chirurgo, politico e accademico italiano (1955-) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Ignazio Marino (1955 – vivente), medico, chirurgo e politico italiano.
Citazioni in ordine temporale.
Se è vero che ogni minuto, negli Usa, muore una persona per carenza di organi per trapianto e che il Paese deve cercare una risposta a tale pressante richiesta, è anche doveroso salvaguardare i diritti e la volontà di individui che, quando ancora in possesso delle proprie capacità intellettive/cognitive, si sono posti il delicato problema di come essere assistiti (o non assistiti) nelle fasi di fine vita e di come disporre del proprio corpo. Le nuove misure trovano l'entusiastico sostegno di buona parte della comunità americana dei trapianti, nonostante il rischio segnalato dagli esperti di bioetica che si tratti di una legge che trasforma in donatori di organi anche individui che non lo avrebbero voluto, che obbliga certi familiari ad accettare decisioni non condivise e addirittura che spinge i medici a non somministrare certi farmaci a pazienti ormai terminali per timore di danneggiare la qualità di organi altrimenti disponibili per il prelievo e il trapianto. Si tratta di timori forse ingigantiti ma del tutto legittimi. Da decenni ci si adopera per risolvere il divario fra richiesta e offerta di organi, ma ciò non toglie che si debba procedere con estrema cautela. Sembra banale sottolineare un principio basilare ma è necessario tenere sempre presente che non è ammissibile assegnare più valore a un'esistenza rispetto a un'altra, in questo caso a quella di un uomo o una donna in lista d'attesa per un trapianto rispetto a quella di una persona che versa in fin di vita, in un reparto di rianimazione. Occorre agire con prudenza, dimostrando che l'interesse ultimo resta sempre e soltanto il rispetto e la salute dei cittadini, in qualsiasi fase della vita siano, a qualsiasi età e in qualsiasi situazione.[fonte 1]
Nella storia dell'uomo, infatti, la fine della vita ha sempre coinciso con l'arresto del battito cardiaco: ogni eroe degno di questo nome è morto perché il suo cuore ha smesso di battere, la letteratura e le opere d'arte ne danno ampia testimonianza così come i vecchi manuali di medicina. [...] Con i primi interventi di cardiochirurgia e con l'invenzione della circolazione extracorporea apparve chiaro che la funzione del cuore poteva essere sostituita da un meccanismo artificiale: la persona continuava a vivere senza che il cuore battesse nel torace, purché il cervello continuasse a ricevere il sangue. Molti segnali erano stati registrati dai medici e l'idea che il cervello svolgesse un ruolo determinante per la vita degli esseri umani era già ben consolidata. Partendo da questi presupposti, si sviluppò un dibattito che vide riuniti ad Harvard non solo medici ma anche giuristi, filosofi, esponenti delle religioni perché l'obiettivo era trovare una definizione alla morte che tenesse in considerazione anche gli aspetti etici e il contesto in un dato momento storico. Da Harvard in poi la morte dell'individuo si certifica nel momento in cui sono cessate tutte le funzioni vitali del cervello in maniera irreversibile, quello che viene definito in linguaggio semplificato encefalogramma piatto.[fonte 2]
La nuova definizione di morte non fu dunque, solo il frutto di un confronto tra scienziati, fu soprattutto la prima dichiarazione di bioetica condivisa che ebbe un impatto concreto in tutto il mondo. La morte cerebrale fu infatti alla base dello sviluppo della medicina dei trapianti come la conosciamo oggi; permise la donazione degli organi e il prelievo da donatori a cuore battente. Ed è grazie a quel lavoro che oggi nel mondo si eseguono decine di migliaia di trapianti d'organo ogni anno e si salvano, grazie a questa terapia, tantissimi pazienti altrimenti destinati a morte certa. La morte dunque poggia la sua definizione su certezze scientifiche che non hanno motivo di essere messe in discussione. Del resto, è certo che se un medico nutrisse il benché minimo dubbio sulla morte di un individuo non procederebbe mai al prelievo degli organi.[fonte 2]
