[Sulla guerra in Bosnia ed Erzegovina] Dobbiamo usare la forza per distruggere le capacità militari serbe prima che la guerra si estenda a tutti i Balcani.[1]
La Turchia è senza dubbio un amico, un partner, ma con una dottrina di neo-ottomanismo che non accetterò[2]
Intervista di Stefano Mensurati, Ideazione.com, giugno 1998
[Sulla Anarchia albanese del 1997] È proprio sulla crisi delle finanziarie che si è innestata la spirale di violenza, scatenata dagli agit-prop comunisti per la conquista del potere. Mentre le bande mafiose davano l’assalto alle caserme e alle carceri, gli ex agenti della Sigurimi - la polizia segreta di Enver Hoxha - diffondevano la voce, in Albania e all’estero, che il Partito Democratico aveva costruito le società piramidali e si era arricchito rubando milioni di dollari agli ignari investitori.
Tutti sapevano, per esempio, che Fino era in combutta con la mafia dei carburanti di Argirocastro. Eppure, anche in Italia, lo avete scambiato per un grande statista.
Senza una sconfitta delle mafie non ci sarà alcun futuro per l'Albania. Quando nel '92 vinsi le prime elezioni libere, il Paese era a pezzi. Eppure dissi che il problema numero uno non era la crisi economica, ma il ristabilimento dell'ordine pubblico. Adesso ci ritroviamo nella stessa situazione di anarchia, anzi, stiamo peggio di allora. Il crimine organizzato dilaga ed ora è anche super-armato: durante la rivolta dello scorso anno sono spariti dalle caserme oltre un milione di fucili e altrettante cartucce, un centinaio di bazooka, circa 200 mitragliatrici pesanti, bombe di ogni tipo e persino una quindicina di carri armati. E, naturalmente, a questo governo screditato e connivente nessuno pensa di restituire neanche un bossolo.
Della demolizione della mia persona e dell’enfatizzazione della rivolta Raitre ne aveva fatto addirittura una bandiera, divenendo praticamente il megafono dei comunisti albanesi. Erano così faziosi che mi ricordavano la tv dei tempi di Enver Hoxha.
È vero, a dare il via alla rivolta armata sono stati piccoli gruppi di banditi. Ma la loro sommossa trovava terreno fertile nel malcontento popolare per il crac delle finanziarie. Un malcontento - lo avevo dichiarato pubblicamente - che doveva essere convogliato nelle urne, alle quali volevo affidare il giudizio del Paese sul mio operato e su quello del mio governo. Ma la rivolta, sulla quale la criminalità e i comunisti gettavano benzina, è divenuta ben presto incontrollabile.
Il conflitto è già incominciato. A metà marzo, per la seconda volta, gli abitanti del Kosovo avevano pacificamente votato per loro indipendenza, da raggiungere attraverso il dialogo politico. Milosevic ha colto così l'occasione per imprimere un ulteriore giro di vite, massacrando decine di civili inermi.
Dire agli albanesi del Kosovo che non avranno mai diritto all'autodeterminazione, è stupido, è un nonsenso politico. Come è altrettanto folle promettere l'indipendenza. L'unica soluzione alla crisi kossovara passa attraverso l'armonizzazione di queste due tesi contrapposte. Ciò che è stato raggiunto nel nord della ex Jugoslavia a prezzo di guerre sanguinose, nel sud deve essere ottenuto con mezzi pacifici. Del resto qui non è più in gioco la "Grande Serbia": il sogno di Milosevic è definitivamente svanito in Bosnia, dove il 25% della popolazione è di etnia serba. Il Montenegro, ad esempio, pur facendo parte della federazione jugoslava, ha oggi molta più autonomia di quella che aveva il Kosovo nel '74, ai tempi di Tito. Inoltre, nel Kosovo i serbi sono soltanto il 2% della popolazione. Dunque il richiamo del sangue non c'entra nulla, in ballo c'è soltanto la lotta per il potere in corso a Belgrado, dove la gente non ne può più della crisi economica, dell’embargo e di una folle dittatura.
Ormai Nano si vede solo coi suoi, ha abolito persino le conferenze stampa. Per il bene dell’Albania, si faccia finalmente da parte.
