2022
ilriformista.it, 23 febbraio 2022.
[Sul conflitto russo-ucraino]
- L'Unione Sovietica è l'unico Paese in cui non esiste di nome una Seconda Guerra Mondiale, ma una Grande Guerra Patriottica iniziata nel giugno del '41 e finita con la presa di Berlino nel 1945. Ciò che era accaduto fra il settembre del 1939 al giugno 1941 non esiste nelle scuole e nelle celebrazioni. Nel 2019 Vladimir Putin fece varare una legge che colpisce con gravi sanzioni chiunque sostenga che Stalin si fosse alleato con Hitler, ribadendo che la Russia si limitò a entrare nei Paesi devastati dalla guerra tedesca per proteggere le minoranze russe.
- L'alleanza di fatto fra sovietici e nazisti finì soltanto il giorno in cui Hitler pugnalò alle spalle l'alleato invadendo l’Urss nel giugno del 1941, ma dopo l'ultima perfidia poi raccontata dal maresciallo Zukov. Poco prima dell'attacco, Hitler fece avere a Stalin – preoccupato per l'ammassamento di truppe tedesche – una lettera in cui gli raccomandava di non reagire scompostamente se qualche testa calda fra i suoi generali affetto da manie anticomuniste, avesse fatto un'incursione in terra sovietica: «Se ciò accadesse me lo faccia immediatamente sapere, ma le raccomando di non rendere irreversibili gli effetti di un tale colpo di testa».
- [Sulla rivoluzione ungherese del 1956] La rivolta fu repressa nel sangue dai carri armati sovietici sotto l'occhio della televisione che portava per la prima volta le immagini della strage nelle case di tutto il mondo. Abbiamo saputo in seguito che, essendo Krusciov molto esitante, la decisione di invadere e reprimere fu presa per l'insistenza del segretario del Pci italiano Palmiro Togliatti e di quello comunista cinese, Mao Zedong. Da allora in Italia con il termine "carristi" furono indicati tutti coloro che approvavano l'intervento dei carri armati russi. I carri armati non invadevano mai ma venivano in soccorso del comunismo sovietico attaccato da oscure forze reazionarie sempre in combutta con gli Stati Uniti e la Cia per una provocazione della Nato.
ilriformista.it, 25 febbraio 2022.
[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]
- Confesso di essere un fedelissimo consumatore del canale YouTube del presidente Vladimir Putin da cui sono affascinato per due sue caratteristiche: la totale dissennatezza di quel che cerca di ottenere e la pacata e anzi sussurrata forma di comunicazione che lui predilige e di cui fa un sapientissimo uso. Ne sono veramente affascinato. Putin ha introdotto, dopo la fine del Comunismo sovietico, uno sfarzo imperiale su di sé come persona, come funzione di massima autorità e come universo onirico simbolico, destinato sia alle immagini televisive che agli occhi umani, organizzato con pesantissima e tuttavia leggiadra mobilia, tendaggi pesantissimi e trapunti alternati con altri velati e setosi, tavoli, posateria, metri quadrati, marmi, ori, parquet intarsiati, cristalli.
- Avevate mai visto prima di Putin un re o imperatore, presidente, generale o primo ministro che accogliesse un visitatore straniero di pari rango mettendolo a sedere a dieci metri di distanza ai due capi dello stesso enorme tavolo bianco costringendolo – suppongo- ad usare un microfono per parlare faccia a faccia? È quel che Vladimir Putin ha fatto con Macron e con qualsiasi altro ospite. Lui, il Presidente russo, appare normalmente invecchiato e con qualche chilo in più, ma comunque un uomo non gigantesco – neanche Stalin lo era benché così apparisse nell'iconografia – e appare per sua scelta minuscolo in quell'iperspazio stuccato e stucchevole. E poi lo adoro per il tono calmo, composto, probabilmente elegante (non conosco il russo e mi contento di sottotitoli in inglese) con cui dice delle cose terrificanti, ma come se parlasse della spesa della massaia che va al mercato.
- Dov'è che tutti i geopolitici raffinati e gli ambasciatori più esperti, toppano. ovvero mancano il punto? Mancano il punto perché non credono alla semplicità e persino all'onestà del pensiero putiniano e si arrovellano chiedendosi quale sia il suo vero piano, non facendosi sfiorare dall'idea che il vero piano di Putin è quello che Putin enuncia e spiega e illustra ogni giorno davanti a torme di scolari e scolarette, davanti ad ambasciatori e giornalisti, cronisti addomesticati e altri a mezzo servizio, di fronte ai quali, in tutta franchezza, dice esattamente quel che pensa e che poi, ci potete giurare, farà. Aveva detto che doveva prendere la Georgia? E l'ha fatto. E la Crimea? Metti un punto sulla lavagna. E il Donbass? Eccolo lì, fatto. E l'Ucraina? Cotta e mangiata anche se la digestione sarà lunga. Il presidente russo dice che è stato un disastro scomporre l'Unione Sovietica e lo dice, come sappiamo, soltanto perché effettivamente lo pensa e – sant'Iddio – deve porre rimedio a questa grandissima cazzata dei suoi predecessori sovietici. Se dice che è ora di ricomporre l'estensione integrale di quell'impero scomparso trent'anni fa, lo pensa e impartisce gli ordini.
- Comunque ha invaso l'Ucraina. Ma lui dice di no. Quella non è una invasione. È una sistematina, un colpo qua e uno là. Ma per quale motivo formale? Ma non potevate capirlo da soli? È un aiuto fraterno. Da un secolo in qua, la Russia fa soltanto guerre soccorrevoli favore di Paesi o popoli fratelli. E l'Ucraina, come ha detto Putin, per la Russia è carne della sua carne. culla della sua civiltà, là ci sono i nostri parenti, zie, babushke, icone, matrioske e siamo talmente fratelli che da dieci anni i russi che si sono installati in Ucraina nel cosiddetto Donbass, e che sono peraltro due repubblichette molto separate e fra loro ostili, giocano a cannonate con gli ucraini dell'ultima generazione.
- [Sulla rivoluzione ucraina del 2014] Chi non l'ha già fatto, vada a vedersi su Netflix il bellissimo documentario Il lungo inverno, quello del 2014, quando il popolo di Kiev passò un centinaio di notti sulla neve e tra i fuochi, assediato da una polizia assassina che ne falciò più di cento, tutti ragazzi e ragazzini che morirono avvolti nelle bandiere insanguinate dell'Unione Europea: quella bandiera azzurra con le stelle che, in fondo, a nessuno di noi fa battere particolarmente il cuore. E morivano così, mentre una pianista suonava una "Polacca" di Chopin su un pianoforte bianco installato su un mucchio di neve e loro morivano ogni notte per manifestare contro un dittatore fantoccio installato da Putin affinché con un colpo di mano e tradendo gli impegni presi col Parlamento, fece saltare l'ultimo passaggio affinché l'Ucraina fosse ammessa nell'Unione Europea.
- Gli occidentali non capiranno mai l'animo russo e del resto i russi non ne vogliono sapere di quello occidentale che sbrigativamente definiscono "americano". Per loro, per Putin, gli ucraini di oggi non somigliano più a quelli delle antiche fotografie ingiallite. Bisogna sterminarli ed eventualmente ricondurli all'ordine.
ilriformista.it, 3 marzo 2022.
[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]
- L'impressione che tutti abbiamo da parecchi decenni e che la Russia [...] non produca più nulla sul piano culturale, sia artistico che scientifico. Naturalmente non è esattamente così perché specialmente gli scienziati e in particolare i fisici sono piuttosto curati da un sistema che si fonda da una parte su armamenti pesanti e dall'altra sulla spremitura delle risorse energetiche naturali come il gas e il petrolio. Ma, se ci fate caso, capita rarissimamente di vedere un bel film russo, ascoltare musica moderna russa, leggere un romanzo che sia anche un successo editoriale, non emergono più pittori benché ce ne siano centinaia di migliaia, l’architettura sembra decadente oppure importata dall’occidente tecnologico.
- La sensazione è che dopo la distruzione della borghesia avvenuta sotto Lenin e Stalin, morti anche gli ultimi epigoni del dissenso, nella Russia di Vladimir Putin non ci sia granché. Certo, milioni di esseri umani che tirano la carretta cercano di ottenere delle licenze commerciali dal governo con cui vivere decentemente talvolta anche sfarzosamente, ma lo spirito dell’arte sembra entrato in letargo.
- [Sulla libertà dei media in Russia] Giusto l'altro ieri sono state chiuse due delle ultime catene televisive indipendenti. Anche i blog hanno vita grama e se il Cremlino ordina che non si debbano mai usare parole come guerra, invasione, uccisioni di civili, quegli ordini diventano a livello più basso il limite dell'espressione giornalistica e culturale. Non circolano più nemmeno opere di scrittori dissidenti, costretti nell'era sovietica a pubblicare all'estero i loro Samizdat che all'interno delle grandi città passavano di mano in mano. Se quella dell'era Breznev e fino alle aperture di Michail Gorbaciov, meritò il nome di "Stagnazione", l'epoca più che ventennale di Putin potrebbe essere definita come l'età del disprezzo.
- Tacete, arricchitevi, non date fastidio e obbedite: queste sembrano essere le parole d’ordine di una autocrazia disinteressata all’egemonia cultura e che si limita a scoraggiare, solo nei casi estremi sopprimere, tutto ciò che rappresenti un elemento di semplice fastidio per un governo. E il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi: non solo non rinascono Gogol e Tolstoj, ma il pianeta culturale russo, una volta splendido e clamorosamente produttivo.
ilriformista.it, 8 marzo 2022.
