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re di León (r. 1065-1109) e di Castiglia (r. 1072-1109) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Alfonso Fernández, detto el Bravo ("il Valoroso") (Alfonso anche in spagnolo e in asturiano, Alfons in catalano, Afonso in galiziano e in portoghese, Alifonso in aragonese e Alfontso in basco; 1040 circa – Toledo, 1º luglio 1109), fu re di León dal 1065 al 1072. Deposto per circa nove mesi, nel 1072, dal fratello Sancho II, fu nuovamente re di León e poi di Castiglia sempre nel 1072 e infine divenne re di Galizia, nel 1073 e mantenne tali titoli fino alla sua morte.
Alfonso VI di León | |
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Alfonso VI di León-Castiglia in una miniatura del XII secolo | |
Re di León | |
In carica | 1065 – 1109[1] |
Predecessore | Sancha I di León con Ferdinando I |
Successore | Urraca I |
Re di Castiglia | |
In carica | 1072 – 1109 |
Predecessore | Sancho II |
Successore | Urraca I |
Re di Galizia come Alfonso VII | |
In carica | 1073 – 1109 |
Predecessore | García I |
Successore | Urraca I |
Nome completo | Alfonso Ferdinandez |
Nascita | 1040 circa |
Morte | Toledo, 1º luglio 1109 |
Luogo di sepoltura | Monastero dei Santi Facondo e Primitivo a Sahagún |
Casa reale | Casa di Navarra |
Padre | Ferdinando I di Castiglia |
Madre | Sancha I di León |
Consorte | Agnese d'Aquitania Costanza di Borgogna Berta di Borgogna Zaida-Isabella di Siviglia[2] Beatrice d'Aquitania |
Figli | da Costanza Urraca I Elvira da Zaida Isabella Sancho Elvira Sancha illegittime Elvira Teresa |
Religione | Cattolicesimo |
Come riporta il documento n° XCIV della appendice II delle Antiguedades de España, Alfonso era il figlio terzogenito (maschio secondogenito) del re di Castiglia e re consorte di León, Ferdinando I e della regina del León e regina consorte di Castiglia, Sancha I[3], che, sia secondo la Historia genealógica y heráldica de la monarquía española, Volume 1, che secondo la Historia De Los Hechos De España di Rodrigo Jimenez De Rada era figlia del re di León e Castiglia Alfonso V e di Elvira Menéndez de Melanda[4][5], figlia del Conte di Portucale, il galiziano Menendo González e di sua moglie, Tutadona Moniz de Coimbra (dona Mayor)[6].
Ferdinando, come viene confermato dal documento n° 7 della Coleccion diplomatica de la catedral de Pamplona era il figlio maschio ultimogenito del re di Pamplona, conte d'Aragona, conte di Sobrarbe e Ribagorza, conte di Castiglia, Sancho III Garcés il Grande e di Munia[7], figlia, secondo la Chronica latina regum Castellae[8], del conte indipendente di Castiglia, conte di Burgos, di Lantarón, di Cerezo e di Álava, Sancho Garcés[9] e di Urraca Gomez[10][11].
Secondo la Historia silense[12] e il Liber chronicorum[13], Alfonso era il figlio maschio secondogenito, nato dopo che suo padre, Ferdinando, aveva ereditato il regno di Castiglia[14].
Alfonso viene citato, assieme ai genitori ed ai fratelli, nel documento n° XCIV della appendice II delle Antiguedades de España[3].
Alfonso viene citato, assieme ai genitori ed ai fratelli, nel documento n°XCVI della Apéndice del Tomo II de la Historia de la Santa A. M. Iglesia de Santiago de Compostela, datato marzo 1065[15].
Suo padre, Ferdinando I morì nel dicembre 1065, come riportano sia gli Annales Complutenses (Anales castellanos segundos)[16][17], che gli Annales Compostellani[18], ed il Chronicon Burgense (Obiit Fernandus Rex in die S. Eugeniæ) e che fu tumulato a León, come riporta il Chronicon Lusitano[19], nel Pantheon reale (mausoleo) della collegiata di San Isidoro a León.
Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1065, la madre si ritirò dal potere dividendo, secondo la volontà paterna, il regno di León e Castiglia tra i tre figli maschi[20]:
Mentre alle due figlie femmine furono assegnate due signorie:
Il regno di León aveva come tributario la Taifa di Toledo.
Appena succeduto al padre, il fratello di Alfonso, Sancho II detto il Forte aveva iniziato conflitti con il regno di Pamplona, che sfociarono, nel 1067, in quella che fu denominata la "guerra dei tre Sanchi", che vide contrapposti al re di Castiglia Sancho II, il re di Pamplona, Sancho IV, e il re di Aragona, Sancho I[21].
