scrittrice britannica (1965-) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Joanne Rowling, nota come J. K. Rowling (1965 – vivente), scrittrice britannica. Ha anche usato lo pseudonimo Robert Galbraith.
Bisogna essere cauti nell'esprimere desideri, perché potrebbero avverarsi. [In riferimento alla molta carta regalatale dopo che aveva lamentato la difficoltà di trovarne in giro per Edimburgo nei momenti di ispirazione.] (dal Diario, 10 maggio 2006, nel sito jkrowling.com)
[Rivolto a Vladimir Putin durante l'invasione russa dell'Ucraina del 2022] È meglio che le critiche alla cancel culture occidentale non arrivino da chi al momento sta massacrando i civili per il crimine di resistere, e sta mettendo in carcere e avvelenando i propri oppositori. (Tweet del 25 marzo 2022)[1]
Mi ricordo benissimo dei miei undici anni: a quell'età si è del tutto impotenti. Ma i bambini hanno un mondo segreto che per gli adulti sarà sempre impenetrabile. (dalla seconda di copertina dei libri della serie Harry Potter)
Non conoscerò mai qualcun altro lontanamente simile a Robbie. Sono stata più che fortunata a conoscerlo, lavorare e ridere a crepapelle con lui.[2]
Penso che gli Smiths siano l'unico gruppo la cui separazione mi abbia colpito molto personalmente. Molto triste.
I think the Smiths were the only group whose falling apart really affected me personally. Very sad.[4])
[Sui libri della serie di Harry Potter] Potrei sicuramente scriverne un ottavo, un nono, un decimo. Non dico che non lo farò, ma nemmeno che lo farò. Mi sento a posto, ma non si sa mai.[5]
Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano. [J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, traduzione di Marina Astrologo, Salani]
Stefano Bartezzaghi
Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di affermare di essere perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano. [J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, traduzione di Marina Astrologo rivista da Stefano Bartezzaghi, Salani, 2011. ISBN 9788862561686]
Citazioni
"Questa cicatrice se la terrà per sempre" "E lei non può farci niente Silente?" "Anche se potessi, non lo farei. Le cicatrici possono tornare utili. Anche io ne ho una, sopra il ginocchio sinistro, che è una piantina perfetta della metropolitana di Londra." (Albus Silente e Minerva McGranitt: p. 19)
Strada facendo, zio Vernon si lamentava con zia Petunia. A lui piaceva lamentarsi di tutto: i colleghi di lavoro, Harry, il consiglio, Harry, la banca, Harry, erano solo alcuni dei suoi argomenti preferiti. (p. 29)
"Allora, Harry" disse il gigante voltando le spalle ai Dursley, "buon compleanno! Ho una cosetta per te... mi sa che a un certo punto mi ci sono seduto sopra, ma il sapore sarà ancora buono". (p. 58)
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts Preside: Albus Silente (Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Mago, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi) Caro signor Potter, siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v. Distinti saluti, Minerva McGonagall, Vicepreside (pp. 61-62)
«Non mi ricordo mai... che differenza c'è fra stalagmiti e stalattiti?» gridò Harry a Hagrid, cercando di sovrastare con la voce il frastuono del carrello.«Le stalagmiti hanno la 'm'» disse Hagrid. (p. 75)
«Vedi, c'era questo mago che poi ha... ha preso la via del male. Tutto il male che riesci a immaginare. Il peggio. Il peggio del peggio». (Hagrid)
È la bacchetta che sceglie il mago, lo ricordi. Credo che da lei dobbiamo aspettarci grandi cose, signor Potter... Dopo tutto, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha fatto grandi cose... terribili, è vero, ma grandi. (Olivander: p. 85)
"Non posso trattenermi a lungo, mamma", disse [Percy]. "Sono sulla carrozza di testa, i Prefetti hanno due scompartimenti riservati..." "Oh, tu sei un Prefetto, Percy?" chiese uno dei gemelli con aria di grande sorpresa. "Avresti dovuto dircelo, non ne sapevamo niente." "Aspetta un attimo, mi ricordo di avergli sentito dire qualcosa in proposito", disse l'altro gemello. "Una volta..." "O due volte..." "Un minuto..." "Tutta l'estate..." (cap. 6, p. 94)
Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie. (Albus Silente: p. 118)
È forse Grifondoro la vostra via, | culla dei coraggiosi di cuore: | audacia, fegato, cavalleria | fan di quel luogo uno splendore. | O forse è a Tassorosso la vostra vita, | dove chi alberga è giusto e leale: | qui la pazienza regna infinita | e il duro lavoro non è innaturale. | Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio, | se siete svegli e pronti di mente, | ragione e sapienza qui trovan linguaggio | che si confà a simile gente. | O forse a Serpeverde, ragazzi miei, | voi troverete gli amici migliori | quei tipi astuti e affatto babbei | che qui raggiungono fini ed onori! (Cappello Parlante, cap. 7)
«Ah, la musica» disse asciugandosi gli occhi. «Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui!» (Albus Silente: p. 124)
Aveva gli occhi neri come quelli di Hagrid, ma del tutto privi del suo calore. Erano gelidi e vuoti, e facevano pensare a due tunnel immersi nel buio. (Harry, riferendosi a Piton: p. 131)
Spero che siate soddisfatti di voi stessi. Avete corso il rischio di essere uccisi... o peggio ancora, espulsi. (Hermione: p. 156)
Sul tuo [maglione] non c'è nessuna lettera, segno che la mamma crede che tu non dimentichi come ti chiami. Ma neanche noi siamo stupidi, sappiamo benissimo che ci chiamiamo Gred e Forge! (George a Harry: p. 193)
Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere. (Albus Silente: p. 204)
Harry si alzò in piedi. "Signore... Professor Silente... Posso farle una domanda? [...] Lei cosa vede quando si guarda in quello Specchio?" "Io? Mi vedo con in mano un paio di grossi calzini di lana [...] i calzini non bastano mai [...] chissà perché a me regalano soltanto libri". (Harry Potter e Albus Silente: p. 204)
Tu vali dodici Malfoy. È stato il Cappello Parlante ad assegnarti a Grifondoro, no? E Malfoy dov'è finito? In quella fogna di Serpeverde... (Harry a Neville: p. 208)
Le prime vittime sono sempre gli innocenti. (Conan: p. 241)
Quel che è accaduto giù nei sotterranei tra te e il professor Raptor è segretissimo, quindi, naturalmente, tutta la scuola ne è al corrente. Credo che i tuoi amici Fred e George Weasley abbiano cercato di mandarti la tavoletta di una tazza del gabinetto: devono aver creduto che ti saresti divertito. Ma Madama Chips non l'ha giudicata una cosa molto igienica, e quindi l'ha confiscata. (Albus Silente: pp. 281-282)
In fin dei conti, per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura. (Albus Silente: p. 283)
Sai, la Pietra non era poi una cosa tanto prodigiosa. Sì, certo: tutti i soldi e tutta la vita che uno può volere... Sono le due cose che la maggior parte degli esseri umani desidera più di ogni altra... Ma il guaio è che gli uomini hanno una particolare abilità nello scegliere proprio le cose peggiori per loro. (Albus Silente: p. 283)
Bisogna sempre chiamare le cose con il loro nome. La paura del nome non fa che aumentare la paura della cosa stessa. (Albus Silente: p. 283)
La verità è una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con cautela. (Albus Silente: p. 283)
«Ma allora, perché Raptor non poteva toccarmi?» «Vedi, tua madre è morta per salvarti. Ora, se c'è una cosa che Voldemort non riesce a concepire, è l'amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di tua madre, lascia il segno: non una cicatrice, non un segno visibile... Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più. È una cosa che ti resta dentro, nella pelle». (Harry Potter e Albus Silente: p. 284)
«Tuo padre ha fatto una cosa che Piton non gli ha mai perdonato». «E cioè?» «Gli ha salvato la vita». «Che cosa?» «Già...» fece Silente in tono sognante. «Strano come funziona la mente delle persone, non trovi? Il professor Piton non sopportava di dovere qualcosa a tuo padre... Io credo che quest'anno si sia tanto impegnato a proteggerti solo perché in quel modo credeva di mettersi in pari con tuo padre. Dopodiché, avrebbe potuto tranquillamente tornare a odiarne la memoria...» (Harry Potter e Albus Silente: p. 285)
Affrontare i nemici richiede notevole ardimento. Ma altrettanto ne occorre per affrontare gli amici. (Albus Silente: p. 290)
[J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, traduzione di Marina Astrologo, Salani]
Non era la prima volta che scoppiava un litigio durante la colazione, al numero 4 di Privet Drive. Il signor Vernon Dursley era stato svegliato all'alba da un fischio acutissimo proveniente dalla camera di suo nipote Harry.
«Tre volte in una settimana!» tuonò dall'altra parte del tavolo. «Se non riesci a tenere a bada quella civetta, dovrà andarsene!»
