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arcidiocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'arcidiocesi di Sassari (in latino Archidioecesis Turritana) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Sardegna. Nel 2022 contava 225.000 battezzati su 230.000 abitanti. È retta dall'arcivescovo Gian Franco Saba.
Arcidiocesi di Sassari Archidioecesis Turritana Chiesa latina | |||
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Regione ecclesiastica | Sardegna | ||
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Diocesi suffraganee | |||
Alghero-Bosa, Ozieri, Tempio-Ampurias | |||
Arcivescovo metropolita | Gian Franco Saba | ||
Vicario generale | Marco Carta | ||
Arcivescovi emeriti | Paolo Mario Virgilio Atzei, O.F.M.Conv. | ||
Presbiteri | 136, di cui 92 secolari e 44 regolari 1.654 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 52 uomini, 127 donne | ||
Diaconi | 3 permanenti | ||
Abitanti | 230.000 | ||
Battezzati | 225.000 (97,8% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 1.978 km² | ||
Parrocchie | 60 (6 vicariati) | ||
Erezione | III secolo | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | San Nicola | ||
Santi patroni | Santi Gavino, Proto e Gianuario (martiri turritani) Madonna delle Grazie[1] | ||
Indirizzo | Via Dei Mille 19, 07100 Sassari, Italia | ||
Sito web | www.arcidiocesisassari.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
L'arcidiocesi comprende 28 comuni della provincia di Sassari in Sardegna: Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cargeghe, Cheremule, Chiaramonti, Codrongianos, Cossoine, Florinas, Giave, Ittiri, Mores, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Porto Torres, Sassari, Sennori, Siligo, Sorso, Stintino, Thiesi, Tissi, Torralba e Usini.[2]
Sede arcivescovile è la città di Sassari, dove si trova la cattedrale di San Nicola. Nella stessa città sorge anche la basilica del Sacro Cuore. Nel territorio si trovano anche tre antiche cattedrali: quella di Porto Torres, dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario ed elevata al rango di basilica minore; quella di Ploaghe, dedicata a San Pietro; e quella di Sorres, anch'essa dedicata a San Pietro nonché la basilica della Santissima Trinità di Saccargia, già importante cenobio camaldolese. Le diocesi di Ploaghe e di Sorres sono oggi sedi titolari.
Il territorio si estende su 1.978 km² ed è suddiviso in 60 parrocchie, organizzate in 6 vicarie, 3 nella città di Sassari (centro storico, Monte Rosello-Latte dolce, Cappuccini-Monserrato), e 3 extraurbane (Sorres, Ploaghe e Porto Torres-Golfo).
La provincia ecclesiastica di Sassari, istituita nell'XI secolo, comprende le seguenti suffraganee:
La diocesi di Torres (l'odierna Porto Torres, anticamente chiamata Turris Libisonis) fu eretta forse verso la fine del III secolo, quantunque la tradizione indichi come primo vescovo un Clemente romano nel I secolo. Nemmeno san Gabino vissuto verso il 100 è un vescovo certo, benché di lui si ritenga fondato il martirio[3]. Sebbene esistano documenti riguardanti i primi vescovi, non è possibile stabilire con assoluta certezza che si riferiscano a vescovi di Torres, perché esistevano altre sedi vescovili dal nome simile. Il primo vescovo storicamente documentato è Felice, che nel 484 partecipò alla conferenza di Cartagine, con altri quattro vescovi sardi, convocata dal re vandalo Unerico. I vescovi, anonimi, di due sedi episcopali 'sardesi' si trovano, invece, nella lettera che tutti i vescovi occidentali scrissero a papa Giulio I dal Concilio di Sardica nel 343. Se uno dei due vescovi poteva essere quello di Karales, l'altro anonimo potrebbe essere quello turritano, come ipotizza Raimondo Turtas, indicando come all'epoca in Sardegna vi fossero solo due grandi sedi episcopali[4].
Al tempo di san Gregorio Magno Torres era suffraganea dell'arcidiocesi di Cagliari. Al tempo di papa Giovanni V (685-686) è invece menzionata come sede immediatamente soggetta ai vescovi di Roma.
