Tullio Regge (1931 – 2014), fisico e matematico italiano.
- Sono convinto che la corsa all'indietro nello spazio e nel tempo, alle origini del Big Bang e alla struttura elementare della materia, sia infinita; logicamente e spazialmente inaccessibile. Credo perciò che i quark che compongono elettroni e protoni non siano affatto le particelle più elementari; allo stesso modo, non c'è una catena di eventi univoca che ha portato dal Big Bang a noi, ma un'infinità di possibilità altrettanto plausibili. La mia è comunque una fede, perché non ho prove di nulla.[1]
L'idea di infinito si affaccia nella storia dell'uomo nel momento stesso in cui egli comincia ad interrogarsi sul senso della sua presenza sulla Terra, e si pone le domande fondamentali che ci assillano ancora oggi: l'inizio, il futuro, la fine, le dimensioni del tempo e dello spazio, le spiegazioni ultime. Da allora l'infinito non ha smesso di porre interrogativi, di stimolare riflessioni e ricerche, di generare paradossi e di alimentare polemiche in cui la violenza verbale è pari almeno alla posta in gioco. (Introduzione)
Citazioni
- Noi oggi sappiamo che l'universo si sta espandendo e raffreddando, ma fra un centinaio di miliardi di anni esso potrebbe invertire la marcia, tornare indietro e collassare di nuovo in un punto inconcepibilmente denso e caldo, terminando la propria esistenza con il Big Crunch, che è il processo inverso del Big Bang. Oppure potrebbe continuare indefinitamente la propria espansione diventando sempre più freddo e vuoto. (Introduzione, p. 9)
- Neppure la matematica può considerarsi come un sistema chiuso e completo di assiomi e teoremi. Il mondo matematico è inesauribile, nessun insieme finito di postulati e di deduzioni potrà mai darci la risposta a tutte le domande. Il teorema di Gödel, il cui enunciato risale a circa mezzo secolo fa, pose brutalmente fine a tutti i tentativi di condensare la matematica in una lista di assiomi da cui dovrebbe seguire la verità o la falsità di ogni sua asserzione. Se lo stesso linguaggio matematico che la fisica usa per descrivere il mondo rimane intrinsecamente incompleto, non è ragionevole attendersi che l'universo sia descrivibile a partire da un insieme finito di leggi naturali. A molti ripugna l'incompletezza della matematica e di riflesso quella della fisica, ma va detto che per le scienze esatte il teorema di Gödel non è affatto una sconfitta: al contrario, esso ci fornisce una spinta intellettuale verso sviluppi sempre più ampi e fecondi. (cap. 2, p. 18)
- L'uomo è un prodotto dell'evoluzione darwiniana. La sua struttura mentale e le sue categorie logiche sono state profondamente influenzate dalla lotta per la sopravvivenza nella natura in cui si è evoluto. In particolare, conosciamo in maggiore dettaglio ed intuitivamente quelle leggi naturali e quelle regole matematiche che ci permettono di sopravvivere. Questa impostazione di fondo ci impone una visione sostanzialmente antropomorfa del mondo che ci circonda. (cap. 4, p. 23)
- Le variabili fisiche che hanno un significato statistico, quali l'energia calorica e la temperatura, sono definibili solamente per i sistemi termodinamici. Non ha senso precisare la temperatura di un singolo atomo. Engels, accecato dal materialismo dialettico, non accettò mai il secondo principio della termodinamica. (cap. 8, p. 48)
- Per quanto ne sappiamo, l'entropia cresce in tutta la porzione di universo osservabile dalla Terra. Non ci pare probabile, ma nulla comunque esclude, che al di là dell'orizzonte delle particelle che segna il limite massimo delle osservazioni esistano regioni in cui la freccia del tempo è invertita rispetto alla nostra ed in cui l'entropia diminuisce. Non oso pensare alle complicazioni teoriche ed osservative che sorgerebbero se la materia contenuta in una di queste regioni anomale cominciasse ad interagire con la nostra. (cap. 8, p. 52)
- L'obiezione principale alla panspermia è basata sull'estrema vulnerabilità delle spore ai raggi ultravioletti contenuti nella radiazione solare. Infine essa sposta altrove il problema del sorgere della vita ma non lo risolve. (cap. 9, p. 60)
- Non ho assolutamente prove, ma credo all'esistenza della vita extraterrestre in qualche parte del cosmo. Penso che sarebbe uno spreco ingiustificabile la creazione di un universo sterminato e vario come il nostro che avesse come unico risultato finale la vita terrestre. (cap. 9, p. 68)
- Fermi era alquanto scettico sulla possibilità di una civiltà extraterrestre così tecnologicamente avanzata da potersi liberamente spostare tra le stelle. Uno degli argomenti da lui preferiti era che una civiltà del genere sarebbe stata in condizioni di colonizzare l'intera Galassia in meno di 300 milioni di anni, un tempo breve se confrontato con l'età di questa, pari a circa 15 miliardi di anni. Quella civiltà avrebbe già dovuto raggiungere la Terra, lasciando tracce apprezzabili. Ma poiché queste tracce non sono state trovate, Fermi giungeva alla conclusione che l'ipotetica civiltà non esiste. (cap. 9, p. 68)
- Il «muro» della [velocità della] luce risulta molto sgradito agli scrittori di fantascienza ed a coloro che sognano viaggi interstellari, ed è naturale che si cerchi di aggirare l'ostacolo con proposte più o meno insensate.