Ancora una volta, Harry provò a spiegare.
«Si annoia» disse. «Edvige è abituata a volare all'aperto. Se solo potessi lasciarla libera di notte...»
«Ma mi hai preso per scemo?» ringhiò zio Vernon con un pezzetto di uovo fritto impigliato nei baffoni. «So bene cosa succederebbe a lasciar libero quell'animale.»
E scambiò un'occhiata cupa con la moglie Petunia.
Citazioni
«Aspetta un po'...» mormorò Harry a Ron. «c'è una sedia vuota, al tavolo degli insegnanti... Dov'è Piton?» «Forse è malato» disse Ron tutto speranzoso. «Forse se n'è andato» disse Harry, «perché ancora una volta non è stato nominato insegnante di Difesa contro le Arti Oscure» «O magari è stato licenziato» suggerì Ron con entusiasmo. «Voglio dire, tutti lo detestano...» «O forse» disse una voce glaciale alle loro spalle «sta aspettando di sapere perché voi due non siete arrivati con il treno della scuola». (Harry, Ron e Severus Piton: p. 72)
Fu come se avessero detto a Piton che il Natale era stato soppresso.
"E perché" chiese Ron strappandole di mano l'orario, "hai incorniciato tutte le lezioni di Allock con dei cuoricini?". Hermione si affrettò a riprendersi l'orario arrossendo violentemente. (p. 89)
«Udire voci che nessun altro sente non è un buon segno, neanche tra i maghi». (Ron Weasley: p. 133)
Naturalmente, sapete tutti che Hogwarts è stata fondata più di mille anni fa — si ignora la data precisa — dai due maghi e dalle due streghe più famosi dell'epoca. Le quattro Case prendono nome da loro: Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde. Insieme, essi costruirono questo castello, lontano dagli occhi curiosi dei Babbani, perché a quel tempo la magia era molto temuta dalla gente comune, e maghi e streghe erano crudelmente perseguitati. (Professor Rüf, cap. 9)
«E così è stato Dobby a impedirci di salire sul treno e a romperti il braccio...» Scosse il capo. «Sai una cosa, Harry? Se non la smette di cercare di salvarti la pelle finisce che ti ammazza». (Ron Weasley: p. 167)
«Ginny!» esclamò il signor Weasley esterrefatto. «Ma allora io non ti ho insegnato proprio niente? Che cosa ti ho sempre detto? Non ti fidare mai di niente che pensi da solo se non riesci a capire dove ha il cervello. Perché non hai mostrato il diario a me o a tua madre? Un oggetto tanto sospetto, era chiaro che fosse strapieno di magia nera!» (Arthur Weasley: p. 296)
Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità. (Albus Silente: p. 299)
[J. K. Rowling, Harry Potter e la camera dei segreti, traduzione di Marina Astrologo, Salani]
Harry Potter era un ragazzo insolito sotto molti punti di vista. Prima di tutto, odiava le vacanze estive più di qualunque altro periodo dell'anno. Poi voleva davvero fare i compiti, ma era costretto a studiare di nascosto, nel cuore della notte. E per giunta era un mago.
Era quasi mezzanotte, e Harry era steso sul letto a pancia in giù, le coperte tirate sulla testa come una tenda, una torcia in mano e un grosso libro rilegato in pelle (Storia della magia, di Bathilda Bath) aperto e appoggiato sul cuscino. Fece scorrere la punta della penna d'aquila sulla pagina, aggrottando le sopracciglia, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo a scrivere il tema: Perché i roghi di streghe nel Quattordicesimo Secolo furono completamente inutili.
[J. K. Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, traduzione di Beatrice Masini, Salani]
Citazioni
«Sirius Black è fuggito per venire a cercare te? Oh, Harry... dovrai stare molto, molto attento. Non andare in cerca di guai, Harry...» «Non vado in cerca di guai» disse Harry seccato. «Di solito sono i guai che trovano me». (Hermione Granger e Harry Potter: p. 65)
«Ma insomma, che cos'avete oggi?» domandò la professoressa McGranitt, tornando se stessa con un debole pop e guardandoli tutti quanti uno a uno. «Non che sia importante, ma è la prima volta che la mia trasformazione non viene accolta da un applauso». Tutti si voltarono di nuovo verso Harry, ma nessuno parlò. Poi Hermio-ne alzò la mano. «Ci scusi, professoressa, abbiamo appena avuto la prima ora di Divinazione, e stavamo leggendo le foglie di tè e...» «Ah, certo» esclamò la professoressa McGranitt accigliata. «Non c'è bi-sogno di aggiungere altro, signorina Granger. Ditemi, chi di voi morirà quest'anno?» Tutti la fissarono. «Io» disse Harry alla fine."Capisco" commentò la professoressa McGranitt guardando Harry con i suoi occhi piccoli e lucenti. "Allora è bene che tu sappia, Potter, che Sibilla Cooman ha predetto la morte di uno studente all'anno da quando è arrivata in questa scuola. Nessuno è ancora morto. Vedere presagi di morte dappertutto è il suo modo preferito di dare il benvenuto a una nuova classe. Se non fosse che non ho l'abitudine di parlar male dei miei colleghi..." La professoressa McGranitt si interruppe, e tutti notarono che aveva le narici bianche e dilatate. Poi riprese, più tranquilla: "La divinazione è uno dei settori più imprecisi della magia. Non vi nasconderò che faccio fatica a tollerarla. I veri Veggenti sono molto rari, e la professoressa Cooman..." Si interruppe di nuovo, e poi disse in tono molto pratico: "A me sembri in perfetta salute, Potter, quindi mi scuserai se non ti dispenso dai compiti oggi. Ti assicuro che se dovessi morire non sei tenuto a consegnarli". (p. 94)
Se fossi in te vorrei vendicarmi. Gli darei la caccia... (Malfoy a Harry, parlando di Sirius Black)(p. 108)
"Ma insomma, io sono l'unica che si è presa la briga di leggere Storia di Hogwarts?" disse Hermione irritata a Harry e Ron. "È probabile" rispose Ron. "Perché?" (p. 139)
Il professor Lupin sorrise all'indignazione sulle loro facce. "Non preoccupatevi. Parlerò io col professor Piton. Non dovete fare il tema". "Oh, no" esclamò Hermione, delusa. "Io l'ho già finito!" (p. 158)
"Perché? Perché mi tormentano così? Sono solo...?" "Non ha nulla a che vedere con la debolezza" rispose il professor Lupin seccamente, come se gli avesse letto nel pensiero. "I Dissennatori tormentano te più degli altri perché nel tuo passato ci sono cose terribili che gli altri non hanno mai vissuto." (p. 159)
"I Dissennatori sono le creature più disgustose della terra. Infestano i luoghi più cupi e sporchi, esultano nella decadenza e nella disperazione, svuotano di pace, speranza e felicità l'aria che li circonda. Perfino i Babbani avvertono la loro presenza, anche se non li vedono. Se ti avvicini troppo a un Dissennatore, ogni sensazione piacevole, ogni bel ricordo ti verrà succhiato via. Se appena può, il Dissennatore si nutrirà di te abbastanza a lungo da farti diventare simile a lui... malvagio e senz'anima. Non ti rimarranno altro che le peggiori esperienze della tua vita. E le cose peggiori che sono successe a te, Harry, bastano a far precipitare chiunque da un manico di scopa. Non hai niente di cui vergognarti." (p. 159)
«Azkaban dev'essere un posto tremendo» mormorò Harry. Lupin annuì cupo. «La fortezza si trova su un'isoletta in mezzo al mare, ma non servono mura e acqua per trattenere i prigionieri, non quando sono tutti intrappolati nelle proprie teste, incapaci di formulare un solo pensiero allegro. Quasi tutti impazziscono entro qualche settimana». (p. 160)
I signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso, Consiglieri e Alleati dei Magici Malfattori, sono lieti di presentarvi la Mappa del Malandrino.(p. 164)
Ah, be', la gente a volte è un po' stupida quando ci parli dei suoi animali (Hagrid: p. 233)
Il signor Lunastorta porge i suoi ossequi al professor Piton e lo prega di tenere il suo naso mostruosamente lungo lontano dagli affari altrui. Il signor Ramoso è d'accordo con il signor Lunastorta e ci tiene ad aggiungere che il professor Piton è un brutto idiota. Il signor Felpato vorrebbe sottolineare il suo gran stupore per il fatto che un tale imbecille sia diventato professore. Il signor Codaliscia augura buona giornata al professor Piton e gli dà un consiglio: làvati i capelli, sporcaccione!. (p. 244)
"Una volta però [Crosta] ha morsicato Goyle" disse Ron [...] "Il suo momento di gloria" disse Fred, incapace di restar serio. "Che la cicatrice sul dito di Goyle sia perenne tributo alla sua memoria!"
