La legge mosaica o legge di Mosè (in ebraico: תֹּורַת מֹשֶׁה, Torat Moshe) è la legge degli antichi Israeliti registrata nei primi cinque libri del Tanakh, che insieme compongono la Torah.
In Atti7:30-42[2], santo Stefano rivela che la legge sul Monte Sinai non fu data a Mosè direttamente da Dio: per tramite degli angeli, Mosè si trovò sul Monte Sinai, fra l'angelo e i padri di Israele, a ricevere in consegna parole eterne che trasmise al suo popolo. Agli angeli è associato anche un ruolo nell'edificazione della Dimora dell'Altissimo (Atti7:48-53[3]).
La legge mosaica viene spiegata nei libri dell'Esodo, Levitico, Numeri e successivamente viene ripresa nel Deuteronomio. Essa contiene:
Gli studiosi moderni hanno confrontato la legge mosaica con altre leggi contemporanee o antecedenti ad essa del Vicino Oriente antico; la legge mosaica rivela somiglianze nella sua formulazione ed entità[4].
La legge mosaica nell'antico Israele si distingueva dai codici dei paesi del Vicino Oriente antico in quanto riguardava l'offesa ("peccato") fatta a Dio piuttosto che alla società[5], ma l'origine del concetto di peccato rimane comunque babilonese, ed è stato in seguito integrato dalla legge mosaica[6]. Si può comparare quindi la legge mosaica a legislazioni babilonesi come il Codice di Ur-Nammu e il Codice di Hammurabi, dei quali una parte riguarda la nozione di contratto.
Ad ogni modo l'influenza della tradizione legislativa del Vicino Oriente antico nell'antico Israele è riconosciuta e ben documentata[7][8].
Per esempio l'anno sabbatico degli Israeliti riscontra degli antecedenti nel mesharumaccadico, cioè gli editti con i quali si concedevano delle facilitazioni alle classi più povere[9]. Un'altra distinzione importante risiede nel fatto che nei codici del Vicino Oriente antico, o anche in più recenti testi ugaritici riportati alla luce, veniva assegnato un ruolo importante e supremo alla figura del re, mentre nella legge dell'antico Israele lo stato doveva essere una teocrazia, non una monarchia[10].
«The ancient Near Eastern collections do not include cultic law; rather, their focus is on civil law. As a generalization, in the ancient Near East violation of law is an offense against society.»
(John H. Walton, Ancient Israelite Literature in Its Cultural Context (1994), p.233. Zondervan, ISBN 978-03-10365-91-4.)
«Poteva essere altrimenti [...] quando si misura l'entità della civiltà babilonese? Questa impregna tutta la sua zona d'influenza, molto vasta, e percepibile fino in Grecia. Israele, che si tratti di cultura o di politica, è una piccola nazione periferica, priva di prestigio e dall'esistenza incerta. Tutto quello che ho studiato nel campo specificamente mesopotamico, l'ho trovato nei testi biblici: la cosmogonia, la geografia del Paradiso, l'idea del peccato, l'interrogativo sul male, sulla permanenza fantomatica dei morti in un aldilà; addirittura il tema dei duri rapporti con il divino. In quanto semiti, gli Ebrei vivevano in un ambiente che, forse grazie agli antichi Mesopotami, offriva un supporto a tutte le grandi questioni. Essi naturalmente ne hanno ripreso la materia.»
(Jean Bottéro, L'Oriente antico. Dai Sumeri alla Bibbia, p.312. Edizioni Dedalo, Bari 1994. ISBN 978-88-22005-35-9.)
«Quando il popolo ebraico, verso il 1500-1300 a.C., entrò nella Palestina, in essa era già diffusa la cultura babilonese: [...] penetrata così profondamente che ancora molti secoli dopo che la Palestina era caduta sotto il dominio egizio la lingua ufficiale continuò ad essere la lingua babilonese. [...] abbiamo quindi tutte le ragioni di credere che la legislazione di Hammurabi (circa 2000 a.C.), il quale si chiamava re di Amurru, cioè della Siria e della Palestina, possa aver influito, attraverso i Cananei, sull'antica legislazione ebraica. [...] si spiegherebbero le analogie e i riscontri che ci rinviano indiscutibilmente alla Babilonia: il Sabbato [...] è senza dubbio, anche quanto al vocabolo, una derivazione babilonese.»
(Piero Martinetti, L'ebraismo, cap.1, p.57. Estratto da Guido Bersellini, Appunti sulla questione ebraica. Da Nello Rosselli a Piero Martinetti, Franco Angeli edizioni, Milano 2009. ISBN 978-88-56813-51-7.)
«The Israelite Sabbatical Year, which seems to have the same purpose and recurs at about the same interval, appears to be an Israelite adaptation of this mesharum-edict tradition.»
(J. J. M. Roberts, The Bible and the Ancient Near East: Collected Essays (2002), p.46. Eisenbrauns, ISBN 978-15-75060-66-8.)
«The many legal texts discovered at Ugarit make it clear that the king played an important legal role.»
(Adrian Curtis, citato in Barnabas Lindars (a cura di), Law and Religion: Essays on the Place of the Law in Israel and Early Christianity (1988), cap.1, p.3. James Clarke & Co, ISBN 978-02-27679-08-1.)