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pittore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Vito D'Anna (Palermo, 14 ottobre 1718 – Palermo, 13 ottobre 1769) è stato un pittore italiano, considerato il più raffinato e sensibile interprete del rococò palermitano e tra i maggiori pittori siciliani.[1][2]. Fu il padre di Alessandro D'Anna, cognato di Francesco Sozzi e genero di Olivio Sozzi.
Figlio di Giuseppe D'Anna e di Rosalia Coppolino, da bambino fu affascinato dai dipinti realizzati da modesti pittori sulle carrozze commerciate dal padre.[3]
Il 13 gennaio 1736, a diciassette anni, iniziò la propria carriera come apprendista nella bottega acese di Paolo Vasta, dove restò fino al 1744, assimilando e facendo proprio l'uso di colori vivaci, tipico di alcune scuole barocche romane e napoletane.[1][3]
Tornato a Palermo entrò in rapporti con Olivio Sozzi, in quel momento il più importante pittore della città. Il 29 febbraio 1745 ne sposò la figlia Aloisia da cui, nel 1746, nacque Alessandro D'Anna. Aloisia e Vito ebbero poi altri tre figli: Olivio, Pietro e Rosalia.[4]
Dopo la nascita di Alessandro, su consiglio del suocero, si trasferì a Roma per un periodo di apprendistato presso Corrado Giaquinto, amico di Olivio Sozzi.
Nel 1751, di ritorno a Palermo, dipinse gli affreschi della chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, del Palazzo Benenati Ventimiglia e della chiesa dei Tre Re. L'artista acquistò allora un ruolo di primo piano nella città, assumendo negli anni successivi un ruolo culturale dominante: le sue opere erano ormai uno status symbol del patriziato e del clero siciliano.[1][5]
Nel 1756 nacque la figlia Rosalia, anche lei pittrice, allieva prima del padre e poi di Francesco Sozzi. Rosalia fu uno dei suoi modelli favoriti: l'artista la ritrasse in diverse opere.[4]
Nel 1760 dipinse a Palazzo Isnello l'Apoteosi di Palermo, l'affresco, considerato uno dei capolavori della pittura siciliana del XVIII secolo, è un'allegoria trionfale di Palermo, con al centro il nume tutelare della città.
Il 31 ottobre 1765 assistette alla morte del suocero Olivio Sozzi, che cadde da un'impalcatura mentre stavano rifinendo a tempera gli affreschi della basilica di Santa Maria Maggiore a Ispica.
Tra il 1763 e il 1765 realizzò il grande ciclo di affreschi nella chiesa del Santissimo Salvatore. Vito D'Anna era affetto da tubercolosi e le fatiche del lavoro alla cupola peggioravano il suo male. Dopo aver dipinto la Gloria degli Angeli nel lanternino, affida la prosecuzione del lavoro ai suoi allievi Vito Coppolino, Giuseppe Testa e Antonio Manno, limitandosi a dirigerli.
Negli anni successivi si limiterà a produrre esclusivamente pale d'altare, angosciato dalla malattia e infelice per l'impossibilità di dipingere a fresco. Si spense a Palermo il 13 ottobre del 1769, un giorno prima del suo cinquantunesimo compleanno. Fu sepolto nella chiesa di San Matteo al Cassaro a Palermo.[4]
Nel XIX secolo le sue spoglie vennero trasferite al cimitero palermitano di Santa Maria dei Rotoli.
Nel tempo Vito D'Anna intraprese una raccolta di disegni, bozzetti e incisioni di artisti siciliani, romani e napoletani, comprendente copie di opere di Sebastiano Conca, Corrado Giaquinto, Luca Giordano, Carlo Maratta, Francesco Solimena.
Nel XIX secolo la collezione passò allo studioso Agostino Gallo, poi in casa Alfano e dopo ancora appartenne al barone palermitano Sgadari Lo Monaco.[1] Attualmente queste opere sono custodite presso Palazzo Abatellis a Palermo.[6]
Vito D'Anna ebbe numerosi allievi e aiuti. Dalla fine degli anni cinquanta del XVIII secolo la sua scuola aveva formato un gruppo di pittori notevoli, come Francesco Sozzi (suo cognato), Alessandro D'Anna (suo figlio), Vincenzo e Antonio Manno, Antonio Dominici, Giuseppe Crestadoro, e Domenico Provenzani, che lavorarono nelle case della casta patrizia di Palermo distinguendosi tra i tanti pittori siciliani del periodo.[1]
Le sue opere maggiori si trovano in alcune chiese e palazzi palermitani: la Apoteosi di San Domenico nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria; L'Apoteosi di Palermo a Palazzo Isnello, che contiene una delle sette raffigurazioni monumentali del Genio di Palermo, nume tutelare della città; La Gloria dei principi di Resuttana a Villa Resuttana; la Gloria di San Basilio nella chiesa del Santissimo Salvatore.
Altre opere importanti si trovano nei centri della provincia di Catania, come La Predicazione di San Nicolò nella chiesa San Nicolò - Santissimo Salvatore a Militello in Val di Catania e il Viso di Maria nella chiesa Santa Maria della Stella.
Alcune opere sono conservate presso la Pinacoteca Zelantea di Acireale e in alcune chiese della cittadina, tra cui la cattedrale di Maria Santissima Annunziata. Altre tele sono custodite alla Galleria Nazionale della Puglia e in diverse chiese del ragusano e del siracusano, tra cui la chiesa di San Giovanni Battista di Chiaramonte Gulfi.
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