Ancora giovanissimo, manifestò grande interesse per la storia naturale ed un'autentica passione per la botanica. Si avvicinò da autodidatta a questa disciplina formando da solo la sua cultura scientifica, poiché non gli fu permesso di seguire un percorso specifico di studi universitari.
Soggetto infatti all'autorità del padre, che lo voleva «successore della sua carica, dei suoi onori e delle sue tendenze»,[6] fu indirizzato, quattordicenne, agli studi classici e poi a quelli giuridici e diplomatici presso il Collegium Theresianum di Vienna per essere «educato nobilmente, come si convenia a perfetto gentiluomo».[7]
Il periodo lombardo (1829-1848) e la partecipazione ai moti insurrezionali antiaustriaci
Conseguita la laurea in giurisprudenza nel 1829,[8] tornò a Milano e, rifiutando la carriera diplomatica alla quale il padre lo aveva destinato, trovò un impiego prima come praticante di concetto presso la Direzione Generale di Polizia,[9] poi come funzionario amministrativo presso la Delegazione provinciale, prima a Milano e poi in diverse province lombarde che erano allora governate dall'Austria. Questi incarichi, che tenne per quasi vent'anni fino al 1848, gli consentirono di coltivare la sua vera passione, la scientia amabilis[10] che, oltre allo studio, lo portava a compiere frequenti esplorazioni botaniche[11] alla ricerca di specie rare per il suo erbario e a scoprirne di nuove da descrivere e determinare.[12]
A Milano iniziò anche a frequentare la casa del nobile austriaco Maurizio Rainer De Haarbach[13] dove si incontravano alcuni giovani naturalisti[14] accomunati dalla stesso interesse per la botanica e intenzionati a promuovere un movimento di ricerche sulla storia naturale della Lombardia.[11]
Nel settembre 1840 Cesati fu trasferito a Como, presso la locale Delegazione provinciale con l'incarico di terzo aggiunto di delegato.[15] Vi restò due anni fino al 7 aprile 1843 quando fu promosso a relatore della Congregazione provinciale di Brescia.[16] A Brescia rimase quasi cinque anni, fino al 9 gennaio del 1848, quando fece ritorno a Como in qualità di primo aggiunto di delegato[17] e successivamente. il 18 marzo dello stesso anno, come Delegato dell' I. R. Delegazione provinciale di quella città.[18]
Proprio allora in Lombardia scoppiarono i primi moti insurrezionali anti austriaci, preparatori della Prima Guerra di Indipendenza Italiana e Cesati, di idee liberali e sentimenti patriottici,[11] partecipò attivamente alle vicende risorgimentali di quel periodo.[6][19] Presidente della Congregazione provinciale di Como, non solo non volle adottare misure repressive contro gli insorti come gli avrebbe imposto la sua funzione, ma «alla testa della popolazione» combatté contro le truppe austriache e poi a Milano, col Governo provvisorio, contribuì attivamente alla liberazione della città.[6]
Il 27 marzo, il Governo provvisorio di Como lo incaricò di reggere ancora la Delegazione ed il 22 aprile il Governo provvisorio centrale della Lombardia lo confermò Presidente della Congregazione provinciale. Ma il 5 agosto,[20] dopo la sconfitta dell'esercito piemontese di Carlo Alberto di Savoia, a Custoza ed il ritorno degli austriaci nel Lombardo-Veneto,[21] fu costretto ad abbandonare precipitosamente la città.