Una di queste vuole vuole che l'esistenza di tachioni o particelle più veloci della luce sia a rigore possibile senza entrare in contrasto aperto con la teoria della relatività.
Purtroppo risulta chiaro che tachioni si nasce e non si diventa, e che il muro della luce rimane invalicabile dai due versanti. Così come una particella normale ed a maggior ragione un'astronave non può superare la velocità della luce, un tachione non può parimenti andare più lento della luce. Per questa ragione esso non può mai fermarsi, caricare un passeggero e ripartire per Sirio [...]. (cap. XIII, pp. 105-106)
- Non si può porre un orologio su un tachione. La sua partenza ed il suo arrivo non sono causalmente connessi e possono scambiarsi di ruolo a seconda della velocità dell'osservatore inerziale. Eventi diversi di un tachione sono separati da intervalli di tipo spazio caratterizzati da una lunghezza e non da una durata. (cap. XIII, p. 106)
- Bruno Touschek, un noto e geniale fisico austriaco prematuramente scomparso e che svolse quasi tutta la sua benemerita attività in Italia, si occupò a lungo di inversione temporale. Secondo un divertente aneddoto, forse apocrifo, dopo un incidente stradale Touschek sarebbe stato portato al pronto soccorso e sottoposto a controllo medico. In questi casi è prassi comune fare domande al paziente per vedere se risponde a tono e non ha subito danni al cervello. Al dottore che chiedeva a Touschek di cosa si occupasse, egli rispose che si interessava di inversione temporale, per cui fu prontamente trattenuto e ricoverato con diagnosi di trauma cranico. (cap. 25, p. 183)
- La Bibbia e le religioni orientali hanno da sempre attratto personaggi di varia estrazione che hanno voluto riconoscere nei testi sacri straordinarie anticipazioni della cosmologia e della fisica atomica. Rimango profondamente scettico su questo punto. (cap. 38, p. 280)
- Murray Gell-Mann, ben noto per i suoi contributi alla teoria delle particelle elementari, sostiene che in fisica tutto quanto non è espressamente vietato è obbligatorio. Gell-Mann pensava alle particelle elementari, alla meccanica dei quanti e in particolare all'effetto tunnel. Molti processi atomici o subatomici, [...] non avverrebbero se non esistesse l'effetto tunnel che agisce da catalizzatore. Tale effetto assegna una probabilità non nulla, sebbene piccola, a tutti i fenomeni fisici previsti dalla teoria dei campi: basta attendere abbastanza a lungo ed essi si dovranno verificare. (cap. 39, p. 288)
La sola menzione dell'infinito procura a molti angosce e senso di insicurezza. Per me è invece l'universo chiuso con i suoi miseri 1063 Km3 di volume ad essere fonte dii noia e claustrofobia.
L'universo è infinito non solamente nella sua durata ed estensione ma anche nella sua struttura logica. La nostra stessa esistenza ed il nostro raziocinio sono resi possibili dall'infinito presente nella realtà e ne rispecchiano frammenti sconnessi.
Se l'universo fosse finito e prevedibile cesseremmo di essere liberi.
- Tullio Regge, Infinito Viaggio ai limiti dell'universo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1995. ISBN 88-04-35976-5.