interpretazione del significato di un testo e la successiva produzione di un nuovo testo in un'altra lingua Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
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Citazioni sulla traduzione e sui traduttori.
A me sembra che il tradurre da una lingua in un'altra [...] sia come guardare gli arazzi fiamminghi da rovescio, ché, sebbene le figure si vedano, sono però piene di filamenti che le fanno confuse sì che non appaiono nitide e a vivi colori come da diritto. (Miguel de Cervantes)
C’è chi ritiene che per un traduttore sia sufficiente una conoscenza passiva della lingua da cui traduce, per me invece è sempre stato fondamentale saper parlare l’islandese. Forse per integrarmi meglio tra gli autori che traduco, forse per comprendere con tutti i sensi la cultura che veicolo, e un po’ forse anche per rassicurarli sul mediatore a cui affidano la loro letteratura. (Silvia Cosimini)
Che cosa è per me tradurre letteratura? È stabilire una relazione, più o meno intensa, che si svolge tutta all'interno della parola scritta, una relazione che partendo da un testo scritto produce un altro testo scritto: non solo quindi un rapporto tra due lingue ma soprattutto un rapporto tra due scritture, tra due atti di parola scritta che per loro natura sono fortemente individualizzati. Questa relazione non è paritaria, anzi è caratterizzata dalla disparità. Essa richiede un'attitudine particolare: bisogna tirarsi indietro per accogliere la lingua dell'altra o dell'altro, per lasciarsene invadere, per ospitarla. Intendo naturalmente del tradurre il testo di una grande scrittrice o di un grande scrittore, di una persona cioè con una capacità di linguaggio molto elevata. In tal caso chi traduce subisce l'autorità, la fascinazione del testo di partenza, e offre il proprio linguaggio con amore, con passione, con ammirazione, con devozione. Se si verifica una condizione del genere, tradurre significa disporsi ad accogliere un testo fortemente strutturato, piegarsi parola dietro parola, frase dietro frase, alle sue necessità, forzare la propria, più modesta capacitá di linguaggio obbligandola a crescere per essere all'altezza dell'originale. (Anita Raja)
Chi imprende a tradurre un celebre poeta dee aver sortito dalla natura un ingegno che se non è emulo, almeno in gran parte somigli a quello del suo prototipo, onde possa approssimarsi alla bellezza ed all'efficacia dell'originale da cui vien traslatando. (Ambrogio Levati)
Credo che solo chi traduce un libro riesca a penetrare talmente a fondo nel testo – arrivando a intuire persino il motivo per cui l'autore sceglie una certa parola o un certo modo di costruire una frase – da esserne una sorta di lettore "assoluto", cioè. Neppure rileggendo più volte un libro e studiandolo in ogni sua parte si può raggiungere quella rara forma di "intimità" che si instaura tra testo e traduttore. (Pino Cacucci)
D'altra parte già la pura e semplice possibilità del tradurre mostra che a fondamento di tutte le lingue vi è un'unica segreta lingua originaria, la lingua dello spirito umano, senz'altro. (Walther Kranz)
[Tradurre] è un'arte affine a quella dei grandi attori; è alchimia, conversione in oro di elementi altrui. (Incontro con Rilke)
[Tradurre] È un tipo di creazione che richiede intanto una sintonizzazione precisa con la voce originaria e poi la creazione di un artificio, di una lingua specifica che restituisca esattamente non solo lo stesso registro, con tutte le variazioni del caso, ma la stessa musica e lo stesso peso esistenziale, la stessa atmosfera, l'intera gamma di sfumature semantiche ed emotive. Quando dico peso esistenziale, intendo anche il peso vero e proprio che una parola porta per la combinazione precisa del suo suono e del suo significato, del suo ruolo nel parlato e di quello specifico nel testo. Il mio metodo lo descriverei come una mimesi mistica: diventare lo scrittore, i suoi pensieri, ma con l'ingegno e la pazienza di ricrearli in lingua italiana. (Viola Di Grado)
