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filologo e letterato italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Vittorio Rossi (Venezia, 3 settembre 1865 – Roma, 18 gennaio 1938) è stato un filologo e storico della letteratura italiano.
Compiuti a Venezia gli studi liceali, si iscrisse dapprima all'Università degli Studi di Padova, per poi passare a quella di Torino, dove si laureò nel 1886 sotto la guida di Arturo Graf e Rodolfo Renier.[1] Si perfezionò quindi a Firenze, con Adolfo Bartoli, Pio Rajna e Domenico Comparetti, tutti seguaci del metodo storico, metodo a cui lo stesso Rossi aderì, per poi essere influenzato dalla critica idealistica di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile.[2]
Dopo un breve periodo di insegnamento nei licei (a Sessa Aurunca ed a Palermo), iniziò nel 1891 l'insegnamento universitario, dapprima a Messina, e successivamente a Pavia (dal 1893), a Padova (dal 1908), ed a Roma (dal 1913).[3] Fu rettore dell'Università di Padova tra il 1910 e il 1913.[4]
Dal 1933 al 1935 fu commissario e da quella data attivo Presidente dell'Accademia dei Lincei, fino alla morte.[5]
Molte furono le opere pubblicate di assoluto rilievo,[6] specie su Battista Guarini, Andrea Calmo, Pietro Aretino, Francesco Petrarca (di cui curò anche le Familiari), Dante Alighieri, il Quattrocento.[7] Fece inoltre parte della Commissione per l'Edizione nazionale delle opere del Petrarca (per conto della quale pubblicò anche una monumentale edizione in 4 volumi delle Familiares, che resta tuttora il testo critico di riferimento per questa parte dell'epistolario petrarchesco)[8] così come del Consiglio superiore della pubblica istruzione.[3]
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