Dopo la morte della madre, nel 1067, erano iniziati i conflitti tra Sancho e i suoi due fratelli, Alfonso e Garcia. Terminata (1068) la guerra dei tre Sanchi, Sancho II attaccò il fratello, Alfonso VI, e lo sconfisse nella battaglia di Llantada, sul fiume Pisuerga (19 luglio 1068)[21], poi però venne a un accordo con lui per combattere Garcia[21].
Nel corso del 1069 Alfonso VI, secondo lo storico anglo-normanno, Guglielmo di Malmesbury (circa 1090-circa 1143), si fidanzò con la figlia di Guglielmo I d'Inghilterra, Agata, ma il matrimonio non fu mai celebrato e anche secondo il monaco benedettino, cronista della storia inglese, Matteo Paris, una figlia di Guglielmo I fu fidanzata ad Alfonso, mentre il monaco cristiano, storico e cronista inglese, Orderico Vitale, riporta che Agata era stata fidanzata con il re d'Inghilterra, Aroldo II e poi con Alfonso VI, ma morì durante il viaggio verso la penisola iberica e la salma fu riportata a Bayeux per la sepoltura[22].
Alfonso si fidanzò, sempre nel 1069, con Agnese (1059- dopo il 1099), secondo il "Chronicon sancti Maxentii Pictavensis, Chroniques des Eglises d'Anjou", figlia del duca d'Aquitania, Guglielmo VIII o Guido Goffredo[23]. Il matrimonio, sempre secondo il Chronicon citato prima, fu poi celebrato verso l'inizio del 1074[24] e la coppia divorziò il 22 maggio 1077 e, nel 1099, Agnese si sposò, in seconde nozze, come sua seconda moglie, con Elia I del Maine[25].
Sancho e Alfonso, nel 1071, entrarono in Galizia e affrontarono Garcia che aveva da poco riportato la vittoria nella battaglia di Pedroso contro il conte del Portogallo, Nuno II Mendes, che gli si era ribellato e che nel corso della battaglia perse la vita, come riporta Bernard F. Reilly[26].
Garcia, nello stesso anno, venne sconfitto, rinchiuso in una torre, obbligato ad abdicare ed esiliato; si rifugiò alla corte del re di Siviglia, Muhammad al-Muʿtamid, che era suo tributario[27].
Sancho II, nel 1072, rivolse le armi contro il León di Alfonso VI, che venne sconfitto nella battaglia di Golpejera, vicino a Carrión de los Condes, dal braccio destro di Sancho, Rodrigo Diaz de Bivar, detto el Cid; Alfonso fu fatto prigioniero e rinchiuso in una prigione a Burgos, ma Sancho fu convinto dalla sorella Urraca a permettere al fratello di recarsi in esilio a Toledo presso il re musulmano di Toledo, che era suo tributario. Sancho II, dopo il regno di Galizia, occupò allora quello di León, riunendo così nuovamente il regno che era stato di suo padre[21].
I nobili del León non accettarono il fatto compiuto e si strinsero attorno alle sorelle, soprattutto a Urraca, che si fortificò nella sua signoria, la città di Zamora. Sancho II dapprima espugnò la signoria di Toro della sorella Elvira e poi pose l'assedio a Zamora il 4 marzo del 1072. Dopo circa sette mesi di assedio, il 6 ottobre del 1072, secondo il Chronicon regum Legionensium[28] Sancho fu assassinato a tradimento durante l'assedio, sotto le mura di Zamora, da un suo soldato, Vellito Ariulfo (Secondo la Cronaca Burgense[29] fu assassinato sotto le mura di Zamora[30], pare da un nobile zamorano, Bellido Dolfos[21], forse amante di Urraca, fingendosi disertore, avesse invitato Sancho a seguirlo per fargli vedere il punto debole delle mura, separandolo così dalla sua guardia, e lo avesse assassinato).
Dopo la morte di Sancho II i nobili castigliani continuarono l'assedio di Zamora; Garcia tornò in Galizia, mentre Alfonso VI, che era tornato in León, e poiché il fratello maschio primogenito, Sancho, non aveva lasciato eredi, si prodigò a garantire che se fosse stato riconosciuto re di Castiglia avrebbe trattato i nobili castigliani alla stregua dei nobili leonesi; ma il sospetto che Urraca e Alfonso fossero complici nell'assassinio di Sancho era condiviso dalla maggioranza di loro. Alla fine i maggiorenti castigliani, tra cui il Cid Campeador, dopo avere tolto l'assedio a Zamora, pretesero che Alfonso VI giurasse la sua innocenza in pubblico, sul sagrato della chiesa di Sant'Agata di Burgos; solo allora Alfonso VI fu riconosciuto re di Castiglia dai nobili castigliani[31].