"Sì, invece" disse Ron deciso. "Questa volta non dovrai fare tutto da sola. Ti daremo una mano." "Oh, Ron!" Hermione gettò le braccia al collo di Ron e scoppiò a piangere senza ritegno. Ron, terrorizzato, l'accarezzo sulla testa, in imbarazzo. Alla fine Hermione si staccò da lui. (p. 248)
Expecto Patronum!
"TRENTA A ZERO! VI STA BENE, BRUTTI IMBROGLIONI..." "Jordan, se non riesci a commentare in modo imparziale..." "Dico le cose come stanno, professoressa!"[...] Ma Flitt aveva segnato; ci fu uno scoppio di applausi dall'ala di Serpeverde e Lee disse una parolaccia così grossa che la McGranitt cercò di strappargli il megafono magico. (p. 262)
"Ero sicuro che saresti venuto ad aiutare il tuo amico" disse [Sirius Black]. "Tuo padre avrebbe fatto lo stesso per me. Sei stato coraggioso a non andare a chiamare un insegnante. Questo renderà le cose più semplici..." L'allusione a suo padre risuonò nelle orecchie di Harry come se l'avesse urlata. Un odio ribollente gli esplose nel petto e prese il posto della paura. Per la prima volta nella vita, desiderò avere la bacchetta in mano non per difendersi, ma per attaccare... per uccidere. Senza sapere cosa stava facendo, avanzò, ma ci fu un movimento ai suoi lati e due paia di mani l'afferrarono, trattenendolo. "No, Harry!" ansimò Hermione in un sussurro agghiacciato; Ron, invece, che s'era rialzato a fatica, si rivolse a Black. "Se vuoi uccidere Harry, dovrai uccidere anche noi!" disse con fierezza, benché lo sforzo di reggersi in piedi lo rendesse sempre più pallido, oscillando leggermente. Qualcosa lampeggiò negli occhi cupi di Black. "Stenditi" disse piano a Ron. "Hai la gamba rotta." "Mi hai sentito?" disse Ron debolmente, aggrappandosi a fatica a Harry, per non cadere. "Dovrai ucciderci tutti e tre!" (p. 287-288)
"NO!" Gridò Hermione. "Harry, non credergli, ha aiutato Black a entrare nel castello, anche lui ti vuole morto... è un Lupo Mannaro!" Scese un silenzio carico di tensione. Gli occhi di tutti erano fissi su Lupin, che sembrava straordinariamente calmo, anche se piuttosto pallido. "Questa volta non sei stata all'altezza di te stessa, Hermione." disse. "Ne hai azzeccata una su tre, temo. Non ho aiutato Sirius a entrare nel castello e di sicuro non voglio vedere Harry morto..." Uno strano tremito gli attraversò il viso. "Ma non negherò che sono un Lupo Mannaro." (p. 292)
"Era come se qualcuno mi avesse acceso un fuoco nella testa, e i Dissennatori non potevano spegnerlo... non era una sensazione piacevole... era un'ossessione... ma mi diede forza, mi snebbiò la mente. [...] Credimi. Credimi, Harry. Non ho mai tradito James e Lily; sarei morto piuttosto che tradirli." (Sirius)
"Sai che cosa significa?" chiese improvvisamente Black a Harry, mentre procedevano lentamente lungo il tunnel. "Consegnare Minus?" "Che tu sei libero" disse Harry. "Sì..." disse Black. "Ma io sono anche... non so se nessuno te l'ha mai detto... io sono il tuo padrino". "Sì, lo sapevo" disse Harry. "Be'... i tuoi genitori mi hanno nominato tuo tutore" disse Black seccamente. "Se fosse successo qualcosa a loro..." Harry rimase in attesa. Black intendeva dire quello che anche lui pensava? "Lo capisco, naturalmente, se vuoi restare con i tuoi zii" disse Black. "Ma... be'... riflettici. Una volta che avranno riconosciuto la mia innocenza... se tu volessi una... una casa diversa..." Qualcosa parve esplodere in fondo allo stomaco di Harry. "Co... vivere con te?" chiese, battendo la testa contro una roccia che sporgeva dal soffitto. "Lasciare i Dursley?" "Certo, lo sapevo che non avresti voluto" disse Black in fretta. "Capisco, credevo solo che..." "Sei matto?" disse Harry, la voce di colpo roca come quella di Black. "Ma certo che voglio lasciare i Dursley! Tu hai una casa? Quando posso venire?" Black vi voltò a guardarlo; la testa di Piton strisciava contro il soffitto, ma Black non ci fece caso. "Lo desideri davvero?" chiese. "Sul serio?" "Sì, sul serio!" rispose Harry. Il volto tormentato di Black si aprì nel primo vero sorriso che Harry vi avesse scorto finora. (p. 321)
Harry scosse la testa. "È stato stupido, pensare che fosse lui" mormorò. "Voglio dire, lo sapevo che era morto..." "Credi che le persone scomparse che abbiamo amato ci lascino mai del tutto? Tuo padre è vivo in te, Harry, e si mostra soprattutto quando hai bisogno di lui. Altrimenti come avresti fatto ad evocare proprio quel Patronus? Ramoso è tornato a correre, la notte scorsa." A Harry ci volle qualche istante per capire quelle parole. "La notte scorsa Sirius mi ha raccontato tutto di come sono diventati Animagi" disse Silente sorridendo. "Un risultato eccezionale... e sono anche riusciti a farlo a mia insaputa. E poi mi è venuta in mente la forma assolutamente insolita assunta dal tuo Patronus quando ha attaccato Malfoy alla partita di Quidditch contro i Corvonero. Quindi ieri notte hai visto tuo padre, Harry... l'hai trovato dentro di te." E Silente uscì dallo studio, lasciando Harry solo con i suoi confusi pensieri. (pp. 360-361)
[Zio Vernon] "Che cos'è quella roba?" ringhiò fissando la busta che Harry aveva ancora in mano. "Se è un altro modulo da firmare, non se ne..." "No" rispose Harry allegro, "è una lettera del mio padrino." "Padrino?" farfugliò zio Vernon. "Tu non hai un padrino..." "Sì che ce l'ho" disse Harry felice. "Era il migliore amico di mamma e papà. È stato condannato per omicidio, ma è fuggito dalla prigione dei maghi e ora è latitante. Comunque vuole tenersi in contatto con me... per sapere cosa mi succede ed assicurarsi che io sia felice..." E sorridendo all'espressione di terrore apparsa sulla faccia di zio Vernon, Harry puntò all'uscita della stazione, con Edvige che volava davanti a lui, verso quella che prometteva essere un'estate molto migliore delle precedenti.
Gli abitanti di Little Hangleton la chiamavano ancora Casa Riddle, anche se erano passati tanti anni da quando i Riddle ci abitavano. Si trovava sulla collina che dominava il villaggio: alcune delle finestre erano inchiodate, al tetto mancavano delle tegole e l'edera cresceva incolta sulla facciata. Un tempo Casa Riddle era stata una dimora elegante, certo l'edificio più vasto e grandioso nel raggio di chilometri, ma ora era umida, desolata e disabitata.
Gli hangletoniani convenivano tutti che la vecchia casa era "sinistra". Mezzo secolo prima, qualcosa di strano e terribile era successo là dentro, qualcosa di cui gli abitanti più anziani del villaggio amavano ancora discutere quando erano a corto di pettegolezzi.
Citazioni
Se vuoi sapere com'è un uomo, guarda bene come tratta i suoi inferiori, non i suoi pari. (Sirius Black)
Deve capire: capire è il primo passo per accettare, e solo accettando si può guarire. (Albus Silente)
Ah [...] Sì, l'ultimo e il peggiore. Avada Kedavra... L'Anatema che Uccide. [...] Non è bello. E non è piacevole. E non c'è contromaledizione. Non c'è modo di fermarlo. Solo una persona, che si sappia, è mai sopravvissuta, e questa persona è seduta qui di fronte a me. (Barty Crouch Jr nei panni di Alastor Moody)
"Ron, ci presti Leo?" chiese George. "No, è fuori a consegnare una lettera" rispose Ron. "Perché?" "Perché George vuole invitarlo al ballo." disse Fred sarcastico. (Ron, Fred e George: p. 337)
"Sai" disse Ron, i capelli ritti a furia di passarci in mezzo le dita, preso dallo sconforto, "credo che sia ora di ricorrere alle vecchie misure d'emergenza per Divinazione" "Cosa... dobbiamo inventare?" "Sì" rispose Ron, spazzando via dal tavolo la gran massa di foglietti scarabocchiati, intingendo la penna nell'inchiostro e cominciando a scrivere. "Lunedì prossimo" annunciò, "mi verrà la tosse a causa dell'infelice congiunzione di Marte e Giove". Alzò lo sguardo su Harry. "La conosci, no? Dalle un oceano di disgrazie e lei ci sguazzerà!" "Giusto", disse Harry, appallottolando il suo primo tentativo e lanciandolo nel fuoco, al di sopra delle teste di un gruppo di allievi del secondo anno seduti a chiacchierare. "D'accordo, allora... Lunedì: rischio di... ehm, ustioni". "Ci puoi giurare" fece Ron cupo, "Lunedì ci toccano di nuovo gli Schiopodi. Okay, martedì, io... ehm..." "Perderai una cosa preziosa" disse Harry, che sfogliava Svelare il futuro in cerca di spunti. "Giusto" rispose Ron, prendendo nota. "per colpa di... Mercurio. Perché invece tu non ti fai pugnalare alle spalle da qualcuno che credevi un amico?" "Sì, dai!" approvò Harry, scrivendo "e sarà perché... Venere è nella dodicesima casa." "E mercoledì avrò la peggio in una rissa." "Aah, la rissa la volevo io. No, allora io perdo una scommessa..." "E certo, perché scommetterai su di me nella rissa!" (Harry e Ron: p. 192-193)
"Lui mancarmi? Niente affatto!" Ma era una bugia bella e buona. A Harry piaceva molto Hermione, ma non era come Ron. Ridevi molto meno, e passavi molto più tempo in biblioteca se Hermione era la tua migliore amica.
