Loading AI tools
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Triumph Motorcycles è una casa motociclistica inglese con sede a Hinckley.
Triumph Motorcycles Ltd | |
---|---|
Stato | Regno Unito Inghilterra |
Fondazione | 1885 |
Fondata da | Siegfried Bettman |
Sede principale | Hinckley |
Persone chiave | John Bloor, presidente |
Settore | Casa motociclistica |
Prodotti | motociclette |
Fatturato | 165 milioni GBP (2006) |
Dipendenti | 3.000 (2006) |
Note | fallita nel 1983 il marchio è stato riacquistato nel 1988 |
Sito web | www.triumph.co.uk |
Le origini della società risalgono al 1884 quando Siegfried Bettman si stabilì a Coventry dopo aver lasciato Norimberga, allora parte dell'Impero tedesco. Bettman vendeva biciclette e in questa sua attività utilizzava il marchio Triumph. Successivamente alla ditta si unì un altro ingegnere della stessa città tedesca, Maritz Schultze. Sempre la stessa città della Baviera sarà sede, nel 1896, di una sussidiaria per commercializzare le sue biciclette, la Triumph Werke Nürnberg AG. In seguito questa società diverrà parte della Triumph-Adler AG una volta acquisita da Max Grundig, fondatore della Grundig AG, nel secondo dopoguerra. Con la comparsa dei primi motori, nel 1902 la ditta affiancò alla produzione di biciclette quella delle motociclette.
Nel 1920 la Triumph acquisì un impianto di produzione di automobili, sempre a Coventry, ed entrò in questo mercato. Le auto venivano vendute con il marchio Triumph Motor Company mentre le motociclette e le biciclette portavano il marchio Triumph Cycle Co..
Nel 1936 Jack Sangster della Ariel Motorcycles Ltd acquistò la divisione motociclistica della ditta creando la Triumph Engineering Co. Ltd. Alla guida di questa nuova società venne posto molto personale proveniente dalla Ariel.
La produzione di motociclette proseguì a Coventry fino alla seconda guerra mondiale. La città venne duramente colpita durante un bombardamento tedesco "a tappeto" facente parte della campagna, il cosiddetto Blitz, che la Luftwaffe portò avanti tra il 7 settembre 1940 e il maggio 1941. Nel bombardamento rimasero danneggiati anche gli impianti ed i macchinari della ditta che, una volta recuperati, venne trasferita in una nuova fabbrica a Meriden nel West Midlands dove la produzione riprese.
Nel 1951 la Triumph venne venduta da Sangster ai rivali della B.S.A.. In questo periodo venne costruito in grandi numeri il modello Speed Twin 500 cm³ progettato da Edward Turner prima del conflitto ed entrato in produzione nel 1937.
Nello sforzo di ripianare i debiti contratti con gli Stati Uniti d'America durante il conflitto, a seguito della legge Affitti e prestiti, la quasi totalità della produzione della Triumph del primo dopoguerra veniva esportata negli U.S.A.. Qui il marchio era diventato famoso con il film Il selvaggio del 1953. In questa pellicola Marlon Brando guidava una 6T Thunderbird del 1950. Anche in seguito (1963) una Triumph (una Trophy) appariva in un film in una scena divenuta celebre: era in La grande fuga, dove Steve McQueen tentava di saltare dei reticolati. La Triumph Trophy verrà successivamente migliorata e potenziata ed acquisirà prima il nome di Thunderbird poi, a seguito di modifiche e potenziamenti al telaio e al motore, di Wonderbird e successivamente (a seguito di alcuni affinamenti riguardanti la ciclistica) quello di Bonneville.
Infatti per soddisfare i gusti dei motociclisti americani, abituati a percorrere lunghe distanze, Turner aumentò la cilindrata del motore Speed Twin portandola a 650 cm³. La nuova moto prese il nome di Thunderbird, nome che in seguito la Triumph cedette alla Ford che lo utilizzò per una sua vettura.
Nell'anno successivo verrà realizzata, a partire dalla Thunderbird, la Wonderbird, una moto espressamente pensata per conquistare i record di velocità sulle superfici dei laghi salati, in una località, Bonneville, che darà in seguito il nome ad una moto della Triumph. Il motore da 650 cm³, dotato di doppio carburatore e alimentato anche con nitrometano, fu il detentore del record di velocità dal 1955 al 1970.
