Ma non è possibile per gli uomini restare sempre | senza sonno: per ogni cosa gli immortali hanno assegnato ai | mortali | ciò che tocca ad ognuno sulla terra dispensatrice di biade.
Ma questo è un male sostenibile, quando uno | durante il giorno piange fittamente afflitto nel cuore, | ma la notte è soggiogato dal sonno, che induce l'oblio | del male e del bene, quando gli occhi avvolga e ricopra.
Ospite, per i sogni siamo senza risorse, il loro linguaggio | è confuso, e non tutto dei sogni si compie per gli uomini. | Due sono le porte dei sogni, immagini senza vigore: | una è fatta di corno, l'altra di avorio. | Quelli che vengono attraverso l'avorio intagliato, | sono ingannevoli e portano parole ineffettuali; | quelli che vengono attraverso il corno ben levigato, | realizzano il vero, quando qualcuno dei mortali li veda.
Come bramata la terra ai naufraghi appare, | a cui Poseidone la ben fatta nave nel mare | ha spezzato, travolta dal vento e dalle grandi onde; | pochi si salvano dal bianco mare sopra la spiaggia | nuotando, grossa salsedine incrosta la pelle; | bramosi risalgono a terra, fuggendo la morte; | così bramato era per lei lo sposo a guardarlo, | dal collo non gli staccava le candide braccia. (Odissea) [sul ricongiungimento con Ulisse]
È il mattino dopo il ritorno | d'Odisseo. I pretendenti giacciono a mucchi | come i rifiuti, già densi | di mosche. Al di là del grande cancello | della sua casa ad Itaca, un gemito | come il richiamo delle sirene – le donne | con le urne, vuote, che chiedono | le ceneri dei figli, degli amanti, | qualcosa – fosse solo una parola. || [...] || Ascolta. Il suono delle forbici che scattano. | Ad uno ad uno, taglia i fili | che tendevano il telaio. Il sudario | che aveva tessuto | diviene nuvola di filamenti | che cascano, finché la stanza è cosparsa | di fili inutili, come frasi | da cui il senso è fuggito. | Scuote la testa come per liberarla | dal nome che ha ripetuto | per tutti quegli anni, litania | per i morti, ovvero mantra senza scopo | inteso a coprire lo sgomento – | quell'intelaiatura un patibolo | da cui pendeva lei, ragno | che si strangolava con la sua stessa tela. || Per il disuso il gancio alla persiana | s'era arrugginito. Dovette forzarlo. | Quando spalancò le persiane | era estate e il sole alto. | Mentre i suoi occhi s'adattavano allo splendore | vide la forma delle cose fuori: un fregio | che il vento animava, i campi | che si riversavano come un oceano nella distanza, | gli alberi agitati dal vento, il cancello | come in attesa, la strada che si snodava... || Un colpo alla porta vi fu e poi ripetuto. | Mise il catenaccio per guadagnare | il tempo necessario. Quando lui ebbe forzata | la porta, la stanza era vuota ed il telaio | s'ergeva libero presso la finestra aperta. | Il sole era accecante: l'intelaiatura tratteneva | solo luce senza immagine. || Non è affare degli altri | immaginare oltre. Una volta che ha tagliato | i lunghi fili della storia, la sua utilità – | è libera. (Eleanor Wilner)
"Ecco l'inganno che ha pensato nel cuore: ordita nelle sue stanze una gran tela, tesseva, una tela sottile, smisurata [...] Allora di giorno la grande tela tesseva, e la sfaceva di notte" (Od., II; 93, sgg.). Il gesto di Penelope, scandendo la temporalità dell'Odissea, racchiude un'ambiguità. Il tempo del gesto è infatti la preparazione di un inganno. La tela è smisurata (περίμετροv), ha cioè una caratteristica irreale. Due dee, esperte in inganni, tessono: Circe e Calipso. Il gesto di Penelope ci riporta subito in questa ambiguità. "Tessere" si dice infatti di una tela ma anche di un inganno. La tela di Penelope anticipa la futura strage dei Proci. [...] La tela ha per sorella la rete. "Trama invisibile di legami [...] afferra tutto e non si lascia afferrare da niente". [...] La rete è fatta di fili magici. Il loro intreccio invisibile permette al pescatore di ingannare i pesci. I buchi nell'intreccio sono infatti migliaia di occhi in agguato alla preda. È lo spazio mitologico a fondare l'arte della pesca. In questo spazio è in causa il destino dei mortali. La tela di Penelope si è rovesciata magicamente nella rete di Odisseo. (Roberto Peregalli)
Ho letto i mitografi, che di solito vengono trascurati, e in Apollodoro ho trovato questa variante su Penelope: Odisseo l'avrebbe uccisa perché aveva scoperto che lo aveva tradito con uno dei Proci. Di varianti su Penelope e Odisseo i mitografi ne riferiscono molte, pur raccomandando cautela: ma è il loro mestiere, sono i giornalisti dell'epoca e devono dare conto anche delle "chiacchiere". Da questa "notizia", di una Penelope uccisa da Odisseo per adulterio, mi è venuta l'idea di un'"altra" Penelope e il resto è nato dall'immaginazione. Non amo le "riscritture" dei classici, ma per una Penelope che nell'Odissea non fa che piangere e lamentarsi, ho pensato a una donna che in segreto può coltivare anche altri pensieri e passioni. Anche suo malgrado. (Maria Grazia Ciani)
Mi era finalmente concesso di comprendere il mito di Penelope, di cui non ero certo la sola vittima: non annientiamo tutti, di notte, il personaggio che componiamo durante il giorno, e viceversa? La moglie di Ulisse stavo al gioco dei Proci e tesseva la tela per tornare a essere, col favore delle tenebre, l'eroina altera della negazione. La luce favoriva la commedia stanca della cortesia, le tenebre lasciavano all'essere umano solo la sua rabbia distruttrice. (Amélie Nothomb)
Quanto alla temperanza di Penelope, migliaia di cornacchie gracchianti la metteranno in ridicolo guardandola dall'alto in basso. Ognuna di loro, infatti, quando muore il marito, rimane vedova non per poco tempo, bensì per nove generazioni di uomini. Di conseguenza, la tua bella Penelope è nove volte inferiore, quanto a temperanza, rispetto a qualsivoglia cornacchia.[1] (Plutarco)
Sorella mia, credo proprio che Penelope sia stata davvero infelice, lei che per così tanto tempo ha dovuto fare a meno del marito. Possiamo ben capire cosa ha provato, visto quel che succede a noi: i nostri mariti sono lontani per lavoro e così per la loro assenza siamo sempre agitate, notte e giorno, come è giusto che sia. (Tito Maccio Plauto)
↑ Nell'antichità le cornacchie erano considerate animali molto longevi e temperanti.