emanuele Oliveri poi arrestato nell'operazione Sant'Anna del 2014.[39][40]
Il 29 novembre 2015 termina il processo Tramonto con la condanna di Giulio Bellocco a 18 anni di carcere e sua moglie Aurora Spanò a 25. Condannati anche a 3 e 6 mesi il comandante e l'agente della polizia municipale.[3]
Nel litorale laziale tra Anzio e Nettuno si stava muovendo Umberto Bellocco che aveva affidato la gestione delle attività criminali a una persona rivelatasi poi inaffidabile e rimossa dall'incarico[60]. La droga proveniva dal Sudamerica, dall'area tra Buenos Aires e Montevideo, dove vi era Giovanni Di Pietro (alias l'avv. Massimo Pertini) in passato condannato a 30 anni di carcere per sequestro di persona, e referente dell'organizzazione che trattava con i narcos e i colletti bianchi locali. Sembrerebbe che grazie a questi contatti e pagando l'equivalente di 50.000€ siano riusciti a liberare Rocco Morabito detto "U Tamunga" evaso il 29 marzo 2019 dal carcere di Montevideo[60].
Nel dicembre 2019 ventisette persone, tra imprenditori, prestanome e consulenti economici, sono indagati dalla Procura distrettuale antimafia di Brescia con accuse di estorsione, recupero crediti con atti di violenza ed intimidazione e reati legati al traffico di rifiuti[61].
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