Successivamente le notizie sui pastori della diocesi si interrompono per circa tre secoli, durante i quali furono numerose le scorrerie saracene.
Terminato il periodo di insicurezza dovuto alle continue scorribande musulmane e in seguito alla riorganizzazione ecclesiastica della Sardegna, Torres fu elevata, forse già al tempo di papa Alessandro II (1061-1073), al rango di sede metropolitana del giudicato di Torres. Ebbe fino a sette diocesi suffraganee: Ampurias, Bisarcio, Bosa, Castro, Ottana, Ploaghe e Sorres. Primo metropolita noto fu Costantino de Castra, investito della carica arcivescovile a Capua da papa Gregorio VII nel 1073.
Lo stesso papa insistette presso il giudice di Torres perché nell'arcidiocesi si attuassero le norme canoniche sulla vita, la disciplina e l'istruzione del clero, indizio della grave inadeguatezza morale, culturale e religiosa dei presbiteri a quell'epoca; non di rado i condaghi del tempo documentano la presenza di sacerdoti sposati o di condizione servile.
Tra XI e XII secolo diversi ordini religiosi si stabilirono nell'arcidiocesi, in particolare i Cistercensi. Infatti il giudice di Torres, Gonario II, dopo un incontro con san Bernardo, si fece monaco e favorì lo sviluppo dell'ordine a Torres, e si deve alla sua influenza la fondazione del monastero di Santa Maria di Paulis ad Ittiri e di Santa Maria di Corte a Sindia. Alla fine del XII secolo fu vescovo un cistercense, Erberto, autore di un Liber miraculorum et visionum che ebbe molta fortuna nei Paesi tedeschi. Circa un secolo prima fu terminata la basilica di San Gavino, in stile romanico, cattedrale dell'arcidiocesi.
Nel XIII secolo l'arcivescovo Dorgodorio costruì a Sassari il suo palazzo arcivescovile, che verso la fine del secolo diverrà la dimora principale del suo successore Teodosio. Torres infatti, con la diminuzione di importanza del suo ruolo di porto commerciale, iniziò ad attraversare un periodo di decadenza. Ma solo nel 1441 Pietro Spano traslò definitivamente la sede arcivescovile da Torres a Sassari, autorizzato dalla Santa Sede con la bolla Super universas del 3 aprile 1441.
L'8 dicembre 1503 furono soppresse le diocesi di Sorres e di Ploaghe e il loro territorio fu unito all'arcidiocesi di Sassari in forza della bolla Aequum reputamus di papa Giulio II. Ciò non avvenne subito, ma solo alla morte dei rispettivi vescovi, ossia nel 1505 e nel 1526.
Nei secoli successivi gli arcivescovi si impegnarono per l'attuazione dei decreti del concilio di Trento. In quest'opera si distinsero soprattutto: Salvatore Alepus († 1566), che compì due visite pastorali nell'arcidiocesi ed emanò diverse costituzioni sinodali per riformare la vita del clero ed obbligare i parroci a curare l'istruzione religiosa del popolo; Alfonso de Lorca, che istituì il seminario diocesano nel 1593; Gavino Manca de Cedrelles († 1620), che pubblicò la versione in sardo-logudorese della Dichiarazione del Simbolo apostolico di Roberto Bellarmino; Giuseppe Sicardo († 1714), che fece pubblicare un nuovo catechismo in lingua sardo-logudorese; Matteo Bertolini († 1750), che estese la pratica degli esercizi spirituali a tutti i seminaristi e al clero diocesano.
Nel corso dell'Ottocento si susseguirono diversi periodi di sede vacante a causa dei dissidi fra Chiesa e Stato sabaudo, il quale, in applicazione delle leggi eversive, incamerò i beni ecclesiastici, soppresse gli ordini religiosi, il foro ecclesiastico e il diritto di censura. A causa delle reiterate proteste l'arcivescovo Domenico Varesini fu condannato agli arresti domiciliari. Il suo successore, Diego Marongiu Del Rio, nominato nel 1871 dopo sette anni di vacanza della sede, ottenne l'exequatur statale solo nel 1878. Nonostante queste difficoltà, in questo periodo l'arcidiocesi di mostrò molto attiva nell'assistenza e nella cura dei più piccoli e degli orfani, grazie all'azione caritativa dei laici e di istituzioni religiose, come la conferenza delle Dame di Carità.
