Le fonti per la cronotassi degli abati dell'abbazia di San Colombano a Bobbio sono varie, all'elenco compilato dall'Ughelli, che parte dal 950 fino al 1449 all'unione del monastero alla congregazione benedettina di S. Giustina, si aggiungono le fonti dell'elenco compilato dal Cantelli e poi con l'elenco compilato dall'abate Rossetti che protrasse la serie fino al 1792.
San Colombano (24 luglio 613-23 novembre 615): fondatore dell'abbazia di San Pietro;
Sant'Attala (615-10 marzo 627)[1]: il complesso monastico si ingrandisce ed aumentano i monaci (tra i quali Giona);
San Bertulfo (627-19 agosto 639)[2]: ottiene l'11 giugno 628 da papa Onorio I la protezione pontificia sul cenobio ed il privilegio di nullius dioeceseos in cui riconosceva all'abbazia la più ampia immunità ed esenzione da ogni giurisdizione vescovile, Bertulfo al ritorno da Roma incarica Giona di scrivere la biografia di San Colombano;
San Bobuleno (639-653)[3]: papa Teodoro I conferma il privilegio di esenzione e riforma con il consenso del papa la vita monastica; sotto di lui i monaci diventano 150; inoltre dal 643 è il primo abate mitrato;
San Cumiano (653 - 725-744): monaco in Irlanda, vescovo in Scozia, si reca a Bobbio come semplice monaco; il re Liutprando gli farà dono di una stupenda lapide sepolcrale, oggi conservata nel museo dell'abbazia, probabilmente sotto il suo abbaziato si iniziarono i grandi lavori di ristrutturazione del monastero.
San Congello (o Comogello o Comgall)[4], monaco irlandese, vissuto pochi mesi dopo la nomina abbaziale;
San Suniberto (o Suniperto)[5], raffigurato come abate fra i primi quattro santi (assieme ai monaci Allo, Walcario e Cuniberto) al centro della volta del transetto della basilica di San Colombano in quattro medaglioni del pittore Bernardino Lanzani.
Anastasio (747-774), citato in un diploma di re Rachis del 5 agosto 747 per il reintegro dei beni del monastero di Carbonara al Ticino, dei beni sottratti all'epoca del re Liutprando verso i confini del torrente Nure e monti circostanti e la concessione di una peschiera, detta Burbure, collocata tra il Mincio e il Garda, primo nucleo della corte di Garda del futuro priorato di Bardolino; sempre lo stesso anno si ebbe l'ultimazione dei lavori di ristrutturazione del monastero e la nuova dedicazione a San Colombano che va ad affiancare la precedente agli apostoli Pietro e Paolo. Attorno al 750 il re Astolfo, grazie ai monaci di Bobbio che porteranno alcune reliquie di San Colombano, fonda nella valle di Bronda (vicino a Saluzzo) il monastero di San Pietro e San Colombano di Pagno come dipendenza bobbiese.
Guinibaldo I (o Gundebaldo) (774-833), Carlo Magno, conquistata Pavia nel 774 e divenuto re dei Franchi e dei Longobardi, emana un diploma datato 5 giugno 774 in favore del monastero di Bobbio indirizzato all'abate Guinibaldo, confermando i possessi dell'abbazia e testimoniando la donazione della selva della corte di Montelungo (o Montelongo) di Ruino (PV) con tutti i terreni adiacenti e la selva di Alpe Adra della Val Petronio, il borgo marino e la zona attorno alla punta di Moneglia ed il suo territorio, che divenendo porto monastico permetteva al cenobio di Bobbio uno sbocco sul Mar Ligure.
Wala (833-31 agosto 836)[6]: cugino, consigliere del re e primo ministro di Carlo Magno prima e di Ludovico il Pio dopo. A causa di dissapori con il nuovo imperatore Ludovico il Pio, Wala venne allontanato dalla corte imperiale, nel 816 prese la vita monastica ritirandosi nell'abbazia di Corbie e in seguito ne divenne abate governando anche l'abbazia di Corvey, ruppe definitivamente e politicamente con la corte e venne condannato a 7 anni di esilio. Scelse Bobbio nell'831 per la sua cultura e regola, e la protezione che gli dava re Lotario I di cui ne divenne consigliere, venne eletto dai monaci alla carica di abate nell'833 e si diede da fare per valorizzare il monastero e la biblioteca; muore misteriosamente nell'836.