[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]
- I russi sanno pochissimo della guerra e meno ancora le madri dei giovani soldati che muoiono e che sono stati arruolati prevalentemente nella Russia asiatica e non in quella europea. Ma che da qualche giorno vengono anche dalla Russia europea dove il governo ha fatto chiudere tutti i social usati nel resto del mondo e ha costretto i giornalisti stranieri alla fuga minacciandoli con una nuova legge approvata a spron battente dalla Duma, con cui si punisce con multe, arresti e galera fino a 15 anni, chiunque divulghi anche fuori dalla Russia notizie che le autorità russe decidono a loro discrezione essere false. Il che significa che la propaganda sostituisce la verità secondo le leggi di una antica scuola nell’arte della manipolazione. Più esattamente si tratta di quel prodotto che in inglese si chiama “fabrication” che non ha in italiano l’equivalente “fabbricazione”.
- Andropov aveva una strategia dichiarata: sedurre l’Occidente con pronunciate dimostrazioni di quel genere dii modernità – inclusa la sua stessa immagine di sofisticato intenditore di whisky e cultore di musica jazz americana – che commuovono gli occidentali sensibili ai più semplici messaggi culturali – per poi scaricare sullo stesso Occidente il peso e il costo del fallimento economico sovietico, cominciando a sganciare i “buffer States” che si chiamavano ”satelliti” (quasi tutti oggi membri della Nato) come poi accadde con la caduta ampiamente programmata del Muro di Berlino.
- Putin considera Navalny più utile da vivo, in prigione e in grado di organizzare qualche manifestazione, che non farlo sparire dalla faccia della Terra, privandolo di uno strumento di controllo propagandistico che permette di individuare e neutralizzare i gruppi di opposizione più radicali.
ilriformista.it, 10 marzo 2022.
[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]
- Il nocciolo è questo ed è semplice: non soltanto gli ucraini di lingua ucraina, ma anche la maggior parte dei russi di lingua russa che vivono in Ucraina, hanno accolto il corpo di spedizione mandato per una semplice Operazione militare speciale, come un’invasione barbarica. Da che cosa si vede questa inaspettata realtà? Dalle urla nelle famiglie divise di lingua russa in cui nonne e madri urlano contro i figli e i nipoti per la loro scelta degli usi e costumi occidentali: “Come potete rinnegare la vecchia patria per un Occidente che non vi appartiene?” A questa domanda la maggior parte degli ucraini russi, di lingua tradizione ninne-nanne russe, hanno risposto di non voler tornare a un passato si cui non sono in grado di provare la più larvale nostalgia; e di aver scelto uno stile di vita fatto di oggetti, costumi, consumi, modi di vivere del tutto occidentali. Non americani, si badi, ma occidentali, più precisamente europei.
- Putin ha detto seriamente che la sua operazione militare doveva sventare un’aggressione armata già pronta contro la Russia. Parlava sul serio e sono sicuro che nessuno di noi pensi che ci fosse qualcosa di vero. Infatti, non c’era pronta alcuna aggressione armata ma qualcosa di molto più totalizzante: la vittoria dello stile di vita occidentale fatto di piccole cose buone quotidiane, fatto di 100 stazioni radio e televisive diverse, di concerti e teatri sempre pieni come lo erano ancora mentre cadevano i missili su Kiev perché quella gente che aveva scelto di essere occidentale aveva fatto non una scelta ideologica ma umana, radicale, quasi inconsapevole.
- Putin vede dal proliferare delle manifestazioni e dal numero degli arresti, quanto cresca l’inevitabile e inarrestabile infiltrazione delle notizie autentiche sullo stato della guerra goffamente camuffate dalla censura. La Russia si trova quindi a fare i conti con se stessa di fronte al bivio: se sceglier ciò che gli esseri umani scelgono quando hanno la possibilità di farlo, oppure l’autocrazia dell’impero nelle sue tradizioni ataviche con il culto del complesso di inferiorità nei confronti di un Occidente pagano e portatore del peccato del benessere. Questa è la radice del conflitto, altro che aggressione militare della Nato che semmai esiste come somma delle paure collettive di chi non vuole avere il fiato russo sul collo, compresi i giovani nati in terra ucraina dopo il 1991, quando un tratto di penna fece nascere paese indipendente detto Ucraina.
ilgiornale.it, 20 marzo 2022.
[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]
- Speriamo che a Mosca ci sia ancora qualcuno con la testa sulle spalle che non abbia perduto il senso delle parole e delle proporzioni dopo gli ultimi lanci subsonici di minacce da bulli ministeriali come quella di «conseguenze irreversibili» che ricorda «l'ora delle decisioni irrevocabili».
- A Mosca si dovrebbero dare una calmata: non esiste alcuna campagna antirussa, se non quella che il Cremlino si sta facendo da solo invadendo uno Stato sovrano nel quale porta rovina, morte e distruzione.
- L'Italia ha cercato sempre di smorzare i toni e ridurre le conseguenze di atti di forza ancor prima dell'invasione dell'Ucraina, come la violazione della frontiera con la Georgia e l'annessione della Crimea, che hanno provocato un crescendo di irritazione nel campo delle democrazie. Ogni volta, l'Italia e i suoi politici hanno affrontato con moderazione quel che accadeva, lavorando per ridurre l'asprezza delle sanzioni e proteggere rapporti e interessi commerciali. Quel che è accaduto con la sanguinaria operazione militare in Ucraina non poteva però non provocare reazioni e allarme. Chi ha creato questa situazione si trova a Mosca e non a Roma. Eppure il risultato sono minacce, rinfacci e insulti.
ilriformista.it, 15 aprile 2022.
[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]
- Putin è un esemplare perfetto di russo incomprensibile perché la caratteristica che costituisce la sindrome è una divisione di personalità: metà occidentale ed europea, e americana. E metà asiatica. Putin ha cercato di affidare lo sporco lavoro di far ammazzare donne e bambini, torturare vecchi e scannare civili ai tagliagole ceceni e a quelli siriani, essendo Siria e Cecenia due territori in cui le tecniche russe si sono fatte apprezzare nel mondo e che non hanno l'eguale in alcuna guerra successiva al 1945: distruggere prima di tutto ospedali e strutture civili, terrorizzare donne e bambini e azzerare così il morale di una nazione.
- Questa è l'idea fissa, anche se oscillante, della politica russa: catturare l'Europa occidentale capace di produrre progresso tecnologico e organizzazione, unendosi alla Russia che avrebbe provveduto ad assicurare sicurezza con una forza armata di dimensioni planetarie e l'energia fossile e i minerali.
- Putin non è un pazzo, ma è l'espressione di un processo mentale russo in cui c'entrano pochissimo l'economia e la geopolitica tradizionale. Putin ha sempre detto (io sono un suo follower sul canale YouTube a lui dedicato) che non vuole rifare l'Unione Sovietica, ma l'impero. E lo dice anche il presidente cinese Xi, che rivendica il suo impero cinese che affonda nella storia le sue radici da cinquemila anni e il turco Erdogan che sta ricostituendo l'impero Ottomano. Noi occidentali non abbiamo capito nulla di tutto ciò e seguitiamo a osservare il mondo attraverso le lenti a noi care del nazionalismo, mentre Putin, Xi ed Erdogan appartengono a un mondo nemico della razionalità.
- Putin ha cominciato a perseguire il suo disegno imperiale dalla sua prima invasione: quella della Georgia per la quale io, personalmente e da solo, feci inutilmente fuoco e fiamme, mentre la tendenza era quella di dire lasciate perdere, sono affari interni e diatribe di confini. Non è così e adesso finalmente tutti cominciano ad accorgersene, ma si rifugiano nelle categorie psichiatriche e shakespeariane del principe pallido e crudele, fuori di testa. Non è così. Putin rappresenta la negazione estrema della democrazia e lo dice come lo dice Xi, il quale dichiara che l'umanità vuole armonia e non democrazia. Putin è pronto a morire e a uccidere per un disegno che considera immanente, divino, coincidente col destino e molto più vicino al mikado giapponese che alle nostre democrazie. Putin è un russo pronto a spararsi senza esitazione, ma che preferisce sparare ad ogni oppositore, rivendica un buon trenta per cento dell'intero pianeta in nome del supremo destino di un Paese che ha dieci fusi orari fra Kaliningrad e le isole Curili davanti al Giappone.
- Putin non è un pazzo e avrà sicuramente delle distorsioni mentali non da poco, ma si tratta di distorsioni che fanno parte di una cultura che accetta e infligge la morte senza batter ciglio, un temperamento che somiglia a quello degli spagnoli che inventarono l'uso di chiedere di poter fumare prima di essere fucilati, non per passione per la nicotina, ma per dimostrare arrotolando la cartina col tabacco, di non tremare. Una tradizione che colpì molto Stalin, il quale decise di non usare più i plotoni d'esecuzione per non consentire esibizioni di tale temerarietà, ma di uccidere con un colpo alla nuca, di spalle, o con massacri perpetrati da belve come quelle che Putin ha scagliato contro Grozny, Aleppo, Mariupol e Dio sa in quanti altri disgraziati posti di quel pezzo di mondo su cui comanda e impera.
ilriformista.it, 10 luglio 2022.
[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]
- A Putin non piacque affatto l’idea di Gorbaciov di buttare giù il muro di Berlino per far contento Ronald Reagan e ripeterà come un disco rotto che la più grande sciagura che avesse subito la sua patria fu l’idea perversa di Boris Eltsin quando si mise d’accordo con i capi bielorussi ed ucraini per dichiarare cadavere la gloriosa Unione Sovietica. La reazione di Putin fu identica e quella di Giulio Andreotti che nei giorni della caduta dell’Urss si trovava in visita da Gheddafi e pietrificato dall’orrore profetizzò che il mondo non sarebbe stato un inferno totalmente americano.
