Da molte generazioni, dai bizantini agli arabi, era fuori discussione lo stretto rapporto che intercorreva fra quartana e malinconia. La melancholia ex stomacho, la febbre che rispuntava puntuale e indomabile ogni quattro giorni, aveva origine ex humore melancholico, perché la bile nera «saglie dalla milza allo stomaco». Lo ribadiva anche un insigne medico patavino contemporaneo di Fioravanti, sotto molti aspetti un innovatore, Girolamo Mecuriali (1530-1606), ancora fedele, nel curare la quartana, ai precetti pseudoaristotelici dei Problemata: consigliava al paziente di tenere lontano, nei limiti del possibile, «curas, moemores, profundas cogitationes, et intenta animi studia», di sottoporsi ai clisteri evacuativi, oppure di bere infusioni di sera arricchita di succo di mercorella. (Piero Camporesi)
Febbre quartana, il vecchio uccide, e il giovane risana. (proverbio toscano)
Leonardo Fioravante, espertissimo empirico, la dava la pietra lazula per far vomitare liberando perciò molti dalle febbre quartane. Nelle febri maligne la calcinava e dopo l'estingueva in acqua vita finissima, nella quale dice solversi mirabilmente e dava essa soluzione; liberava anche da molti morbi, riducendo ancora in buonissimo stato, quasi miracolosamente, l'ulcere, benché maligne; cavava anche da essa pietra l'oglio, col quale conciliava il sonno, inducendo riposo. E facendone ungere il capo e il ventricolo toglieva l'infiammazione e il dolore delle podagre. (Giuseppe Donzelli)
Coloro che soffrono di febbri quartane, se perdono sangue dal naso, è un cattivo segno.
Coloro che sono presi dalle febbri quartane non sono molto proclivi ad essere colpiti da convulsioni. Ma se essi sono prima colpiti dalle convulsioni, e poi sopraggiunge la quartana, le convulsioni cessano.
Le quartane estive sono di solito brevi, quelle autunnali sono protratte e specialmente quelle che sono vicine all'inverno.