politica albanese (1921-2020) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Nexhmije Hoxha (1921 - 2020), politica albanese.
Come diceva Enver, l'uomo muore, ma il Partito non muore mai.
Man dies, but the Party never dies, Enver used to say.[1]
Il partito è forte e in mani sicure. In tutta la sua vita, il compagno Enver combatté e lavorò per rafforzare l'unione tra il Partito e il popolo.
[...] the Party is strong and in sure hands. Throughout his life Comrade Enver fought and worked for the strengthening of the unity of the Party with the people.[1]
[Durante il funerale di Enver Hoxha] Enver, metto qui questa bandiera a nome del popolo del Kosovo che, insieme agli altri albanesi, hanno te nel loro cuore, proprio come tu avesti loro nel tuo.
Enver, I'm putting this flag here on behalf of the Kosova people, because just as you had them in your heart, so all the Kosova people and the other Albanians have you in their hearts.[1]
[Durante il funerale di Enver Hoxha] Abbiamo un buon comando e un buon Partito. Tu l'hai temprato e ammaestrato, Enver. Ora sei andato ad unirti ai tuoi compagni di quando c'era la guerra. Avranno il loro comandante generale vicino, ma non gioiscono al tuo arrivo oggi. Hai combattuto per più di quarant'anni ed ora sei qui a riunirti ai tuoi compagni. Lunga vita al Partito! Dobbiamo avere un Partito forte!
We have a good leadership, we have a good Party [...] You tempered it, you trained it, Enver. Now you have come to join your comrades of the time of war. They will have their General Commander close by them, but they do not rejoice at your coming here today. You fought for more than 40 years and now you are here to join your comrades. Long live the Party! We must have our Party strong![2]
[Sull'anarchia albanese del 1997] Come cittadina di questo mio paese tanto travagliato, come comunista e antifascista per più di 50 anni, seguo con ansia la situazione di questi giorni in Albania e specialmente a Valona. La ribellione popolare, manifestatasi in molti centri (regioni) d'Albania, è il risultato non soltanto della perdita dei loro risparmi nelle finanziarie a piramide da parte della maggioranza della popolazione, ma è l'esplosione di tutte le illusioni provate dalle masse popolari per come il regime dell'attuale presidente Sali Berisha, ha diretto l'economia, la politica e la vita sociale. Il popolo ha constatato che lo hanno derubato dei voti, come lo hanno derubato di tutti i suoi risparmi e dei beni guadagnati con tanto sudore. Adesso il regime toglie anche la libertà e la vita a tutti coloro che gli sono avversari e che lo criticano. Questo regime di Sali Berisha non rispetta né leggi né diritti umani. Oggi, in Albania il potere è nelle mani dei fascisti e antidemocratici, che contro i manifestanti hanno mobilitato e armato tutte le forze di polizia, di sicurezza statale (lo Shik - Servizio informativo nazionale) e dell'esercito.[3]
[Sull'anarchia del 1997] Le manifestazione dell'intera popolazione di Valona e le manifestazioni di protesta a Tirana ed in altre città stanno testimoniando che il popolo albanese non ha perso, in questi difficili anni, il coraggio di combattere contro le ingiustizie, non ha perso la dignità che lo ha caratterizzato durante secoli e negli ultimi decenni, mostrando che è un popolo di una cultura millenaria. Io, come cittadina del mio paese tanto amato, e come compagna di lotta e di vita di Enver Hoxha per più di 50 anni, mi rallegro per le vittorie del mio popolo, perché esso è sulla strada del progresso e del benessere, cammina oggi a testa alta tra i popoli e gli altri stati d'Europa e penso che merita più attenzione e rispetto dalle grandi potenze.[3]
Se l'Europa, le grandi potenze capitalistiche, tra loro anche l'Italia, vorranno mantenere in piedi l'attuale regime antidemocratico e neofascista contro la volontà del popolo albanese, perderanno l'amicizia di quest'ultimo.[3]
Madre Teresa era una vera patriota, una grande albanese. Mostrò al mondo come aiutare i poveri, e dedicò la sua vita ai più bisognosi senza interferire nelle questioni politiche, proprio come dovrebbero fare tutti i capi religiosi... Io non credo in Dio. Sono una marxista. Credo nell'uomo e nel popolo. Ma ci piaceva Madre Teresa. Sai, si sentiva a casa qui. Venne con una mente aperta e lodò i nostri successi.