- Putin non si pone assolutamente il problema di come si formino le civiltà a qualsiasi latitudine. Del perché il progresso tecnologico, le scoperte scientifiche, le medicine che moltiplicano gli anni di vita, l’ingegneria che tenta di competere con la barbarie della natura, provengano quasi interamente dal deprecato mondo occidentale, dalle sue flaccide democrazie liberali insieme alla buona musica e alla cattiva musica, alla buona arte e alla mediocre arte ma comunque tutta l’arte. Ma vuole esprimere il suo più sprezzante fastidio per l’idea della scuola occidentale, per il modo in cui gli occidentali considerano le università e la cultura, per come si vestono, mangiano, bevono.
- È evidentissimo che Putin ragiona in termini imperiali e non riesce a supporre che gli altri possano pensare in termini diversi come, per esempio, la diffusione della ricchezza, il piacere del creare sistemi funzionanti come peraltro fanno ormai con generosità i cinesi i quali si sono specializzati fra l’altro nell’edificare delle megalopoli da quaranta milioni di abitanti serviti di tutto punto con il treno su monorotaia davanti alla loro finestra. A Putin dava molto fastidio che gli occidentali non facevano altro che "darci continuamente lezioni di democrazia". Putin non vedeva altro che movimenti di truppe americane in giro per il mondo e se la prendeva sul piano personale: e noi, allora, chi siamo?
ilriformista.it, 24 agosto 2022.
[Su Aleksandr Gel'evič Dugin]
- Alexander è un sessantenne ben educato nell'Istituto di Aeronautica di Mosca e da giovane fu un dissidente perché non tollerava le gerarchie militaresche. Ma i suoi eroi erano Josef Stalin e il filosofo tedesco un po' esistenzialista e un po' nazista Martin Heidegger, debitore sia di Jean Paul Sartre che di Nietzsche non estraneo alla politica di annientamento degli ebrei malgrado la sua controversa storia con la giovanissima Hanna Arendt, ebrea.
- Dugin ha messo insieme una miscela già usata: un connubio fra nazionalismo sfrenato e bolscevismo, convinto che la Russia sia destinata ad annichilire l'Occidente, sterco del diavolo, e l'America casa di Satana. Un linguaggio non troppo diverso da quello degli Ayatollah iraniani. Il suo immaginario attinge alle numerose fasi in cui tedeschi e russi si sono trovati sullo stesso destriero, salvo trafiggersi a morte.
- Dugin non ha dubbi sul fatto che la Russia debba usare la forza militare per riprendessi ciò che considera suo e cioè non solo la Russia propriamente detta ma l'intera Eurasia contesa alla Russia dall'Occidente che va combattuto con le armi, senza farsi impressionare dalle emozioni della guerra nucleare.
ilriformista.it, 1º settembre 2022.
[Su Michail Gorbačëv]
- Fu l’incanto dell’Occidente mentre l’Oriente lo ha sempre ignorato e spesso disprezzato. [...] Con lui muore un sogno occidentale.
- Chi è giovane non ricorderà il longevo Leonid Breznev dalle enormi sopracciglia, ricco, corrotto e prigioniero di una classe dirigente che dissipava tutte le risorse in armamenti inutili. Morto Breznev fu il turno di un vero stratega: Yuri Andropov di cui si può dire, come per certi imperatori romani, che fu spietato ma intelligente.
- A Gorbaciov non piaceva Putin che era stato imposto a Eltsin dal circolo ristretto del Kgb, impegnato e riprendere il potere dopo l’ondata delle violenze e delle sopraffazioni degli oligarchi che avevano fatto riciclare all’estero gran parte del tesoro sovietico e dello stesso partito comunista. Gorbaciov aveva sempre con sé una vistosa ed elegante borsa firmata di Luis Vuitton e compariva sempre meno perché era noto che fosse malato e del resto ampiamente dimenticato in Occidente, mentre nella sua Russia era ed è considerato una disgrazia per aver causato lo spappolamento dell’impero, un danno cui il presidente Vladimir Putin è intenzionato a porre rimedio.
ilriformista.it, 2 novembre 2022.
[Su Giorgia Meloni]
- Di tutte le accuse o sospetti o timori o indizi di neo-post-ex fascismo, quella per ora più corroborata è l’accusa di ignoranza strutturale: i fondamentali comuni non soltanto all’estrema destra, ma specialmente all’estrema destra.
- Meloni ha detto che non si possono impartire disposizioni limitative delle libertà individuali se prima non si è raccolta l’evidenza scientifica dei vantaggi che queste limitazioni dovrebbero portare. Si tratta di una catastrofica sciocchezza che confonde mettendole sullo stesso piano le scienze deduttive figlie nella mente dell’uomo come le matematiche, gli scacchi, le geometrie euclidee e non euclidee, e le scienze della natura in cui cadono la fisica, la biologia e tutte le branche della medicina che avanzano potentemente ma sempre brancolando tra buio e luce fra tentativi, errori, correzione di errori e nuovi tentativi. Dall’altra parte del tavolo gioca il virus che risponde con le sue varianti e una partita in cui nessuno vince mai definitivamente ma in cui si cerca di limitare per quanto possibile i danni.
- Giorgia ha detto che ci vuole l’evidenza scientifica ignorando che la prova galileiana in medicina non esiste ma che la medicina va avanti lo stesso e noi siamo tutti ancora vivi grazie a lei. È una caratteristica invece delle ultradestre moderne credere e far credere che la libertà individuale sia il termometro della benessere di una democrazia. È vero il contrario: quando una democrazia funziona e per la parte medica sa come rivolgersi alle scienze empiriche, le libertà individuali si vanno sempre più restringendo perché ognuno deve rispettare le regole del condominio, del codice della strada, del comportamento in generale affinché nessuno sia danneggiato dai capricci dell’altro. Ed è esattamente ciò che la Meloni lascia intendere fra le righe: che finalmente la libertà sia tornata e il covid si è sconfitto e i vaccini delle emerite cazzate di sinistra.
ilriformista.it, 4 novembre 2022.
[Su Giorgia Meloni]
- "O tu me dai le evidenze, o sennò io non sacrifico la libbertà degli italiani per un mucchio de chiacchiere senza prove. Nun se può limità 'a libbertà dei cittadini solo per far contente le case farmaceutiche e i dittatori della scienza che pretendono da dirci come se dovemo comportà". Questo è un estratto di fantasia ma non troppo del Meloni-pensiero a proposito del Covid, della fine delle mascherine, del chissenefrega di chi muore oggi ieri e domani a centinaia di unità sacrificabili e alla riammissione in corsia di una banda di lazzaroni insorti e ribelli, molto peggio di quegli altri lazzaroncini che vanno per rave tra le forre e le macchie, che hanno sfidato le leggi della Repubblica rifiutando il vaccino obbligatorio per tutti i sanitari.
- Il dovere di vaccinarsi per rallentare la corsa del virus limita le libertà individuali? Certo che le limita, come tutte le regole della convivenza civile.
- Giorgia Meloni, una presidente che impara alla svelta, stàcce: hai toppato su virus, vaccini e no vax. Autocorreggiti o passata la luna di miele ti metteranno in menopausa, politicamente parlando, e onestamente non lo meriti.
ilriformista.it, 20 settembre 2022.
[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]
- Nessuno avrebbe infatti scommesso su una vera e propria disordinata rotta dell'armata russa. Non era prevedibile. Ma meno prevedibile che mai è il fatto che la momentanea sconfitta dell'aggressore invasore non provochi alcun entusiasmo, ma semmai un sentimento misto di frustrazione e desiderio di parlare d'altro. Si avverte uno strano sentimento filorusso che è trasversale da sinistra a destra e le cui radici probabilmente vanno cercate nella grande catastrofe che cominciò con l'abbattimento del muro di Berlino sotto la supervisione di Gorbaciov e la successiva la caduta dell’Urss. Questo umore non ha nulla di ideologico, ma più probabilmente nasce dal fastidio, dal rancore se non odio puro nei confronti degli Stati Uniti. [...] Se l'Impero dell'Est muove i cingoli (come è già avvenuto nel 1956 in Ungheria, nel 1968 con la Cecoslovacchia, nel 1979 con l'Afghanistan) la nostra prima reazione è gridare: "E allora, gli Americani? Vogliamo dimenticare forse le torture di Guantanamo, l'Iraq, il Vietnam, il colpo di Stato in Cile e l'egoismo americano che approfitta della guerra per venderci a prezzo maggiorato il suo gas?".
- La sinistra borghese ha bofonchiato molto su Putin, fondamentalmente perché era amico di Berlusconi. Putin è in ottimi e simmetrici rapporti, o almeno lo era, anche con Romano Prodi, ma lo sketch del "lettone di Putin" faceva premio sulla vignettistica. Poi però le cose sono cambiate perché non solo il mondo degli affari cerca un terreno tranquillo, ma perché Putin è cresciuto nel famoso immaginario collettivo junghiano come il nuovo campione antiamericano, il "Te spiezzo in due" dei tempi di Silvester Stallone. Ed è stato così che i benpensanti di sinistra pianin pianino si sono, con cautela e qualche incentivo, affezionati al buon soldato Putin, pur se tra soffocati tentennamenti e ammortizzatori morali.
