Grandi uffici del Regno di Sicilia
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Nel Regno di Sicilia, esistito tra il 1130 al 1816, i Grandi Ufficiali erano funzionari della Corona che ereditavano una carica o erano nominati per svolgere alcune funzioni principalmente cerimoniali o per agire come membri del governo. In particolare fu Ruggero II una volta divenuto Re di Sicilia e ricondotto all'obbedienza i territori ribelli del Continente, ebbe la preoccupazione di organizzare politicamente il Regno. Per questo motivo nel 1140 Re Ruggero convocò a Palermo un Parlamento dove vennero istituiti i sette più importanti uffici del Regno di Sicilia, ai quali si dava il titolo di arconti.[1][2][3]
Il sistema presenta notevoli somiglianze con quello inglese, essendo entrambi derivati da sovrani di stirpe normanna, in cui quattro ebbero una corrispondenza certa con gli alti enti ministeriali della Corte Franca, ove si aveva, come si sa, un senescalk, un marchäl, un kämmerer, un kanzlèr.[4]
Con la prammatica del 6 novembre 1569 sulle riforme dei Tribunali tre Grandi uffici del Regno vengono resi prerogativa della magistratura: il Gran Giustiziere, le di cui funzioni erano già state assorbite dal Presidente del Tribunale della gran Corte Civile con la qualifica di Luogotenente; il Gran Camerario, sostituito con il Presidente del Real Tribunale del Patrimonio e il Gran Cancelliere, sostituito con il Presidente del Tribunale del Concistoro della Sacra Regia coscienza e delle cause delegate.