Ippocrate di Coo o Kos (in greco Ἱπποκράτης, 460 a.C. – 377 a.C.), medico greco antico.
Curare a volte, alleviare spesso, confortare sempre.[1]
Definirò ciò che ritengo essere la medicina: in prima approssimazione, liberare i malati dalle sofferenze e contenere la violenza della malattia, e non curare chi è ormai sopraffatto dal male.[2]
Esistono soltanto due cose: scienza ed opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza.[3]
Esistono paesi montuosi, e terreni secchi, sprovveduti di acque, ove le stagioni hanno un cammino, e dove i loro cambiamenti seguono leggi tutte particolari. Una natura severa comunica le sue dure impronte agli abitanti. Gli uomini vi sono grandi, e vigorosi: essi nascono tali; e tutte le circostanze sembrano avere per oggetto di apparecchiarli alle più aspre fatiche. Ma simili temperamenti producono costumi selvaggi, e nudriscono inclinazioni feroci.[4]
In effetti esistono tra gli uomini talune razze o taluni individui che somigliano ai terreni montuosi e coverti di foreste. Esistono altri che richiamano quei suoli leggeri che sono inaffiati da abbondanti sorgenti: taluni di essi possono essere paragonati con i prati e con le paludi; altri a pianure secche e spogliate.[5]
In Europa gli uomini differiscono molto e per la statura e per le forme, a causa delle grandi e frequenti mutazioni di tempo che hanno luogo nel corso dell'anno. Calori forti, inverni rigidi, piogge abbondanti, siccità ostinate, venti impetuosi, in una parola tutte le temperature vi regnano alternativamente e vi si rimpiazzano senza interruzione ... Ecco perché tutte le apparenze esteriori degli Europei differiscono da una città all'altra ... Gli effetti del clima si fanno osservare egualmente nei costumi. Queste circostanze producono caratteri più energici, più disciplinati. Le perpetue commozioni menano una durezza meno socievole; esse permettono difficilmente alla dolcezza ed all'urbanità di passare nelle abitudini. Per la medesima ragione, gli Europei devono essere più coraggiosi degli Asiatici. Lo ripeto, uno stato di cose sempre lo stesso, genera l'inerzia: la varietà al contrario eccita il corpo e lo spirito alla fatica.[6]
La guarigione è legata al tempo e a volte anche alle circostanze.[7]
La vita degli uomini è cosa miserevole, come vento di tempesta l'attraversa l'incontenibile avidità di guadagno: oh, se contro di essa si fossero uniti tutti i medici per curare un male che è più grave della follia perché viene benedetto, mentre è una malattia e produce del male.[8]
Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo.[9]
Le stagioni determinano le forme: or le stagioni differiscono tra di esse; la medesima stagione differisce da se stessa nei diversi paesi; e le forme degli esseri vìventi rappresentano tutte queste diversità.[5]
Non vi è persona più utile e più degna di quella che trascorre la vita ricercando i mezzi di prolungare e di conservare la salute che da tante cause può essere disordinata.[10]
Se c'è amore per l'uomo, ci sarà anche amore per la scienza.[7]
La vita è breve, l'arte è lunga, l'occasione è fugace, l'esperienza è fallace, il giudizio è difficile.[11] (I, 1; p. 15)
Negli atleti, lo stato di salute portato all'estremo è pericoloso; perché esso non può rimanere così, né restare a lungo stazionario, né migliorare, non resta che un cambiamento in peggio. (I, 3; p. 15)
Per le malattie estreme i trattamenti estremi sono i più efficaci.[12] (I, 6; p. 16)
Quando la malattia è nel suo culmine, allora è necessario usare il regime più ristretto. (I, 8; p. 16)