Dungallo (o Dungal) (?)[4][7][8], ricordato in tarda età come abate in un poema del vescovo irlandese San Donato di Fiesole. Monaco irlandese, maestro di retorica e scienza, astronomo e poeta, formatosi nella celebre abbazia di Bangor da dove proveniva Colombano, durante le invasioni vichinghe lasciò Bangor agli inizi del IX secolo portando nel continente europeo numerosi volumi della celebre biblioteca per salvarli alla distruzione, ed infine giunse a Bobbio come monaco ed insegnante e dove arricchì la biblioteca dello Scriptorium di Bobbio con 27 volumi di scuola irlandese fra cui il celebre Antifonario di Bangor. Il 25 maggio dell'anno 825 l'imperatore Lotario I promulga il capitolare di Corteolona e nomina Dungallo rettore della Schola Papiense (oggi Università degli Studi di Pavia).
Ebbone (836-843), teologo franco, già arcivescovo di Reims (814-835, 840-841) e consigliere di Ludovico il Pio. Principale esponente nell'Assemblea di Compiègne (833) che destituì l'imperatore Ludovico il Pio, in seguito alla restaurazione dell'imperatore nell'835 e alla decisione del concilio di Thionville, venne esiliato a Bobbio, dove nell'836 succedette all'abate Wala. Nell'843 lasciò Bobbio e passò in Germania, dove re Ludovico il Germanico gli offrì il vescovado di Hildesheim (843-851) che resse fino alla morte.
Amalrico (1º governo: 22 agosto 843-849), abate e poi vescovo di Como (844–865) ed abate commendatario di S. Colombano. L'imperatore Lotario I il 22 agosto 843 indirizza all'abate Amalrico il privilegio fiscale preceptum immunitatis, in cui vi è la concessione a favore del monastero di eventuali pretese del fisco regio verso uomini liberi o servi di quella comunità, negli stessi anni (tra l'844 e l'847) anche papa Sergio II dispone più volte in favore del monastero;
Hilduino (o Ilduino) (850-859), abate e presunto 1º conte di Bobbio, già arcicancelliere imperiale e di Lotario I e arcivescovo di Colonia (842-848/849 dimessosi) e poi abate di S. Colombano, durante il suo abaziato, il 20 agosto 850 San Donato vescovo di Fiesole offre al cenobio la chiesa piacentina di Santa Brigida d'Irlanda con tutte le sue pertinenze, disponendo che vi sia costituito un prevosto e lo xenodochio dedicato alla Santa Risurrezione per pellegrini irlandesi e iro-scoti, suoi conterranei. A lui venne riferito il celeberrimo diploma falso dell'imperatore Lotario I a conferma del titolo comitale di Bobbio, cui molti abati in seguito ne faranno ricorso per legittimare la loro giurisdizione feudale del territorio, giurisdizione falsamente riconosciuta universalmente fino al processo di Cremona del 1208 in cui si proverà il falso diploma e si sottoporrà il monastero sotto l'autorità del vescovo di Bobbio. Infatti il titolo di conte di Bobbio, non risulta mai esser stato conferito personalmente ad alcun abate e - men che meno - genericamente al reggitore pro tempore del cenobio stesso. Il documento si ritiene sia collocabile tra i falsi del 1172, in pieno periodo di lotta tra il monastero e il vescovo, quando, cioè, un titolo comitale costituiva un'ottima arma di difesa;
Amalrico (2º governo: 860-863), vescovo di Como (844–865) ed abate commendatario di S. Colombano (rielezione del precedente), durante la sua reggenza con il diploma imperiale del 7 ottobre 860 l'imperatore Ludovico II riconferma al monastero tutti i diritti e gli antichi privilegi, vengono determinati e ribaditi i possedimenti del monastero della corte di Calice, conteso tra il cenobio e il conte di Piacenza Vifredo I, ammonendo i successori del predetto conte o i suoi «funzionari» a non riaprire la questione. Vengono inoltre ribaditi tutti i diritti di navigazione delle flotte del monastero già goduti ed i diritti di navigazione sul Po e sul Ticino e nelle peschiere sul Lago di Garda della corte di Garda del monastero di San Colombano del priorato di Bardolino, contesi sempre dal conte di Piacenza Vifredo e nel gardense dal vescovo e conte di Brescia Notingo;