Intervista di Jean-Arnault Dérens per Le Courrier des Balkans, 5 luglio 2005; riportato in Balcanicaucaso.org, 13 luglio 2005
Dappertutto nel mondo esiste la corruzione, ma l'Albania è il solo paese d'Europa in cui la corruzione è stata eretta a sistema.
L'Albania è diventata un protettorato del crimine organizzato, diretto dal governo.
Io m'impegno per l'avvenire, non per ciò che è stato. L'obiettivo è sconfiggere la corruzione nel mio governo. Comunque, non ci saranno leggi di amnistia.
Prima di entrare in politica, ero un ricercatore. Nella ricerca, si impara sempre dai propri errori. L'uomo deve superare sé stesso.
In questo momento, il Kossovo è un Paese libero. Io ho sostenuto una giusta causa. Anche se talvolta mi è stato rimproverato il mio impegno, ho avuto ragione. Comunque, il Kossovo e l'Albania sono due Paesi differenti. Ora il Kossovo ha i suoi dirigenti eletti. Quando devo esprimermi in merito al Kossovo, io insisto soprattutto sul necessario rispetto delle minoranze. In ogni caso, è necessario che il Kossovo si consolidi, è indispensabile per la stabilità dell'intera regione, ma questa evoluzione dipende da un negoziato tra la società del Kossovo e la comunità internazionale.
L'Albania e gli Albanesi hanno un destino: unirsi all'Unione europea e alla Nato.
L'unico vero modello costituzionale è quello degli USA: un testo corto, che parla in nome del popolo.
Io avevo principalmente due sogni. Che l'Albania fosse liberata dalla dittatura, e che la mia nazione fosse libera, qui e in Kossovo. Siamo riusciti anche a vanificare i giochi del governo sulle elezioni. Io farò di tutto perché l'Albania diventi una nazione democratica come le altre.
Ho sempre riflettuto prima di decidere. Sono un uomo che sa prendere decisioni. Ero un cardiologo, e la vita di un essere umano dipendeva dalle mie decisioni.
Credere che la Serbia sia un paese piu’ sicuro per i visti rispetto all’Albania è molto, molto irrealistico.
Nessuno è cosi ingenuo da illudersi che i peggiori criminali di guerra possano diventare angeli dall’oggi al domani: sono e restano un bastione del crimine organizzato dovunque si trovino. Il crimine organizzato è in simbiosi con il potere politico nei Balcani? Si per ragioni economiche e politiche.
I vecchi schemi sono dietro le spalle. La Russia se vuole avere ancora un ruolo deve adattarsi alla nuova situazione.
Intervista di Francesco Battistini, Corriere.it, 29 maggio 2008
La mia decisione è di non escludere gli albanesi da questo grande potenziale che è l’energia nucleare. Più economica, più pulita.
Una volta incontrai Silvio, disse a me e anche ai media: non abbiamo problemi con gli albanesi.
La criminalità organizzata è un problema ovunque. Noi l’affrontiamo con tolleranza zero. Ma se si guardano i nostri indici di criminalità, sono fra i più bassi d’Europa, più che da voi. Se l’Italia usa la mano dura coi nostri criminali, anche l’Albania se ne avvantaggia.
Tutto ciò che la Nato chiede, siamo pronti a farlo.
Quando ho visto che qui si raddoppiava il prezzo di vendita delle armi agli afghani, ho chiamato il presidente Karzai e gli ho detto: potete avere tutto gratis. Tutte le munizioni che servono. L’ho fatto durante la guerra dei Balcani, con le nazioni amiche!
[Sulle accuse di Carla Del Ponte l'Albania faceva il traffico d'organi per finanziare la guerriglia kosovara] Io so che ci sono 1.500 albanesi desaparecidos in Kosovo. Sono da tre anni premier, ho sempre sostenuto la Corte dell’Aja. Questa donna non fornisce prove. Probabilmente, è affascinata da Agatha Christie. Ma è una pessima imitazione. Una scelta terribile dell’Onu, nominare questa donna che ha avuto un posto di così alta responsabilità e s’è inventata tutto. Chiederemo d’agire contro di lei.