Nel 1955 fu realizzata la Tiger T110, versione più spinta della Thunderbird, che nel 1959 fu affiancata e poi sostituita da una versione a doppio carburatore, che, in onore dei record ottenuti, verrà denominata Bonneville. La Triumph Bonneville sarà la moto che entrerà nella storia della casa motociclistica inglese. Questo, sia grazie all'interessamento di illustri appassionati ed esponenti del cinema come Marlon Brando e Steve McQueen, sia per l'indiscussa qualità tecnica della moto.
Negli anni sessanta il 60% della produzione Triumph, e circa l'80% di quella B.S.A., veniva esportato. Questo rendeva la ditta molto vulnerabile alla cosiddetta invasione Giapponese, cioè l'arrivo in massa sui mercati occidentali delle moto prodotte nel Paese del Sol Levante.
All'inizio degli anni settanta la minaccia venne sottovalutata, nonostante la qualità di questi prodotti fosse già conosciuta, in quanto le prime motociclette giapponesi che giunsero in Europa e negli Stati Uniti d'America erano modelli di piccola cilindrata. A quell'epoca la Triumph si posizionava invece nella fascia delle moto di maggior cilindrata. Quando cominciarono a comparire le prime moto giapponesi a 4 cilindri e di grossa cubatura l'entità del problema con il quale la ditta, ma in generale anche tutti i produttori europei e americani, si sarebbe dovuta confrontare divenne evidente. Per reagire a questi prodotti venne sviluppato un motore a tre cilindri di 750 cm³, in due versioni leggermente diverse, destinati ad equipaggiare la Triumph Trident e la BSA Rocket 3.
La Triumph Trident introdusse alcune importanti migliorie per essere più competitiva con le più sofisticate moto giapponesi, quali il freno a disco anteriore e la lubrificazione del motore a carter secco con radiatore dell'olio separato, tuttavia l'avviamento era ancora a pedivella, mentre le altre concorrenti erano già dotate di avviamento elettrico. Le caratteristiche che si facevano apprezzare di più nella moto inglese erano un telaio più leggero e con un baricentro più basso, una maneggevolezza e una tenuta di strada nettamente superiore alle moto italiane e giapponesi concorrenti, come confermavano le prove su strada dell'epoca. I limiti principali erano costituiti da una complicata distribuzione aste e bilancieri e da trafilaggi di olio che richiedevano una continua, accurata e costosa manutenzione della testata e dei carter del motore, ancora verticali (la BSA invece aveva i cilindri inclinati). La Trident partecipò per alcuni anni alle gare per moto derivate dalla serie, sia in Italia (dove furono messe in pista dall'importatore Bepi Koelliker: tra i suoi piloti Walter Villa e Gianfranco Bonera, future stelle del Motomondiale) che all'estero (dove vinse diverse edizioni del Production TT e del Bol d'Or).
Quando il gruppo BSA finì schiacciato dai debiti (1972) il governo inglese lo aiutò a fondersi con la Norton-Villiers. Nacque così il gruppo Norton-Villiers-Triumph, o più brevemente NVT.
Iniziò però un periodo piuttosto burrascoso. I lavoratori dello stabilimento Triumph di Meriden si opposero (1974) allo spostamento degli impianti di Meriden a quelli di Small Heath, sede della BSA: iniziò un periodo di diciotto mesi di sciopero, al termine del quale la Triumph riuscì a staccarsi dalla Norton, diventando una cooperativa. Sotto la gestione della cooperativa, la Triumph continuò a produrre la Bonneville e la Tiger (entrambe 750 cm³ bicilindriche), soprattutto per il mercato americano. La difficoltà di reperire fondi, anche per sviluppare nuovi modelli, portò al fallimento, avvenuto nel 1983, della cooperativa.
Il marchio venne acquistato dal miliardario John Bloor che fondò una nuova società: la Triumph Motorcycles Ltd anche se inizialmente la denominazione della ditta era Bonneville Coventry Ltd. La produzione, per coprire il gap tra la vecchia e la nuova gestione, continuò per un breve periodo presso la Racing Spares di Les Harris nel Devon. La nuova società rinacque a Hinckley. La gamma dei modelli prodotti riprendeva i nomi dei veicoli storici e il debutto avvenne nel 1988.
Venne sviluppata una nuova gamma di motori modulari tricilindrici - da 750 e 900 cm³ - e quadricilindrici - da 1.000 e 1.200 cm³ - che si dimostrò un successo.