Tra gli arcivescovi del Novecento, si sono distinti in particolare: Arcangelo Mazzotti, che favorì la larga diffusione dell'Azione cattolica, celebrò un sinodo nel 1947 e l'anno successivo il congresso eucaristico regionale; e Salvatore Isgrò, ricordato per la celebrazione del sinodo nel 1990-1991, lo svolgimento di quattro visite pastorali, l'organizzazione della missione popolare nel 1999 e del congresso eucaristico nel 2003.
Tra i vari titoli spettanti all'arcivescovo di Sassari vi sono quelli di Primate di Sardegna e Corsica (conteso[5]), abate di Santa Maria di Paulis, priore della Santissima Trinità di Saccargia e di Nostra Signora di Coros, Gonfaloniere e Vessillifero di Santa Romana Chiesa (concesso da papa Paolo III a Salvatore Alepus e ai suoi successori in perpetuo), abate di San Pietro di Silki (oggi sede francescana, ma un tempo benedettina) e, in passato, Consiliario nel Consiglio di Sua Maestà e Cancelliere dell'Università di Sassari nonché vescovo di Ploaghe e Sorres (sino al 1969)[6]. Tutti questi titoli sono oggi in disuso.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati. La cronotassi seguente, tranne rari casi, segue quella attualmente più aggiornata proposta da P. Desole[7], a sua volta rielaborata su quella proposta da R. Turtas[8] con gli emendamenti di M. Vidili.
L'arcidiocesi nel 2022 su una popolazione di 230.000 persone contava 225.000 battezzati, corrispondenti al 97,8% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1949 | 139.000 | 140.000 | 99,3 | 162 | 109 | 53 | 858 | 56 | 33 | 39 | |
1970 | 191.000 | 194.645 | 98,1 | 214 | 124 | 90 | 892 | 119 | 505 | 53 | |
1980 | 207.591 | 214.245 | 96,9 | 191 | 113 | 78 | 1.086 | 1 | 97 | 360 | 56 |
1990 | 213.167 | 216.346 | 98,5 | 170 | 100 | 70 | 1.253 | 1 | 89 | 317 | 61 |
1999 | 214.500 | 215.535 | 99,5 | 165 | 100 | 65 | 1.300 | 1 | 81 | 256 | 61 |
2000 | 219.730 | 220.739 | 99,5 | 150 | 101 | 49 | 1.464 | 2 | 58 | 269 | 61 |
2001 | 220.000 | 221.100 | 99,5 | 147 | 98 | 49 | 1.496 | 2 | 58 | 259 | 61 |
2002 | 221.000 | 223.100 | 99,1 | 170 | 100 | 70 | 1.300 | 2 | 79 | 259 | 61 |
2003 | 223.100 | 224.603 | 99,3 | 162 | 98 | 64 | 1.377 | 3 | 71 | 238 | 61 |
2004 | 219.356 | 220.859 | 99,3 | 149 | 94 | 55 | 1.472 | 3 | 65 | 247 | 61 |
2010 | 220.000 | 223.000 | 98,7 | 153 | 99 | 54 | 1.437 | 4 | 61 | 198 | 60 |
2014 | 220.000 | 226.800 | 97,0 | 142 | 99 | 43 | 1.549 | 4 | 54 | 180 | 60 |
2017 | 228.353 | 235.000 | 97,2 | 136 | 95 | 41 | 1.679 | 5 | 51 | 170 | 61 |
2020 | 225.000 | 230.000 | 97,8 | 128 | 92 | 36 | 1.757 | 4 | 44 | 137 | 60 |
2022 | 225.000 | 230.000 | 97,8 | 136 | 92 | 44 | 1.654 | 3 | 52 | 127 | 60 |
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