Attualmente c'è chi sostiene che la definizione di morte dovrebbe essere rivista alla luce delle innovazioni tecnologiche che hanno investito il mondo della medicina. Personalmente, credo che il modo di definire la fine della vita sia corretto scientificamente ma sostengo soprattutto che se qualcuno nutre dei dubbi li esponga nelle sedi appropriate, portando alla conoscenza di tutti gli argomenti scientifici a supporto di questa sua posizione. In caso contrario, insinuare l'ipotesi che un individuo che fino ad oggi viene definito morto, non lo è più, è un atto irresponsabile che rischia di mettere in pericolo la possibilità di salvare centinaia di migliaia di vite grazie alla donazione degli organi dopo la morte, un atto generoso e dettato unicamente dal senso di solidarietà tra gli esseri umani.[1][fonte 2]
Negli Usa mi sono sempre rifiutato di eseguire trapianti da donatori samaritani, che comunque venivano effettuati, pur di rado, negli istituti che ho diretto. Ho invece sempre sostenuto, eseguito e incentivato i trapianti da donatori viventi legati da vincoli di affetto. Non sono convinto che sia giusto sottoporre una persona non legata da vincoli affettivi al rischio di un intervento chirurgico. Non arriverei a proibirli ma non mi convincono‚ come percorso etico‚ come soluzione alla drammatica lunghezza delle lista d'attesa, soprattutto nel caso del trapianto di rene.[fonte 3]
Il Pd ha il passo del bradipo. Ha presente quell’animale il cui movimento è tanto lento che dopo un po’ gli crescono le alghe sulla pelliccia? Ecco, così. Tranne quando ci sono delle poltrone da spartire: allora diventa un predatore rapace.[fonte 4]
[Riferendosi a Giuseppe Fioroni] L’altra settimana aveva detto che in Sicilia il Pd doveva sostenere un nuovo governo Lombardo. Ma le pare? Noi abbiamo fatto una campagna elettorale tutta contro Lombardo, come potevamo allearci con lui? Dovremmo invece dire ogni giorno che sta governando male, malissimo, con montagne di spazzatura che invadono le città e la gente costretta a fare i turni per la doccia perché il sistema idrico non funziona.[fonte 4]
[Sul Partito Democratico] [...] finito il congresso si è ricaduti nella vecchia malattia che aveva soffocato Veltroni, quella delle correnti che non lavorano per un progetto comune. Ognuno va per la sua strada e non c’è nessuna sintesi, quindi sembra che il partito non abbia una direzione.[fonte 4]
[Sul Partito Democratico] [...] quello che è successo dopo le ultime amministrative in alcune delle regioni in cui abbiamo vinto: Umbria, Toscana e Puglia. Dove per tutti gli incarichi si sono presentate persone con ottimi curricula e persone mandate dalle correnti. Indovini quali hanno preso...[fonte 4]
Io credo che il partito potrebbe dare l’appoggio soltanto a un esecutivo che porti alle elezioni e con due mandati semplici semplici: abolire l’attuale vergognoso sistema elettorale – il Porcellum – sostituendolo con il maggioritario uninominale; e naturalmente sradicare il conflitto d’interessi. Niente altro.[fonte 4]
Ho detto che cinque anni fa il sindaco uscente [Gianni Alemanno] si era candidato impostando la sua campagna elettorale sul tema della sicurezza. Aveva in mente un film, quello del sindaco sceriffo e si è traformato in un altro film, quello dello sceriffo "tutto chiacchiere e distintivo".[2][fonte 5]
Le questioni legate alle cure mediche, in particolare alla fine della vita e quando non si è più in grado di esprimersi, sono divenute più complesse anche per effetto di un progresso medico scientifico che non dominiamo appieno. Ci pongono di fronte a interrogativi di non facile soluzione e richiedono di essere affrontate senza arroccamenti dogmatici. Se è necessaria una legge è perché le risorse tecnologiche di cui dispone oggi la medicina consentono a volte di strappare un corpo alla morte, senza restituirlo pienamente alla vita recuperando le facoltà intellettive del paziente. Occorre dunque chiedersi se sia giusto utilizzare ogni terapia, anche quando è evidente che non serve più o, addirittura, può servire solo a prolungare una agonia. Siamo chiamati tutti, laici e credenti, uomini di destra e di sinistra, medici e malati, a riflettere sui limiti della scienza, che può alleviare la sofferenza ma non evitare la naturale conclusione dell'esistenza.[fonte 6]