L'esilio a Lugano ed il ventennio vercellese (1848-1867)
Fuggito esule in Svizzera, Cesati soggiornò a Lugano per alcuni mesi.[18]
Per ritorsione del Governo austriaco subì la confisca e la vendita di tutti i suoi beni,[6] nonché la perdita del materiale scientifico accumulato in quegli anni[18] tra cui gli appunti di micologia sui quali stava allora lavorando per una monografia sui funghi già cominciata ed il materiale preparatorio per il quarto ed il quinto fascicolo di una Iconographia[22] della flora italiana che resterà incompiuta.[23]
Tornato in Italia, Cesati si stabilì a Vercelli[24] che divenne così la sua seconda patria e dove rimase per quasi vent'anni, fino al 1867.[6]
A Vercelli iniziò ad insegnare storia naturale[25] presso il Collegio nazionale (Real Collegio) di Via San Cristoforo[26] e, nell'aprile del 1854, fu nominato direttore agli studi delle Scuole tecniche speciali, patrocinate dal Comune, presso il nuovo Collegio-convitto nazionale.[27] Nel 1860 queste scuole furono convertite in Istituto Tecnico[28] (diventato dal 2007, Istituto di Istruzione Superiore "Camillo Cavour") e Cesati ne fu il primo Preside. Tenne la presidenza sino al dicembre del 1967,[29] quando lasciò Vercelli per trasferirsi a Napoli, nominato professore di botanica presso la R. Università.[30]
Il periodo napoletano (1867-1883) e la direzione del R. Orto botanico
Cesati vinse il concorso per titoli alla cattedra di botanica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia e presso la Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali. Assunse anche come titolare la direzione del R. Orto botanico,[31] subentrando a Giuseppe Antonio Pasquale, che svolgeva ad interim questi incarichi, rimasti vacanti per la morte di Guglielmo Gasparrini, il 28 giugno del 1866.[32]
L'opera di Cesati come Direttore del R. Orto botanico fu «laboriosa e non sempre apprezzata adeguatamente».[33]
Durante la sua direzione fu formalizzato l'acquisto di microscopi per i laboratori dell'Istituto,[34] Fu costruita una nuova stufa calda (a riscaldamento artificiale) in ferro e vetro, in sostituzione di quella preesistente più piccola e difettosa,[35] e si progettò la ristrutturazione della monumentale Stufa temperata.[36] L'ingresso principale dell'Orto fu dotato di un impianto di illuminazione a gas e fu regolamentata l'apertura al pubblico del Giardino consentendola nei soli giorni feriali.[37]
Con la nomina a Direttore del R. Orto botanico Cesati entrò formalmente a far parte di quell'ambiente universitario del quale era rimasto sino ad allora ai margini. Fu così accolto come socio ordinario nelle più prestigiose accademie napoletane[38] e in diverse altre Società scientifiche italiane e straniere, oltre che in quelle delle quali era già corrispondente.[39]
Nel 1871 fu tra i fondatori della sezione napoletana del Club Alpino Italiano[42] e ne fu il primo presidente fino al 1881,[43] quando, manifestatisi i primi sintomi di una grave infermità,[44] fu costretto a rinunciare all'incarico e ad abbandonare l'insegnamento e la ricerca sul campo.
In seguito all'aggravarsi delle sue condizioni nel 1882, chiese ed ottenne il collocamento a riposo, pur conservando la titolarità dei suoi incarichi accademici in cui fu supplito dai suoi due coadiutori, Pasquale nell'insegnamento della botanica e Licopoli nella direzione dell'Orto.[45]
Morì a Napoli nel febbraio dell'anno seguente.
In segno di stima quand'era in vita, e per renderne poi omaggio alla memoria, furono molti i botanici italiani e stranieri che vollero dedicargli nuovi generi[46] e, soprattutto, nuove specie sia di fanerogame che di crittogame che portano, così, i nomi specifici (epiteti) di cesatii,[47] di cesatiana (o cesattiana),[48] di cesatianus[49] o di cesatianum.[50]
Le prime esplorazioni botaniche, la flora lombarda e gli esordi in crittogamologia
Tra il 1836 ed il 1838, Cesati, funzionario nell'amministrazione pubblica a Milano ma cultore appassionato di scienze naturali nel privato, pubblicò alcuni suoi lavori originali ponendosi all'attenzione dell'ambiente botanico ufficiale, quello cioè delle Università e dei Musei di Storia naturale. Questi suoi primi lavori erano frutto delle sue ventennali esplorazioni botaniche nel Milanese, nelle valli del Lambro, del Liro e del Sesia, nell'Oltrepò pavese, in Lomellina, nel Comasco e nel Vercellese.[11] In essi Cesati espose le sue conoscenze e le sue idee in vari settori della botanica, dalla floristica del milanese[51] alla sistematica delle Umbrelliferae,[52] dalla micologia[53] alla teratologia[54] e alla fisiologia vegetale,[55] dando un suo primo contributo alla crescita delle conoscenze botaniche ottocentesche.