Le sedie incatenanti stavolta erano quattro. I Dissennatori vi spinsero i prigionieri: c'era un uomo grosso che fissò Crouch con occhi vacui, un uomo più magro e nervoso i cui occhi si spostavano rapidi fra il pubblico, una donna con una folta, scura chioma lucente e le palpebre semichiuse, seduta sulla sedia con le catene come una regina su un trono, e un ragazzo sui vent'anni, che sembrava nientemeno che pietrificato. [...] Crouch si alzò e guardò i quattro con un'espressione di odio allo stato puro. "Siete stati condotti di fronte al Tribunale della Legge Magica [...] perché siate giudicati per un crimine atroce..." "Padre" disse il ragazzo dai capelli color paglia "Padre, ti prego..." "...del quale raramente abbiamo udito il pari in questa corte." Crouch alzò la voce, sovrastando quella del figlio "[...] Siete accusati di aver catturato un Auror – Frank Paciock – e di averlo sottoposto alla Maledizione Cruciatus, convinti che conoscesse l'attuale dimora del vostro signore, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato..." "Padre, non è vero!" strillò il ragazzo in catene. "Non è vero, lo giuro, padre, non rimandarmi dai Dissennatori..." [...] "Avete progettato progettato di restaurare il dominio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, e di tornare alla vita di violenza che probabilmente avete condotto quando era potente. Io ora chiedo alla giuria..." "Madre!"[...]"Madre, fermalo, madre, non ho fatto niente, non sono stato io!" "Io ora chiedo alla giuria" gridò Crouch "di alzare la mano se è convinta, come me, che questi crimini meritino una condanna a vita ad Azkaban!" Tutti insieme, maghi e streghe dell'ala destra della segreta, alzarono la mano. La folla disposta lungo le pareti scoppiò in un applauso [...], i volti pervasi di selvaggio trionfo. Il ragazzo prese ad urlare. "No! Madre, no! Non ho fatto niente, non ho fatto niente, non sapevo! Non lasciare che mi mandi laggiù, non lasciarglielo fare!" I Dissennatori rientrarono scivolando. I tre compagni del ragazzo si alzarono in silenzio; la donna dalle palpebre pesanti guardò Crouch e gridò: "Il Signore Oscuro risorgerà, Crouch! Gettaci pure ad Azkaban, noi aspetteremo! Risorgerà e verrà a cercarci, e ricompenserà noi più di ogni altro suo seguace! Solo noi siamo fedeli! Solo noi abbiamo cercato di trovarlo!" [...] "Portateli via!" ruggì [Crouch] ai Dissennatori, sputando saliva. "Portateli via, e che possano marcire laggiù!"
Ricordatevi di Cedric. Quando e se per voi dovesse venire il momento di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile, ricordate cos'è accaduto a un ragazzo che era buono, e gentile, e coraggioso, per aver attraversato il cammino di Voldemort. Ricordatevi di Cedric Diggory. (Albus Silente)
[J. K. Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco, traduzione di Beatrice Masini, Salani]
Il giorno più caldo dell'estate – almeno fino a quel momento – volgeva al termine e un silenzio sonnacchioso gravava sulle grandi case quadrate di Privet Drive. Le automobili di solito scintillanti sostavano impolverate nei vialetti e i prati un tempo verde smeraldo si stendevano incartapecoriti e giallognoli, perché l'irrigazione era stata proibita a causa della siccità. In mancanza delle loro consuete occupazioni – lavare l'auto e falciare il prato – gli abitanti di Privet Drive si erano rintanati nella penombra delle loro case fresche, con le finestre spalancate nella speranza di indurre una brezza inesistente a entrare. La sola persona rimasta all'aperto era un adolescente che giaceva lungo disteso sulla schiena in un'aiuola fuori dal numero quattro.
Citazioni
«Nell'Ufficio Misteri» lo interruppe Silente «c'è una stanza che viene tenuta sempre chiusa. Contiene una forza al tempo stesso più meravigliosa e più terribile della morte, dell'intelligenza umana e della natura. E forse il più misterioso fra i molti soggetti che vengono studiati laggiù. E la forza contenuta in quella stanza che tu possiedi in grande quantità, e che Voldemort non possiede affatto. E stata quella a spingerti laggiù stanotte per salvare Sirius. E ti ha salvato dalla possessione di Voldemort, perché egli non può risiedere in un corpo tanto pieno della forza che lui detesta. Alla resa dei conti, non ha avuto importanza che tu non riuscissi a chiudere la tua mente. È stato il tuo cuore a salvarti».
Ecco cosa dovrebbero insegnarci qui, pensò, voltandosi di fianco, come funziona la testa delle ragazze... sarebbe molto più utile di Divinazione, se non altro... (cap. 21, p. 438)
Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore... nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese... l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto... e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese... (Sibilla Cooman)
«È stato escluso dai maghi del Ministero dopo che ha tenuto un discorso per annunciare il ritorno di Voldemort. L'hanno retrocesso dalla carica di Stregone Capo del Wizengamot – è l'Alta Corte dei Maghi – e stanno decidendo se levargli anche l'Ordine di Merlino, Prima Classe.» «Ma Silente dice che non gl'importa di quello che fanno finché non lo tolgono dalle figurine delle Cioccorane.» (Lupin, Bill: cap. 5, p. 100)
«Silente deve aver avuto le sue ragioni per non volere che Harry sapesse troppo, e parlando come chi ha a cuore tutto l'interesse di Harry...» «Non è tuo figlio», mormorò Sirius. «È come se lo fosse», ribatté la signora Weasley con forza. «Chi altri ha?» «Ha me!»
Voglio che lei scriva Non devo dire bugie. (Dolores Jane Umbridge)
Falle vedere i sorci verdi anche per noi, Pix! (Fred, parlando della Umbridge)
Oltre Ogni Previsione. Ho sempre pensato che io e Fred avessimo dovuto prendere 'O' in tutto, visto che già il fatto di presentarci agli esami andava oltre ogni previsione..." (George)
Un silenzio attonito accolse il suo discorso [di Hermione]; poi Ron disse:"Uno non può provare tutte quelle cose insieme. Scoppia" "Solo perché tu possiedi la varietà di emozioni di un cucchiaino non significa che siamo tutti così!" commentò acida Hermione, riprendendosi la piuma. (Ron e Hermione: p. 436)
«A volte penso che la mamma di Ron abbia ragione e che Sirius faccia un po' di confusione fra te e tuo padre, Harry.» [Hermione] «Cioè credi che sia un po' tocco?» chiese Harry infiammandosi. «No, credo soltanto che sia rimasto troppo solo troppo a lungo.» rispose Hermione con semplicità.
Sei meno simile a tuo padre di quanto pensassi... il rischio sarebbe stato il pepe per James... (Sirius).
"Ti è piaciuta la domanda numero 10, Lunastorta?" chiese Sirius uscendo dalla Sala. "Eccome", rispose allegramente Lupin. "Indicate i cinque segni che contraddistinguono un lupo mannaro. Un'ottima domanda." "Credi di essere riuscito a individuarli tutti e cinque?" disse James fingendosi preoccupato. "Credo proprio di sì", replicò Lupin. "Uno: è seduto sulla mia sedia. Due: indossa i miei vestiti. Tre: si chiama Remus Lupin." (James, Sirius, Lupin: p. 601)
Ron mostrò la spilla. La signora Weasley emise uno strilletto identico a quello di Hermione. «Non ci credo! Non ci credo! Oh, Ron, è meraviglioso! Prefetto! Come tutti in famiglia!» [George]«Io e Fred chi siamo, i vicini della porta accanto?»
