filosofo cinese Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Confucio (551 a.C. – 479 a.C.), filosofo cinese.
Colui che desidera assicurare il bene di altri si è già assicurato il proprio.[1]
Colui che governa per mezzo della sua virtù è... come la stella polare: rimane al suo posto, mentre tutte le stelle minori le rendono omaggio.[2]
Fate il bene in ogni tempo, in ogni luogo, in tutte le circostanze in cui potrete farlo; e sarete, a non dubitarne, virtuosi e saggi.[3]
Fate il bene per se medesimo, senz'alcun motivo d'interesse personale; vi sarà resa la giustizia che meritate, godrete senza contrasto della riputazione di virtù e di sapienza, che si forma da se medesima in favore di quelli che così si governano senza parere di ambirla.[3]
Guardatevi bene soprattutto dal cercare o disprezzare l'approvazione degli uomini, ma accogliete lodi e disprezzi con la medesima indifferenza.[3]
Guardatevi dal far cosa, di cui dobbiate o tosto o tardi pentirvi.[3]
Il Cielo non ha parenti; tratta egualmente tutti gli uomini.[3]
Il signore si comporta secondo il suo proprio rango e non desidera nulla di ciò che appartiene a un rango superiore.[4]
L'uom superbo si pone sopra gli altri, e crede che gli si debba ogni cosa; gli altri, per lo contrario, lo mettono nell'ultimo grado, né gli concedono nulla.[3]
L'uomo superiore governa in modo appropriato gli uomini secondo la loro natura, e non appena essi cambiano ciò che è sbagliato, egli si ferma.[5]
L'uomo troppo compiacente che accorda tutto per tutto avere, é ruinato dalla propria facilità.[3]
La sapienza procura a chi la coltiva il godimento dei veri beni; essa sola dovrebb'essere lo scopo de' nostri voti, ma le passioni la contrariano, i vìzi la maltrattano, e tutti gli aditi le sono chiusi.[3]
Lo scorrer delle acque nel letto che la natura o la mano degli uomini v'hanno scavato, è cosa semplicissima, e tutti ponno conoscerne la ragione; ma ciò che non tutti conoscono, si è la somiglianza tra le acque e la dottrina: a questo paragone unicamente io applicava l'animo. Le acque, diceva tra me e me, scorrono del continuo, scorrono il giorno, scorrono la notte, sino a tanto che siensi riunite a tutte le altre, in seno al vasto mare.[3]
Nel buon governo il sovrano è un sovrano, il ministro è un ministro, il padre è padre e il figlio è figlio.[6]
Non assumete troppe faccende; molti affari trascinano seco molti dispiaceri, o almen almeno pensieri. Non vi mischiate che in quelli che sono d'indispensabile vostro dovere.[3]
Non cercate la troppa allegrezza né la troppa tranquillità; la ricerca che ne farete é pur essa una pena ed un ostacolo alla quiete.[3]
Non imitiamo quegli uomini isolati, savii soltanto per loro medesimi.[3]
Non si può pervenire in cima alla montagna senza passare per vie difficili e scoscese; non giungere alla virtù senza che costi assai sforzi e fatiche. Ignorare la strada che s'ha a prendere, mettersi in cammino senza guida, é un volersi smarrire, un mettersi in pericolo della vita.[3]
Non trascurate di rimediare al male, per piccolo che vi appaia: un picciol male trascurato, appoco appoco cresce e diventa grandissimo.[3]
Non usare arco e freccia per uccidere una zanzara.[7]
Non v'ha dubbio che i discendenti non facciano, all'occorrenza ciò che avran veduto fare da quelli che gli avranno preceduti. Gli onori che renderete a coloro cui succedeste sopra la terra, vi saranno resi da quelli che succederanno a voi.[3]
Parlando ed operando, non crediate, quantunque siate solo, di non esser veduto né udito: gli spiriti sono testimonii di tutto.[3]
Poiché vogliamo insegnare agli altri la via della virtù, incominciamo dall'entrarvi noi medesimi, e ci seguiranno.[3]
Se non contentate tutti, almeno niuno vi odierà.[3]
Se non procurate di evitare che vi si facciano piccole ingiustizie, vi troverete in breve nel caso d'osar di tutto il vostro sapere per assicurarvi da offese maggiori.[3]
Se vedi un affamato non dargli del riso: insegnagli a coltivarlo.[9]
Siate severi verso voi medesimi, quando si tratterà de' vostri propri difetti, ma indulgenti verso gli altri; non dite male di chicchessia, né fate caso del male che potrassi dire di voi.[3]
Sinché un uomo gode della vita, nulla e' deve disperare: può ad un tratto passare dal più profondo dolore alla massima gioia; dalla massima disgrazia alla più alta felicità.[3]
Spezzasi l'acciaio, per duro che sia; ciò che pare il più solidamente stabilito, sovente torna più facile a distruggere.[3]
Troppa debolezza o troppa violenza nuocciono: bisogna congiungere fermezza alla moderazione.[3]
Tra gli uomini non v'è chi non mangi e non beva, ma pochi sanno distinguere i sapori.[10]
Un albero giovane che non abbia ancora profonde radici, può con facilità sterparsi; bisogna usar la scure chi lo lasci ingrossare.[3]
Un fuoco a lungo celato diventa un incendio difficile ad estinguere: un fuoco di cui appare la vampa, agevolmente si spegne. Più ruscelli uniti formano un fiume; più fili insiemi congiunti formano una corda essa non si può romper che a stento.[3]
Attribuito ai discepoli di Yu Jo e di Tsêng-tzu, discepoli di Confucio.