In seguito la gamma dei quattro cilindri venne, lentamente, eliminata. Pertanto la produzione attuale si concentra esclusivamente sui motori bicilindrici e sui motori a tre cilindri, che segnano la continuità con la tradizione della Triumph. La Triumph Rocket III è la moto di serie con il motore di maggiore cilindrata attualmente in produzione; nella sua seconda versione (2020) monta infatti un monumentale propulsore tre cilindri in linea di ben 2.500 cm³ che eroga una potenza di 167 CV ed una coppia di 221 Nm.
Nel maggio 2019, Triumph lancia l'innovativo Project TE-1[1] e si prepara ad entrare nel mercato dell'elettrico. Il progetto TE-1 è finalizzato allo sviluppo di un veicolo elettrico su due ruote dotato di tecnologia evoluta ed innovative soluzioni di design integrato, frutto della collaborazione tra Triumph Motorcycles, Williams Advanced Engineering, Integral Powertrain Ltd, e WMG presso l’Università di Warwick, finanziato dall’Office for Zero Emission Vehicles britannico.
Nel 1960, nonostante una forte opposizione interna da parte di coloro che pensavano che la produzione di scooter avrebbe potuto indebolire l'immagine della compagnia, la Triumph ne realizzò alcuni. Il primo fu il Triumph Tina che montava un motore a due tempi di circa 100 cm³ e il cambio automatico. Essendo pensato quale veicolo utilitario era anche dotato, sul manubrio, di un cestino porta-spesa. Ne venne realizzata anche una versione a tre ruote, destinata a coloro che cercavano un veicolo che, rispetto ad un mezzo a due ruote, fosse più stabile. Nella pubblicità comparve anche Cliff Richard, una popolare popstar, ma nonostante questo le vendite furono piuttosto scarse, specie quelle della versione a tre ruote la cui progettazione aveva assorbito fondi rilevanti, e la produzione di entrambi i modelli venne rapidamente interrotta.
Un altro scooter realizzato dalla Triumph fu il Tigress. Al contrario del Tina questo veicolo era destinato ad un uso più evoluto; era caratterizzato da buone prestazioni e, sfruttando le conoscenza acquisite nella produzione delle motociclette, buona maneggevolezza. Era disponibile sia con un motore due tempi da 175 cm³ che con un quattro tempi bicilindrico da 250 cm³. Il cambio era a quattro marce con comando a pedale. Le vendite premiarono il modello di cilindrata maggiore che poteva raggiungere i 100 km/h, aveva sospensioni efficienti e, nonostante le ruote di piccolo diametro tipiche di questi veicoli, buona tenuta di strada. I difetti principali si concentravano principalmente sulla qualità della costruzione. Il Tigress venne commercializzato anche con il marchio BSA con la denominazione di Sunbeam.
Nel 1949, stagione inaugurale del Motomondiale, Triumph prende parte all'intero campionato della classe 500 con la 500GP. Ottiene i primi punti iridati grazie al quinto posto conquistato dall'australiano Syd Jensen al Tourist Trophy e conclude al sesto posto nella classifica costruttori.[2] Nel 1950 è nuovamente Jensen che, dopo aver disputato le prime due prove con una AJS, chiude il Gran Premio d'Olanda al sesto posto conquistando un punto che permette alla casa britannica di confermarsi al sesto posto tra i costruttori. Nel 1951 Triumph disputa solamente i Gran Premi di Belgio e Olanda con piloti locali senza ottenere punti. Nel biennio 1968-1969 il britannico Percy Tiat riporta in gara Triumph giungendo quarto al Gran Premio di Finlandia il primo anno e secondo, a poco più di quattro secondi dal vincitore Giacomo Agostini e unico pilota non doppiato dall'Italiano, al Gran Premio del Belgio nella seconda stagione.[3]
Dopo nove stagioni consecutive, nel 2019 cambia la fornitura del motori nella classe Moto2 del Motomondiale, il quattro cilindri in linea della Honda CBR600RR lascia il passo al nuovo motore: un tre cilindri in linea di 765 centimetri cubici di marca Triumph basato sul motore della Street Triple RS 765.[4][5] I motori sono preparati da ExternPro, uno sviluppatore esterno con sede in Spagna.[6]
Triumph Racing Motociclismo | |
---|---|
Nome completo | PTR Triumph |