Ermerissione (863-865)[4], dell'abate Ermerissione conosciamo solo il nome tramandatoci da una donazione del 19 giugno 863 riguardante possessi nel territorio di Tortona;
Ermenrico (865-865)[9], l'abate Ermenrico è citato in un documento datato 2 febbraio 865 e redatto dall'imperatore d'Italia Ludovico II in Santa Sofia, frazione di San Pietro in Cariano (nel veronese) possesso del cenobio bobiense, qui l'abate di Bobbio ospita Ludovico II e le sue truppe dirette in spedizione contro i saraceni che avevano occupato l'Italia meridionale ed ottiene la riconferma dei diritti e dei privilegi al monastero concessi dal padre Lotario I;
Guinibaldo II (o Winibaldo) (865-883), durante il suo abaziato si ha notizia di una bolla di papa Giovanni VIII (872) in favore del monastero e della riconferma dei diritti e dei privilegi da parte del re d'Italia Carlomanno con il diploma del 20 ottobre 877;
Agilulfo (2 marzo 883 - 25 luglio 896)[9]: iniziò la grande ricostruzione ed ampliamento del monastero che raggiunse il massimo splendore. Nell'883 l'abate realizzò un'adbreviatio dei beni del monastero, al fine di dirimere alcune controversie sorte sul possesso degli stessi. Difatti sotto il suo abaziato il monastero ebbe le riconferme dei diritti e privilegi da parte dei re d'Italia ed imperatori Carlo il Grosso (883), Berengario I (2 o 5 marzo 888), Guido II di Spoleto (11 aprile 893), Lamberto II di Spoleto (24 luglio 896) e Arnolfo di Carinzia (896);
Liutvardo (o Liuterardo) (896-24 giugno 900 o 901), già monaco dell'abbazia di Reichenau divenne arcicancelliere di Carlo il Grosso, eletto arcivescovo di Vercelli (880-901) divenne abate commendatario di S. Colombano; perse la vita in uno scontro con gli Ungari il 24 giugno del 900 o 901.
Teodelassio (11 settembre 903 - 3 marzo 917)[9], nell'aprile 915 il re Berengario I risolve a favore del monastero la contesa per i beni cenobiali relativa ai beni della corte di Barbada, cioè la zona di Santa Giuletta (PV);
Gerlanno (928-936)[9][10], per ottenere protezione, decise di trasportare il corpo di san Colombano a Pavia davanti al re Ugo di Provenza nel 929. Il suo successo non sarà duraturo;
Pietro I Pietroaldo (11 luglio 973 - 980) in corrispondenza con Gerberto di Aurillac e l'imperatore sui tentativi di usurpazione del territorio monastico;
Guinibaldo II (980-982);
Gerberto di Aurillac (fine 982-999), arcivescovo di Reims e arcivescovo di Ravenna, futuro papa Silvestro II. Analogamente a molti predecessori, Gerberto rimase a Bobbio due anni circa, tornando a Reims nel 984 dopo la morte dell'imperatore, anche se continuò a rivestire il titolo abbaziale fino all'ascesa al soglio di Pietro, avvenuta nell'anno 999. Quindi per 15 anni l'abbazia fu priva di governo abbaziale subendo numerosi tentativi di spoliazioni del patrimonio abbaziale;
Abate-vescovoPietroaldo (999 - 7 aprile 1017)[9], era probabilmente nipote dell'abate Pietro I Pietroaldo, venne designato da papa Silvestro II. A lui si deve il progetto di trasformare il monastero in sede vescovile, per scongiurare i tentativi di usurpazione da parte dei vicini vescovi di Piacenza e Tortona. Nel Natale del 1013 l'abate incontrò a Pavia l'imperatore Enrico II e, nel febbraio 1014, l'imperatore ottenne dal papa Benedetto VIII l'assenso alla fondazione della nuova sede vescovile. Ciò conferì a Bobbio il titolo di città. Primo vescovo fu lo stesso Pietroaldo che, dal 1014 al 1017, cumulò le due cariche, inoltre Bobbio diventa diocesi "esente" ed "immediatamente soggetta alla Santa Sede".