Nel 1840 pubblicò «a tutte sue spese»[56] il primo fascicolo della sua opera più voluminosa (in folio max.), una Iconographia delle piante italiane[57] che, nell'intenzione dell'Autore, avrebbe dovuto essere una completa rappresentazione figurata della flora italiana con una dettagliata descrizione delle specie, ognuna delle quali accompagnata da una illustrazione che lui stesso si proponeva di realizzare.[58] Ma l'opera, «sventuratamente per la scienza»,[59] sarebbe rimasta incompiuta arrestandosi con la pubblicazione del terzo fascicolo nel 1844.[60][61]
Con il suo trasferimento prima a Como e poi Brescia, si allargarono a queste due province le sue campagne di erborizzazione che lo portarono ad osservare oltre 450 specie, alcune molto rare e di cui se ne ignorava, fino ad allora, la presenza nell'Italia settentrionale.[15]
Durante il soggiorno bresciano pubblicò anche quelli che sarebbero stati gli ultimi due fascicoli della sua incompiuta Iconographia, dedicandoli rispettivamente alla II Riunione degli Scienziati Italiani,[62] che si era già svolta a Torino nel settembre del 1840, ed alla VI Riunione, che si sarebbe tenuta a Milano nel settembre del 1844.[63] Cesati partecipò attivamente a quest'ultimo congresso presentando diverse relazioni scientifiche[64] e, seppure estraneo all'ambiente accademico, fu nominato segretario[65] della sezione di Botanica e Fisiologia vegetale di cui curò, tra l'altro, la stesura degli atti verbali.[66]
Nel luglio del 1844 terminò la scrittura di quella che lui definì una «memoriuzza».[67] Era in realtà un saggio sulla flora lombarda contenente l'elenco floristico delle specie spontanee osservate in quel territorio ed un'introduzione ricca di osservazioni sugli aspetti generali della flora italica e su quelli propri della flora insubrica con un'accurata descrizione di diversi biotopi regionali.[68] Fu pubblicato, con il titolo Flora, sotto forma di capitolo all'interno dell'opera Notizie naturali e civili su la Lombardia[69] a cura dell'economista Carlo Cattaneo.[70]
Tre anni più tardi, con una nuova memoria dallo stesso titolo della precedente,[71] Cesati ritornò sul tema della flora lombarda aggiornando ed ampliando la consistenza floristica della vegetazione spontanea della regione e portando a 2590 il totale delle specie osservate.[72] Inoltre, a differenza del lavoro precedente, dedicò una parte considerevole della trattazione ai micromiceti[73] con l'intento di «gettare la prima base di una sistematica numerazione dei vegetabili fungoidei dell'Italia superiore»[74] L'intento, perseguito con quest'ultimo saggio e conseguito con i numerosissimi lavori successivi,[75] lo avrebbero portato ad essere considerato uno dei fondatori della crittogamologia in Italia[76] ed una autorità nel campo della micologia e non solo in ambito nazionale.[11]
Particolarmente rilevanti sarebbero stati i suoi lavori successivi sugli Ascomyicota in generale e, in particolare, sulla famiglia delle Sferiacee,[77] tra cui il genere Rosellinia.[78]
Le osservazioni floristiche nel vercellese e i contributi in micologia
Anche il periodo trascorso a Vercelli, a dispetto delle iniziali perplessità di Cesati, su quanto la nuova residenza potesse offrirgli dal punto di vista botanico,[79] fu fitto di nuove erborizzazioni e ricco di osservazioni floristiche con oltre settecento tra fanerogame e crittogame censite.[80][81]
Tra le fanerogame, oltre alle numerose specie rare o mai segnalate nel territorio (come la Fimbristylis squarrosa, Vahl. o il Verbascum virgatum, Stokes), spicca la prima osservazione di una Convolvulacea che, scrisse Cesati, «probabilmente, è specie nuova».[82] Effettivamente, un anno dopo, fu istituita come tale da Antonio Bertoloni e da questi dedicata proprio a Cesati con il nome di Cuscutacesattiana.[83]
Ma, per Cesati, la provincia di Vercelli restava comunque «la più infelice del Piemonte per le Fanerogame»,[84] per cui la sua attenzione si rivolse principalmente alle crittogame (e non solo ai funghi ma anche ai muschi, ai licheni e alle alghe)[85] di cui scoprì e fondò diverse nuove specie descrivendole in brevi note in tedesco nell'Hedwigia,[86] nella Botanische Zeitung[87] e nelle Decadi e nelle Centurie di Rabenhorst.[88]