Un Paese moderno non può permettersi di arretrare giustificando la discriminazione delle coppie omosessuali. Un partito come il Pd, che si candida alla guida del Paese, deve occuparsi di questo problema: l'Italia non si è ancora dotata di una legge che equipari i diritti e i doveri di tutte le coppie, a prescindere dall'orientamento sessuale. Ed è sorprendente che una regola di base della democrazia, come l'uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini, sia ignorata e venga piuttosto trattata come un tema di dibattito e di contrasto politico. Bisogna invece elaborare una proposta di legge seria, in linea con le legislazioni degli altri Paesi: ciò che conta veramente è che i diritti di tutte le coppie legate da un rapporto affettivo e d'amore siano gli stessi, a prescindere dal genere di chi ne fa parte. Qualsiasi altra visione è datata. Ben diverso è quanto accade nel resto d'Europa, dove ben 20 paesi, dal Portogallo, alla Finlandia, dalla Francia alla Germania, alla cattolicissima Irlanda e alla Slovenia, hanno adottato normative che garantiscono e tutelano i diritti di tutte le coppie, comprese quelle omosessuali.[fonte 7]
Gli screening e le diagnosi precoci sono pericolosi. I vaccini non servono a nulla. Rita Levi Montalcini ha rubato il Nobel. L'Aids è una grande bufala. Le convinzioni di Beppe Grillo in ambito scientifico sono note ma oggi che il suo ruolo è cambiato, da fantasista di successo a leader di una forza politica parlamentare che aspira a cambiare l'Italia, qualche punto interrogativo è più che legittimo.[3]
Oggi, con la scomparsa di Arnoldo Foà tutti noi siamo più poveri. Foà ha saputo interpretare la storia contemporanea del nostro paese. Un attore immenso capace di entrare nell'immaginario collettivo di tutti noi. Un uomo coerente, coraggioso e dai grandi valori, che si è schierato a fianco della libertà negli anni più bui della nostra nazione. I suoi personaggi portati in scena in teatro, alla radio e in televisione hanno arricchito culturalmente e divertito generazioni di italiani. Aveva il carisma dei grandi personaggi e l'umiltà dei semplici, a lui l'Italia e Roma saranno sempre riconoscenti.[fonte 8]
[Dichiarandosi favorevole alle adozioni gay.] Se mi avesse fatto questa domanda nel 1987 probabilmente avrei risposto che non mi sentivo favorevole. Poi seguendo mia figlia in una città all'estero dove aveva compagni di scuola con genitori dello stesso sesso mi sono reso conto che io non ho nessuna contrarietà purché l'adozione venga fatta nell'interesse primario della bimbo o della bimba.[fonte 9]
Finalmente anche Roma si dota di un registro delle unioni civili. È un risultato atteso da tempo, che pone Roma sempre più in prima linea sul fronte dei diritti degli individui e del riconoscimento dei legami affettivi stabili. La Capitale dà il segnale che, in questa città, l’amore è uguale per tutti.[fonte 10]
La criminalità organizzata ancora gestisce grandi porzioni del traffico internazionale e ci sono abbastanza ragioni per riaprire il dibattito oggi in Italia. Viviamo in un tempo in cui una riforma delle leggi sulle droghe è necessaria a livello nazionale e internazionale. Per l'Italia personalmente ho un'idea molto chiara di quello che deve essere fatto: la depenalizzazione della marijuana deve essere considerato un punto di partenza perché gli anni di proibizionismo non hanno portato nessun risultato nella prevenzione del drammatico aumento nell'uso di droga.[fonte 11]