Generalmente credo che gli originali siano spesso sopravvalutati, non bisogna per forza leggere il testo originale, solo per il fatto che è la più vicina al punto di vista dell'autore o dell'autrice. Non possiamo dimenticare, che l'autore o l'autrice in quanto singolo, è limitato dalla sua visione e dalla sua lingua. Una traduzione può offrire altre prospettive e staccare il testo dal suo autore o dalla sua autrice, in modo che l'opera può essere arricchita di nuove sfumature, sfumature che l'autore o l'autrice non avrebbe mai visto nel testo. In ogni caso non vedo i miei libri come risultati finali e statici, perché lo scrivere di per sé rappresenta già un processo di traduzione, ovvero una traduzione del pensiero in parola. In tal modo il testo si muove già nello scrivere in continue traduzioni qua e là e si muove poi ancora una volta nella lettura (attraverso l'interpretazione di chi legge). Una traduzione altro non è che un altro movimento all'interno di questo processo, che è comunque un processo dinamico. (Susanne Gregor)
I traduttori sono pagati male e traducono peggio. (Antonio Gramsci)
In realtà tradurre [...] è una fatica spaventosa: bisogna attraversare l'inferno dell'artificio per conquistare l'apparenza della naturalezza. (Patrizia Cavalli)
L'impulso che muove a tradurre poesia straniera è contraddittorio ed ambiguo, perché deriva da un amore di terra lontana e dalla nostalgia dell'idioma e del paesaggio nativo. Ma è confusione che si risolve nella passione più alta per la patria eterna ed universale della poesia. (Renato Poggioli)
La traduzione è indubbiamente – direi addirittura: inevitabilmente – una manifestazione di gusto, come tutto ciò ch'è Spirito, a cominciare dal linguaggio. Non mi domandi: In qual misura perché, e Lei lo sa benissimo, nei fatti spirituali non è mai questione di quantità, ma di qualità. (Renato Mucci)
La traduzione non si trova come la poesia dentro alla foresta del linguaggio, ma fuori e di fronte. Senza entrarvi richiama l'originale in quell'unico posto dove l'eco nella propria offra di volta in volta risonanza all'opera in lingua straniera. La sua intenzione non è rivolta solo a qualcosa d'altro rispetto alla poesia, precisamente alla lingua in toto a partire dalla singola opera d'arte in lingua straniera, ma è in se stessa diversa. Quella del poeta è un'intenzione ingenua, primitiva, intuitiva, quella del traduttore è derivata, ultima, tutta ideale. Il pensiero dominante di integrare le molte lingue in una sola, quella vera, colma il lavoro del traduttore. (Walter Benjamin)
Le traduzioni (come le mogli) sono di rado fedeli, se possiedono una qualche bellezza. (Roy Campbell)
Lo scarto tra una lingua e l’altra esiste sempre, nessuna lingua è perfettamente sovrapponibile e un traduttore è costretto a giri di parole, a termini più esplicativi, a qualche grado di interpretazione in più. (Silvia Cosimini)
Mi pare d'essermi accorto che il tradurre così per esercizio vada veramente fatto innanzi al comporre, e o bisogni o giovi assai per divenire insigne scrittore; ma che per divenire insigne traduttore convenga prima aver composto ed esser bravo scrittore; e che in somma una traduzione perfetta sia opera più tosto da vecchio che da giovane. (Giacomo Leopardi)
Nel tradurre mi ero proposto di arrivare a un tedesco pulito e chiaro. E spesso ci è successo di cercare e di chiedere una sola parola per due, tre, quattro settimane, senza tuttavia trovarla per il momento. Al libro di Giobbe lavoravamo io, magister Filippo e Aurogallo, e a volte in quattro giorni riuscivamo a fare a malapena tre righe. (Martin Lutero)
Nessun problema è tanto intimamente connesso alla letteratura e al suo modesto mistero quanto quello posto da una traduzione. (Jorge Luis Borges)
Non traduciamo da un testo all'altro ma da una cultura all'altra. (Ryszard Kapuściński)
Siamo ingrati verso i traduttori. Nella cultura classica, ebraica e medioevale, essi avevano un luogo impareggiabile: Virgilio era un rifacitore di Omero; e i settantadue rabbini che, nel terzo secolo avanti Cristo, interpretarono in greco l'Antico Testamento ebbero nella leggenda un ruolo quasi sacro. Oggi, li consideriamo dei semplici volgarizzatori. Non ci rendiamo conto che un vero traduttore vive sulla frontiera di due lingue. Quando scrive, mette in contatto il sistema della propria lingua con le immagini e lo stile di un grande poeta straniero. A quel contatto, invasa e quasi soggiogata da un vento di genialità sconosciuta, la seconda lingua si scuote: scopre in sé delle potenzialità sopite, degli svolgimenti che avrebbe potuto avere e che ancora sonnecchiano in lei. Così, nel passaggio da una lingua all'altra, nascono degli effetti di grande sottigliezza; e Paul Valéry insinuava che la qualità di un vero traduttore "non era meno grande e rara" di quella di un poeta creatore. (Pietro Citati)
Tradurre è anzitutto comprendere, ma non è poi semplicemente riprodurre quanto si è compreso. (Benvenuto Aronne Terracini)