- Diciamoci la verità la sinistra non può mai essere filoamericana, se non in occasioni speciali, ma come sinistra viviamo l'America come il vero nemico e non potete toglierci questo giocattolo fondamentale per il nostro ecosistema. Del resto, l'abbiamo visto: fin dall'inizio dell'"operazione militare speciale" ("Scendo un attimo in Ucraina, l'ammazzo e torno") si è formata una solida corrente di pensiero che ha fatto rapidamente due più due: la Russia invade l'Ucraina? Dev'essere colpa degli americani. E con l'idea fissa che la Nato sia non una alleanza, ma un impero simmetrico e nemico di quello russo. Putin rivuole il suo impero? E allora i Paesi limitrofi devono cedere la sovranità, perché il Paese più grande del pianeta che va da Varsavia a Tokyo, fa brutti sogni e soffre di insicurezza.
- È forse giunta l'ora di avanzare il sospetto, senza gridarlo troppo forte, che non è mai esistita una "guerra fredda" fra capitalismo e comunismo. [...] Era la guerra della mentalità imperiale russa contro l'Occidente e quella guerra non fu mai chiusa. Se fossero sempre autentici i sentimenti di sdegno per le violenze dei forti sui deboli e dei ricchi sui poveri ciò che accade nell'Ucraina occupata avrebbe dovuto provocare moti di ribrezzo, e di indignazione per una invasione barbarica condotta da soldati bambini e gruppi di mercenari del battaglione Wagner o truppe cecene per applicare una dottrina militare in cui l'elemento terroristico è considerato un legittimo strumento militare, ribadito da Putin, che prevede di colpire come obbiettivo primario gli ospedali, come sta accadendo in queste ore.
- Probabilmente molti benpensanti di sinistra in fondo si ritrovano fedeli al richiamo di Mosca perché, come dicono gli inglesi, "My country, right or wrong", quella è la mia patria, non importa se abbia torto o ragione. Ed è questo sentimento sempre più diffuso la punta di lancia del putinismo.
2023
ilriformista.it, 27 giugno 2023.
[Sulla ribellione del Gruppo Wagner]
- Putin ha perso i superpoteri di garante della stabilità.
- [Su Evgenij Prigožin] Questo ex compagnone di Putin, mai militare in vita sua, con i suoi mercenari Wagner è stato l’unico ad avere vinto battaglie con gli ucraini, l’ultima a Bakhmut che adesso è tornata in mano ucraina.
- Alla domanda se Vladimir Putin esca da questa ribellione armata più solido o più fragile, la risposta non dei suoi nemici ma dei suoi sostenitori è che Putin si è indebolito. E il popolo degli ex militari patriottici con libertà di esprimere la loro opinione si dichiara sbalordito dalle assenze, poi recuperate: per quasi ventiquattro ore Putin è sparito per riapparire in video senza certificazione di data e di ora. Altrettanto hanno fatto il ministro della Difesa Shoigu e il comandante Gerasimov. Sembrava sparito anche Prigozhin, il nemico pubblico numero uno che non si è capito, se sia il vincitore e lo sconfitto, riapparso al piano bar di un hotel di Minsk.
ilriformista.it, 26 agosto 2023.
[Sulla morte di Evgenij Prigožin]
- Prigozhin è (quasi certamente) morto ma la sua eliminazione non toglie nulla al fatto che questo "miles gloriosus" abbia messo in piazza davanti al mondo intero lo stato disastroso di un esercito nazionale che non può fare a meno di una banda di tagliagole ed ergastolani a pagamento se vuole espugnare Bakhmut.
- Oggi tutti sono convinti che Prigozhin sia morto per ordine di Putin. Il che forse è vero ma è irrilevante: gli effetti restano identici perché il sistema militare russo si è trovato denudato dalle bravate e dal suicidio di questo ex venditore di hot dog perché la Russia non può affrontare una vera guerra senza affittare mercenari come lanzichenecchi che vanno sotto la sigla PMC, fatte di avanzi di milizie, ex terroristi e avventurieri fuorusciti che poi compiono i crimini che il mondo ha visto in Ucraina, in Africa del nord e centrale dove prendono il posto dei francesi in fuga.
- Prigozhin è morto certamente per aver messo in piazza i panni sporchi del governo e più ancora dell’esercito, suo nemico giurato.
- L’uomo più importante ucciso nell’attentato in cui è morto Prigozhin è stato Dmitry Utkin, un neonazista con i tatuaggi delle SS sul collo che battezzò il battaglione con il nome del nome Wagner molto amato da Hitler. È un fatto inoppugnabile che l’esercito privato di Putin fosse e tuttora sia composto da nazisti dichiarati e tatuati, mandati a denazificare l’Ucraina.
ilriformista.it, 10 ottobre 2023.
[Sul conflitto Gaza-Israele del 2023]
- Deltaplani, barche auto, moto, pick-up con mitragliatrice: la spettacolare, sanguinosa e del tutto imprevista invasione di Israele è stata eseguita da Hamas in modo tale da paralizzare le reazioni di IDF, le forze di difese israeliane, attraverso la presa di ostaggi scelti fra donne, anziani, soldati. Tutto è stato concepito come una serie di imprese terrorizzanti e accurate.
- Quando è iniziata la trattativa di Abramo per un riconoscimento reciproco tra Israele e i sauditi allo scopo di sviluppare insieme una grande quantità di energia nucleare, l’Arabia Saudita ha smesso di proteggere Hamas che è diventata un protettorato dell’Iran sciita. La divisione tra siti e sunniti in questo caso è stata data per motivi politici: Teheran non vuole che il maggior paese sunnita, l’Arabia, domini Medio Oriente che gli ayatollah iraniani considerano il loro giardino di casa.
- L’attacco è stato progettato probabilmente dal luglio del 2022 quando il presidente americano Joe Biden andò a Gedda per incontrare il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman. Salman aveva già raggiunto un accordo con Gerusalemme per una alleanza energetica unendo le risorse nucleari dei due Paesi, cosa che richiedeva il riconoscimento dello Stato ebraico. Gli Stati Uniti entravano nella combine come garanti e partecipanti. Da quel momento Hamas ha cominciato a praticare l’antisemitismo planetario, motivo per cui un ebreo americano o un ebreo tedesco sono obiettivi in quanto ebrei. I bambini non fanno eccezione.
ilriformista.it, 21 novembre 2023.
[Su Javier Milei]
- Negli Stati Uniti c'è molta preoccupazione in campo democratico perché una vittoria di Milei in Argentina rafforzerebbe la posizione di Trump con cui l'argentino condivide molte idee. La più clamorosa è quella di chiudere la Banca d'Argentina e mandare al macero il Peso arruolando il dollaro americano come moneta nazionale, operazione è già tentata in Argentina, perennemente tartassato da un'inflazione che cambia i prezzi della vita quotidiana ogni giorno.
- [...] l'avventura del dittatore populista Juan Domingo Peron negli anni cinquanta e sessanta con i suoi "descamisados" per metà fascisti e per metà rivoluzionari ha lasciato una traccia di terrorismo quello dei Tupamaros, e la memoria di un modo di governare spettacolare come quello della sua vedova Evita Peron che regalava case e terreni a chiunque. E poi l'Argentina è stata piegata dalla dittatura della giunta guidata dal generale Videla, ancora più feroce di quella cilena dal generale Augusto Pinochet. Fu la piaga dei desaparecidos, giovani che scomparivano, facendoli precipitare in aereo nell'oceano o nel Rio de la Plata. Le madri degli scomparsi raccolte con le candele accese in Plaza de Mayo sono un ricordo ancora terribile e vivo. L'Argentina fu liberata dai suoi aguzzini quando i generali sfidarono l'Inghilterra della Thatcher invadendo le isole oceaniche inglesi abitate da inglesi e chiamate Falkland, e che gli argentini hanno sempre considerato loro chiamandole Malvinas.
- [Sulla guerra delle Falkland] Fu una guerra di mare breve e brutale in cui gli argentini colarono a picco con l'incrociatore Belgrano o fuggirono in massa. La disfatta, come era accaduto alla giunta greca di Papadopulos nel 1973 dopo un breve e perdente scontro con la Turchia, cadde e l'Argentina recuperò una democrazia ormai dilaniata e poco amata, mentre l'economia andava a rotoli con tempeste d'inflazione che rendevano un incubo la vita comica degli argentini.
- L'Argentina, abitata da discendenti di italiani per circa la metà, fu il rifugio di tutti i gerarchi fascisti e nazisti sfuggiti ai processi e fu anche il rifugio del pianificatore dei campi di sterminio Adolf Eichmann rapito dai servizi segreti israeliani che lo sottoposero a un lungo processo concluso con la sua impiccagione, l'unica esecuzione giudiziaria dello Stato di Israele.
- Da due mesi Milei grida ai quattro venti che le elezioni che ha vinto sono state comunque truccate perché sarebbero sparite centinaia di migliaia di suoi voti. È stato un personaggio televisivo importante, esattamente come Trump e ha fondato la sua politica sulla popolarità televisiva derivata da una retorica molto urlata e sempre nutrita da accuse non provate ma di grande suggestione [...]
ilriformista.it, 24 novembre 2023.
[Sull'omicidio di Giulia Cecchettin]
- [...] prima di tutto la piaga del femminicidio – donne uccise dal loro uomo – è antica quanto l’umanità e accade ovunque da sempre. Ciò che è nuovo è il fatto che finalmente il suo orrore antico quotidiano sia stato notato e sia diventato oggetto dell’attenzione di tutti, e che la politica senta il dovere di fare qualcosa di visibile e utile.
- Sono stato, credo, in Italia il primo giornalista a denunciare la mattanza delle donne dimostrando e mostrando che si tratta di un delitto perennemente coperto da silenzio. [...] Ho classificato centinaia di omicidi che oggi chiamiamo femminicidi e vidi ciò che chiunque può vedere: il 90% di questi delitti è compiuto da uomini incapaci di accettare la rottura, la fine del rapporto.