Categorie | Mondiale Supersport Europeo Superstock 600 |
Sede | Hinckley |
Piloti nel 2024 | |
Mondiale Supersport | 50 - Ondřej Vostatek 69 - Tom Booth-Amos |
Moto nel 2024 | Street Triple RS |
Pneumatici nel 2024 | Pirelli |
Dopo aver disputato due gare con il pilota wild card Craig Jones nel 2004, nel 2008 Triumph prende parte stabilmente al mondiale Supersport.[7] Dodici piloti, tra titolari, sostitutivi e wild card; gareggiano con la Dayotna 675. Dopo aver ottenuto punti in ognuna delle gare in calendario, chiude al quarto posto tra i costruttori. Nel 2009 scendono in pista dieci piloti con Triumph. Al Gran Premio di Donington Garry McCoy del ParkinGO Team chiude terzo, regalando al costruttore inglese il primo podio.[8] McCoy ottiene un secondo podio al Gran Premio di Portimão classificandosi ottavo nel mondiale. In questa stessa stagione il pilota sloveno Marko Jerman, con la motocicletta inglese, si classifica secondo nel Campionato Europeo Velocità di categoria svoltosi in gara unica ad Albacete.[9] Nel 2010, sempre con il team ParginGO, Chaz Davies con quattro piazzamenti a podio e cinque quarti posti, è quarto nel mondiale con Triumph terza tra i costruttori.[10] Nel 2011, con tre piloti titolari e due wild card, Triumph chiude al quarto posto. Nel 2012 il Power Team by Suriano gareggia con Vittorio Iannuzzo e Alex Baldolini che, in occasione del Gran Premio di Misano, riporta Triumph sul podio dopo quasi due anni di digiuno.[11] Il campionato si chiude col terzo posto tra i costruttori.
Nel 2013 il titolare è Mitchell Carr del team AARK ma gli unici punti stagionali arrivano al Gran Premio di Donington con il pilota wild card Glenn Richards, già due volte campione britannico Supersport con Triumph. Nel 2014 il costruttore inglese partecipa ai soli Gran Premi d'Australia e Gran Bretagna con piloti wild card concludendo al quinto posto con nove punti. Nel 2015 disputa il solo Gran Premio di casa dove, il team Profile Racing, porta in pista Sam Hornesey e Luke Stapleford che si classificano settimo e sesto in gara. Stapleford inoltre, a fine stagione, si laurea campione nazionale Supersport.[12] Nel 2016 Triumph prende parte all'intero campionato a partire dal Gran Premio di Assen, quando viene ingaggiato Stapleford, che aveva iniziato la stagione con CIA Landlord Insurance Honda. In occasione della gara finale del campionato, il GP di Losail, Stapleford ottiene la prima pole position per Triumph nel mondiale Supersport. Chiude poi la gara con un ritiro.[13] Nel 2017 le uniche due Dayotna 675 a gareggiare nel mondiale sono quelle del team Profile Racing, i piloti titolari sono il confermato Stapleford e Stefan Hill, sostituito per due gare da Jack Kennedy.[14] Il campionato finisce al quinto posto tra i costruttori. Nel 2018 Kennedy sostituisce nuovamente Hill[14] mentre Stapleford, pur rimanendo col Team, passa a guidare la Yamaha YZF-R6 a stagione in corso. Il campionato si chiude al quinto posto tra i costruttori.
Nel 2022, alla luce delle novità regolamentari introdotte con la "Supersport Next Generation" i costruttori possono sforare i limiti di cubatura imposti dalla classe,[15] con la FIM che si impegna ad attuare delle regole di bilanciamento, in questo contesto Triumph torna a gareggiare, dopo tre anni di assenza, schierando la Street Triple RS.[16] I piloti titolari sono Hannes Soomer, al sesto anno completo in Supersport, e l'esordiente Stefano Manzi. A fine luglio, nel Gran Premio di Most, Manzi ottiene un secondo posto in gara1 (miglior piazzamento in gara fin qui per Triumph)[17] ed un terzo posto in gara2 (con il giro più veloce); ottiene la prima vittoria in questa categoria al Gran Premio del Portogallo,[18] con cinque piazzamenti a podio totali, Manzi chiude il campionato al sesto posto,[19] Triumph al quarto posto tra i costruttori. Nel 2023 due Street Triple RS 765 vengono schierate dal team PTR e affidate ai piloti Niki Tuuli e Harry Truelove, sostituito a stagione in corso da Ondřej Vostatek.[20] Miglior risultato stagionale è il terzo posto ottenuto da Tuuli in gara uno al Gran Premio dell'Indonesia mentre tra i costruttori Triumph chiude al quinto posto.[21]
