Sono praticamente inarrestabile. Quando la partita si mette male, i miei compagni sanno a chi rivolgersi.[fonte 1]
È difficile da descrivere[1]. Ti senti improvvisamente pieno di fiducia in te stesso, ti senti forte sulle gambe, con una buona visione del canestro e inizi a segnare. Dopo un po' ti convinci che qualsiasi tiro sia destinato al canestro. Anche quelli che sbagli.[fonte 2]
È vero, a volte dico ciò che penso perché gioco ogni gara come se fosse l'ultima ed è frustrante vedere gli altri che non la pensano così. Se la squadra ha bisogno è necessario stringere i denti, anche con qualche infortunio.[fonte 2]
Non ho mai creduto di poter giocare una partita del genere[1], i tiri da fuori non sono la mia specialità. Ma ne ho segnato uno e ho detto: Vediamo se va dentro anche il secondo. E così via, finché non ne ho contati dodici...[fonte 2]
[Dopo che Jack Nicholson insultò un arbitro durante una partita] Ho appena visto il film Anger Management e giuro che per un istante ho creduto di rivederlo. Insomma, Jack sembrava davvero che recitasse.[fonte 3]
[Sulle accuse di stupro] Quando tutto sarà chiarito in questa vicenda, tutte le cose si aggiusteranno, ve lo garantisco.[fonte 4]
[Sulle accuse di stupro] Voi mi conoscete, è anche inutile che ve lo dica: sapete benissimo che non farei mai una cosa del genere. Stanno circolando molte storie assurde su quello che sarebbe successo.[fonte 4]
Devi diventare forte, una roccia. Sennò non sopravvivi. È stato un anno molto duro. Qui a Los Angeles i media sono molto aggressivi e sì, forse tendono a giudicarmi prima del tempo. Anche i fan sul campo sembra che mi abbiano già giudicato, ma loro sono tifosi, fanno il loro mestiere, non ho nessun risentimento. Gioco a basket, la mia terapia. La mia fuga da ciò che mi sta succedendo. Forse mi diverto più in allenamento che in partita.[fonte 5]
Non andiamo a cena assieme, non siamo amici. Ma il rapporto coach-giocatore è ideale. È conflittuale il giusto, perché entrambi amiamo le sfide. Senza Phil non sarei diventato quello che sono.[fonte 5]
Ricordo quando a Philadelphia giocavo da solo nei playground, senza sapere in quale squadra sarei andato. Sognavo Magic Johnson, il mio idolo da quando avevo sei anni. Avevo fame di futuro, oggi invece comincio a pensare in termini di quanti anni mi sono rimasti.[fonte 5]
[Sui dissidi con Shaquille O'Neal] Vi piace ricamarci sopra eh? Non sono stupido, senza Shaq non avrei vinto tre titoli.[fonte 5]
[Sulla partita da 81 punti[2]] È difficile spiegare cosa sia successo, faccio fatica a rendermene conto. E se dicessi che avevo in mente di fare qualcosa di simile, mentirei. A un certo punto tutti si sono resi conto che era una serata particolare.[fonte 6]
[Sulla partita da 81 punti[2]riferito a Magic Johnson] Se penso che come lui ci sono tanti grandi giocatori che non sono mai riusciti a fare quello che ho fatto io, mi viene la pelle d'oca.[fonte 6]
[Riferito al Madison Square Garden] Giocare bene qui è qualcosa di speciale: è l'ultima storica arena rimasta ancora in piedi in America, si respira la gloria del passato.[fonte 7]
[Nel 2009] Non è più lo Shaq di una volta ma sta giocando molto bene. I compagni lo cercano e se prende palla sottocanestro, contro uno come Gasol che pesa 100 kg di meno, c'è poco da fare.[fonte 8]
[Su Phil Jackson] La sua forza sta nell'abilità di unire la gente, nel mettere il bene del gruppo sempre davanti a quello del singolo.[fonte 9]
Giocare in Italia? E' molto possibile, sarebbe un sogno per me. C'è un'opportunità e ne stiamo parlando proprio in questi giorni. E' molto possibile, per me è una bella notizia.[3]
L'Italia è casa mia, è dove è iniziato il mio sogno di giocare nella Nba. Qui ho imparato i fondamentali, ho imparato a tirare, a passare, a tagliare senza palla. Tutte cose che quando sono tornato in America i miei coetanei non sapevano fare perché pensavano solo a saltare e schiacciare.[3]
[Su Mike Krzyzewski] È brillante, molto intelligente, comunica molto bene. È divertente e non si prende troppo sul serio. Con lui è stato un periodo fantastico per tutti.[fonte 10]
Per i tifosi di pallone il calcio è più di uno sport, lo vivono in maniera più intensa, sembra più una religione.[fonte 11]