- Circa il 30% dei maschi che uccidono donne, dopo aver compiuto il loro abominevole delitto, tenta il suicidio. Ma il femminicidio è la modalità più scandalosa di questo genere di macelleria, è opera di maschi privi del controllo delle emozioni in particolare della rabbia che diventa desiderio di punizione e di vendetta che va dalla diffamazione all’annichilimento di Giulia che si preoccupava dell’incolumità del proprio boia. Gli audio che ha lasciato Giulia sono la prova dell’assoluta incapacità di capire e prevenire. Così, poi, tutta la repulsione e l’indignazione universale per l’infame delitto, anziché portare all’adozione di misure complesse ed efficaci, sia canalizzata verso la debordante retorica a casaccio televisivo.
- È certamente cosa buona educare al rispetto reciproco e alla condanna di qualsiasi violenza, e se il disegno di legge presentato in Senato fosse in grado di addestrare al rispetto degli altri e alla repulsione di qualsiasi violenza o atto di aggressivo contro le donne sarebbe comunque un passo avanti. Invece la legge prevede, assurdamente, che un insegnante di scienze affiancato da un ginecologo improvvisino a soggetto. Sta qui l’indistruttibile debolezza di questa decisione politica a caccia di consenso facile. Manca l’oggetto, manca il contenuto, mancano i protocolli, manca il personale formato e vagliato per una operazione delicatissima che deve impedire i femminicidi, non a buttarla in cagnara e ovvietà.
ilriformista.it, 23 novembre 2023.
[Su Javier Milei]
- Le Isole Falkland sono da quattro secoli un possedimento inglese e non sono mai state argentine né spagnole. Dunque quello di Milei sembra un pericoloso nazionalismo, di un genere che riemerge periodicamente dalla Casa Rosada quando un governo cerca su distrarre un popolo straziato dall'inflazione e dal vuoto fragore della propaganda.
- [...] è bizzarro che Javier Milei insista su una rivendicazione che ha provocato soltanto molti morti. Milei si dichiara con passione un devoto ammiratore della stessa Thatcher che nel 1982 rispose con i cannoni della Royal Navy alle pretese argentine sulle Falkland. E non sembra rendersi conto delle conseguenze delle sue parole così, mentre lancia una pericolosa folgore nazionalista rivendicando le Malvinas definisce la Thatcher "una dei più grandi leader dell'umanità".
- Agli argentini l'idea di un'altra guerra col Regno Unito a quarantadue anni di distanza non piace affatto, ma i nazionalismi sono sempre vivi e Milei ha cercato di rendere innocue le sue intenzioni affermando di contare su un'intesa fra governi. Il Primo ministro inglese lo ha smentito: non esiste alcuna base di trattativa. Ed è qui che Milei diventa preoccupante perché non prende atto e insiste: "C'è stata una guerra e l'abbiamo persa, ma possiamo ancora recuperare quelle isole attraverso la diplomazia".
- Può questo anarco-capitalista, simpatico e un po' paranoico, rinunciare alle teorie complottiste e governare? Per ora, ci sembra troppo poco e troppo rischioso il solo annuncio dell'adozione del dollaro insieme alla riesumazione di un contenzioso con Londra dove non importa nulla se Milei veneri Margaret Thatcher per il fatto che ridusse in polvere la sinistra dei suoi tempi. L'Argentina d'altra parte è una nazione che vive di nostalgia del passato, della Coppa del Mondo e delle parole di "Don't cry for me Argentia" cantata da Madonna. Inoltre, è il Paese in cui Juan Peròn, seguito dalla sua narcisistica vedova Evita, saziava le folle distribuendo ricchezza inesistente distruggendo l'economia.
2024
- [Su Julija Naval'naja] Questa donna colta, dotata di autorevole eleganza è stata sempre al fianco del marito sia quando era in fuga che nei processi farsa cui è stato sottoposto per anni, e andandolo a trovare a duemila chilometri da Mosca. Era con Alexey quando entrambi avrebbero potuto fuggire e salvarsi, ma avevano scelto di sfidare il regime anche a rischio della morte. Era con lui quando dichiarò davanti alle telecamere: “Putin deve capire che non ho paura di lui e che se io muoio, altri prenderanno il mio posto”. Fra i due coniugi l’intesa era stata raggiunta da tempo anche se la morte improvvisa ha colto il patriota durante l’ora d’aria.[10]
- In tutte le città russe sono nati dei banchetti e memoriali con le foto di Navalny, dove la gente lascia pochi fiori sapendo che ogni ora la polizia li confisca e li porta via. Ma c’è un memoriale a Mosca, dedicato alle vittime dello stalinismo, dove la polizia non può portare via i fiori. Ed è diventato la meta di tutti i dissidenti e di tutti coloro che cominciano a organizzare punti riunione che non diano pretesti alla polizia.[11]
- Qualcosa di inaspettato ma già maturo sta accadendo in Russia dopo la morte di Navalny: le tensioni crescono nelle piazze e davanti ai cinema in cui si proietta il film “Il maestro Margherita” tratto dal romanzo di Bulgakov, che si svolge in una Mosca di fantasmi del periodo iniziale della censura e della persecuzione degli intellettuali negli anni Trenta. I putiniani hanno fortemente protestato riguardo la possibilità di proiettare nelle sale cinematografiche un film sull’assolutismo di cento anni fa che sembra identico a quello di oggi. La gente si insulta davanti ai cinema, dove scoppiano tafferugli promossi dalla stessa polizia che ferma picchia, arresta, sequestra mazzi di fiori e sorveglia chiunque esprima dubbi sulla guerra o addirittura porti un segnale giallo e azzurro, i colori della bandiera ucraina, sia per strada che negli show televisivi in cui viene massacrata ogni opinione scettica – per non dire apertamente critica – sulla guerra. Il partito dei favorevoli alla guerra vede nell’effetto causato dalle manifestazioni per Navalny un indizio antipatriottico, da cui ne sono seguiti molti tafferugli scatenati da agenti provocatori. Tafferugli a cui sono sempre succeduti interventi della polizia, sia a Mosca che a San Pietroburgo. Come effetto collaterale è stata emessa una direttiva che vieta ai mutilati di guerra circolare nelle aree del centro con le carrozzine per non aizzare l’opinione pubblica.[11]
- Navalny era un moribondo consapevole, ma un moribondo che batteva sempre il Cremlino al gioco dei social, dei messaggi pieni di documenti sulla corruzione del regime e del circolo degli oligarchi che lo circonda e che è sia la sua forza che la sua debolezza. [...] Navalny non poteva ormai che essere ucciso dopo il fallimento di ogni misura di restrizione: i suoi avvocati sono stati arrestati o uccisi. Ma lo spavaldo ribelle anche dalla sua cella di ghiaccio e crudeltà seguitava a trasmettere e la sua rete capillare a diffondere. Oggi l’erede del suo meticoloso lavoro di denuncia è sua moglie Yulia che ha chiamato la Russia intera ad unirsi con lei in un unico pugno che spazzi via il circolo “degli assassini, dei ladri e dei malfattori che hanno messo in ginocchio il nostro paese”.[12]
- I russi fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina hanno cercato di intossicare l’informazione occidentale cercando di far credere che nel 2014 la popolazione di lingua russa nel Donbass fosse stata sottoposta a un tentato genocidio e che quindi l’invasione fosse soltanto un fraterno aiuto contro un paese confinante guidato da misteriosi nazisti. Finora i siti di disinformazione russa in lingua inglese, francese, tedesca, italiana e spagnola sono quasi 500 tenuti d’occhio da un’organizzazione giornalistica che si chiama NewsGuard e che è attiva dal febbraio del 2022 quando scoppiò la guerra di invasione russa. Questo gruppo di analisi ha denunciato tutti i tentativi per far credere che l’Ucraina sia un paese nazista che ha tentato il genocidio dei popoli di lingua russa tra il 2008 e il 2016. Ha censito 237 siti in inglese, 60 in francese, 54 in tedesco, 45 in italiano più altri 74 in altre lingue. Ma non solo aumentano i domini Internet che si moltiplicano come funghi fornendo false informazioni, è stato reso noto ieri un censimento di questa massa di materiale informatico usato contro i siti delle agenzie civili di paesi come l’Italia che subiscono l’hackeraggio e il blocco temporaneo di servizi essenziali. La Russia – a quanto pare – è molto più avanti di quanto non lo sia l’Occidente perché ha i migliori hacker che contende alla Cina, un paese anch’esso di altissima tecnologia che sta facendo una vera leva tra tutti gli hacker del mondo per poter intervenire sia nella guerra delle parole che in quella delle armi e dell’economia.[13]
- [Sulla morte di Aleksej Naval'nyj] Al Cremlino si cerca di valutare la portata e gli effetti della ferita inferta sull’opinione pubblica internazionale, che sembra più dannosa di quanto Putin e il suo circolo avessero calcolato. E così alla madre del dissidente morto è stato consentito di vedere privatamente il cadavere del figlio senza poterlo far esaminare da medici di sua fiducia, ma con un out-out: se rivuoi il corpo di tuo figlio, devi limitarti a funerali privati senza partecipazione di popolo, altrimenti sarà sepolto “in segreto” in una fossa comune. La risposta è stata immediata: la donna ha annunciato di aver denunciato il governo di Mosca per le sue responsabilità nella morte di Alexey e per impedire i suoi funerali [...].[14]