Mother Teresa was a true patriot. A great Albanian. She showed the world how to help the poor and devoted her life to the neediest without interfering in political issues. Just like any religious leader should do... I don't believe in God. I'm a Marxist. I believe in man and in the people. But we liked Mother Teresa. You know, she felt at home here. She came with an open mind and praised our achievements.[4]
Sono innocente. Io avevo a cuore solo il benessere del mio paese. Ho fatto solo il mio dovere.[5]
Sono una donna forte, [...] ho fatto la partigiana dormendo nella neve insieme a Enver. Anche quando combattevamo contro i nazifascisti io e lui abbiamo passato dei brutti momenti. Ma poi siamo stati l'unico paese che si è liberato da solo, senza bisogno degli americani. Un enorme successo. Questi sono gli alti e i bassi della politica, non le pare?[5]
Basta vedere i vecchi collaborazionisti sconfitti dai partigiani ed emigrati in America dopo la guerra: ora tornano in massa in Albania per realizzare il loro sogno di un paese asservito al capitalismo. È la stessa gente che io ed Enver abbiamo sconfitto nel '44 sulle montagne. Gli stessi che stavano dalla parte di Hitler e di Mussolini. Gli stessi che io ed Enver combattiamo da una vita. Venduti. Traditori.[5]
Sono sempre stata un'idealista, io. Sto diventando vecchia, ma il carcere non mi fa cambiare idea: io ed Enver rimarremo sempre veri marxisti. Noi ci crediamo, ci abbiamo sempre creduto.[5]
Noi eravamo una generazione di sognatori. Questa gente, invece, non crede a nulla, solo ai dollari.[5]
Certo, io ed Enver vivevamo meglio della gente normale, avevamo una bella casa. Ma abbiamo lavorato come schiavi per costruire dal nulla questo paese. Abbiamo sacrificato la nostra giovinezza, tutto, per costruire l'Albania socialista. Prima, nessuno aveva costruito scuole, ospedali, fabbriche. Il paese veniva dal Medioevo, dal feudalismo. Noi l'abbiamo reso autosufficiente. L'abbiamo creato noi questo paese.[5]
[...] uno Stato si deve difendere contro chi complotta alle sue spalle. Ne avevamo tutto il diritto. Certo, forse ci sono stati alcuni eccessi...[5]
Forse è stato un eccesso abolire la religione. [...] Ma non era stato Enver a volere la distruzione delle chiese e moschee. Glielo hanno imposto i cinesi e i giovani del partito. Io ed Enver volevamo solo far convivere musulmani, ortodossi e cattolici. E avevamo ragione. Volevamo che tutti si sentissero solo albanesi. E lo vedete ora cosa succede nei Balcani quando si dà sfogo ai conflitti religiosi ed etnici. La storia ci darà ragione.[5]
Il mausoleo è stato costruito dal governo dopo la morte di Enver, [...] Anche il culto della personalità è nato dopo la sua morte. Lui non è responabile, io nemmeno.[5]
So anche che nessuno raccoglie più la spazzatura, che il Paese si sta riempiendo di auto che all'estero sarebbero destinate alla rottamazione. Auto rubate. So che le fabbriche sono chiuse. Che nei villaggi la cosidetta democrazia ha distrutto tutte le tradizioni. Che la gente non lavora più nei campi. [...] L'Albania è sulla cattiva strada, mi creda.[5]
Berisha è entrato a casa nostra dalla porta di servizio. Era un fanatico comunista e già da allora faceva l'impossibile per ottenere con esagerato zelo il potere.[6]
[Su Enver Hoxha] Ancora oggi mi considero la donna più felice per avere avuto un marito ideale. È stato bellissimo.[6]
1 2 3 (EN) Citato in Our People Pay Homage and Bow in Deep Respect and Gratitude to Comrade Enver Hoxha, Albania Today, 2, (81), 1985, pp. 6-9
↑ (EN) Citato in Big Memorial Rally in the Capital, Albania Today, 2, (81), 1985, pp. 16-19
1 2 3 Citato in Il popolo albanese contro la retaurazione capitalistica, La via del comunismo, maggio 1997, p. 17
↑ (EN) Citato in Riccardo Orizio, Talk of the Devil: Encounters with Seven Dictators, Walker and Company, 2003, pp. 102-103 (citazione non presente nella edizione italiana)
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Citato in Riccardo Orizio, Parola del diavolo. Sulle tracce degli ex dittatori, Editori Laterza, RomaBari, 2002, pp. 79-97