Ci sono solo due cose che possono pensionare Berisha. Dio onnipotente e il popolo albanese.
Intervista di Marco Ventura, Ilmessaggero.it, 17 Febbraio 2019
[Su Edi Rama] Deve dimettersi e lasciare spazio a un governo di transizione che gli impedisca di gestire e manipolare il voto. Non ci sarà un avvenire per l'Albania se non sarà ristabilita la libertà di voto. A Tirana oggi governano banditi e narcotrafficanti.
Con Rama elezioni libere non sono possibili.
La violenza vera è violare il diritto di voto.
Edi Rama è l’uomo che ha protestato pubblicamente contro l’ingresso di Tirana nella Nato, ha bloccato per due anni lo status di candidato dell’Albania all’ingresso nella UE perché non faceva votare tre leggi per le quali poi è arrivato il consenso della commissione europea. E non rispetta alcuna regola europea. Ha strettissimi legami con criminalità e traffico di droga. E coltiva la vecchia idea dei comunisti albanesi del “crimine utile”. Discende dall’alta nomenklatura comunista di Hoxa, suo padre era nel presidium, e “firmò” l’impiccagione di un poeta dissidente.
Edi Rama ha aperto il Parlamento agli assassini. La mia uscita di scena è senza ritorno. Ma farò di tutto perché gli albanesi votino come tutti i cittadini europei. Siamo l’unico paese in Europa con una semi-dittatura come in Venezuela.
Intervista di Ekonomia online, Agenzianova.com, 15 aprile 2021
A mio parere, l'unificazione nazionale del Kosovo e dell'Albania è inevitabile. L'idea di 'unità nazionale' come idea guida e ideale è dettata da un lato dalle più grandi ingiustizie storiche europee nei confronti degli albanesi, dalla divisione dei loro Paesi là dove c'era una maggioranza etnica ovunque. L'idea che emerse e si concretizzò alla fine degli anni '70, nel mezzo degli sforzi delle grandi potenze di quel tempo per negare l'esistenza del popolo albanese, distrusse e divise il Paese.
L'ideale dell'unità nazionale albanese penso sia un concetto eterno. Ma ora dobbiamo tenere presente che, nonostante il ruolo fondamentale degli albanesi in questi processi, i principali attori che hanno definito questi processi sono stati i nostri amici e partner internazionali. Quindi, il principio del partenariato e la lealtà non consentono decisioni o azioni unilaterali degli albanesi nei confronti dello status stabilito a livello internazionale e con l'approvazione di atti, accordi e leggi internazionali.
L'idea di unità nazionale è promossa e favorita dal principale nemico di questa idea, il (presidente) serbo Vucic, dalla sua negazione dello Stato indipendente del Kosovo e dalle sue rivendicazioni territoriali che incitano alla guerra. Con atteggiamenti completamente basati sulla dottrina della 'grandezza serba', Vucic alimenta un nuovo confronto tra serbi e albanesi, che, nonostante tutto, finirebbe con la vittoria degli albanesi sull'aggressore serbo.
Berisha è entrato a casa nostra dalla porta di servizio. Era un fanatico comunista e già da allora faceva l'impossibile per ottenere con esagerato zelo il potere. (Nexhmije Hoxha)
Dice pure che l’unico modo per mandarmi via è una pallottola in fronte, ma non voglio commentare. E poi l’Albania ai tempi di Berisha bruciava. Vuole solo ostacolare la riforma della giustizia. (Edi Rama)
Le bande armate infatti sono state lo strumento preferito del regime di Sali Berisha e del suo partito che per circa 10 mesi, dalle elezioni-broglio del maggio '96 in poi, hanno terrorizzato le forze d'opposizione, intimidito i leader, braccato gli intellettuali, incendiato sedi di associazioni e di giornali indipendenti. (Tommaso Di Francesco)
Questo regime di Sali Berisha non rispetta né leggi né diritti umani. Oggi, in Albania il potere è nelle mani dei fascisti e antidemocratici, che contro i manifestanti hanno mobilitato e armato tutte le forze di polizia, di sicurezza statale (lo Shik - Servizio informativo nazionale) e dell'esercito. (Nexhmije Hoxha)