Nel 2024 Triumph raddoppia la sua presenza nel mondiale Supersport. Il team PTR affianca al confermato Vostatek Tom Booth-Amos, fresco vincitore della World Supersport Challenge, mentre altre due Street Triple RS 765 vengono portate in pista da WRP-RT Motorsport by SKM-Triumph e guidate da John McPhee e Jorge Navarro (con quest'ultimo sosotituito ad inizio stagione da Lorenzo Baldassarri[22]). Il campionato si conclude al quarto posto tra i costruttori, impreziosito dal podio in gara due al Cremona Circuit di Booth-Amos.[23]
Nel 2008 Triumph fa il suo esordio nel Campionato europeo Superstock 600. Prende parte, con una Daytona 675, a buona parte delle gare in programma con tre Team differenti: Triumph SC, Triumph Italia BE1 Racing e Payet Racing Team Triumph. I migliori risultati sono i due quindicesimi posti ottenuti da Thomas Grant a Valencia e Davide Fanelli a Misano nonché, sempre con Fanelli, il quattordicesimo posto a Donington.[24] Nel 2009 il pilota tedesco Marc Moser, del team G-Lab Racing Sport Evolution, si classifica decimo al Gran Premio del Nürburgring e diciassettesimo al Gran Premio di Portimão chiudendo venticinquesimo in campionato. Nel 2010 il team Azione Corse, con Riccardo Cecchini e Michael Mazzina, prende parte a quattro eventi andando a punti con entrambi i piloti. Moser, che disputa il solo Gran Premio del Nürburgring come wild card, dopo aver ottenuto la pole position chiude la gara al quinto posto.[25]
Nel 2011 Cecchini disputa quasi l'intera stagione classificandosi al ventesimo posto con venti punti. Oltre a Cecchini prendono parte al campionato con Triumph anche altri piloti di altri Team per singole gare. Nel 2012 scendono in pista con Triumph Cecchini (team FRT) e i britannici John Simpson, Tom Weeden [26] e Alexander Olsen, nessuno ottiene punti. Nel 2013, ultima stagione di Triumph in questa categoria, gareggiano Emeli Lathi, Alex Radman e Luke Stapleford che chiude quattordicesimo gara1 a Silversotne.
la prima edizione del Campionato Italiano Velocità, svoltasi nel 1911 in prova unica l'otto ottobre vede primeggiare, nella categoria 1/2 litro, Carlo Pusterla in sella ad una Triumph.[27] Un secondo titolo, nella stessa categoria, viene vinto da Pierino Opessi nel 1923.
Nel 2002 Massimo Sicchero porta in pista Triumph nel CIV Stock 1000: prende parte ai Gran Premi del Mugello e di Misano chiudendo entrambe le prove fuori dalla zona punti. Nel 2007 Triumph prende parte al campionato italiano Supersport; si classifica al quarto posto tra i costruttori conquistando un podio nella seconda gara al Mugello con Ivan Clementi.[28] Nel 2008 conferma il quarto posto tra i costruttori ottenendo punti in tutte le gare previste, tra i piloti Alessio Corradi chiude al sesto posto. Nel 2009, ancora quarta tra i costruttori, Triumph conquista tre piazzamenti a podio con Gianluca Nannelli e Mirko Giansanti. Nel 2010 con Giansanti unico pilota, si conferma al quarto posto. Nel 2011 il titolare è Marco Marcheluzzo, ancora quarto posto tra i costruttori. In questa stessa stagione Riccardo Cecchini porta in pista una Daytona 675 nel campionato italiano Stock 600. Questa unica partecipazione, al Gran Premio del Mugello, la porta a termine al quindicesimo posto.[29]
Ben più consistente ed estesa è la partecipazione al campionato britannico Supersport. A seguire i piloti campioni nazionali con Triumph:[30]
Anno | Vincitore | Squadra | Punti |
---|---|---|---|
2008 | Glen Richards | MAP Embassy Racing | 240 |
2012 | Smiths Racing | 372 | |
2014 | Billy McConnell | 364 | |
2015 | Luke Stapleford | Profile Racing | 471 |
Dopo una lunga gestazione caratterizzata dall'assenza sperimentazioni in pista al di fuori di test;[31] nel 2024 la Triumph TF 250-X fa il suo esordio nella classe MX2 del Campionato mondiale di motocross.[31] In occasione della gara inaugurale del campionato, in Argentina a Villa La Angostura, il pilota danese Mikkel Haarup porta sul podio la TF 250-X.[32]
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.