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pittore spagnolo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Francisco de Zurbarán (Fuente de Cantos, 7 novembre 1598 – Madrid, 27 agosto 1664) è stato un pittore spagnolo, tra i maggiori pittori spagnoli del XVII secolo.
Figlio di Luis, un ricco commerciante di origine basca, e di Isabel Márquez, viene battezzato il 7 novembre 1598 nella chiesa parrocchiale di Fuente de Cantos, nell'Estremadura. Dal gennaio 1614 è apprendista a Siviglia nella bottega di Pedro Diaz de Villanueva, un pittore di immagini devozionali rimasto sconosciuto.
La sua prima opera nota, firmata "Franco de Zurbaran fac/1616", è l'Immacolata Concezione, prodotta per un convento sivigliano e ora conservata in una collezione privata di Bilbao. Sono varie le suggestioni alle quali questa prima modesta opera farebbe riferimento: si sono suggeriti i nomi di Donatello, del Pordenone, di Tiziano, fino a Domenico Campagnola e Marco Dente.
Nel 1617 conclude il suo apprendistato, senza sottoporsi all'esame per ottenere il titolo di maestro pintor e accedere alla corporazione degli artisti. Va ad abitare a Llerena, dove sposa María Páez de Silices, maggiore di lui di dieci anni, figlia di un norcino. Dal loro matrimonio nascono María, nata nel febbraio 1618, Juan, nato il 20 luglio 1620, e Isabel Paula, nata il 13 luglio 1623.
A partire dal 1618 ottiene le prime modeste committenze pubbliche dai municipi di Llerena e da altri vicini, come il disegno di una fontana da collocare in Plaza Mayor a Llerena o il quadro per la porta di Nuestra Señora a Villagarcía.
Nel 1622 riceve alcuni incarichi nella sua città natale: decora i baldacchini processionali della Hermandad de Madre de Dios e dipinge il retablo con i quindici Misteri del Rosario per la chiesa parrocchiale di Nuestra Señora de la Granada a Fuente de Cantos, su volontà testamentaria del canonico Alonso Garcia del Carro. L'anno successivo è funestato dalla morte della moglie Maria. Zurbarán si risposa nel 1625 con Beatriz de Morales, una vedova llerenese di famiglia nobile, ancora una volta più anziana di lui di una decina di anni.
Il 17 marzo 1626 ottiene dal priore del convento di San Pablo a Siviglia, poi trasformato in chiesa della Magdalena, la commissione di dipingere ben ventun dipinti in otto mesi: quattordici attinenti alla vita di san Domenico e sette a rappresentazioni di Dottori della Chiesa. In gran parte dispersi e irreperibili a seguito della guerra napoleonica del 1810 e dalla secolarizzazione del convento nel 1835, nella chiesa restano la Guarigione del beato Reginaldo d'Orléans e l'Apparizione della Vergine al monaco di Soriano, nel Museo di Siviglia sono esposti un San Gregorio, un Sant'Ambrogio e un San Gerolamo, mentre nell'Art Institute di Chicago è un Cristo crocifisso, firmato e datato "Franco Dezur fa 1627", proveniente anch'esso dal convento sivigliano anche se non era citato nella commissione stipulata per gli altri dipinti. Scomparso dal convento nel 1810, riapparve in Inghilterra nel 1880 per essere acquistato nel 1954 dal Museo statunitense.
Tanto nella Guarigione che nell'Apparizione Zurbarán mostra i suoi debiti nei confronti di Juan Sánchez Cotán e la sua attuale predilezione per composizioni impostate obliquamente, mentre la figura della Maddalena dell'Apparizione è già, con l'ovale allungato del volto e lo sguardo pensoso, il modello di tante future raffigurazioni femminili. Il forte contrasto di luce e ombra cui sono soggette le figure in primo piano «le astrae dal contesto ambientale, nello stesso tempo caricandole di realtà quotidiana. Indagandole più a fondo, ci si rende conto che assecondano una strutturazione simmetrica dello spazio pittorico, imperniata su direttrici ortogonali, e che la fonte luminosa concorre con la sua drastica unicità a stringere legami di per sé resi ben saldi dal ricorso a schemi tanto elementari» (Mina Gregori).
Il Cristo crocefisso può essere a buon titolo considerato il suo primo capolavoro, riconosciuto come tale anche dai contemporanei, e in grado di aprire al pittore la via a una carriera di successo. Di forte rilievo plastico, realistico nei particolari della superficie della croce, nei chiodi e nel cartiglio, la postura dei piedi affiancati, anziché incrociati, è stata messa in relazione con i crocefissi del Pacheco.
Torna a Siviglia nel 1637 (con il titolo di pittore del re): in quegli anni la sua produzione artistica giunge al culmine della sua qualità. Realizza due importanti cicli pittorici, uno per il monastero certosino di Jerez (oggi smembrato) ed uno per i geronimiti di Guadalupe, caratterizzati da violenti contrasti luministici.
Attorno al 1650 inizia il suo declino: la committenza inizia a rivolgersi al giovane Bartolomé Esteban Murillo (arrivato in città nel 1645) e Zurbarán inizia a produrre soprattutto dipinti destinati alle colonie spagnole in America, soprattutto in Messico.
Se i grandi cicli conventuali rappresentano la parte più caratteristica dell'opera dell'artista, non vanno dimenticate le opere devozionali e le sue celebri nature morte (bodegones), spesso ispirate a incisioni fiamminghe.
Pittore degli ordini conventuali e delle loro leggende agiografiche, fu artista dal grande afflato religioso caratterizzato da estasi spirituale e ascetismo. Nei suoi dipinti si evidenzia una rappresentazione monumentale della figura umana.
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