Con due schiocchi sonori, i gemelli Fred e George, i fratelli maggiori di Ron, erano comparsi dal nulla nel centro della stanza. Leotordo cinguettò più selvaggiamente che mai e sfrecciò a raggiungere Edvige in cima all'armadio. "Smettetela!" ordinò Hermione debolmente ai gemelli, che avevano gli stessi capelli rosso vivo di Ron, ma erano più robusti e un po' più bassi. "Ciao, Harry" disse George con un gran sorriso. "Mi pareva di aver sentito i tuoi toni soavi." "Non devi reprimere la rabbia così, Harry, lasciala sfogare" disse Fred che pure sorrideva. "Forse a una quarantina di chilometri da qui ci sono due o tre persone che non ti hanno sentito". (Fred e George a Harry dopo che ha fatto una sfuriata a Ron e Hermione)
"Costringerò Goyle a scrivere cento volte la stessa frase, oh, lo ucciderà, lui odia scrivere" disse Ron allegro. Abbassò la voce per imitare il ringhio di Goyle, contraendo il viso in un'espressione dolorosamente concentrata, fece il gesto di scrivere per aria. "Io... non... devo... assomigliare..al sedere... di un babbuino."
«Non ho nemmeno il coraggio di prenderlo in giro» disse Fred, guardando la figura ingobbita di Ron. «Certo che... quando ha mancato il quattordicesimo...» Fece dei gesti inconsulti con le braccia, come se nuotasse a cagnolino. «...be', me la risparmio per le feste, eh?»
Harry ebbe il tempo di riflettere che, tra Neville e Ron, sarebbe stato fortunato a sostenere due minuti di conversazione con Cho che poi potesse ricordare senza voler lasciare il paese.
Perché Weasley è il nostro re | ogni due ne manca tre | così noi cantiam perché | perché Weasley è il nostro re. | Weasley è nato in un bidon | ha la testa nel pallon | vinceremo noi perché | perché Weasley è il nostro re. (coro di scherno di Serpeverde contro Ron).
Perché Weasley è il nostro re | ogni due ne para tre! | Così noi cantiam perché | perché Weasley è il nostro re... | Weasley è il nostro salvatore, | col suo gioco pien d'ardore, | Grifondor canta con me: | perché Weasley è il nostro re. (coro di trionfo dei Grifondoro, volutamente ispirato a quello dei Serpeverde, dopo che hanno vinto la partita grazie a Ron che ha salvato il gioco)
Hem, hem (Dolores Umbridge).
Ma anche mentre continuava a divincolarsi, una parte di lui si rese conto che fino ad allora Sirius non lo aveva mai fatto aspettare... Sirius aveva rischiato tutto, sempre, per vederlo, per aiutarlo... se non era riapparso quando Harry aveva urlato il suo nome come se la sua vita ne dipendesse, la sola spiegazione possibile era che non poteva... che era davvero... (p. 748)
«Sento di doverti un'altra spiegazione, Harry» disse Silente esitando. «Ti sarai forse chiesto perché non ti ho nominato prefetto... Confesso... di aver pensato... che avevi fin troppe responsabilità sulle spalle». Quando Harry alzò lo sguardo, vide una lacrima scivolare sul viso di Silente e scomparire dentro la lunga barba d'argento. (p. 781)
[J. K. Rowling, Harry Potter e l'ordine della fenice, traduzione di Beatrice Masini, Salani]
Era quasi mezzanotte e il Primo Ministro stava seduto da solo nel suo ufficio, a leggere una lunga relazione che gli scivolava via dalla mente senza lasciare la minima traccia. Aspettava una chiamata dal presidente di un paese remoto e, tra il chiedersi quando quel disgraziato avrebbe telefonato e il cercare di allontanare gli spiacevoli ricordi di una settimana lunghissima, faticosa e complicata, nella sua testa non c'era molto spazio per altro. Più cercava di concentrarsi sui caratteri stampati della pagina, più chiara vedeva la faccia maligna del suo avversario politico. Questi era apparso al telegiornale quel giorno stesso non solo per elencare tutte le cose terribili successe nell'ultima settimana (come se ci fosse bisogno di ricordarle), ma anche per spiegare perché fossero, dalla prima all'ultima, colpa del Governo.
Citazioni
All'improvviso si rese conto che il parco era silenzioso. Fanny aveva cessato di cantare. E seppe, senza sapere come, che la fenice era andata, che aveva lasciato Hogwarts per sempre, proprio come Silente aveva lasciato la scuola, aveva lasciato il mondo... Aveva lasciato lui.
Era importante, aveva detto Silente, combattere e ancora combattere, e continuare a combattere, perché solo così il male poteva essere tenuto a bada, anche se non poteva mai essere completamente sradicato.
Ma finalmente capiva quello che Silente aveva cercato di dirgli. Era, si disse, la differenza fra l'essere trascinato nell'arena ad affrontare una battaglia mortale e scendere nell'arena a testa alta. Forse qualcuno avrebbe detto che non era una gran scelta, ma Silente sapeva – e lo so anch'io – pensò Harry con uno slancio di feroce orgoglio – e lo sapevano anche i miei genitori – che c'era tutta la differenza del mondo.(Harry Potter)
Perché hai paura di Tu-Sai-Chi? MEGLIO aver paura di No-Pupù-No-Pipì: la Sensazione di Occlusione che Stringe la Nazione!
Silente avrà veramente lasciato la scuola solo quando non ci sarà più nessuno che gli sia fedele.
«Al Signore Oscuro: So che avrò trovato la morte prima che tu legga queste parole, ma voglio che tu sappia che sono stato io ad aver scoperto il tuo segreto. Ho rubato il vero Horcrux e intendo distruggerlo appena possibile. Affronto la morte nella speranza che quando incontrerai il tuo degno rivale sarai di nuovo mortale.» (Regulus Arcturus Black)
"Silente dice che è più facile perdonare gli altri quando si sbagliano che quando hanno ragione" (Ron Weasley)
E ora, Harry, usciamo nella notte e seguiamo la fugace tentatrice, l'avventura. (Albus Silente)
E senza riflettere, senza averlo premeditato, senza preoccuparsi del fatto che cinquanta persone li stavano guardando, Harry la baciò... (Harry e Ginny)
Il fatto che Harry Potter stesse con Ginny Weasley parve interessare un sacco di gente, soprattutto ragazze, ma nelle settimane che seguirono Harry si scoprì impermeabile in un modo tutto nuovo ai pettegolezzi. In fondo, era un bel cambiamento essere sulla bocca di tutti per qualcosa che lo rendeva più felice di quanto fosse stato da molto tempo, invece che per orripilanti fatti di Magia Oscura.
"La Grandezza ispira l'Invidia, l'Invidia genera Rancore, il Rancore produce Menzogne." (Voldemort)
Nessun altro stava guardando. Harry si chinò a raccoglierlo, e notò qualcosa scarabocchiato lungo la base della quarta di copertina, nella stessa minuscola grafia rattrappita delle istruzioni che gli avevano meritato la bottiglia di Felix Felicis [...]. "Questo libro è proprietà del Principe Mezzo-Sangue".
"Comunque" continuò Hermione, come se non fossero stati appena aggrediti da un tronco di legno,"Lumacorno darà una festa di Natale, Harry, e non potrai evitarla stavolta, perché mi ha chiesto di controllare le tue serate libere in modo da organizzarla quando potrai esserci anche tu". Harry gemette. Nel frattempo Ron, che si era alzato in piedi e con tutta la sua forza stava cercando si spremere il baccello nella ciotola, sbottò, rabbioso: "E questa è un'altra festa riservata ai cocchi di Lumacorno, vero?" "Solo per il Lumaclub, sì" rispose Hermione. Il baccello schizzò via dalla stretta di Ron, colpì il vetro della serra, rimbalzò sulla testa della professoressa Sprite e le fece volar via il vecchio cappello rappezzato. Harry andò a riprenderlo; quando tornò, Hermione stava dicendo: "Senti, non l'ho inventato io il nome Lumaclub..." "Lumaclub" ripeté Ron con un ghigno beffardo degno di Malfoy. "È penoso. Be', spero che ti diverta. Perché non provi a uscire con McLaggen, così Lumacorno potrà nominarvi Re e Regina dei Lumaconi..." "Possiamo portare degli ospiti" lo interruppe Hermione, che per qualche ragione era violentemente arrossita, "e stavo per chiederti di venire, ma se la pensi così allora lascio perdere!" Harry all'improvviso desiderò che il baccello fosse volato molto più lontano, in modo da non dover stare lì con quei due. Senza che lo notassero, prese la ciotola e cercò di aprire il baccello nel modo più rumoroso e violento che riuscisse a escogitare, ma questo purtroppo non gli impedì di sentire ogni parola. "Stavi per invitare me?" chiese Ron in tutt'altro tono. "Sì" rispose Hermione, adirata. "Ma se preferisci che esca con McLaggen..." Ci fu una pausa durante la quale Harry continuò a pestare il baccello elastico con una paletta. "No che non lo preferisco" bisbigliò Ron. Harry mancò il baccello e colpì la ciotola, che andò in pezzi. "Reparo" ordinò subito, picchiettando i frammenti con la bacchetta, e la ciotola tornò integra. Ma il fracasso evidentemente ricordò a Ron e Hermione che Harry era a un passo da loro. Hermione apparve turbata e cominciò subito a cercare la sua copia di Alberi Carnivori del Mondo per scoprire il modo corretto di spremere i baccelli di Pugnacio; da parte sua, Ron era imbarazzato ma anche compiaciuto. [...] Non era veramente sorpreso, pensò Harry mentre lottava con un tralcio spinoso deciso a strangolarlo; aveva avuto il sospetto che prima o poi sarebbe potuto succedere. Ma non era sicuro di come si sentiva al riguardo. Lui e Cho ormai erano troppo imbarazzati per guardarsi, figuriamoci parlarsi; e se Ron e Hermione si fossero messi insieme e poi si fossero lasciati? La loro amicizia sarebbe sopravvissuta? Harry ricordò le poche settimane in cui non si erano parlati, al terzo anno; non si era affatto divertito a cercare di riconciliarli. E se invece non si fossero lasciati? Se fossero diventati come Bill e Fleur, e si fosse rivelato imbarazzante stare con loro, e lui fosse stato escluso per sempre? (pp. 260-262)
«Che cos'è che sai fare?» «Di tutto» esalò Riddle. Un rossore eccitato gli salì dal collo alle guance incavate; sembrava febbricitante. «Muovo le cose senza toccarle. Faccio fare agli animali quello che voglio senza addestrarli. Faccio capitare cose brutte a chi mi dà fastidio. So ferirli, se voglio».