- [Su Julija Naval'naja] La stampa governativa russa vale a dire tutta la stampa e le televisioni, si è gettata nella grande operazione di diffamazione della vedova di Navalny mostrando le prove di una sua relazione sentimentale durante gli anni di reclusione marito. E tutti i giornali e siti della filiera filorussa all’estero hanno immediatamente obbedito all’input di Mosca: "colei che pretende di essere l’intrepida moglie di un eroe è un’adultera". Perfetto stile russo.[14]
- Secondo Putin la Seconda guerra mondiale cominciò con l'invasione tedesca della Polonia, non per colpa di Hitler, ma per colpa della Polonia. [...] Elogiare Hitler pur di dare addosso all'odiata Polonia costituisce una novità storica specialmente per un leader che dà del nazista a destra e a manca.[15]
- [Sulla guerra del Donbass] Quella guerra cominciò con l'introduzione di batterie di cannoni consegnate ai gruppi russofoni cui seguirono sanguinosi duelli d'artiglieria con l'esercito regolare di Kyiv che causarono, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, ottomila morti, metà russofoni e metà ucraini. Ma non ci fu alcuna insurrezione popolare a favore dei russi, come a Putin avevano assicurato. Ma quegli scontri provocati dall'esercito russo e il numero dei caduti equamente distribuito permisero alla propaganda russa di creare la leggenda della minoranza russa perseguitata dai "nazisti di Kiev" che chiedeva aiuto ai fratelli della Federazione Russa per essere "liberati".[16]
- [Sulla rivoluzione ucraina del 2014] I cadaveri insanguinati dei giovani uccisi erano coperti dalle bandiere dell'Unione Europea con il circolo delle stelle dorate in campo blu che siamo abituati a vedere soltanto in luoghi o situazioni ufficiali. Nessuno di noi europei occidentali è in grado di immaginare una generazione di liceali e giovani lavoratori che sfida la morte indossando la bandiera dell'Europa ma in Ucraina è successo, perché gli ucraini nati all'inizio degli anni novanta e alla fine degli Ottanta, non sapeva nulla dell'Urss e non aveva, come non ha, alcun sentimento positivo nei confronti della Russia, ma soltanto paura.[16]
- Non è necessario spendere parole per dire quanto la Lega di oggi sia opposta e persino nemica di quella fondata da Bossi, dopo i primi successi della Liga Veneta. La Lega salviniana è un fritto misto di Marine Le Pen e di Vladimir Putin.[17]
- È giusto ricordare che l’unico che abbia saputo tenergli testa, per di più dichiarando di volerlo proteggere, fu Evgenij Prigozhin, il miles gloriosus e mercenario capo del “battaglione Wagner” fondato da neonazisti (Wagner in omaggio al musicista più amato da Hitler) che dopo essere stato bombardato dall’esercito russo sul campo di battaglia ucraino, marciò su Mosca dichiarando che Putin era vittima di un circolo di criminali speculatori che lo avevano ingannato sulla situazione in Ucraina. Putin lo ricevette e restarono a parlare a lungo. Poi Prigozhin salì su un aereo che esplose dopo il decollo: "Quell’uomo era un pazzo, purtroppo – commentò Putin – ma anche un vero patriota".[18]
ilriformista.it, 17 febbraio 2024.
[Sulla morte di Aleksej Naval'nyj]
- L’uomo che è morto ieri in Siberia era un vigoroso quarantenne, tenace, intelligente, colto e che non si è mai fatto spaventare, sapendo che la sua esecuzione era certamente già decisa, come quelle dei suoi predecessori, fra cui Alexander Litvinenko per l’uccisione del quale il Procuratore Sir Robert Owen emise un verdetto di colpevolezza personale per Vladimir Putin. Il suo regime da 24 anni non prevede altro che elezioni plebiscitarie senza avversari, salvo quelli fantoccio autorizzati da una cosiddetta Commissione elettorale.
- In un paese come la Russia quella parola [«estremista»] significa soltanto oppositore del regime, così come ai tempi degli zar e dal 1917 sotto Lenin e poi Stalin, sotto Nikita Krusciov e durante la cosiddetta stagnazione di Leonid Breznev.
- La sua figura assunse un aspetto carismatico della speranza liberal democratica sulla scia delle speranze aperte dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
Durò poco: sull’unico vero dissidente si abbatterono processi penali che, mantenendolo in stato di accusa, gli impedirono progressivamente di parlare, mostrarsi, scrivere, esserci. Ma aveva allevato molti discepoli ancora vivi e attivi anche se nel terrore.
- Nel nome di Alexei, la lotta contro la tirannide e per la democrazia proseguirà.
ilriformista.it, 14 marzo 2024.
[Sulle elezioni presidenziali in Russia del 2024]
- Domani e dopodomani i cittadini russi vanno a votare per Putin che a quanto pare non è riuscito a trovare nell'intera Federazione un avversario politico, sicché il risultato è scontato ma non del tutto.
- E come festeggia Vladimir Vladimirovic la vigilia dell'ovvio (e tuttavia ambito) successo elettorale: lo ha fatto alla sua maniera, una maniera che ormai sta diventando un'abitudine. E cioè promettendo una guerra nucleare a chiunque lo faccia innervosire.
- La possibilità di mobilitare una minoranza russa che chieda l’intervento dell’armata russa fu creata con lungimiranza personalmente da Josep Stalin, un despota molto accorto nel decidere, sulla via indicata da Lenin di negare la libertà ai paesi non russi che componevano l’impero zarista e – con astuzia raffinata dalla consuetudine di spostare o eliminare interi popoli – fece emigrare in ogni Repubblica non russofona un nutrito nucleo di abitanti di madrelingua russa, pronti a ribellarsi al governo locale dichiarandosi vittime di pulizie etniche.
ilriformista.it, 16 marzo 2024.
[Sulle elezioni presidenziali in Russia del 2024]
- Mentre si svolge la parata rituale che va sotto il nome di libere elezioni della Federazione russa, si notano parecchi segnali di sfaldamento sia nella società che nei suoi vertici anche se i progressi militari in Ucraina sono tristemente veri è interamente subiti le sofferti dall'esercito e dalla popolazione Ucraina. Putin stesso è cambiato: la sua testa si è fatta totalmente rotonda, gli occhi immersi in una rosea pinguedine: il cambiamento è accelerato da quando il caso Navalny ha permesso ai riflettori di ogni Paese di illuminare lo spot disadorno del Cremlino. Ieri è arrivata la notizia secondo cui è quasi pronta una nuovissima Internet per uso esclusivamente russo, imposta ai cittadini come una definitiva forma di censura, il che vuol dire, come scrive Andrei Kolesnikov su Foreign Affair, che “la Russia non è stabile né normale” e anzi avanza verso uno stato di crisi politica, benché Putin, senza neanche il bisogno di ricorrere alle urne, si sia assicurato il potere fino al 2036, grazie al referendum del 2020.
- [...] Putin dovrebbe esser tranquillo, ma non lo è. Ogni giorno, ieri compreso, ripete che la Russia risponderà con armi atomiche non ad una aggressione dall'Occidente, ma – attenzione – alla “percezione” di essere aggrediti. Bisogna ricordare che con questa storia dell'aggressione continuamente temuta come ai tempi di Napoleone e di Hitler, è fatta di due soli esempi: l'invasione napoleonica e quella tedesca nel giugno 1941. Putin ha fatto diventare una legge il divieto a chiunque di dire, scrivere, raccontare e mostrare come l'aggressione hitleriana all'Unione Sovietica avvenne come rottura di un'alleanza che aveva coperto quasi due anni di guerra: i sottomarini tedeschi venivano a fare il pieno nei porti russi prima di silurare nell'Atlantico i convogli americani che portavano armi e rifornimenti all'Inghilterra. Senza quell'alleanza nazi-comunista non ci sarebbe stata una Seconda guerra mondiale, che infatti i russi per prudenza chiamano con un altro nome: Grande Guerra Patriottica. Putin ha provveduto a rappezzare anche la Storia e a punire eventuali storici. Ma, a 71 anni la sua marcia trionfale deve aver cominciato a rallentare e stonare: dov'è finito il Putin scattante dai tratti sottili? Le voci di una cura ad alte dosi di cortisone, si moltiplicano. Poi spariscono e poi tornano in auge. Ma chi lo segue sul canale YouTube l'ha visto decadere: non parla ma bisbiglia.
- Le prigioni sono vuote, i reclutatori si spingono a razziare maschi in età giovane nelle feste e persino nei matrimoni, ma oggi lo spettacolo etnico della prima linea è cambiato diventando asiatico. Non solo i ragazzi delle repubbliche con gli occhi a mandorla, ma soldatacci di ventura presi in affitto in Cina, Indonesia, Borneo. Specialmente mercenari cinesi, bengalesi e gurkha: gli stessi che compongono per tradizione etnica, le élite più brutali di quel che resta dell'Impero britannico e che Margareth Thatcher usò contro i marinai argentini durante la guerra delle Falkland. Ma gli hanno vietato di fare una leva – il "draft" che persino gli americani furono costretti a lanciare durante la guerra in Vietnam con il risultato di una fuga di disertori americani in Canada. Putin non è libero di decidere di chiamare i giovani in età di leva, vestirli come soldatini e spedirli al fronte dopo un brevissimo addestramento. Vorrebbe, l'ha annunciato molte volte, ma non può: che cos'altro può significare se non che un potere a lui superiore glielo vieta? Con chi sta facendo i conti il Presidente della Federazione Russa: anche queste giornate elettorali puramente celebrative, che cosa potranno mai contare? Non la nascita di un altro partito antagonista, ma certificare il numero dei votanti che può rivelare molto sulla tenuta del rapporto fra governo e popolo.