[Nel 2015] I giocatori europei sono molto più tecnici degli americani, in Europa insegnano a giocare a pallacanestro sin da piccoli, hanno più tecnica. È qualcosa che qui in America dobbiamo sistemare, dobbiamo insegnare ai più piccoli a giocare. Qui si insegna un basket ridicolo, i fondamentali vengono trascurati, per questo abbiamo giocatori come i fratelli Gasol e gli Spurs hanno il 90% del roster composto da giocatori europei. Se non fossi cresciuto in Italia non avrei imparato a palleggiare, a tirare con la sinistra e ad avere un corretto movimento dei piedi. Mentre ero in Italia ho avuto la fortuna di assistere ai clinic di Red Auerbach e Tex Winters. Io, Manu ed altri nati in quegli anni siamo stati figli di quelli insegnamenti. Gli allenatori Americani dovrebbero insegnare i fondamentali ai bambini e non trattarli come "vacche da soldi" traendone profitti.[fonte 12]
[Un mese prima dell'annuncio dell'addio] Sto facendo schifo, sono il 200° miglior giocatore della Nba in questo momento. [...] I miei compagni mi danno la palla, mi fanno dei passaggi meravigliosi. Il loro lavoro è rendermi la vita facile, il mio è di concludere. La cosa più responsabile da fare è fare canestro.[fonte 13]
Quando ci siamo incontrati per la prima volta ero solo un ragazzino. Alcuni di voi mi hanno adottato, altri no. Ma tutti avete contribuito a farmi diventare il giocatore e l'uomo che avete davanti oggi. Mi avete dato la fiducia necessaria per fare buon uso della mia rabbia. I vostri dubbi mi hanno dato la determinazione a dimostrarvi che vi sbagliavate. Siete stati testimoni della trasformazione delle mie paure nella mia forza. E il vostro rifiuto mi ha insegnato il coraggio. Sia che mi vediate come l'eroe o come il cattivo, sappiate che ci ho messo ogni emozione, ogni briciolo di passione, e tutto me stesso nell'essere un Laker. Quello che avete fatto per me è di gran lunga più grande di quello che ho fatto io per voi. Sapevo che avrei indossato i colori dei Lakers in ogni minuto di ogni partita. Lo onorerò oggi e per tutto il resto della stagione. Il mio amore per questa città, per questa squadra e per ciascuno di voi non svanirà mai.[fonte 14]
[Su Donald Trump] Un presidente il cui nome evoca rabbia e divisione, le cui parole ispirano dissenso e odio, non renderà l'America Great Again.
A #POTUS whose name alone creates division and anger. Whose words inspire dissension and hatred can't possibly "Make America Great Again"[fonte 15]
Innanzitutto c'è un fattore fisico. In estate mi sono operato al ginocchio e ancora non mi sento completamente sicuro nei movimenti. Però questo mi ha dato la possibilità di variare il mio gioco. Di essere meno esplosivo, di pensare di più. Di girare attorno al canestro, piuttosto che attaccarlo ogni volta. Mi offre più possibilità di coinvolgere anche i compagni nel gioco.
[Sulla sua fama di non essere altruista in campo] Non è così, ma questo fa parte delle leggende sul mio conto. Non voglio parlarne. Però una persona cresce e vede le cose in modo diverso. Ho vinto tre titoli e credo di non dover dimostrare più nulla. La mia prossima sfida è trasformare i miei compagni, aiutare il gruppo a diventare una squadra capace di competere per il titolo.
[Sul rapporto tra di loro] Anche qui dovrei spiegare troppe cose che sono private. Io di Phil ho sempre avuto una stima immensa. Oggi lo sento molto più vicino anche umanamente.
[Sulla partita da 81 punti[2]] Quella è una serata irripetibile. Unica. Ma Wilt Chamberlain coi suoi cento punti può stare tranquillo. Il suo record rimarrà.
[Sulla partita da 81 punti[2]] Quella partita è speciale, servì per dare certe risposte a chi dubitava. Ho avuto momenti bui, in cui non sapevo bene chi fossero gli amici.
Una persona speciale, Magic Johnson: il primo a chiamarti per farti i complimenti. Il primo a chiamarti se qualcosa non va. Sono orgoglioso di conoscerlo. Lui è stato grande, può capirmi al volo.
[Sui momenti bui] È successo, e succede, quando perdi il divertimento per il gioco. Quando ti fai schiacciare da due cose: le aspettative che gli altri hanno nei tuoi confronti, e le distrazioni legate a tutti gli obblighi commerciali che ti stanno attorno. Allora devi ricordarti che quello che fai è una benedizione. Che è un gioco, semplicemente un gioco. Devi recuperare l'istinto di quando eri bambino.
Non importa quanto segni. Quello che conta è uscire dal campo felice.
Dalla lettera di addio al basket pubblicata sul The Players Tribune
Caro basket, dal momento in cui ho cominciato ad arrotolare i calzini di mio padre e a lanciare immaginari tiri della vittoria nel Great Western Forum ho saputo che una cosa era reale: mi ero innamorato di te.
Ho corso su e giù per ogni parquet dietro ad ogni palla persa per te. Hai chiesto il mio impegno ti ho dato il mio cuore perché c'era tanto altro dietro.
Ho giocato nonostante il sudore e il dolore non per vincere una sfida ma perché TU mi avevi chiamato. Ho fatto tutto per TE perché è quello che fai quando qualcuno ti fa sentire vivo come tu mi hai fatto sentire.