Voldemort stesso ha creato il suo peggior nemico, come fanno ovunque i tiranni! Hai idea di quanto i tiranni temano coloro che opprimono? Sanno benissimo che un giorno tra quelle molte vittime ce ne sarà certamente una che si leverà contro di loro e reagirà! (Albus Silente: cap. 23, p. 463)
Perché Weasley è il nostro re, ogni due ne manca tre; Weasley è nato in un bidon, ha la testa nel pallon, così noi cantiam perché; perché Weasley è il nostro re. (coro di scherno di Serpeverde contro Ron).
Perché Weasley è il nostro re, ogni due ne para tre; Weasley è il nostro salvatore, col suo gioco pieno d'ardore, vinceremo noi perché; perché Weasley è il nostro re. (coro di trionfo dei Grifondoro, volutamente ispirato a quello dei Serpeverde, dopo che hanno vinto la partita grazie a Ron che ha salvato il gioco)
Errore di Voldemort, Harry, errore di Voldemort... l'adulto è sciocco e immemore, quando sottovaluta la giovinezza. (Albus Silente)
È l'ignoto che temiamo, quando guardiamo la morte e il buio, nient'altro. (Albus Silente).
"Andrà tutto bene, signore" ripeté ancora e ancora, più preoccupato del mutismo di Silente di quanto lo fosse stato della sua voce indebolita. "Ci siamo quasi... Posso farci Materializzare tutti e due... non si preoccupi" "Non sono preoccupato, Harry" rispose Silente, la sua voce un po' più forte nonostante l'acqua gelida. "Sono con te".
"Mi ha accusato di essere 'l'uomo di Silente, sempre e comunque" "Molto maleducato da parte sua" "Gli ho risposto che è vero." Silente aprì la bocca per parlare e poi la richiuse. Con enorme imbarazzo, Harry all'improvviso si accorse che i vividi occhi azzurri di Silente erano umidi, e si affrettò ad abbassare lo sguardo sulle proprie ginocchia. Quando Silente parlò, tuttavia, la sua voce era ferma. "Sono molto commosso, Harry"
Harry guardò Ginny, Ron e Hermione: il volto di Ron era contratto come se la luce del sole lo accecasse. Quello di Hermione era lucido di lacrime, ma Ginny non piangeva più. Incrociò gli occhi di Harry con la stessa espressione dura e ardente di quando lo aveva abbracciato dopo aver vinto la Coppa di Quidditch senza di lui, e lui seppe che in quel momento si capivano alla perfezione e che, quando lui le avesse detto che cosa avrebbe fatto, non avrebbe detto 'sta' attento' o 'non farlo', ma avrebbe accettato la sua decisione, perché non si sarebbe aspettata da lui niente di meno.
Dopo alcuni minuti... o forse mezz'ora... o forse parecchi giorni di sole, si separarono. (Harry Potter)
Le sue mani si chiusero meccanicamente attorno al falso Horcrux, ma nonostante tutto, nonostante il sentiero buio e tortuoso che vedeva dipanarsi davanti a lui, nonostante l'incontro finale con Voldemort dovesse avvenire di lì a un mese, un anno, o dieci, si sentì il cuore leggero all'idea che restava ancora un ultimo giorno dorato di pace da assaporare con Ron e Hermione.
[J. K. Rowling, Harry Potter e il principe mezzosangue, traduzione di Beatrice Masini, Salani]
I due uomini apparvero dal nulla, a pochi metri di distanza, nel viottolo illuminato dalla luna. Per un istante rimasero immobili, le bacchette puntate l'uno contro il petto dell'altro; poi si riconobbero, riposero le bacchette sotto i mantelli e si avviarono rapidi nella stessa direzione. «Novità?» chiese il più alto dei due. «Le migliori possibili» rispose Severus Piton.
[J. K. Rowling, Harry Potter e i Doni della Morte, traduzione di Beatrice Masini, Salani]
Citazioni
Era molto strano trovarsi in quel silenzio e sapere che stava per uscire da quella casa per l'ultima volta. Molto tempo prima, quando i Dursley andavano a divertirsi e lo lasciavano lì, le ore di solitudine erano una festa rara: interrompendosi solo per rubare qualcosa di buono dal frigo, stava di sopra a giocare col computer di Dudley, o accendeva la televisione e faceva zapping quanto e come voleva. Ricordare quei tempi gli diede una strana sensazione di vuoto: era come ricordare un fratello minore perduto. (cap. 4, p. 47)
Harry lasciò cadere i capelli nel liquido melmoso. Non appena toccarono la superficie, la Pozione cominciò a schiumare e fumare, poi di colpo diventò limpida e brillante come l'oro. «Ooh, sembri molto più appetitoso di Tiger e Goyle, Harry» commentò Hermione prima di notare le sopracciglia aggrottate di Ron. Arrossì e aggiunse: «Insomma, sai cosa voglio dire... la Pozione di Goyle sembrava moccio». (cap. 4, p. 53)
«Pensi che sia un idiota?» gli chiese Harry. «No, penso che tu sia come James» rispose Lupin. «Per lui sarebbe stato il massimo del disonore diffidare degli amici». Harry sapeva dove voleva arrivare Lupin: suo padre era stato tradito dal suo amico Peter Minus. Si sentì invadere da una rabbia irragionevole. (cap. 5, p. 81)
Mi apro alla chiusura. [Frase sul boccino d'oro lasciato da Silente a Harry] (cap. 7)
La mattina dopo Harry si svegliò in un sacco a pelo sul pavimento del salotto. Una striscia di cielo era visibile tra le tende pesanti; aveva il colore azzurro fresco e limpido d'inchiostro annacquato, era tra la notte e l'alba e tutto taceva, tranne i respiri profondi e tranquilli di Ron e Hermione. Harry guardò le sagome scure che si disegnavano sul pavimento accanto a lui. Ron, in uno slancio di galanteria, aveva insistito perché Hermione dormisse sui cuscini tolti dal divano, quindi lei era più in alto. Il braccio le ricadeva sul pavimento, le dita a pochi centimetri da quelle di Ron. Forse si erano addormentati tenendosi per mano. (cap. 10, p. 167)
Lui distolse lo sguardo, cercando di non far trasparire il proprio risentimento. Eccolo di nuovo: scegliere che cosa credere. Lui voleva la verità. Perché erano tutti così decisi a impedirgli di arrivarci? (cap. 10, p. 175)
Naturalmente Voldemort avrà considerato le caratteristiche degli elfi domestici assolutamente indegne della sua attenzione, proprio come tutti quei Purosangue che li trattano come animali... non gli sarebbe mai venuto in mente che potessero avere un potere che lui non aveva. (Hermione; cap. 10, p. 184)
«[...] Ho sempre detto che i maghi alla fine pagano per come trattano i loro elfi domestici. Be', è successo a Voldemort... e anche a Sirius». Harry non seppe ribattere. Guardando Kreacher che singhiozzava sul pavimento, gli vennero in mente le parole di Silente, poche ore dopo la morte di Sirius: "Io temo che Sirius non abbia mai visto Kreacher come una creatura dotata di sentimenti profondi quanto quelli di un essere umano..." (cap. 10, p. 187)
L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte. [Frase incisa sulla lapide di James e Lily Potter e ripresa nella copertina] (cap. 16)
Mi unirò a te quando l'inferno gelerà. (Neville a Voldemort)
Ron si tolse la catena e gettò il medaglione su una sedia. Si rivolse a Hermione. «Tu cosa fai?» «Cosa vuoi dire?» «Resti o cosa?» «Io...» Era a pezzi. «Sì... sì, io resto, Ron, avevamo detto [...] che l'avremmo aiutato...» «Capito. Scegli lui.» «Ron, no... ti prego...» (p. 287)
«Dopo che te ne sei andato [Hermione] ha pianto per una settimana. Forse anche di più, ma non voleva farsi vedere.» (Harry)
«Direi che questa notte ti sei fatto perdonare» ribatté Harry. «Hai preso la spada. Hai distrutto l'Horcrux. Mi hai salvato la vita». «Detto così, mi fa sembrare molto più figo di quello che sono stato» borbottò Ron. «Questo genere di cose sembra sempre più figo di quello che è stato» replicò Harry. «Sono anni che cerco di dirtelo». (cap. 19, p. 350)
«Allora uccidimi, Voldemort, io accetto volentieri la morte! Ma la mia morte non ti darà quello che cerchi... ci sono tante cose che non capisci...» (Grindenwald a Voldemort, sentito da Harry attraverso la cicatrice: cap. 23, p. 432)