I vecchi sopportano molto più facilmente il digiuno; poi vengono le persone di mezza età. I giovani lo sopportano con difficoltà, e peggio di tutti lo sopportano i fanciulli, specialmente quelli che hanno una vivacità maggiore del solito. (I, 13; p. 17)
Le quartane estive sono di solito brevi, quelle autunnali sono protratte e specialmente quelle che sono vicine all'inverno. (II, 25; p. 24)
È meglio che una febbre venga a seguito di una convulsione che la convulsione a seguito di una febbre. (II, 26; p. 24)
In ogni malattia è buon segno avere sano l'intelletto e prendere volentieri gli alimenti che sono offerti; il contrario è cattivo segno. (II, 33; p. 25)
È impossibile curare un violento accesso di apoplessia, e assai difficile curare un accesso lieve. (II, 42; p. 26)
Gli impiccati, staccati [dalla forca] quando non sono ancora morti, non sopravvivono se hanno la schiuma alla bocca. (II, 43; p. 28)
Coloro che sono, per costituzione, assai grassi, muoiono più presto di coloro che sono magri. (II, 44; p. 28)
L'epilessia nei giovani si cura soprattutto col cambiamento: cambiamento d'età, di clima, di luogo, di modo di vita. (II, 45, p. 28)
Quando due dolori si verificano insieme, ma non nello stesso posto, il più violento oscura l'altro. (II, 46; p. 28)
Le abitudini di lunga data, anche se cattive, sono di solito meno nocive delle cose non usuali; bisogna dunque cambiare talvolta le abitudini in cose non usuali. (II, 50; pp. 28-30)
Coloro che non si purgano facilmente dall'alto, vanno trattati con gli ellebori, dopo aver aumentato il cibo e il riposo, e umettato il corpo prima della somministrazione. (IV, 13; p. 38)
Chi ha preso l'elleboro, dovrebbe fare in modo da aumentare i movimenti del corpo e da concedere il minor tempo al sonno e al riposo. Il viaggio per mare mostra chiaramente che il movimento sconvolge i corpi. (IV, 14; pp. 38-40)
Quando desiderate che l'elleboro sia più efficace, muovete il corpo; quando volete fermare l'azione, addormentatevi e non muovetevi. (IV, 15; p. 40)
L'elleboro è pericoloso per coloro che hanno le carni in buona salute, perché produce convulsioni. (IV, 16; p. 40)
Una dissenteria che comincia con bile nera è mortale. (IV, 24; p. 41)
Se in uno sofferente di dissenteria le feci sono come pezzi di carne, ciò è segno mortale. (IV, 26; p. 41)
Quando, nelle febbri, insorgono i brividi al sesto giorno la crisi è difficile. (IV, 29; p. 42)
I sudori di un febbricitante sono giovevoli se cominciano al terzo giorno, al quinto, al settimo, al nono, all'undicesimo, al trentunesimo, al trentaquattresimo, perché questi sudori portano la malattia a crisi. I sudori che si verificano negli altri giorni indicano sofferenza, malattia lunga e recidive. (IV, 37; p. 43)
I sudori freddi, che si accompagnano a febbre alta, sono un segno mortale; con febbre più lieve, indicano malattia protratta. (IV, 37; p. 43)
Quella parte del corpo in cui è il sudore, indica che lì è la malattia. (IV, 38; p. 43)
Abbondante sudore che sopraggiunge dopo il sonno senza causa evidente indica che il corpo è ripieno di cibo. Se si manifesta in una persona che non ha preso cibo, indica il bisogno di un'evacuazione. (IV, 41; p. 43)
Se il brivido colpisce un sofferente di febbre protratta, mentre il corpo è più debole, ciò è mortale. (IV, 46; p. 44)
Il sudore che sopraggiunge durante la febbre, senza che questa subisca una remissione, è un cattivo segno, perché la malattia è protratta, ed è segno eccessivo di umidità. (IV, 56; p. 45)
In un paziente affetto da febbre ardente, il sopraggiungere del brivido determina la guarigione. (IV, 58; p. 46)
Una terzana esatta raggiunge la sua crisi in sette periodi al massimo. (IV, 59; p. 46)