Dopo la morte di Sancho II, Garcia aveva recuperato il suo regno di Galizia, ed aveva accettato che il fratello Alfonso VI fosse eletto re di Castiglia; però, all'inizio del 1073, , con la complicità della sorella, Urraca, alfonso VI lo invitò ad un incontro presso di sé e, il 14 febbraio di quello stesso anno lo fece prigioniero[27] e lo fece rinchiudere nel castello di Luna, nel nord del regno di León dove fu tenuto confinato per diciassette anni e dove si ammalò nel 1090[27].
Alfonso VI, pentito, ordinò di liberarlo e condurlo a Leon, ma morì il 22 marzo del 1090, durante il trasferimento[27].
Alfonso VI nel 1073 era entrato in possesso del regno che era stato di suo padre, Ferdinando[33].
Secondo lo storico medievalista statunitense, Bernard F. Reilly, Alfonso VI migliorò il rapporto con il monastero di Cluny, che già aveva suo padre, facendo donazioni, negli anni 1073- 1077[34].
Alfonso VI inoltre si dedicò a ingrandire i propri territori; nel 1076, alla morte del re di Navarra, Sancho IV Garcés completò l'occupazione della Rioja, già iniziata dal fratello Sancho nel 1067 durante la guerra dei Tre Sanchi, rientrando quindi in possesso dei territori ceduti dal padre Ferdinando I al fratello e re di Navarra, García Sánchez III, come conferma il documento n° 1 del cartulario del monastero di San Millán de la Cogolla[35].
Sempre nel 1076 Alfonso adottò la liturgia romana per la Chiesa spagnola e l'anno successivo il papa Gregorio VII assunse la sovranità sui regni di Alfonso che, nello stesso anno (1077), adottò il titolo di Imperatore "imperator totius hispaniae,"[36].
Alfonso aumentò a poco a poco la pressione sui piccoli regni mori, riuscendo a ottenere dalla maggior parte di essi il pagamento di tributi; sconfisse più volte Muhammad al-Muʿtamid, re di Siviglia, colpevole di avere aiutato Garcia nella guerra civile del decennio precedente, sottraendogli parecchi territori e rendendolo suo tributario, nel 1082. Nel 1081 il Cid, che era stato coinvolto in un'azione militare contro il re di Toledo, alleato del re di León e Castiglia, era stato esiliato per la prima volta da Alfonso VI.
Dopo avere aiutato nel 1084 il re di Toledo, al-Qādir, a conservare il suo trono in cambio di alcune fortezze, nel 1085 Alfonso VI lo attaccò, assediò e conquistò la capitale il 25 maggio e fece il suo ingresso in città proclamandosi imperatore delle due religioni, ma soprattutto da quel momento ebbe il controllo di buona parte del fiume Tago. La prima conseguenza di questa vantaggiosa condizione fu, sempre nel 1085, la conquista della città di Valencia (che prima era governata da uno dei suoi capitani, ex luogotenente del Cid, Álvar Fáñez e, nel 1086, fu data al re al-Qādir, in compenso della perdita di Toledo[37]).
Nel 1086 Alfonso VI aveva posto l'assedio a Saragozza, mentre i re dei piccoli regni mori, soprattutto gli Emiri di Siviglia, Badajoz e Granada preoccupati dall'aggressività del re cristiano, che aveva conquistato Toledo, decisero di chiedere l'aiuto degli Almoravidi, come riporta lo storico Rafael Altamira[38], si recarono a Marrakech dal califfo, Yūsuf ibn Tāshfīn[39].
L'emiro Yusuf ibn Tasfin arrivò in al-Andalus e sconfisse Alfonso VI nella Battaglia di al-Zallaqa, vicino a Badajoz nel 1086[33], ma nonostante vari tentativi non riuscì a riconquistare Toledo.
La regina Costanza, che con pazienza sopportava i tradimenti del marito, non si stancava di esortarlo a togliere la condanna all'esilio al Cid e dopo l'invasione degli Almoravidi e la conseguente sconfitta castigliana di al-Zallāqa, Alfonso le diede ascolto e si riavvicinò al suo vassallo, il quale fu incaricato di difendere la zona levantina.