Abate-vescovo Attone (1017-1017): scelse come chiesa cattedrale l'antica chiesa romana di Santa Maria posta a fianco dell'attuale castello di cui rimangono i resti assieme alla torre detta "del vescovo". Quindi vi fu poi un nuovo abate.
Abate-vescovo-conte Guarnerio (1073-1076) (inizia la costruzione del duomo di Bobbio, nel 1076 lascia la carica di abate, scomunicato nel 1081, muore nel 1095);
Lanfranco (1155-1156)[11], dirige nel 1155 una supplica all'imperatore Federico Barbarossa a nome dell'abbazia;
Folco o Falcone (14 febbraio 1156-1170);
Manfredo (20 settembre 1170-1181);
Rainerio (4 aprile 1181-1199);
Alberto de Buxinatho (1 aprile 1199-1201);
Romano (24 luglio 1201-1218);
Guglielmo (Wilielmus) de Monticello (13 settembre 1218-1255), nominato dopo l'arbitrato di papa Innocenzo III a chiusura delle prime controversie fra il monastero ed il vescovo-conte Oberto Rocca in seguito al processo di Cremona del 1208 e all'assoggettamento del monastero imperiale al vescovo di Bobbio, ma in seguito fortemente contrastato;
Romano (1226-1227), rinominato illegittimamente dal vescovo Oberto Rocca, assume temporaneamente la carica di vescovo-conte dopo la prima fuga del vescovo Oberto Rocca;
Alberto (1227-1228), nominato illegittimamente dal vescovo Oberto Rocca;
Guglielmo (Wilielmus) de Monticello (1228-1231), riassume temporaneamente la carica di abate e di vescovo-conte dopo la seconda fuga del vescovo Oberto Rocca;
Pietro II (1231-1233), nominato illegittimamente dal vescovo Oberto Rocca;
Guglielmo (Wilielmus) de Monticello (1233-1244), riassume temporaneamente la carica di abate e di vescovo-conte alla morte di Oberto Rocca fino all'elezione del vescovo Alberto De Andito (giugno 1233);
Jacopo II (1244-1245), nominato illegittimamente dal vescovo Uberto De Andito subentrato ad Alberto;
Guglielmo (Wilielmus) de Monticello (1245-1252), riottiene la carica di abate;
Pietro III (1252-1253), nominato illegittimamente dal vescovo Uberto De Andito;
Guglielmo (Wilielmus) de Monticello (1253-1255), riottiene la carica di abate;
Ugo o Ugone (9 marzo 1255-1265), nominato da alcuni monaci subito dopo la morte di Guglielmo in accordo con il vescovo, contrastato da parte di altri monaci che si erano opposti da subito alla sua nomina, in seguito si ritira nel priorato bobbiese del monastero di San Colombano di Bardolino;
Opiço (1255), eletto da parte di alcuni monaci in contrapposizione a Ugo;
Oberto de Oddone (1265-1276);
Iacopo de Verdeto (2 marzo 1276 - 23 ottobre 1301);
Guido de Suço (o Suçio) (1301-1307), abate e conte;
Iacopo (1307-1309);
Stefano de Riçolo (o Riçollo) (15 settembre 1309-1323);
Guido (1315), priore della chiesa di Sant'Antonino di Bra (possedimento bobbiese) e vicario del monastero di S. Colombano;
Obertino de Garigiis (1320-1323), monaco vicario;
Pietro de Dodis (1323-1324), economo e amministratore del monastero, e temporaneamente abate vacante;
Alberto (24 maggio 1324-1343), già vicario del vescovo di Verona ed abate di San Zeno Pietro I della Scala mantenne buone relazioni coi vescovi di Verona e con gli Scaligeri, durante il suo abbaziato dimorerà a lungo nella pertinenza bobbiese del monastero di San Colombano di Bardolino;
Pietro Garilius Garigius (8 agosto 1343 - 25 maggio 1374);
Iacopo de Crivellis di Piacenza (22 febbraio 1375-1385);
Giovanni de Bandinis di Voghera (1385-1386), economo del monastero e temporaneamente abate vacante
Giovanni de Rogeriis di Savona (12 gennaio 1386-1390);
Guynifortis de Canibus di Pavia (9 giugno 1390-1414), abate e conte;
Giovanni marchese Malaspina di Mulazzo (1414-11 gennaio 1448), abate e conte (ultimo abate della linea colombaniana), ritiratosi dal governo del monastero con bolla papale di papa Nicolò V del 11 gennaio 1448, morirà nel 1453.