Se una febbre non abbandona il paziente nei giorni dispari, di solito è dispari. (IV, 60; p. 46)
Quando l'ittero sopravviene nelle febbri prima del settimo giorno, è un cattivo segno, a meno che non vi siano scariche acquose dagli intestini. (IV, 62; p. 46)
Le febbri in cui il brivido si manifesta ogni giorno, ogni giorno si risolvono. (IV, 63; p. 46)
Nelle febbri, se l'ittero sopravviene al settimo, al nono, all'undicesimo o al quattordicesimo giorno, è un buon segno, a meno che l'ipocondrio destro non diventi duro: altrimenti è un cattivo segno. (IV, 64; p. 46)
La convulsione dopo elleboro è mortale. (V, 1; p. 51)
La convulsione o il singhiozzo che sopravvengono in un abbondante flusso di sangue, sono cattivo segno. (V, 3; p. 51)
La convulsione o il singhiozzo che sopravvengono dopo una purga eccessiva, sono cattivo segno. (V, 4; p. 51)
Se un uomo ubriaco diventa improvvisamente muto, egli muore con convulsioni, a meno che egli non sia preso da febbre, a meno che non viva sino a quando l'ebbrezza scompaia ed egli recuperi la voce. (V, 5; p. 51)
Gli accessi epilettici che si manifestano avanti la pubertà sono suscettibili di cura, ma se si manifestano dopo l'età di 25 anni, essi di solito durano fino alla morte. (V, 7; p. 52)
Le consunzioni avvengono di solito tra i 18 e i 35 anni di età. (V, 9; p. 52)
In coloro che sono molestati dalla consunzione, se gli sputi emessi con la tosse hanno un odore forte se fatti cadere su carboni ardenti, e se i capelli cadono dalla testa, è mortale. (V, 11; p. 52)
In casi di consunzione, in cui i capelli cadono dalla testa, costoro, quando sopraggiunge la diarrea, muoiono. (V, 12; p. 52)
Se in un paziente di consunzione sopraggiunge la diarrea, ciò è mortale. (V, 14; p. 52)
L'acqua più leggera è quella che presto si riscalda e presto si raffredda. (V, 26; p. 54)
Purgare le donne incinte, se vi è un eccesso di umori, dal quarto al settimo mese, queste ultime di meno, perché bisogna avere molta cura del feto che abbia meno di 4 mesi e più di 7 mesi. (V, 29; p. 56)
Se una donna incinta è colpita da una malattia acuta, ciò è mortale. (V, 30; p. 56)
Una donna incinta, se salassata, abortisce, specialmente se il feto è assai grande. (V, 31; p. 56)
Se una donna vomita sangue, e sopraggiunge la mestruazione, si ha la guarigione. (V, 32; p. 56)
Se la mestruazione è soppressa, un flusso di sangue dal naso è buon segno. (V, 33; p. 56)
Se una donna è affetta da affezione isterica o da difficoltà di parto, se sopraggiunge lo starnuto, è un buon segno. (V, 35; p. 57)
Se le mestruazioni non sono di buon colore, e sono irregolari, ciò indica la necessità di purgare. (V, 36; p. 57)
Se in una donna incinta le mammelle diventano all'improvviso piccole, essa abortirà. (V, 37; p. 57)
Se desiderate sapere se una donna è incinta, datele a bere idromele quando sta andando a dormire: se avrà un dolore colico sarà incinta, altrimenti non lo è. (V, 41; p. 57)
Il feto maschile è di solito nella parte destra, quello femminile nella sinistra. (V, 48; p. 58)
Nelle donne incinte, la bocca dell'utero è chiusa. (V, 51; p. 59)
Quando la bocca dell'utero è dura, essa sarà necessariamente chiusa. (V, 54; p. 59)
Quando la mestruazione è troppo abbondante, insorgono malattie; quando è soppressa, insorgono malattie dell'utero. (V, 57; p. 59)
Se la mestruazione è soppressa, senza che sopravvengano né brivido né febbre, ma solo inappetenza, potete desumere che la donna è incinta. (V, 60; p. 60)