Nel frattempo poi, a opera di Álvar Fáñez, nel 1088, riuscì ad Alfonso la conquista a spese della taifa di Siviglia del castello di Aledo, che dominava la Murcia e quindi aveva ottenuto la sottomissione di tutti i regni di Taifa della zona, per cui il califfo almoravide, Yūsuf ibn Tāshfīn, fu costretto ad assediarlo per tre volte, quasi distruggendolo, ma che resistette subendo tanti e tali danni che Alfonso VI lo giudicò indifendibile, lo rase al suolo e dovette abbandonarlo[40], mentre l'emiro della taifa di Siviglia, Muhammad al-Muʿtamid era stato deposto ed esiliato a Aghmat, in Maghreb, dove mori nel 1095[41].
Questa sconfitta fu addebitata al Cid, per il suo tardivo intervento alla difesa del castello, portandoli alla loro rottura definitiva, come riporta La web de las biografias[42]; al Cid che chiedeva un giusto processo, Alfonso VI rispose confiscandogli tutti i beni, imprigionando la moglie e le figlie e condannandolo nuovamente all'esilio. Il Cid lasciò definitivamente la Castiglia dopo avere liberato e preso con sé moglie e figlie. Questi fatti e ciò che ne seguì ispirarono il poema epico Poema del mio Cid e molti altri poemi e romanzi.
Nel 1091 Alfonso contrattaccò e occupò Cordova[20]. Nel 1093 convinse il re di Badajoz a cedergli le città di Lisbona, Santarem e Sintra, ma dopo pochi mesi gli Almoravidi occuparono il regno di Badajoz e le tre città furono perdute[42].
Nello stesso anno Alfonso VI concesse il governo della Galizia (ma non il titolo di re) a Raimondo di Borgogna, marito, dal gennaio di quell'anno, della figlia, Urraca, mentre la contea del Portogallo (il sud del regno di Galizia), unitamente alla città di Coimbra, quindi in sottordine al governatore della Galizia, fu concessa al cugino di Raimondo, Enrico di Borgogna, da pochi mesi sposo della figlia naturale, Teresa. Di fatto la contea di Portogallo fu molto autonoma, ed Enrico fu il capostipite della casa regnante portoghese: suo figlio Alfonso sarà il primo re del Portogallo.
Nel 1097 le truppe castigliane contrattaccarono gli Almoravidi nella zona di Toledo e riuscirono a occupare il castello di Consuegra, che tennero per otto giorni, ma nella battaglia che avvenne il 15 agosto, le truppe di Yūsuf Ibn Tāshfīn, emiro di Cordova, ebbero la meglio su quelle di Alfonso. Durante l'attacco morì l'unico figlio maschio del Cid, Diego Rodríguez, che aveva lasciato Valencia per unirsi alle truppe castigliane.
Yūsuf ibn Tāshfīn, soddisfatto di avere vinto anche questa seconda battaglia campale (dopo al-Zallaqa), dieci mesi dopo tornò definitivamente a Marrakesh, in Nordafrica.
Negli ultimi anni del suo regno Alfonso cercò di impedire il consolidamento degli Almoravidi nella Spagna musulmana, ma senza successo. I regni del sud della Spagna furono occupati da questi ultimi, che guidati dal nuovo emiro Ali ibn Yusuf, sconfissero nuovamente le truppe castigliano-leonesi, comandate da Álvar Fáñez, nel 1108 a Uclés, dove perse la vita l'erede al trono, l'unico figlio maschio di Alfonso, Sancho Alfonsez.
Sempre secondo la Cronaca Burgense[29], Alfonso morì a Toledo, nel 1109, e fu sepolto nella cappella di san Mancho nel monastero dei Santi Facondo e Primitivo di Sahagún, accanto alla sua amata moglie Zaida/Isabella e al suo unico figlio maschio, Sancho. Gli succedette la figlia Urraca.
La morte di Alfonso VI fu pianta soprattutto dagli ebrei, che durante il suo regno beneficiarono di un trattamento equiparato ai cristiani, che permise loro di prosperare e, nei territori conquistati, godettero dei vari privilegi che erano stati concessi loro dai musulmani. Con la morte di Alfonso la loro condizione cominciò poco a poco a peggiorare.
[20][43][44]. Il suo matrimonio con Agata, figlia di Guglielmo il Conquistatore, re d'Inghilterra e duca di Normandia, fu negoziata nel 1067, ma la sua morte prematura fece sfumare il progetto.
