Deismo
filosofia razionalista e anticlericale / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il deismo (dal latino: deus) è una filosofia religiosa razionalista ma non necessariamente anticlericale[1][2], che sostiene l'esistenza di un Dio Essere Supremo, ordinatore, ma esterno al mondo, con caratteri di "religione naturale".
Sviluppatasi nei secoli XVII e XVIII in Gran Bretagna,[1], diffusa successivamente in Francia, Germania e Stati Uniti d'America. Il deismo esclude dogmi, autorità religiose, ed elementi sovrannaturali, oltre che la maggioranza di ciò che viene collegato al paranormale e al misticismo religioso rivelato, considerati come mera superstizione ed errori che nascondono il vero carattere razionale della divinità. Nato in un'epoca fortemente segnata dalle guerre di religione combattute allora tra cattolici e protestanti, il deismo intendeva porre fine ai contrasti fra le religioni rivelate[1][2] in nome di quell'univocità della ragione sentita, in particolare nell'ottica dell'Illuminismo, come l'unico elemento in grado di unire in fratellanza tutti gli esseri umani.[1][2] In quest'ambito Kant nella Critica della ragion pura diede una definizione dei due termini di deismo e teismo che precedentemente erano sinonimi (come si nota nel Dizionario filosofico del deista Voltaire[3], nell'Emilio di Rousseau[4] e ne Il buon senso dell'ateismo di d'Holbach); scrive Kant:
«Colui che ammette solo una teologia trascendentale vien detto deista, e teista invece colui che ammette anche una teologia naturale. Il primo concede che noi possiamo conoscere, con la nostra pura ragione, l’esistenza di un essere originario, ma ritiene che il concetto che ne abbiamo sia puramente trascendentale: che sia cioè soltanto di un essere, la cui realtà è totale, ma non ulteriormente determinabile. Il secondo sostiene che la ragione è in grado di determinare ulteriormente tale suo oggetto in base all’analogia con la natura: e cioè di determinarlo come un essere, che in forza di intelletto e di libertà contiene in sé il principio originario di tutte le altre cose.[2]»
Il deismo assume quindi a priori l'esistenza di un Essere Supremo, creatore e regolatore delle leggi dell'universo,[2] indispensabile a spiegarne l'ordine, l'armonia e la regolarità. Nega però sia la necessità di una rivelazione, dalla quale comunque prescinde ritenendo che sia solo per gli incolti, sia la storicità di qualsiasi pretesa rivelazione.[1][2] A seconda dei casi ammette o meno l’esistenza di una provvidenza, di qualcosa che agisce nella storia oltre le azioni contingenti dell'uomo.
La negazione della rivelazione ha come conseguenza il rifiuto di qualsiasi dogma, testo sacro o autorità religiosa.[1][2] L'uso corretto della ragione consente all'uomo di elaborare una religione naturale e razionale completa e autosufficiente, capace di spiegare il mondo e l'uomo.
Il deismo viene definito anche come "religione naturale",[2] in quanto non fondato su testi sacri ma sulla ragione che, ribadendo l'esistenza di Dio, lo configura in termini differenti da quelli delle religioni rivelate. Esso assume anche alcuni elementi del panteismo di Spinoza (Deus sive Natura), come in Rousseau, o reputa Dio come ciò che è inconoscibile direttamente ma verso cui tende tutto l'uomo, come in Kant, o come qualcosa di esterno e disinteressato al mondo come in Hume e Voltaire.