La cicatrice bruciava, ma lui dominava il dolore; lo provava, ma ne era distaccato. Aveva finalmente imparato a controllarlo, a chiudere la mente a Voldemort, proprio come Silente aveva voluto che apprendesse da Piton. Voldemort non era riuscito a possedere Harry quando era divorato dal dolore per Sirius, e adesso i suoi pensieri non potevano penetrarlo mentre piangeva Dobby. Il dolore, sembrava, scacciava Voldemort... anche se Silente avrebbe detto che era l'amore... (cap. 24, p. 441)
Hai dato a Ron il Deluminatore. L'avevi capito... gli hai dato un modo per tornare... E avevi capito anche Codaliscia... sapevi che c'era un briciolo di rimpianto da qualche parte dentro di lui... E se conoscevi loro... cosa sapevi di me, Silente? Il mio destino è sapere, ma non cercare? Sapevi quanto mi sarebbe stato difficile? È per questo che l'hai reso così complicato? In modo che avessi il tempo di capirlo? (cap. 24, p. 445)
Mentre seguiva Bill nel salotto, lo attraversò un pensiero assurdo, senza dubbio generato dal vino che aveva bevuto. Sembrava destinato a diventare per Teddy Lupin un padrino sconsiderato quanto Sirius Black lo era stato per lui. (cap. 25, p. 478)
Harry rimase in silenzio. Non era il momento di manifestare i dubbi che lo arrovellavano da mesi. Aveva fatto la sua scelta scavando la tomba per Dobby; aveva deciso di proseguire lungo il tortuoso, rischioso sentiero tracciato per lui da Albus Silente, di accettare che non gli fosse stato detto tutto ciò che avrebbe voluto sapere, ma di fidarsi e basta. Non nutriva alcun desiderio di dubitare ancora, non voleva sentir dire nulla che lo distogliesse dal suo scopo. Incrociò lo sguardo di Aberforth, straordinariamente simile a quello del fratello: gli occhi azzurri sembravano passare ai raggi X l'oggetto del loro esame, proprio allo stesso modo, e Harry pensò che Aberforth sapesse che cosa stava pensando e lo disprezzasse per questo. «Il professor Silente teneva a Harry, ci teneva molto» mormorò Hermione. «Ma davvero?» ribatté Aberforth. «È buffo: un sacco di persone a cui mio fratello teneva molto sono finite peggio che se le avesse lasciate in pace». (cap. 28, p. 519)
Harry rifletté in fretta, mentre ancora la cicatrice bruciava e la sua testa minacciava di aprirsi di nuovo. Silente l'aveva avvertito di non parlare degli Horcrux con nessuno tranne Ron e Hermione. Segreti e bugie, ecco come siamo cresciuti, e Albus... aveva un talento naturale... Si stava trasformando in Silente, si teneva i segreti stretti al petto, aveva paura di fidarsi degli altri? Ma Silente si era fidato di Piton e a cos'aveva portato? A un assassinio sulla torre più alta... (cap. 29, p. 536)
"Guar... da... mi" sussurrò [Piton]. Gli occhi verdi incontrarono i neri, ma dopo un attimo qualcosa nel profondo di questi ultimi svanì, lasciandoli fissi e vuoti. La mano che stringeva Harry crollò a terra e Piton non si mosse più.
No. Sei un uomo molto più coraggioso di Igor Karkaroff. Sai, a volte credo che lo Smistamento avvenga troppo presto. (Silente a Piton: cap. 33)
[Dialogo tra Severus Piton e Albus Silente, Piton parla di Harry] Silente aprì gli occhi. Piton era sconvolto. «L'hai tenuto in vita perché possa morire al momento giusto?» «Non esserne stupito Severus. Quanti uomini e donne hai visto morire?» «Di recente, solo quelli che non sono riuscito a salvare» rispose Piton. Si alzò. «Tu mi hai usato [...] Ho fatto la spia per te, ho mentito per te, ho corso rischi mortali per te. Credevo che servisse a proteggere il figlio di Lily Potter. Adesso mi dici che l'hai allevato come una bestia da macello...» «Ma è commovente, Severus» osservò Silente, serio.«Ti sei affezionato al ragazzo, dopotutto?» «A lui?» Urlò Piton «Expecto Patronum!» Dalla punta della sua bacchetta affiorò la cerva d'argento: atterrò sul pavimento dell'ufficio, fece un balzo e si tuffò fuori dalla finestra. Silente la guardò volar via e quando il suo bagliore argenteo svanì si rivolse a Piton, con gli occhi pieni di lacrime. «Dopo tutto questo tempo?» «Sempre» rispose Piton. (cap. 33)
«Un momento!» fece Ron, brusco. «Abbiamo dimenticato qualcuno!» «Chi?» chiese Hermione. «Gli elfi domestici, saranno tutti giù in cucina, no?» «Vuoi dire che dobbiamo farli combattere?» domandò Harry. «No» rispose Ron, serio. «Dobbiamo farli andar via. Non vogliamo altri Dobby, no? Non possiamo chiedergli di morire per noi...» Le zanne del Basilisco caddero con un gran fragore dalle braccia di Hermione. Corse da Ron, lo abbracciò e lo baciò sulla bocca. Ron gettò via le zanne e il manico di scopa e rispose con tanto entusiasmo che sollevò Hermione da terra. «Vi pare il momento?» gemette Harry debolmente. Ma quando non successe nulla, anzi Ron e Hermione si strinsero più forte e cominciarono a dondolare sul posto, alzò la voce. «Ehi! C'è una guerra là fuori!» Ron e Hermione si separarono, ma rimasero abbracciati. «Lo so, Harry» ribatté Ron, con l'aria di chi è appena stato colpito da un Bolide, «quindi ora o mai più, no?» (p. 575)
Voleva essere fermato, portato indietro, a casa... Ma era a casa. Hogwarts era la prima e la migliore casa che avesse conosciuto. Lui e Voldemort e Piton, i ragazzi abbandonati, avevano tutti trovato una casa lì... (cap. 34, p. 640)
«E la sua conoscenza è rimasta terribilmente lacunosa, Harry! Ciò che Voldemort non ritiene importante, non si dà la pena di comprenderlo. Di elfi domestici e storie per bambini, di amore, fedeltà e innocenza Voldemort non sa e non capisce niente. Niente. Che tutti hanno un potere che va oltre il suo, oltre la portata di qualunque magia, è una verità che non ha mai afferrato. «Ha preso il tuo sangue convinto che l'avrebbe rafforzato. Ha accolto nel suo corpo una minuscola parte dell'incantesimo che tua madre aveva imposto su di te quando morì per te. Il suo corpo tiene vivo il sacrificio di Lily, e finché quell'incantesimo sopravvive, sopravvivi anche tu, e sopravvive l'ultima speranza di Voldemort per se stesso». (cap. 35, p. 652)
«[...] A me nel frattempo fu offerto il posto di Ministro della Magia, e non una sola volta. Naturalmente rifiutai. Avevo imparato che non ero adatto al potere». «Ma lei sarebbe stato molto, molto meglio di Caramell o Scrimgeour!» sbottò Harry. «Pensi?» chiese Silente in tono grave. «Non ne sono così sicuro. Da giovane avevo dimostrato che il potere era la mia debolezza e la mia tentazione. È curioso, Harry, ma forse i governanti migliori sono quelli che non l'hanno mai desiderato. Quelli che, come te, si vedono affidare la guida e raccolgono lo scettro perché devono, e scoprono con loro sorpresa di impugnarlo bene. (cap. 35, p. 659)
Tu sei il vero padrone della Morte, perché il vero padrone non cerca di sfuggirle. Accetta di dover morire e comprende che vi sono cose assai peggiori nel mondo dei vivi che morire. (Silente a Harry: cap. 35, p. 662)
Non provare pietà per i morti, Harry. Prova pietà per i vivi e soprattutto per coloro che vivono senza amore. (cap. 35, p. 664)
Certo che sta succedendo dentro la tua testa, Harry. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero? (Silente: cap. 35, p. 664)
MIA FIGLIA NO, CAGNA! (la signora Weasley a Bellatrix: cap. 36 p. 675)
«Quindi è tutto qui, capisci?» sussurrò. «La bacchetta che hai in mano sa che il suo ultimo proprietario è stato Disarmato? Perché se lo sa... sono io il vero padrone della Bacchetta di Sambuco» (Harry a Voldemort: cap. 36 p. 682)
Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio vuoto del suo nemico.(cap. 36 p. 683)
«Cerca di batterlo [Scorpius] in tutti gli esami, Rosie. Per fortuna hai il cervello di tua madre.» «Ron, per l'amor del cielo!» ribatté Hermione, un po' seria un po' divertita. «Non cercare di metterli contro ancora prima che la scuola sia cominciata!» «Hai ragione, scusa» concesse Ron, ma non riuscì a trattenersi e aggiunse: «Non dargli troppa confidenza, Rosie. Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue.» (p. 693)