Secondo il vescovo Pelagio di Oviedo, contemporaneo del re, nel suo Chronicon regum Legionensium, Alfonso VI ebbe cinque mogli e due concubine. Le mogli erano, secondo il vescovo, Agnese, Costanza, Berta e Beatrice[45] e le concubine Zaida e Jimena Muñoz[20][43][46].
Nel 1069 fu firmato il fidanzamento con Agnese, figlia di Guglielmo VIII, duca d'Aquitania[20][47][48]. A quel tempo, aveva appena 10 anni e quindi è stato necessario attendere fino all'età di 14 anni per il matrimonio ufficiale, che ha avuto luogo tra la fine del 1073 e l'inizio del 1074. Agnese morì il 6 giugno 1078[49]. Secondo Bernard F. Reilly il matrimonio era stato annullato nel 1077, probabilmente a causa della mancanza di figli[50]. Tuttavia, Andrés Gambra non è d'accordo e crede che non ci siano fonti affidabili per supportare questa affermazione.
Dopo la morte di Agnese il re ebbe una relazione con Jimena Muñoz, la "più nobile" concubina "derivata dalla regalità", secondo il vescovo Pelagio di Oviedo. Hanno avuto due figlie[50][51]:
Alla fine del 1079 Alfonso VI sposò Costanza di Borgogna[53], vedova senza figli del conte Hugues III di Chalon-sur-Saône e figlia di Roberto I, duca di Borgogna e pronipote di Ugo Capeto[50][54], re di Francia. Da questa unione, che durò fino alla morte di Costanza nel 1093, nacquero sei bambini, di cui solo due noti:
Il vescovo Pelagio di Oviedo menziona Zaida come una delle due concubine del re e affermava di essere figlia di Al-Mu'tamid ibn Abbad[55], sovrano della Taifa di Siviglia. In realtà era sua nuora, sposata con suo figlio Abu Nasr Al-Fath al-Ma'mun, sovrano della Taifa di Cordova[56][57]. Nel marzo del 1091 l'esercito di Almoravid assediò la città di Cordova. Il marito di Zaida, morto durante l'assedio, mandò la moglie e i figli ad Almodóvar del Río come misura precauzionale. Dopo essere diventata vedova Zaida cercò protezione presso la corte del re leonese e lei e i suoi figli si convertirono al cristianesimo; fu battezzata con il nome "Isabella" e divenne la concubina del re[58].
Ebbero tre figli:
Secondo Jaime de Salazar y Acha, seguiti da altri autori, tra cui Gonzalo Martínez Diez, Alfonso VI e Isabel si sposarono nel 1100 e con questa cerimonia i loro figli furono legittimati e dichiarati eredi dei Regni di León e Castiglia[60][61][62].
Il 25 novembre 1093 Alfonso VI contrae un terzo matrimonio con Berta[50][63][64]. La sua presenza a corte fu registrata per la prima volta il 28 aprile 1095[65]. Morì tra il 17 novembre 1099 e il 15 gennaio 1100. Non nacquero figli da questo matrimonio[62][66].
Alfonso VI sposò la sua quinta moglie, Beatrice, probabilmente nei primi mesi del 1108. Entrambe appaiono insieme per la prima volta il 28 maggio 1108 nella cattedrale di Astorga. Secondo il vescovo Pelagio di Oviedo, una volta vedova, Beatrice tornò in patria. Salazar y Acha suggerisce che era la figlia di Guglielmo VIII, Duca d'Aquitania e la sua terza moglie Ildegarda di Borgogna, e che si risposò con Elia I, conte del Maine.
Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
García II Sánchez di Navarra | Sancho Abarca | ||||||||||||
Urraca di Castiglia | |||||||||||||
Sancho III Garcés di Navarra | |||||||||||||
Jimena Fernandez | Fernando Bermudéz | ||||||||||||
Elvira Díaz de Saldaña | |||||||||||||
Ferdinando I di Castiglia | |||||||||||||
Sancho Garcés | García Fernández | ||||||||||||
Ava di Ribagorza | |||||||||||||
Munia di Castiglia | |||||||||||||
Urraca Gomez | Goméz Díaz | ||||||||||||
Munia Fernández | |||||||||||||
Alfonso VI di León | |||||||||||||
Bermudo II di León | Ordoño III | ||||||||||||
Aragonta Pelaez | |||||||||||||
Alfonso V di León | |||||||||||||
Elvira Garcés di Castiglia | García Fernández | ||||||||||||
Ava di Ribagorza | |||||||||||||
Sancha I di León | |||||||||||||
Menendo González | Gonzalo Menéndez | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Elvira Menéndez de Melanda | |||||||||||||
Toda Domna | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
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