Sull'attentato al Crocus City Hall, ilriformista.it, 26 marzo 2024.
- Anche nei talk show italiani il partito filorusso appariva agitatissimo e schierato nell'attribuire agli ucraini la responsabilità della strage. Si deve atto al Professor Orsini di aver preso nettamente le distanze dall'idea di accusare gli ucraini di essere dietro la strage di Mosca. Ma il resto del fronte sembrava in festa per la splendida opportunità e Travaglio trovava ridicola la pretesa degli americani di essere credibili se avvertono con giorni d'anticipo Putin dell'imminente attacco.
- Putin già all'inizio di questo mese di marzo aveva accusato diplomazia e servizi americani che lo avevano avvertito di una possibile strage islamica, di essere dei "provocatori". Anche il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva chiesto agli italiani presenti a Mosca di stare alla larga dai posti affollati come i concerti. Né le parole del presidente Putin né dei suoi collaboratori sono stati in grado di indicare qualsiasi relazione fra la strage islamica rivendicata dall'Isis con la guerra di aggressione e invasione dell'Ucraina. E che risponde invece ad un gioco crudele e cui il mondo non era abituato dal 1914 con l'attentato di Sarajevo che aprì le danze della Grande guerra.
- Non era ancora stato domato l'incendio e già Putin collegava la strage compiuta dall'Isis-K, con il presidente Zelensky. E ha fatto bombardare Kyiv e Odessa con missili ipersonici come "risposta" a una strage rivendicata dall'Isis che sembra la fotocopia di quella al teatro Bataclan di Parigi.
Su Julian Assange, ilriformista.it, 27 marzo 2024.
- Chi è che fornisce ad Assange materiali classificati cioè protetti dal segreto? Julian non si limita a diffondere segreti americani ma di tutto il mondo occidentale. I suoi leaks sono stati circa dieci milioni e sono stati forniti ad Assange da dissidenti di ogni parte del mondo e che portano alla luce le repressioni cinesi nel Tibet, le purghe in Turchia contro l’opposizione, la corruzione di molti emirati e Paesi arabi e le esecuzioni sommarie della polizia keniota.
Ma il bersaglio preferito di Assange è la politica segreta degli Stati Uniti.
- Mette online senza discriminazioni e senza un ordine che rende comprensibile il senso dei documenti che porta alla luce ma la sua attività diventa quella di un pericolo pubblico perché minaccia proprio in quella zona oscura che le organizzazioni statali hanno sempre conservato come scheletri negli armadi e che proteggono con regole severissime.
- Assange portò a galla ogni genere di vergogna di Stato, ma si rafforzò il sospetto che Assange agisse come fornitore dei russi che usavano il suo materiale per la campagna contro l’Occidente. Nessuna fuga di notizie proveniente dall’impero russo fu pubblicata da Assange che si mise veramente nei guai quando nel 2013 consigliò a Edward Snowden, che si era rivelato una talpa russa nella National Security Agency, di rifugiarsi a Mosca.
- Se il suo possa essere considerato giornalismo a senso unico è un tema che divide perché il mondo russo e putiniano è stato il suo maggior difensore e Assange non ha mai pubblicato una sola riga sui segreti e le guerre dell’Est.
ilriformista.it, 7 maggio 2024.
- Sappiamo oggi qualcosa di quegli incartamenti [bruciati da Putin all'epoca del crollo del Muro di Berlino], da Dresda il KGB guidava, in tandem con la STASI, finanziamenti, addestramenti e controlli sui raduni dei movimenti insurrezionali, anticoloniali, terroristi, più una mezza dozzina di opposte fazioni palestinesi, ribelli siriani, curdi, iracheni, irlandesi, libici, yemeniti, membri attivi sia della Rote Armee Fraktion tedesca che delle italiane Prima Linea e Brigate Rosse. Era un periodo di grande impegno del KGB che cercava di dominare persino i ribelli dell’Eta basca.
- Putin era sia una vera spia che un master spy, un coordinatore di coordinatori e disponeva di liste ordinatissime che contenevano le attività non solo spionistiche ma anche di sabotaggio, terrorismo, atti cifrati o espliciti di intimidazione che finivano in speciali rapporti redatti dalla STASI a Berlino est, di cui ho visto una quantità di esemplari quando presiedevo una commissione parlamentare d’inchiesta sulle infiltrazioni sovietiche: una parte di questi documenti contenenti le relazioni sugli attentati venivano conservati negli archivi di Berlino cui poi hanno attinto molti magistrati italiani nel corso delle loro inchieste sul terrorismo.
- La scuola di spionaggio ereditata da Putin, perfezionata prima di lui dal più grande master spy sovietico Yuri Andropov (il “padre” di Gorbaciov), è quella della Russia zarista ad imitazione di quella elaborata da Giacomo Casanova, capo dello spionaggio della Serenissima Repubblica di Venezia. Oggi quella scuola ha integrato uomini e apparati cibernetici mantenendo salda la regola numero uno: continuo controllo individuale aggiornato giorno dopo giorno.
Sulle proteste in Georgia del 2023-2024, ilriformista.it, 16 maggio 2024.
- La Georgia faceva parte dell'impero zarista, fu accolta per amore o per forza tra le Repubbliche socialiste sovietiche, ma il suo è un popolo a parte e usa una lingua, e perfino una scrittura, diverse da tutte le altre al mondo.
- Putin sta divorando la Georgia con la lentezza di un pitone: dopo la prima invasione favorita dai soliti falsi filorussi perseguitati ma assistiti da reparti russi armati e senza insegne, ha occupato vaste zone dell'Ossezia e da lì esercita una pressione intimidatoria che ha dato i suoi frutti: oggi il governo di Tblisi è filorusso e l'approvazione della legge che mette di fatto al bando gli aiuti europei è un colpo terribile per la Georgia e una nuova vittoria di Putin.
- I cittadini di Tblisi sono furiosi per la legge appena approvata dal Parlamento fra urla pugni, schiaffi e incessanti tumulti. La legge è nota col nomignolo di "legge russa", perché è la fotocopia di una legge imposta da Putin nel suo Paese. È una legge che sottopone a un regime di polizia tutte le associazioni, partiti o aziende che ricevano donazioni o sostegni dall'estero per più del 20 per cento. Queste associazioni (che vivono proprio dei contributi europei e americani) sono da oggi obbligate a registrarsi su un registro infamante come "portatrici di interessi di una potenza straniera". L'espressione "portatrici di interessi di una potenza straniera" è la premessa per qualsiasi azione repressiva e di fatto segna la fine dei rapporti con l'Unione Europea alla cui porta e fin dal 2008, la Georgia invasa dall'esercito russo bussa chiedendo disperatamente di entrare. Da ieri le speranze si sono estinte mentre la disperazione spinge i georgiani alla rivolta.
ilriformista.it, 27 giugno 2024
- [...] ho trovato triste e inutile il fatto che le autorità italiane hanno tolto dai miei schermi RT, un bellissimo network televisivo in inglese – zeppo di notizie false e manipolate – fatto funzionare come le grandi rete americane.
Solo che invece è russo e tratta i fatti come li raccontano i russi a casa loro. Quasi sempre bastava rovesciare le affermazioni e le negazioni di quanto dicevano i giornalisti per avvicinarsi alla verità.
- Tra i giornali italiani nel serbando in Russia ci sono La Stampa, La Repubblica, la Rai e La7. C’è una ragione specifica perché un tale provvedimento sia stato preso? Sì, il dispetto, la mancanza di rispetto nei confronti dei lettori e ascoltatori russi più fortunati che parlano più lingue affinché possano leggere la versione europea delle notizie.
- La parola sanzione ha un significato univoco e non ha niente a che fare con la censura. Chiudere in Italia alcune emittenti russe in seguito alla guerra in Ucraina è stato uno sciocco e degradante atto di censura: ha dato l’impressione, del tutto sbagliata, che noi italiani non possiamo accedere al giornalismo altrui. Ma chiamare sanzione la censura è un’ingiuria alla morale, al diritto e alla storia.
Sull'offensiva di Kursk del 2024, ilriformista.it, 23 agosto 2024
- E così sappiamo che cosa è un’operazione militare speciale. La sta compiendo un paese europeo come l’Ucraina per dimostrare di averne abbastanza del bullismo del suo più potente vicino, la Federazione russa. E così il 6 agosto, in assoluto silenzio, il governo di Kiev ha lanciato un attacco attraverso la frontiera della regione russa di Kursk. I militari russi, ragazzini di leva con pochi mesi di addestramento, si sono arresi in massa. I feroci mercenari ceceni, ben trincerati nelle retrovie, vedendo gli ucraini arrivare numerosi e bene armati se la sono data a gambe. Poche ore dopo, tutti i giornalisti del mondo in cui esiste libertà di stampa si sono precipitati sul posto e da giorni descrivono colonne di civili che piangono per aver dovuto abbandonare la casa in attesa di un alloggiamento provvisorio, i camion della protezione civile russa che vengono a portarli via.
- Non si segnalano per ora violenze, stupri, fosse comuni, riduzione in schiavitù, furti dei beni, insulti razzisti nei confronti di piangenti sfollati russi, sorpresi da una guerra che era a un passo da loro senza saperlo. Non siamo politologi, ma sembra che questa momentanea cattura di territorio russo abbia senso perché può essere riscattata da terra ucraina rubata dai russi. E poi la speranza di uno scambio di prigionieri che permetterebbe all’Ucraina di recuperare un po’ di veri combattenti, rispedendo alle loro mamme russe gli spaventati ragazzini per ora intervistati e coccolati dai giornalisti del mondo.