Arrivando in Campidoglio, e dobbiamo dirlo, dopo le rovine lasciate da quella destra che oggi si erge a scudo morale di questa società. Ma non hanno vergogna? Perché non tornano nelle fogne da dove sono venuti? È là che devono andare! E la smettano questi eredi del nazi-fascismo di dare lezioni di democrazia.[fonte 12]
Marco Pannella era già un mito quando lo conobbi. Erano gli anni '70 e il suo impegno sui diritti civili mi faceva riflettere mentre studiavo medicina all'Università Cattolica e proprio da studente lo incontrai la prima volta. Mi emozionai quando nel 2006, ritornato in Italia, raccontò quel nostro primo incontro a mia figlia che lo guardava come si guarda un saggio da ascoltare con rispetto. La stima per Marco si è accompagnata in questi ultimi anni alla gratitudine per avermi permesso di condividere alcuni progetti e momenti di grande intensità. Come potrei dimenticare quando mi venne a prendere per accompagnarmi a casa di Pier Giorgio Welby, dove incontrai Pier Giorgio e Mina, o quando mi chiuse nel salotto di casa mia per ore per cercare di convincermi a entrare nel Partito Radicale prima delle elezioni per il Parlamento Europeo nel 2009. O la marcia per la giustizia nel dicembre 2013, quando Marco si presentò con l'immancabile sigaro e un cappello da babbo natale con scritto sopra "Amnistia". Non eravamo sempre d'accordo ma io gli ho voluto un grandissimo bene e so che ero ricambiato. A volte mi sgridava perché non condivideva alcune mie decisioni. Io non ebbi mai il coraggio di sgridarlo sulle scelte politiche ma, ogni tanto, mi prendevo la libertà di farlo in occasione degli scioperi della sete quando alcuni valori nel sangue, come la creatinina e l'azoto ureico, salivano pericolosamente mettendo a rischio la sua vita. Marco se la rideva e continuava a fumare. Testardo, risoluto, irremovibile, visionario. Ecco Marco siamo in tanti ad aver appreso qualcosa da te. Per quello che mi riguarda non dimenticherò mai che oltre le doti che tutti ti riconoscono avevi anche dolcezza e signorilità e quelle carezze che ogni tanto mi hai dato sul volto sono entrate nel mio cuore e le ricorderò per sempre.[fonte 13]
A un certo punto di Marino ho pensato anch'io: basta, se ne vada. Poi rielaborando i fatti: gli scontrini di poche decine di euro, la Panda rossa, la battuta estorta a Papa Francesco, adesso mi sembra evidente che si sia consumato un rito torbido, l'ennesima congiura fratricida. Quel documentario [Roma golpe capitale di Francesco Cordio] mi ha fatto male perché mi ha fatto sentire stupido, una delle tante vittime di una narrazione deformata. (Paolo Virzì)
Il linguaggio estremista, da anni '70, di Marino alla Festa dell'Unità è pericoloso. Verrebbe da dire semplicemente che fa solo vomitare e che il Sindaco oramai è un caso clinico. Il problema è che non basta. Quello che si presentò come il "Sindaco di tutti i romani" deve ricordarsi di rappresentare anche chi è di destra e non merita, per questo, i suoi insulti. Così fa ripiombare Roma nel clima della guerra in strada fra rossi e neri. Se non capisce le conseguenze di queste parole, più che dimettersi, si faccia ricoverare. (Francesco Storace)
Lui se resta sindaco altri tre anni e mezzo, con il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma. (Salvatore Buzzi)
↑ In riferimento all'articolo di Lucetta Scaraffia pubblicato su l'Osservatore Romano il 3 settembre 2008, in questo articolo veniva messa in dubbio la scelta nel "rapporto di Harvard" di attestare la morte dell'individuo sul tracciato piatto dell'EEG e sulla morte cerebrale.
↑ Citando il film Gli intoccabili. Al Capone, interpretato da Robert De Niro si riferisce a Eliot Ness, interpretato da Kevin Costner così: «Tu sei solo chiacchiere e distintivo!»
↑ Dall'intervento al intervenuto all'apertura dei lavori dell'Eighth Annual Conference of the International Society for the Study of Drug Policy al Consiglio Nazionale delle Ricerche; citato in Marino dice sì alla cannabis e si scatena la polemica, Repubblica.it, 15 marzo 2015.