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attore e regista teatrale italiano (1930-2024) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Glauco Mauri (Pesaro, 1º ottobre 1930 – Roma, 28 settembre 2024[1]) è stato un attore e regista teatrale italiano.
Personaggio di spicco del teatro italiano, Mauri si formò come attore nel 1949 all'Accademia nazionale d'arte drammatica diretta da Silvio D'Amico[2][3], e aveva come maestri Orazio Costa, Sergio Tofano, Wanda Capodaglio[4].
Dopo il diploma, lavorò con importanti teatranti come Memo Benassi, Orazio Costa, Renzo Ricci, André Barsacq, Anna Proclemer, Giorgio Albertazzi, Luigi Vannucchi, Valeria Moriconi, Emanuele Luzzati, Mario Scaccia, Lilla Brignone, Gianni Santuccio, Enrico Maria Salerno.
Tra le sue interpretazioni teatrali più significative, spiccano quella di Smerdjakov ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij, per la regia di André Barsacq, che già nel 1954 gli dette fama nazionale[5]. Nel 1955 Lucio Ardenzi lo coinvolse in una tournée nell'America del Sud[6] – Brasile, Argentina, Uruguay – organizzata con l'appoggio del ministero dello spettacolo; insieme a lui ci furono Luigi Vannucchi, Anna Proclemer, Giorgio Albertazzi, Renzo Ricci, Eva Magni, Tino Buazzelli, Davide Montemurri, Franca Nuti e Bianca Toccafondi. A parte il Re Lear di Shakespeare, che vedeva riuniti nello stesso spettacolo tutti gli attori principali della compagnia, il repertorio era tutto italiano: Corruzione al palazzo di giustizia di Ugo Betti, Beatrice Cenci di Alberto Moravia in prima mondiale, Il seduttore di Diego Fabbri.
Per alcuni anni, lavorò con la Compagnia Proclemer-Albertazzi.[7]
Nel 1961, fondò con Valeria Moriconi, Franco Enriquez, Emanuele Luzzati (in seguito entrerà a farne parte anche Mario Scaccia) la "Compagnia dei Quattro"[8] che sarà una formazione fondamentale per il teatro italiano.
Importante la sua partecipazione a lavori televisivi della Rai, sia nelle commedie sia nelle tragedie classiche e negli sceneggiati, con oltre sessanta lavori a partire dall'inizio delle trasmissioni, nel 1954; anche nella prosa radiofonica Rai saranno frequenti le sue presenze davanti ai microfoni, sia nella compagnia di Radio Roma sia in quella di Milano.
Dopo aver fatto parte, nel 1971, del cast dello sceneggiato televisivo I Buddenbrook, alla Biennale di Venezia del 1972 Luca Ronconi lo diresse nello storico allestimento dell'Orestea di Eschilo[9] nel quale Mauri fu protagonista.
Nel 1977, diede la voce al personaggio del governatore Tarkin, interpretato da Peter Cushing nel film Guerre stellari[10].
Nel 1981, con Roberto Sturno, attore legato a Mauri da un lungo sodalizio artistico, fondò la Compagnia Mauri-Sturno[11] con la quale propose un vasto repertorio di autori classici, Sofocle, Shakespeare, Molière, Goethe, Cechov, Pirandello, Brecht e autori contemporanei, fra cui Beckett, Muller, Mamet, Schmitt, Shaffer.
Tra i tanti allestimenti in cui Mauri fu protagonista, si ricordano anche Rinoceronte di Eugène Ionesco, Edipo re di Sofocle, Re Lear, La bisbetica domata, Il mercante di Venezia, Tito Andronico, Riccardo III, La tempesta di William Shakespeare, Faust di Goethe, Don Giovanni di Molière, I demoni di Dostoevskij, Enrico IV di Pirandello, Volpone di Ben Jonson, Il bugiardo di Carlo Goldoni, Il canto del cigno di Anton Čechov.
Come regista d'opera, allestì per due volte Macbeth di Giuseppe Verdi. La prima ebbe luogo nel 1996 come inaugurazione della stagione lirica del Teatro Comunale di Treviso (direttore d'orchestra Donato Renzetti) e la seconda nel 1998, al Teatro San Carlo di Napoli (direttore d'orchestra Gustav Khunn). Seguirono numerose altre regie, da Re Lear a Delitto e castigo[12], da La tempesta a Quello che prende gli schiaffi.
Lavorò anche nel cinema[13]: da ricordare i ruoli in La Cina è vicina di Marco Bellocchio, in Profondo rosso di Dario Argento, e in Ecce bombo di Nanni Moretti.
Mauri era Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana e venne insignito della cittadinanza onoraria del comune di Pesaro il 12 gennaio 2009[14].
È morto a Roma il 28 settembre 2024, tre giorni prima del suo 94º compleanno.[15]
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