Somministare latte ai sofferenti di cefalea è male. È male anche somministrarlo ai febbricitanti e a coloro che hanno gli ipocondri gonfi e con borborigmi, e a coloro che hanno sete. Il latte è anche cattivo per i malati acuti febbricitanti che hanno le feci biliose, e per coloro le cui deiezioni sono molto sanguinolente. Conviene darlo invece nei casi di consunzione, quando non vi è febbre alta. Datelo anche nelle febbri protratte ma basse, quando nessuno dei suddetti sintomi è presente, ma vi è un eccessivo dimagrimento. (V, 64; p. 61)
Se i gonfiori non appaiono nelle ferite gravi, è cosa assai cattiva. (V, 66; p. 61)
I gonfiori molli sono buoni, quelli duri sono cattivi. (V, 67; p. 61)
I brividi cominciano nelle donne, dai lombi, e vanno lungo il dorso, alla testa. Anche negli uomini cominciano più spesso nel dorso del corpo che non nella parte anteriore come per esempio negli avambracci o nelle coscie. (V, 69; p. 61)
Coloro che sono presi dalle febbri quartane non sono molto proclivi ad essere colpiti da convulsioni. Ma se essi sono prima colpiti dalle convulsioni, e poi sopraggiunge la quartana, le convulsioni cessano. (V, 70; p. 62)
Gli itterici non sono molto flatulenti. (V, 72; p. 62)
Nelle dissenterie protratte, l'inappetenza è cattivo segno; se poi si accompagna a febbre, è segno ancora peggiore. (VI, 3; p. 63)
Le emorroidi che si formano nei melanconici e nei nefritici sono un buon segno. (VI, 11; p. 64)
Quando un paziente è stato curato di emorroidi croniche, se almeno una non è lasciata, vi è il pericolo che sopravvengano l'idropisia e la consunzione. (VI, 12; p. 64)
Nel caso di una persona affetta da un singhiozzo, lo starnuto che sopravviene rimuove il singhiozzo. (VI, 13; p. 64)
Nel caso di paziente sofferente di diarrea protratta, il vomito involontario che sopravviene rimuove la diarrea. (VI, 15; p. 66)
Nel caso di paziente sofferente di pleurite o polmonite, il sopraggiungere della diarrea è un cattivo segno. (VI, 16; p. 66)
Il sopraggiungere, negli insani di mente, delle vene varicose o delle emorroidi, rimuove la demenza. (VI, 21; p. 66)
In coloro nei quali le rotture scendono dal dorso alle braccia, il salasso provoca la risoluzione. (VI, 22; p. 66)
Se una parte dell'intestino tenue è tagliata non si riunisce. (VI, 24; p. 67)
Gli eunuchi non si ammalano di gotta né diventano calvi. (VI, 28; p. 67)
Le donne non si ammalano di podagra a meno che non siano soppresse le mestruazioni. (VI, 29; p. 67)
Un ragazzo non si ammala di podagra prima dell'uso di Venere. (VI, 30; p. 67)
I dolori degli occhi sono rimossi dal bere vino puro, dai bagni, dai fomenti, dal salasso, dai purganti. (VI, 31; p. 67)
I balbuzienti sono presi di solito da una diarrea prolungata. (VI, 32; p. 68)
Il salasso rimuove la disuria; incidete la vena interna. (VI, 36; p. 68)
Negli itterici il fegato sclerotico è pericoloso. (VI, 42; p. 69)
Coloro a cui il purgante o il salasso giovano, debbono essere purgati o salassati in primavera. (VI, 47; 69)
In casi di malattie della milza, la dissenteria che sopraggiunge è un buon segno. (VI, 48; p. 70)
Nelle affezioni gottose, l'infiammazione è sedata entro 40 giorni. (VI, 49; p. 70)
Le affezioni podagrose si riattivano in primavera e in autunno. (VI, 55; p. 72)
L'apoplessia insorge prevalentemente tra i 40 e i 60 anni. (VI, 57; p. 72)
Dopo il sudore, il brivido, non è conveniente. (VII, 4; p. 73)
La polmonite nel corso della pleurite è un cattivo segno. (VII, 11; p. 74)
La frenite nel corso della polmonite è un cattivo segno. (VII, 12; p. 74)
A seguito di infiammazione del fegato, il singhiozzo è un cattivo segno. (VII, 17; p. 75)
Nell'insonnia, convulsioni o demenza sono un brutto segno. (VII, 18; p. 75)
In caso di evacuazioni non composte, la dissenteria è un brutto segno. (VII, 23; p. 75)