Leonardo de Medicis (-29 dicembre 1429, economo del monastero, revocato con decreto nel 1429;
priore Antonio da Mantova (1442-1445) priore del monastero di S. Martino di Bobbio;
priore Antonio da Mantova (1445-1448), economo e rettore del monastero;
Ludovico de Alladio (31 marzo 1453-1454), monaco della congregazione di Santa Giustina di Padova, nominato dall'abate di San Sisto di Piacenza, Mauro di Pavia, abate vacante;
Abate Eugenio de Leodio (22 agosto 1454-1456), primo abate benedettino e conte.
Gregorio di Crema (24 luglio 1456 - 9 aprile 1459), abate e conte
Basilio di Parma (30 maggio 1459 - 27 marzo 1460), abate e conte
Antonio di Piacenza (15 luglio 1460 - 22 maggio 1462), abate e conte
Antonio di Worms (16 agosto 1462 - 24 aprile 1463), abate e conte
Paconio di Corsica (27 luglio 1463 - 4 gennaio 1464), abate e conte
Eugenio de Ellodio Eleodio (o de Chodio o de Colodio) (22 giugno 1464 - 18 aprile 1466), abate e conte
Gregorio di Crema (10 ottobre 1466 - 16 aprile 1467), abate e conte
Basilio de Russis (o de Rusiis) di Parma (23 maggio 1467 - 14 gennaio 1471), abate e conte
Gabriele di Genova (23 febbraio 1471 - 12 novembre 1471), abate e conte
Nicola di Firenze (21 maggio 1472 - 13 dicembre 1473), abate e conte
Giovanni Antonio di Pavia (9 luglio 1474 - 28 aprile 1479), abate
Gabriele di Genova (25 settembre 1479 - 19 marzo 1482), abate e conte
Giovanni Antonio di Pavia (8 giugno 1482 - 14 aprile 1487), abate e conte, sotto di lui avvenne nel 1482, assieme al vescovo di Bobbio Giovanni de Mondani, la traslazione delle reliquie di San Colombano.
Placido di Genova (4 maggio 1487 - 30 marzo 1491), abate e conte
Benedetto di Ferrara (26 giugno 1491 - 17 marzo 1492), abate e conte
Geronimo di Piacenza (28 giugno 1492 - 10 novembre 1494), abate e conte
Placido di Genova (1495), abate e conte
Teodoro di Milano (14 dicembre 1496 - 8 aprile 1498), abate e conte
Antonio di Piacenza (8 giugno 1499 - 21 gennaio 1500) abate e conte
Paolo di Alessandria (1500-1502) abate
Benigno di Pavia (29 dicembre 1502 - 2 marzo 1503) abate
Placido di Retorbido (21 aprile 1503 - 16 aprile 1506) abate e conte
Giovanni Francesco de la Dona da Bobbio (12 dicembre 1506-1509) abate e conte
Antonio da Piacenza (1509-1510) abate e conte
Luca da Vercelli (1510-1511) abate e conte
Antonio da Piacenza (1511-1512) abate e conte
Isidoro da Piacenza (1512-1513) abate
Benedetto da Sarzana (1513-1514) abate
Luca da Vercelli (1514-1515) abate e conte
Placido da Retorbido (1515-1516) abate e conte
Giovanni Francesco de la Dona da Bobbio (1516-1523) abate e conte
Urbano da Novara (1523-1526) abate e conte
Placido da Retorbido (1526-1531) abate e conte
Giovanni Maria da Parma (1531-1532) abate
Leonardo da Milano (1532-1533) abate e conte
Basilio da Mantova (1533-1534) abate e conte
Zaccaria da Piacenza (1534-1535) abate e conte
Luca da Vercelli (1535-1538) abate e conte
Placido da Pavia (1538-1539) abate e conte
Gerolamo da Milano (1539-1540) abate e conte
Isidoro da Piacenza (1540-1541) abate e conte
Germano da Moneglia (1541-1542) abate e conte
Gerolamo secondo (sic) da Milano (1542-1544) abate e conte
