filosofo austriaco Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Otto Weininger (1880 – 1903), filosofo austriaco.
Da una stazione non si partirà mai per la libertà.[1]
Malattia e solitudine sono affini. Alla minima malattia, l'uomo si sente ancora più solo di prima.[2]
Qui a Siracusa sentii ier l'altro sera suonare dalla musica militare la Cavalleria rusticana, in un sito magico, sulla spiaggia del mar ionico illuminato dalla luna, fra la fonta Aretusa cinta di papiri, e le navi a vela del porto. Quando Mascagni la scrisse era «grande»... (da Sesso e carattere. Un 'indagine sui principi)
Siracusa è il luogo più singolare della terra. Qui non potrei che nascere o morire – vivere mai. (da Lettere ad Arthur Gerber, in Taccuino e lettere)
L'opera dell'ebreo convertito Otto Weininger, Geschlecht und Charakter (Sesso e carattere) che, pubblicata nel 1904, conobbe vasta popolarità, faceva della dicotomia maschio-femmina addirittura un principio cosmico. La teoria dell'Eros, maschiocentrica, destinava la donna a una posizione ancillare rispetto all'uomo. Nelle donne, affermava Weininger, mancava l'Eros proprio degli uomini: gli interessi delle donne erano il matrimonio, la riproduzione, la soddisfazione dei bisogni dei figli, ragion per cui era da escludere che fossero responsabilmente depositarie dell'Eros culturale. Nel tentativo di conferire obbiettività alla propria tesi, Weininger esaltava il «femminino-materno» come una forza fondamentale, facendo però il panegirico del «mascolino-creativo» inteso come la forza superiore racchiudente le qualità spirituali dell'uomo. E, non contento ancora, si spinse più in là, col risultato di sconfinare vieppiù nell'assurdo e nell'irrazionale: non solo attribuí alla donna un ruolo inferiore, ma introdusse una componente razziale. Come la femmina era opposta al maschio, così l'ebreo si contrapponeva all'ariano. Le caratteristiche dell'ebreo erano equiparate a quelle della donna: l'uno e l'altra aspiravano a beni materiali a scapito degli interessi spirituali, l'uno e l'altra trasformavano l'amore in lussuria. Laddove tuttavia la femmina nell'ambito di una razza aveva semplicemente un ruolo secondario rispetto al maschio, l'ebreo, di sesso maschile o femminile che fosse, era inferiore all'intera razza ariana. Le donne erano semplicemente suddite; gli ebrei nemici dell'anima e della vita spirituale. (George Mosse)