«Albus Severus» mormorò, in modo che nessuno sentisse a parte Ginny, e lei, con molto tatto, finse di salutare Rose, già sul treno. «Tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e probabilmente l'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto». (Harry: p. 696)
La cicatrice non gli faceva male da diciannove anni. Andava tutto bene. (p. 697)
C’erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo qualche tempo, i fratelli giunsero a un fiume troppo profondo per guardarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle arti magiche, e così bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata. E la Morte parlò a loro. Era arrabbiata perché tre nuove vittime l’avevano appena imbrogliata: di solito i viaggiatori annegavano nel fiume. Ma la Morte era astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle. Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello, una bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così la Morte si avvicino a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta, che diede al fratello maggiore. Il secondo fratello, che era un uomo arrogante, decise che voleva umiliare ancora di più la Morte e chiese il potere di richiamare altri dalla Morte. Così la Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume e lo diede al secondo fratello, dicendogli che quel sasso aveva il potere di riportare in vita i morti. Infine la Morte chiese al terzo fratello, il minore, che cosa desiderava. Il fratello più giovane era il più umile e anche il più saggio dei tre, e non si fidava della Morte. Perciò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza essere seguito da lei. E la Morte, con estrema riluttanza, gli consegnò il proprio Mantello dell’Invisibilità. Poi la Morte si scansò e consentì ai tre fratelli di continuare il loro cammino, e così essi fecero, discutendo con meraviglia dell’avventura che avevano vissuto e ammirando i premi che la Morte aveva loro elargito. A tempo debito i fratelli si separarono e ognuno andò per la sua strada. Il primo fratello viaggiò per un’altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco, non poté mancare di vincere il duello che seguì. Lasciò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l’aveva reso invincibile. Quella stessa notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano. E fu così che la Morte chiamo a sé il primo fratello. Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tra volte nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanciulla che aveva sperato di sposare prima della di lei prematura morte gli apparve subito davanti. Ma era triste e fredda, separata da lui come un velo. Anche se era tornata nel mondo dei mortali, non ne faceva veramente parte e soffriva. Alla fine il secondo fratello, reso folle dal suo disperato desiderio, si tolse la vita per potersi davvero riunire a lei. E fu così che la Morte chiamò a sé il secondo fratello. Ma sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell’Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita. (cap. 21, p. 376)
Il baco da seta
«Sarà meglio» mormorò la voce rauca all'altro capo della linea, «che sia morto qualcuno di grosso, Strike».
L'uomo alto, robusto e mal rasato sorrise tra sé, mentre camminava con passo pesante nel buio prima dell'alba, il telefono incollato all'orecchio.
«Più o meno».
Il richiamo del cuculo
Il brusio si levava dalla strada come un ronzio di mosche. I fotografi erano ammassati contro le transenne presidiate dalla polizia, i lunghi zoom delle macchine fotografiche puntati, i respiri che si condensavano come vapore. La neve cadeva senza tregua su spalle e cappelli: dita guantate dovevano continuamente pulire le lenti. Ogni tanto partivano raffiche improvvise di clic, quando i paparazzi, per ingannare l'attesa, fotografavano la tenda di tela bianca nel mezzo della strada, davanti all'ingresso dell'alto palazzo di mattoni rossi e al balcone dell'ultimo piano da cui era caduto il corpo.
Il Seggio Vacante
Barry Fairbrother non voleva uscire a cena. Aveva avuto un mal di testa martellante per quasi tutto il fine settimana e stava lottando contro il tempo per consegnare il pezzo al giornale locale entro la scadenza.
A pranzo, tuttavia, sua moglie era stata un po' fredda e taciturna, e Barry aveva concluso che il biglietto di buon anniversario non aveva attenuato il crimine di essere rimasto tutta la mattina chiuso nel suo studio. Il fatto poi che avesse scritto di Krystal, che Mary non poteva soffrire pur non dandolo a vedere, non migliorava le cose.
C'era una volta una minuscola nazione chiamata Cornucopia, da secoli governata da una lunga stirpe di re dai capelli biondi. Ai tempi della nostra storia il re si chiamava Teo il Temerario. Il 'Temerario' l'aveva aggiunto lui la mattina dell'incoronazione, in parte perché stava bene con 'Teo', ma anche perché una volta era riuscito a catturare e uccidere una vespa tutto da solo, se non contiamo i cinque valletti e il lustrascarpe.
La via del male
Non era riuscito a togliere tutto il sangue. Una linea scura come una parentesi gli era rimasta sotto l'unghia mediana della mano sinistra. Si accinse a raschiarla via, anche se non gli dispiaceva vederla: un memento dei piaceri del giorno prima. Dopo un minuto passato inutilmente a grattare, si mise l'unghia insanguinata in bocca e succhiò. Il sapore ferrigno gli ricordò l’odore della fiumana che si era riversata brutalmente sulle piastrelle del pavimento, schizzando sui muri, infradiciandogli i jeans e trasformando i teli di spugna color pesca del bagno – soffici, asciutti e piegati con cura – in stracci zuppi di sangue.
Le Fiabe di Beda il Bardo
C'era una volta un vecchio mago gentile che adoperava la magia con generosità e saggezza a beneficio dei suoi vicini. Invece di rivelare la vera origine del suo potere, egli fingeva che le pozioni, gli incantesimi e gli antidoti gli sorgessero già bell'e fatti dal piccolo calderone che chiamava la sua pentola fortunata. Nel raggio di miglia, la gente veniva da lui con i propri problemi e il mago era lieto di dare una rimestata alla pentola e aggiustare ogni cosa. [J.K. Rowling, Le Fiabe di Beda il Bardo. Traduzione dalle rune di Hermione Granger, trad. di Luigi Spagnol, Salani, 2008. ISBN 9788862560368]
I romanzi di Harry Potter sono uno svago impareggiabile, storia pura dall'inizio alla fine. (Stephen King)
J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, traduzione di Marina Astrologo, Salani, 2000. ISBN 8877827025
J.K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, edizione a cura di Stefano Bartezzaghi, traduzione di Marina Astrologo, Salani, 2011. ISBN 9788862561686
J. K. Rowling, Harry Potter e la camera dei segreti, traduzione di Marina Astrologo, Salani.
J. K. Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, traduzione di Beatrice Masini, Salani.
J. K. Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco, traduzione di Beatrice Masini, Salani.
J. K. Rowling, Harry Potter e l'ordine della fenice, traduzione di Beatrice Masini, Salani.
J. K. Rowling, Harry Potter e il principe mezzosangue, traduzione di Beatrice Masini, Salani.
J. K. Rowling, Harry Potter e i Doni della Morte, traduzione di Beatrice Masini, Salani.
J.K. Rowling, Il Seggio Vacante, traduzione di Silvia Piraccini, Salani, 2012. ISBN 9788867150960
J.K. Rowling, L'Ickabog, traduzione di Valentina Daniele, Salani, 2020. ISBN 9788831006705
J.K. Rowling, Le Fiabe di Beda il Bardo. Traduzione dalle rune di Hermione Granger, traduzione di Luigi Spagnol, Salani, 2008. ISBN 9788862560368
Robert Galbraith, Il baco da seta, traduzione di Andrea Carlo Cappi, Salani, 2014. ISBN 9788867158522
Robert Galbraith, Il richiamo del cuculo, traduzione di Alessandra Casella e Angela Ragusa, Salani, 2013. ISBN 9788867156788
Robert Galbraith, La via del male, traduzione di Francesco Bruno, Salani, 2016. ISBN 9788869184796