Vitale da Modena (1544-1546) abate e conte
Innocenzo da Bobbio (1546-1548) abate e conte
Giovanni Battista da Brescia (1548-1549) abate e conte
Cipriano da Asti (1549-1551) abate e conte
Giacomo da Lodi (1551-1552) abate e conte
Tomaso da Cremona (1552-1553) abate e conte
Giovanni Francesco da Cherasco (1553-1559) abate e conte[13]
Benedetto da Savigliano (1559-1559) abate e conte[13]
Giovanni Francesco da Cherasco (1563-1565) abate e conte[13]
Placido da Bobbio (1565-1567) abate e conte
Vitale da Castiglione (1567-1568) abate e conte
Geminiano da Modena (1568-1569) abate e conte
Angelo da Gaeta (1569-1571) abate e conte
Andrea da Ostiglia (Mantova) (1571-1576) abate e conte. Nel 1575 l'abate viene processato assieme ad alcuni monaci arrestati ed accusati di eresia su accusa del vescovo di Bobbio al vicario dell'inquisizione di Bobbio e alla sede dell'inquisizione di Milano, interessando il cardinale di Pisa che conferma che nulla vi è di spettante per il Sant'Uffizio e quindi l'abate ed i monaci vengono prosciolti dalle accuse.
Nicola da Pavia (1576-1578) abate e conte
Colombano da Piacenza (1578-1583) abate e conte
Crisostomo da Brescia (1583-1586) abate e conte
Prudenzio da Brescia (1586-1588) abate e conte
Gregorio da Crema (1588-1589) abate
Colombano da Piacenza (1589-1593) abate e conte
Giovanni Battista da Piacenza (1593-1594) abate e conte
Benedetto da Parma (1594-1596) abate e conte
Giovanni Michele da Pavia (1596-1598) abate e conte
Panfilio da Bergamo (1598-1599) abate e conte
Prospero da Piacenza (1599-1602) abate e conte
Eusebio da Padova (1603-1604) abate e conte
Gregorio da Castiono (Brescia) (1604-1606) abate e conte
Celso da Brescia (1606-1607) abate e conte
Paolo da Venezia (1607-1607) abate titolare
Ilario da Piacenza o di Vicenza (1607-1608) abate
Faustino da Brescia (1608-1610) abate e conte
Floriberto Frumangus dalle Fiandre (1611-1614) abate e conte
Silvio da Brescia (1614-1615) abate e conte
Anastasio da Cavallermaggiore (1615-1617) abate e conte
Giovanni Evangelista da Modena (1617-1618) abate e conte
Paolo Silvarezza da Genova (1618-1619) abate e conte
Desiderio da Milano (1619-1620) abate e conte
Anastasio da Cavallermaggiore (1620-1621) abate e conte
Gerolamo da Genova o Gerona (1653-1654) abate e conte
Gerolamo da Piacenza (1654-1657) abate e conte
Stefano da Roma (1658-1659) abate
Cesare Carlo da Modena (1659-1660) abate
Felice da Pavia (1660-1661) abate
Cherubino da Parma (1661-1665) abate e conte
Pietro di Roma (1664-1666) abate titolare
Leandro Chinelli di Piacenza (1666-1669) abate e conte
Agostino di Pavia (1667-1670) abate titolare
Onorato Arzello di Piacenza (1670-1671) abate e conte
Agostino Isembaldo di Pavia (1672-1673) abate e conte
Odoardo di Parma (1673-1677) abate e conte
Andrea di Pavia (1677-1678) abate e conte
Ottavio di Reggio (1678-1679) abate
Paolo di Ferrara (1680-1680) abate
Arcangelo di Modena (1680-1683) abate
Adeodato di Reggio (1683-1687) abate e conte
Paolo Camillo Maruffi di Piacenza (1687-1689) abate e conte
Benedetto di Modena (1689-1690) abate
Anselmo di Castiglione (1690-1697) abate e conte
Mauro di Piacenza (1693-1694) abate titolare