Hai fatto vivere a un bambino di 6 anni il suo sogno di essere un Laker e per questo ti amerò per sempre. Ma non posso amarti più con la stessa ossessione. Questa stagione è tutto quello che mi resta. Il mio cuore può sopportare la battaglia la mia mente può gestire la fatica ma il mio corpo sa che è ora di dire addio.
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C'è un triste episodio di questi giorni che sottolinea l'importanza della comunanza di studio che attraversa le frontiere. Tutto il mondo dello sport, ogni continente, è rattristato dalla morte di Kobe Bryant, con una tristezza che ha il fondamento non soltanto per la sua capacità e la sua popolarità, ma, per il nostro Paese, perché si era formato qui, nelle nostre scuole elementari e medie. E la comunanza di studi è quella che, al di sopra e molto di più dei legami politici istituzionali ed economici, lega davvero l'umanità attraverso i suoi confini. In questa stagione – ripeto – di incertezze internazionali, la comunanza di rapporti umani che si crea con gli studi in comune è l'antidoto ai pericoli che attraversa la comunità internazionale. (Sergio Mattarella)
Come la gente ricorda dov'era quando hanno assassinato Kennedy, quando hanno rapito Moro o quando sono crollate le Torri Gemelle, io ricorderò per sempre dov'ero quando mi hanno detto di Kobe. Ero con la squadra sul pullman che ci stava portando da Trieste a Ronchi dei Legionari, quando uno dopo l'altro i ragazzi, che sono sempre connessi via telefonino, mi hanno detto: "Coach, sarebbe morto Kobe Bryant". Kobe? Il mio Kobe? Quello della maglia autografata che mio figlio ha nella sua stanza? Non poteva essere possibile. Non doveva essere possibile... [«Che cosa ci resta di Kobe, quale eredità ci lascia?»] Aveva un talento enorme e lo aveva messo a disposizione del suo impegno ossessivo. Lui non aveva giorno libero. Lavorava con puntiglio per migliorare ogni dettaglio e non era mai convinto di avere fatto abbastanza. Lui voleva essere il migliore. E aveva anche una grande testa. Come campione di basket è stato un superuomo. (Ettore Messina)
Dove lo metterei tra i più grandi di sempre? Sicuramente tra i primi 10 nel ruolo di guardia. (Michael Jordan)
È la cosa più simile a Michael Jordan che si sia vista. Passerà probabilmente alla storia come la seconda miglior guardia di tutti i tempi. Era inarrestabile. La sua voglia di vincere era incredibile, e l'ha tenuto in palestra come nessun altro. Si è dedicato completamente al basket, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. (Magic Johnson)
[Nel 2003] Gioca un po' meno per se stesso, e molto più da leader per gli altri compagni. (Phil Jackson)
Nel 2005 mi trovavo in Australia quando Jeannie Buss mi chiamò e mi chiese di tornare ad allenare i Lakers. Presi tempo. Sapevo che non era una squadra da titolo e quando dissi sì, due mesi e mezzo più tardi, ero convinto di ritornare per gettare le basi ma senza poter raccogliere i frutti. Anche se è pur vero che con Kobe dalla tua parte, hai sempre una chance di vincere... (Phil Jackson)
Ora che Kobe non c'è più sarebbe bello, ma soprattutto sarebbe giusto, dargli la cittadinanza italiana alla memoria, applicando nei fatti — perché è dai fatti che prende corpo — il famoso ius culturae: chi cresce e studia qui da noi, parla come noi, gioca insieme a noi, è uno di noi, e lo è per sempre. [...] Mi piacerebbe, anche, che grazie alla popolarità di Kobe, che non ha confini politici né geografici, si capisse che essere italiani, se si è cresciuti in Italia, non è una concessione, ed è addirittura qualcosa di più di un diritto: è identità. È essere ciò che si è. E Kobe Bryant aggiungerebbe che è anche una fortuna. (Michele Serra)
Se Kobe è diventato il giocatore che è oggi, lo deve soprattutto al basket italiano. Gli hanno insegnato l'abc. In America si salta e si corre, ma pochi conoscono i fondamentali. (Joe Bryant)
Sta lavorando per diventare come Michael Jordan. È sempre concentrato, preparato. Vede il momento in cui può dare il colpo del k.o. Ama pugnalare una partita col tiro decisivo e ha vinto dei titoli Nba per cui ha già giocato grandi partite. (Mike Krzyzewski)
[Nel 2004] Al momento non è un giocatore che rende i compagni migliori.
[Ai Lakers dopo il litigio con Bryant] Ragazzi, con Kobe in squadra non passo in città un minuto di più.
[All'arrivo di Bryant ai Lakers] Sarà come mio fratello più piccolo. Magari lo tratterò duramente, ma per il suo bene.
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1 2 Riferimento ai 9 tiri da tre messi a segno di fila (12 in totale) contro i Seattle SuperSonics.
1 2 3 4 Il 22 gennaio 2006 Kobe Bryant ha messo a segno ben 81 punti contro i Toronto Raptors. Si tratta del secondo miglior punteggio realizzato da un giocatore NBA in una singola partita.