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locomotiva a vapore Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La locomotiva Bayard è una delle locomotive a vapore costruite come prima dotazione della ferrovia Napoli-Portici. È stata per alcuni decenni considerata la prima locomotiva italiana.
Locomotiva Bayard | |
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Locomotiva a vapore | |
La riproduzione della Bayard esposta nel Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa | |
Anni di costruzione | 1839 |
Costruttore | Longridge |
Dimensioni | 9 480 mm |
Massa in servizio | 13 t |
Massa aderente | 6,85 t |
Tipo di motore | a vapore |
Alimentazione | coke |
Rodiggio | 1 A 1 |
Diametro ruote motrici | 1.680 mm |
Distribuzione | Stephenson "a gioghi" |
Tipo di trasmissione | bielle |
Diametro dei cilindri | 320 mm |
Corsa dei cilindri | 450 mm |
Pressione in caldaia | 3,5 |
Le prime locomotive entrate in esercizio sulla linea furono costruite da R. B. Longridge and Company, uno stabilimento metalmeccanico fondato nel 1785 a Bedlington nel Northumberland, di cui era proprietario Michael Longridge, un collaboratore di Robert Stephenson. Il Longridge era proprietario anche della fonderia Bedlington Ironworks, pioniere della costruzione delle rotaie in ferro[1]
Secondo alcuni documenti di fonte aziendale[2][3] le prime locomotive presenti sulla Napoli-Portici furono:
1. Locomotiva a vapore Longridge, arrivata il 3 ottobre 1839, che trainò il treno di servizio ("treno staffetta");
2. Locomotiva a vapore Vesuvio, arrivata il 3 ottobre 1839 che trainò il primo treno inaugurale;
3. Locomotiva a vapore Bayard, numero di fabbrica 120[4], arrivata il 1º dicembre 1839.
Il nome Bayard fu attribuito alla locomotiva in onore dell'ingegner Armand Joseph Bayard de la Vingtrie, a cui il re Ferdinando II aveva affidato, insieme ad altri soci, la concessione della costruzione della linea ferroviaria da Napoli a Nocera Inferiore, di cui il primo tronco fu quello fino a Granatello di Portici.
Nel 1849 il parco locomotive della società, e presumibilmente anche la Bayard, veniva giudicato in pessime condizioni[5].
Non si conosce l'anno di radiazione della macchina, che si stima essere avvenuta prima del 1865[6]. Di certo non la riporta l'album ufficiale delle Strade Ferrate Romane del 1878, che pure presenta e descrive altre macchine ex napoletane confluite nel parco di quell'azienda[7]. Documenti delle Strade Ferrate Meridionali del 1887 indussero a ritenere che in quell'anno esistesse ancora la locomotiva "Vesuvio"[8]
Le locomotive di prima dotazione sono del tipo"Patentee" studiato da Stephenson e collaboratori e introdotto con la locomotiva eponima nel 1834[9][10]. La Bayard aveva due cilindri interni di 356 x 425 mm e una pressione in caldaia di 3,5 kg/cm2; la sua velocità massima era di 50 km/ora.[11]. A 60 km/h sviluppava una potenza di 65 CV[12].
La replica della Bayard è molto simile alla replica della locomotiva Der Arend, costruita a Longridge nel 1839 col numero di fabbrica 119, conservata nel Museo ferroviario di Utrecht[13]
Nel 1939, in occasione delle manifestazioni indette per celebrare il centenario della ferrovia Napoli-Portici, l'Officina di Porta al Prato di Firenze delle Ferrovie dello Stato eseguì una riproduzione funzionante della Bayard[14], che venne usata per la manifestazione ufficiale insieme alle ricostruzioni delle carrozze del treno inaugurale. In quell'occasione esso raggiunse senza difficoltà i 60 km/h "lasciando meravigliati gli stessi tecnici che lo avevano ricostruito".[15].
Esposta dal 1954 al 1964 nel soppresso Museo ferroviario della stazione di Roma Termini e dopo la sua chiusura nella Sezione Ferroviaria del Museo nazionale della scienza e della tecnica "Leonardo da Vinci" di Milano, in occasione delle manifestazioni per il 150º anniversario fu restaurata e rimessa in funzione a cura dell'officina del deposito locomotive di Cremona, e poi destinata al Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa dove da allora è esposta al pubblico[8].
Fu realizzata la copia della Bayard, terza locomotiva entrata in funzione[3], anziché della Vesuvio per la disponibilità dei disegni costruttivi della sola Bayard, che erano stati pubblicati nell'appendice di Stefano Mililotti al trattato di Charles-Joseph Minard Lezioni fatte sulle strade di ferro nel 1833-1834 alla Scuola di Ponti e Strade da M. Minard, professore.[16][17][18][19].
Un tentativo di ricostruzione dell'aspetto esteriore della Vesuvio, basato anche sui quadri di Salvatore Fergola raffiguranti l'inaugurazione della Napoli-Portici, è in Gian Franco Ferro, Il disegno della locomotiva italiana. Locomotive del passato, in Tutto treno, 6 (1993), n. 55, inserto di 4 pagine e tavole non numerate.
Tra le riproduzioni fermodellistiche si citano quelle prodotte dalle ditte Pocher[20][21] e Rivarossi.
Tra quelle eseguite da privati si cita il modello realizzato dal capotecnico delle Ferrovie dello Stato Giorgio Mastrini, in scala 1:32, in metallo e funzionante a vapore[22]
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