Ambrogio Cruce di Milano (1697-1699) abate
Cesare Pisani di Milano (1699-1704) abate e conte
Ottavio Cusani di Milano (1704-1710) abate e conte
Lorenzo Frigio di Pavia (1710-1714) abate e conte di Telecchio
Giulio Maria Isacco di Milano (1714-1716) abate
Crisostomo Alderano Malaspina di Olivola (1716-1719) abate e conte
Benedetto Bacchini di Parma (13 giugno 1719-1721) abate e conte di Telecchio
Anselmo de Coquis (1720-1722) priore ed amministratore in assenza dell'abate
Michele Pio de Magistris di Pavia (1722-1731) abate e conte
Giovanni Battista di Piacenza (1726-1732) abate titolare
Giovanni Benedetto de Metalinis Matellinus di Pavia (1731-1734) abate effettivo e conte
Giovanni Battista di Piacenza (1732-1733) abate titolare
Michele Pio de Magistris di Pavia (1734-1738) abate e conte
Girolamo Arrigoni di Milano (1737-1739) priore cancelliere ed amministratore
Giovanni Antonio di Pavia (1739-1740) priore e superiore
Carlo Geronimo Casati di Milano (1740-1741) cancelliere amministratore
Nicola Maria Ruggeri di Finale (1741-1747) abate e conte di Telecchio
Alloisio Paravicino (1745-1748) decano e superiore in assenza dell'abate
Giovanni Placido Taffinus di Savigliano (1748-1750) abate
Giuseppe Amedeo Mora di Bene Vagienna (19 aprile 1750-1751) abate e conte di Telecchio
Colombano Colombo Schiaffinati di Milano (1751-1769) abate
Giovanni Benedetto Mettalinus di Pavia (1753-1753) cancelliere amministratore
Giovanni Benedetto Mettalinus di Pavia (1754-1758) abate titolare
Giuseppe Antonio Falletti a Moro (1758-1766) priore superiore ed amministratore
Benedetto Felice Lovera di Savigliano (1766-1769) priore amministratore
Alloisio Benedetto Rossi di Pavia (1769-1771) vicetesoriere e poi abate titolare
Felice Amedeo Franchi di Centallo (1771-1772) priore amministratore
Giovanni Battista Ferri di Piacenza (1772-1773) abate
Vittorio Patrizio di Scagnello (1773-1775) abate
Bruno Solaro di Govone (1776-1781) abate
Mauro Guiberto Toesca (1781-1783) abate
Michelangelo Carisio (1783-1785) abate
Leandro Frichignono (1786-1787) abate
Bruno Solaro di Govone (1787-1790) superiore abate
Benedetto Felice Rossetti di Savigliano (1790-1791) abate titolare
Felice Amedeo Franchi di Centallo (1791-1793) abate titolare
Benedetto Felice Rossetti di Savigliano (1791-1792) abate di governo
Michelangelo Carisio (1793-1796) abate
Bruno Solaro di Govone (1796-1803) abate
Colombano Cavalli (1796-1803) priore di San Martino e poi sacerdote
Giuseppe Benedetto Orsi (1796-1803) priore di San Colombano e amministratore e poi primo parroco di San Colombano.
Pietro Giacinto Pezzi (Tortona, prima del 1803-Bobbio, 2 ottobre 1860) ultimo monaco del monastero: entrò in monastero da giovanissimo e si fece monaco a Bobbio rimanendo a Bobbio dopo la chiusura e secolarizzazione del monastero diventando sacerdote, parroco di San Colombano, canonico della cattedrale, insegnante di lettere e filosofia e responsabile degli archivi e della biblioteca del vescovado, prima della soppressione asportò centinaia di volumi e documenti dalla biblioteca nascondendoli ai francesi che furono in seguito recuperati[14].