Tradurre poesia non è arido esercizio accademico e filologico sulle complicazioni grammaticali e sintattiche di una lingua. Tradurre poesia è sforzo per comprenderla, è quasi riviverla. Basta solo (ma è indispensabile) avere col poeta il denominatore comune della posizione dell'uomo nei confronti della vita. (Joyce Lussu)
Tradurre vuole dire capire il sistema interno di una lingua e la struttura di un testo dato in quella lingua, e costruire un doppio del sistema testuale che, sotto una certa descrizione, possa produrre effetti analoghi nel lettore, sia sul piano semantico e sintattico che su quello stilistico, metrico, fonosimbolico, e quanto agli effetti passionali a cui il testo fonte tendeva. "Sotto una certa descrizione" significa che ogni traduzione presenta dei margini di infedeltà rispetto a un nucleo di presunta fedeltà, ma la decisione circa la posizione del nucleo e l'ampiezza dei margini dipende dai fini che si pone il traduttore. (Umberto Eco)
Trasportare da una ad altra favella le opere eccellenti dell'umano ingegno è il maggior benefizio che far si possa alle lettere; perché sono sì poche le opere perfette, e la invenzione in qualunque genere è tanto rara, che se ciascuna delle nazioni moderne volesse appagarsi delle ricchezze sue proprie, sarebbe ognor povera: e il commercio de' pensieri è quello che ha più sicuro profitto. (Madame de Staël)
Un testo ci tiene stretti nella sua rete già come lettrici/lettori, anche se – quando leggiamo un libro che amiamo – è difficile capire dove finiamo noi, dove il personaggio, dove ci pieghiamo alle intenzioni di chi ha prodotto il testo, dove inseriamo le nostre intenzioni. Tradurre significa accettare quella disparità, vedere con chiarezza la rete del testo, farsene lucidamente intrappolare. Un testo che suscita la nostra ammirazione, che ci domina, dà la sensazione che chi l'ha scritto sia riuscito a dire cose per le quali non avevamo le parole. Mentre leggiamo, avvertiamo che quel testo ci esprime, che se avessimo saputo scrivere ci sarebbe piaciuto scriverlo proprio così come è scritto, che chi l'ha scritto è come se l'avesse scritto pensando proprio a noi. L'atto del tradurre deve accogliere e potenziare queste impressioni. Accettare che quella parola è più potente della propria parola significa cercare la via per colmare la divaricazione, per arrivare nei limiti del possibile a far combaciare testo originale e testo d'arrivo. Nei limiti del possibile, appunto. (Anita Raja)
Una biblioteca di traduzioni somiglia a una pinacoteca di copie. (Arthur Schopenhauer)
Fra traduttore ed autore il rapporto che s'intreccia (insidie, invidie, ripicche, lusinghe) adombra una sfida carnale.
Il traduttore è con evidenza l'unico autentico lettore di un testo. Certo più d'ogni critico, forse più dello stesso autore. Poiché d'un testo il critico è solamente il corteggiatore volante, l'autore il padre e marito, mentre il traduttore è l'amante.
Il traduttore è l'unico autentico lettore d'un testo. Non dico i critici, che non hanno voglia né tempo di cimentarsi in un corpo a corpo altrettanto carnale, ma nemmeno l'autore ne sa, su ciò che ha scritto, più di quanto un traduttore innamorato indovini.
Quante croci, il traduttore, in cambio di qualche estasi vicaria!
Come le mutazioni nel miglioramento della specie, i grandi atti di traduzione sembrano avere una necessità fortuita. La logica è successiva al fatto. Ciò di cui ci stiamo occupando non è una scienza, ma un'arte esatta.
[Riassumendo i quattro moti/aspetti della traduzione] Vi sono testi in cui l'adesione iniziale ai rischi emotivi e intellettuali di un'alternità non definita e resistente prosegue vitale e scrupolosa fino al prodotto finito. Vi sono traduzioni che sono atti supremi di esegesi critica, in cui la comprensione analitica, l'immaginazione storica, la competenza linguistica articolano una valutazione critica che è al contempo un'esposizione assolutamente lucida e responsabile. Vi sono traduzioni che non soltanto rappresentano la vita integrale dell'originale, ma che la raffigurano arricchendo ed ampliando gli strumenti operativi della propria lingua. Infine – anche se si tratta di un caso assolutamente eccezionale – vi sono traduzioni che reintegrano, che raggiungono un equilibri e una stabilità di equità radicale tra due opere, due lingue, due comunità di esperienza storica e di sensibilità contemporanea. Per una traduzione, realizzare tutti e quattro gli aspetti pienamente e in egual misura è, ovviamente, 'un miracolo di rara invenzione'.