Confucio disse: — Studiare e mettere costantemente in pratica non è una soddisfazione? Che un amico venga da luoghi lontani non è una gioia? Non essere conosciuti dagli uomini e non crucciarsene non è da saggi? (I, I, 1; 2015)
Citazioni
Youzi disse: «Quelli che in privato sono pii verso i genitori e rispettano il fratello maggiore, di rado ameranno resistere ai superiori. Fra quelli che non amano resistere ai superiori, nessuno fomenterà rivolte. Il signore opera alla radice. Se la radice è solida, crescerà la Via. La pietà verso i genitori e il rispetto per il fratello maggiore sono la radice del "ren"[11]». (1, 2; 1989)
Il Maestro disse: «Parole fiorite e belle forme di rado si accompagnano al "ren"». (1, 3; 1989)[12]
Il Maestro disse: «Non mi affliggo che gli altri non mi riconoscano. Mi affliggo di non riconoscere gli altri». (1, 16; 1989)
Il Maestro disse: «A quindici anni mi impegnai a imparare, a trenta mi sono retto in piedi. A quarant'anni sono cessati i dubbi. A cinquant'anni ho conosciuto la volontà del Cielo. A sessanta l'orecchio si è fatto obbediente. A settanta, posso seguire i desideri dell'animo, senza infrangere regole». (2, 4; 1989)
Imparare senza pensare porta a nulla; pensare senza imparare è pericoloso. (2, 15; 1989)
Il Maestro disse: «You, ti insegnerò che cos'è la sapienza. Quel che sai, riconosci di saperlo. Quel che non sai, riconosci di non saperlo. Ecco la sapienza». (2, 15; 1989)
Il maestro disse a un suo allievo: Yu, vuoi che ti dica in che cosa consiste la conoscenza? Consiste nell'essere consapevoli sia di sapere una cosa che di non saperla. Questa è la conoscenza. (II, 17)[13]
Se un uomo intende il Tao la mattina, ciò è bene per lui, ne dovesse anche morire la sera.[14] (4, 8)
Di rado si sbaglia per essersi limitati. (4, 23; 1989)
Il Maestro disse: «Il signore vuol esser lento nelle parole e pronto nei fatti». (4, 24; 1989)
Il Maestro disse: «Basta. Non ho incontrato nessuno che sappia riconoscere i suoi errori e accusarsi nell'intimo». (5, 26; 1989)
Quando la stoffa ha la meglio sulla cultura, ne risulta il rozzo. Quando la cultura ha la meglio sulla stoffa, ne risulta il pedante. Occorre che cultura e stoffa siano in armonia, perché‚ ne risulti il signore. (6, 16; 1989)
Mangiare riso non raffinato, bere acqua, il braccio ripiegato per cuscino: in questo pure c'è gioia. Senza rettitudine avere ricchezze e "status", per me è come nuvola che passa. (7, 15; 1989)
Il Maestro disse: «Lo spreco porta alla disobbedienza, la parsimonia alla meschinità. Piuttosto della disobbedienza, meglio la meschinità». (7, 35; 1989)
Il Maestro disse: «Il signore è calmo e sciolto; il volgo è sempre inquieto». (7, 36; 1989)
Zengzi disse: «Capace, domandava agli incapaci; molto dotato, domandava ai poco dotati; avere, come se non avesse; pieno, come fosse vuoto; offeso, non si confrontava: avevo un amico che si comportava così». (8, 5; 1989)
Il Maestro disse: «Si può far sì che il popolo segua, non che conosca». (8, 9; 1989)
Il Maestro disse: «Chi non ha una competenza, non si occupi di governo». (8, 14; 1989)[15]
Il Maestro disse: «Il signore è cortese, non accomodante. Il volgo è accomodante e non cortese». (13, 23; 1989)
Il Maestro disse: «Il signore è calmo e non superbo. Il volgo è superbo e non calmo». (13, 26; 1989)
Se uno parla senza vergogna è difficile che metta in pratica quel che dice. (14, 21; 1989)
Il Maestro disse: «Con chi non dice: 'Come fare, come fare?' io non so come fare». (15, 15; 1989)