Dopo la rottura di un osso, si ha la demenza se la cavità è penetrata. (VII, 24; p. 75)
Qualsiasi osso, cartilagine o tendine sia tagliato nel corpo, non si accresce. (VII, 28; p. 76)
In caso di dolore agli occhi, dare a bere vino puro, bagnare con molta acqua e salassare. (VII, 46; p. 78)
Lo starnuto viene dalla testa dovuto al riscaldamento del cervello o al fatto che l'interno della testa è pieno di umidità. Così l'aria interna esce e fa rumore perché passa attraverso un posto stretto. (VII, 51; p. 79)
Quando vi è un dolore al fegato, il sopraggiungere della febbre risolve il dolore. (VII, 52; p. 79)
Quando è giovevole sottrarre sangue dalle vene, bisogna salassare in primavera. (VII, 53; p. 79)
In caso di colpo al cervello, da qualsiasi causa, i paziente necessariamente diventano, all'improvviso, privi di parola. (VII, 58; p. 80)
Sia il sonno che l'insonnia, oltre la giusta misura, sono malattie. (VII, 72; p. 82)
Dalla dissenteria [si genera] la lienteria. (VII, 77; p. 82)
Dal vomito di sangue, consunzione e spurgo di pus. (VII, 79; p. 83)
Dalla consunzione, un catarro proveniente dalla testa. Dal catarro, diarrea. Dalla diarrea, cessazione dello spurgo dall'alto. Dalla cessazione, morte. (VII, 80; p. 83)
Quando nelle malattie le lacrime sgorgano volontariamente dagli occhi, è un buon segno; se involontariamente, un cattivo segno. (VII, 83; p. 83)
Coloro che soffrono di febbri quartane, se perdono sangue dal naso, è un cattivo segno. (VII, 84; p. 83)
I sudori sono pericolosi se non avvengono nei giorni critici, se sono violenti e sgorgano rapidamente dalla fronte, o gocce o in rivoli, e se sono freddi e copiosi. Poiché tale sudore è necessariamente la conseguenza di violenza, eccesso di dolore e pressione prolungata. (VII, 85; pp. 83-84)
Il primo fra tutti gli uomini memorandi che avesse separato la medicina disciplina dallo studio della sapienza è stato Ippocrate di Coo, discepolo di Democrito, a sentenza di alcuni; uomo e per arte e per eloquenza insigne. (Aulo Cornelio Celso)
Intento Ippocrate a conoscere l'indole delle malattie, non ebbe tempo di bilanciare le dottrine relative alla struttura ed alle funzioni del corpo umano. Epperciò in quello che ha sugli elementi non fece che ripetere quanto a' suoi tempi si ammetteva da' filosofi e da' medici teorici. Pronunziò tuttavia una gran sentenza la quale se fosse stata attentamente disaminata da' medici, avrebbe di molto accelerato i progressi della scienza; ed è questa: I viventi sono governati da una forza particolare interna di somma attività. L'appellò enormo, che vuol dire impellente; e sovente nomolla pure natura. (Lorenzo Martini)
↑ Citato in AA.VV., Il libro della medicina, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2021, p. 12. ISBN 9788858036730
↑ Da Sull'arte, in Opere, a cura di M. Vegetti, UTET, Torino, 19762, p. 461; citato in Giorgio Cosmacini, Testamento biologico. Idee ed esperienze per una morte giusta, il Mulino, Bologna, 2010, p. 21. ISBN 9788815134059
↑ Citato in Simon Singh, Edzard Ernst, Aghi, pozioni e massaggi, Rizzoli, 2008.
↑ Citato in Mario Pappagallo, Il tumore si previene anche a tavola, in Umberto Veronesi, Mario Pappagallo, Verso la scelta vegetariana, Giunti Editore, 2011, p. 42. ISBN 978-88-09-76687-7.
↑ In latino Vita brevis, ars longa, occasio volucris, periculosa experimentia, judicium difficile. Per approfondire vedi qui.
↑ Parafrasato spesso in «A mali estremi, estremi rimedi».
Ippocrate, Aforismi e Giuramento, introduzione di Massimo Baldini, traduzione di Marco Tullio Malato, Tascabili Economici Newton, Roma, 1994. ISBN 88-7983-373-1