- Con molte eccezioni (ma non moltissime) [in Italia] si parla con rarefatta simpatia a quest’impresa ucraina di inaspettato successo. Ma proprio adesso che si poteva imporre una pace russa, a questi viene in mente di varcare la frontiera e sconfiggere i russi? Diciamolo: ma che maniere sono? Da noi, diversamente dai paesi europei, non si vede uno straccio di solidarietà popolare con gli aggrediti che provano a ricacciare gli aggressori. Come mai? Il fatto è che è passato giorno dopo giorno, omissione dopo insinuazione, il principio secondo cui l’aggredito è molto più colpevole dell’aggressore.
Sull'offensiva di Kursk del 2024, ilriformista.it, 27 agosto 2024
- I russi, anziché dare segnali di furia o di minaccia atomica, continuano la loro lenta ma vincente pressione nel Donbass ucraino e fanno finta che a Kursk ci siano stati sporadici casi di terrorismo ucraino. Questo, sul piano mediatico, perché la comunità delle madri dei ragazzi mandati al fronte è agitatissima e organizzata. E il tentativo del Cremlino di nascondere ai russi ciò che sta accadendo nell’area di Kursk occupata dal nemico sta fallendo: i cellulari e i siti sono intasati di notizie.
- Paradossalmente, sono più i russi a dar credito all’invasione degli ucraini, trattandola con il maggior rispetto possibile. Nell’ultimo discorso alla televisione di ieri, il Presidente Putin, con un tono calmo e quasi distratto, si augurava che le truppe ucraine non facessero danni irreparabili alla centrale nucleare, specificando che qualsiasi inconveniente dovrà essere messo in conto all’Ucraina. È una risposta quasi condominiale alla quale si aggiunge quella di un uomo che di mestiere fa l’energumeno politico: il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Mendeleev, che da quando è cominciata l’invasione ha gridato e promesso minacce atomiche apocalittiche – come affondare l’Inghilterra o ridurre in cenere la Polonia. [...] Di colpo, un agnellino. Il signor Mendeleev si dice preoccupato ma anche fiducioso del comportamento degli ucraini in Russia, come se si trattasse di gitanti un po’ scapestrati. Nessuna minaccia violenta, nessun tono apocalittico.
- [...] la massa degli sfollati ha ormai diffuso la blasfema novella: per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale la Russia è invasa, il nemico avanza usando armi nuovissime e anche di origine sovietica. Armi ben riciclate e con cui si trovano a loro agio, acquistate nel Kazakistan dove una massa incalcolabile di armamenti sovietici sono stati recuperati e immagazzinati per essere poi all’occorrenza revisionati e venduti al miglior offerente.
Sull'offensiva di Kursk del 2024, ilriformista.it, 18 settembre 2024
- Per la prima volta Putin è detestato dal popolo che lo ha sempre rispettato e spesso amato. Ma a oltre quaranta giorni dall’invasione ucraina in Russia, non è riuscito nemmeno far funzionare una rete di soccorsi per portare altrove gente che non sapeva nulla e che un brutto giorno, come nelle favole, ha visto uscire dalla foresta un mostro di uomini e macchine a fauci spalancate, da dove comincia la frontiera. I soldati ucraini arrivano con ergonomici e modernissimi equipaggiamenti di foggia straniera, hanno riserve di munizioni e fanno volare droni sopra la loro testa per intercettare aerei russi. Agiscono alla luce delle telecamere e sembra che non stuprino e non uccidano i prigionieri, ma li bendino e gli leghino i polsi secondo le convenzioni internazionali. Poi li scambiano con prigionieri ucraini. Non si vedono cortei, ma moltitudini spaesate e donne che gridano, una per tutti: “Vladimir Vladimirovic, perché non fai vedere in televisione ciò che accade? Perché non vieni tu qui da noi?”.
- La gente [di Kursk] non ce l’ha con la guerra in sé: le guerre succedono. E se a Vladimir Vladimirovic piace farne una, avrà le sue ragioni. “Ma prima di vincerla deve salvare la sua gente prigioniera di briganti vestiti come americani e che ci hanno abbattuto le case a cannonate. Ma quando noi ti telefoniamo al Cremlino, Vladimir Vladimirovic, non ci rispondi mai, ma ci risponde una musica patriottica. Noi amiamo la nostra patria, Vladimir Vladimirovic, ma tu ami il tuo popolo?”.
- Chi ha un’automobile fugge portando via tutte le masserizie, ma chi non ce l’ha spera che arrivi l’esercito, la protezione civile, gli ospedali da campo e i pullman militari che li portino fuori. Ma Putin tace e parla solo di “provocatzija”, senza dare notizie delle vittime. Ciò ricorda il primo exploit internazionale del giovane presidente Putin quando il sottomarino K141 Kursk (lo stesso nome della città oggi circondata dagli ucraini) affondò nel 2003 portandosi l’equipaggio sui fondali del mare baltico. Il mondo fu allora impressionato dal silenzio e dal rifiuto di Putin ad accettare soccorsi stranieri. Disse che i marinai conoscono i loro rischi e – nello stupore universale – i media russi non parlarono più del Kursk il sottomarino, affondato con più di cento marinai. Oggi gli stessi media tacciono su Kursk, l’oblast dei russi in vana e disperata attesa di soccorsi.
ilriformista.it, 20 settembre 2024
- Gli italiani da anni sono per Putin. I partiti, salvo un pezzo di Forza Italia e di Partito Democratico, con riluttanza e pescimbarilismo anche di FdI, sono per Putin.
- Tre le nostre radici filorusse nonché antiamericane: il fascismo era antiamericano. Il comunismo di Stalin e successori era affascinante (“Ha da venì, Baffone!”) e la Chiesa cattolica, benché spaventata dalle brutalità russe staliniane, restava inflessibile nel ritenere il denaro (e l’odiosa libertà individuale detta individualista) come “sterco del diavolo”.
- I comunisti italiani, esangui di letture francesi e tedesche scherzavano fra di loro sull’assurdità del modo di vivere e pensare russo. E già si allenavano in panchina i comunisti filoamericani. Quando andai a Tripoli per un incontro con il ministro degli esteri di Gheddafi, Ali Abdussalam Trek, ci raccontò che quando si dissolse l’Unione Sovietica Giulio Andreotti era in visita a Tripoli e udita la notizia pianse perché gli americani sarebbero stati padroni unici del pianeta. E Andreotti, l’ho avuto per quattro anni membro della commissione che presiedevo era un filorusso a molti carati.
- Per lungo tempo resse la convenzione secondo cui chi era di sinistra stava con russi e chi di destra con gli americani. Ma era una balla già nei Settanta: con i russi, facevano quattrini a palate legioni di imprenditori del provolone Made in Italy. Finché Putin si limitava a fare il fenomeno tirando palle di neve a Berlusconi e a Prodi, ammazzando i cervi e galoppando come un texano, tutto bene. La destra entusiasta: che volete di più? Ci fa fare i soldi, chi se ne fotte della democrazia tanto quelli sono russi e non sanno nemmeno che cos’è, vale ancora il falso mito di “italiani brava gente” perché il segretario del PCUS Nikita Krusciov aveva sostenuto che non c’era nulla di così simpatico come farsi invadere dagli italiani.
- Arrivarono le sanzioni: porca, porcaccia la miseria! Echeccefrega dei princìpi? Stiamo forse producendo etica? Ed ecco a voi il vomitevole spettacolo della destra scatenata contro le sanzioni per difendere i soldi degli amici. E tutti insieme a gridare maledetti americani e perfidi figli di Albione che stavano cazzeggiando su questioni di principio quando c’era da proteggere il nostro cash, il malloppo, la grana, i danè.
ilriformista.it, 10 dicembre 2024
- [Sulla caduta di Damasco] La cacciata di Assad dalla Siria è o non è l’inizio della catastrofe russa? [...] La Russia, dai tempi dell’Unione Sovietica di Breznev, cominciò a insediarsi con due basi navali, con un contratto d’affitto a Damasco. La Siria è il suol piede in Medio Oriente e la presenza militare russa ha determinato uno smussamento tra le posizioni di Mosca e di Gerusalemme. La Russia non è un protettore della Siria ma si vuole tenere ben strette le sue due basi.
- [Sulla Siria ba'thista] La Siria è fondamentalmente un paese sunnita cui è stato imposto un governo a guida sciita, prono alle richieste di Tehran, e che ha usato sempre il bastone di ferro per contenere le rivolte sunnite.
- I russi sono bravissimi nell’assumere atteggiamenti sdegnati, accorati, vittimistici, esultanti sprezzanti con poca spesa perché hanno una rete di televisioni, network, agenti nei media di tutti i paesi occidentali che sanno ingigantire il loro atteggiamento.
- Il rublo è ormai una valuta non accettata per le transazioni fra India e Russia e fra Cina e Russia e il soffocamento nella società è avvertibile come è avvertibile la galoppante inflazione. Per quanto la Russia si permetta un esercito costoso e salari drogati per chiunque lavori per la guerra, resta il fatto che lo sterminato Paese abbia un Pil più o meno uguale a quello spagnolo.
- L’esplosione siriana ha alleggerito la Russia dal peso di mantenere una pesante guarnigione a sostegno di Assad, ora esule a Mosca. In Siria, se tutto va bene, Putin manterrà le forze indispensabili per la sicurezza delle sue basi, ma è sicuro la presenza americana garantita nel Medio Oriente cercherà di logorare il più possibile i russi in Siria, con l’aiuto degli alleati curdi, così da costringere Putin a sottrarre brigate dal fronte ucraino. Una nuova guerra dei nervi è cominciata e la Russia è in svantaggio.