Il Maestro disse: «Il signore cerca in se stesso. Il volgo cerca negli altri». (15, 20; 1989)
Zigong domandò: «C'è una parola che faccia da guida per tutta la vita?». Il Maestro disse: «È la reciprocità. Quel che non desideri per te, non farlo agli altri». (15, 23; 1989)
Sbagliare e non correggersi, questo si chiama sbagliare. (15, 29; 1989)
Il signore è fermo, ma non credulo. (15, 36; 1989)[16]
Le nature si assomigliano. Le pratiche divergono. (17, 2; 1989)
Il maestro disse: Per natura gli uomini sono vicini, l'educazione li allontana. (XVII, 2)[13]
Il Maestro disse: «Solo i molto sapienti e i molto stupidi non si può cambiarli». (17, 3; 1989)
Il Maestro disse: «Parlare per via di quel che si è inteso per strada, significa lasciar perdere la virtù». (17, 14; 1989)
Il Maestro disse: «Quando uno è detestato a quarant'anni, sarà così fino alla fine». (17, 26; 1989)
Il Maestro disse sconsolatamente: «Non si può stare con gli uccelli e con le fiere. Se non sto con gli uomini, con chi dovrei stare? Se al mondo si seguisse la Via, non avrei da cambiar nulla». (18, 6; 1989)
Quando il volgo commette uno sbaglio, immancabilmente cerca di mascherarlo. (19, 8; 1989)
Confucio disse: — Sacrificare agli spiriti (degli avi) che non sono propri è adulazione; vedere il giusto e non attuarlo è mancanza di coraggio. (I, II, 40; 2015)
Se Tzu-lu, avuto un insegnamento, non lo aveva àncora messo in pratica, aveva timore di riceverne un altro. (III, V, 105; 2015)
Non conosci ancora la vita [...] e vuoi conoscer la morte? (VI, XI, 264; 2015)
Confucio disse: — Se l'uomo non guarda lontano sicuramente ha vicino i dispiaceri. (VIII, XV, 390; 2015)
Confucio disse: — Chi chiede molto a sé stesso e poco agli altri allontana da sé l'animosità. (VIII, XV, 393; 2015)
Il Maestro disse: "Mettetemi insieme a due persone a caso, avranno qualcosa da insegnarmi. Le loro qualità mi faranno da modello e i loro difetti mi saranno di ammonimento" (7, 22; 2006)
Il Maestro disse: "Mettete la lealtà e la fiducia sopra ogni cosa; non accettate l'amicizia di chi vi è moralmente inferiore; non abbiate paura di correggere i vostri errori" (9, 25; 2006)
Il maestro disse: La nostra gloria più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarci sempre dopo una caduta.[17]
Confucio è un esempio tipico della nostra mente, è l'esempio tipico per antonomasia. Pensa continuamente in termini di bene e di male, di quel che dovrebbe essere fatto e di quello che non dovrebbe essere fatto. È un legalista, il più grande legalista mai nato. (Osho Rajneesh)
Confucio fu un antologista – il più grande. (Ezra Pound)
Confucio ha inaugurato una via nuova, indicando la necessità e la possibilità di recuperare la dimensione religiosa del lavoro nel 'secolo' e dell'attività sociale. (Mircea Eliade)
Cristo fu un uomo perfetto, ma Confucio aveva un più vivo senso di humor! (Archibald Joseph Cronin)
Sin dai primi inizi della Missione stessa, adottarono e misero in atto il costume secondo cui tutti i predicatori di Cristo dovevano applicarsi a leggere attentamente i libri di Confucio: e se i nostri predecessori non avessero avvertito quale grande frutto potesse prodursi dall'uso di quest'opera, si può pensare che avrebbero voluto imporre a se e ai posteri opera tanto onerosa senza alcun vantaggio per le anime? (Prospero Intorcetta)
↑ Citato in Ari Kiev, Vivere meglio giorno per giorno, Selezione dal Reader's Digest, luglio 1974.
↑ Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 26. ISBN 9788858019429