Concepì anche l'idea di una crittogamologia insubrica, che sarebbe dovuta diventare il primo censimento sistematico della flora crittogamica del territorio compreso tra il Po e i laghi prealpini. Ma non portò a termine il progetto di cui pubblicò però i primi due saggi nei Commentari della Società Crittogamologica Italiana.[89]
Tra i lavori pubblicati nel periodo vercellese spicca il saggio sugli Sferiacei[77] scritto in unione con De Notaris.[90] Di questa famiglia di funghi, che è tra le più numerose e le più interessanti e che era stata oggetto di importanti lavori ad opera di Elias Magnus Fries e di Louis René Tulasne,[91] venne proposto dai due Autori uno schema innovativo di classificazione sistematica, basato sulla comparazione di alcuni caratteri microscopici.[92] La monografia definita da Nicola Pedicino «sommamente rimarchevole per la sua importanza nella storia della Micologia»[93] fu accolta con unanime favore dai micologi specialisti nello studio di questi funghi.[94]
Nel 1867 iniziò, con il primo fascicolo, la pubblicazione di un'opera imponente,[95] che fu iniziata da Cesati in collaborazione con Giuseppe Gibelli e Giovanni Passerini. Una Flora analitica della vegetazione spontanea italiana, strutturata secondo il metodo dicotomico[96] per l'identificazione dei generi e delle specie.[97] I trentacinque fascicoli, di cui si compose l'opera, furono pubblicati regolarmente per circa trent'anni tra il 1867 ed il 1898. Dopo la morte dell'ultimo dei tre Autori, l'opera fu portata a termine da Oreste Mattirolo allievo di Gibelli.[98]
L'opera fu definita «un ouvrage pratique [...] accessible à tous les amateurs»,[99] e fu la prima flora unitaria italiana,[100] innovativa rispetto a tutte le Flore precedenti. Sia per il superamento del metodo comparativo e l'adozione delle chiavi dicotomiche, sia per l'uso dell'italiano in luogo dell'elitario latino, sia per il sussidio alla determinazione sistematica dato da un secondo volume interamente dedicato alle illustrazioni organografiche[101] delle specie descritte.[102]
Il periodo napoletano e gli ultimi lavori floristico-sistematici
Con il trasferimento a Napoli nel 1867 iniziò per Cesati un periodo gravoso di impegni, connessi all'insegnamento universitario, alla direzione dell'Orto botanico e, non ultimo, alla direzione della sezione napoletana del CAI da lui fondata. Come direttore del R. Orto botanico Cesati ebbe principalmente il merito di aver impresso una svolta negli obiettivi di ricerca dei botanici napoletani essendo riuscito a risvegliare in loro l'interesse per i vari ambiti della crittogamologia.[103] Interesse che, fino ad allora, si concretizzava quasi esclusivamente nell'inclusione di qualche saggio di crittogame negli exsiccata. Cesati riuscì a mutare profondamente questo atteggiamento e la crittogamologia si andò progressivamente ad affiancare a Napoli alla tradizionale attività di ricerca, prevalentemente floristica, in botanica fanerogama.[104]
In effetti Cesati non si limitò a proporre nuovi indirizzi ma «da buon organizzatore di studi, si fece una scuola, assegnando ai migliori suoi allievi lo studio dei varii rami della Crittogamia».[105]Francesco Balsamo fu incaricato dello studio delle alghe, Orazio Comes dei funghi, Antonio Jatta dei licheni e infine a Giuseppe Camillo Giordano fu assegnato lo studio delle briofite. E Cesati ottenne i risultati auspicati poiché i destinatari della sua direttiva, divenuti esperti crittogamisti, diedero tutti contributi importanti alla conoscenza delle crittogame cellulari, e non solo di quelle dell'Italia meridionale.[105]
Quello napoletano fu comunque un periodo fertile di nuovi studi e ricerche e nel quale videro la luce alcuni suoi importanti lavori editi, per lo più, negli Atti e nei Rendiconti dell'Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche della Società Reale di Napoli.[106]
In diversi di questi lavori, a carattere prevalentemente floristico-sistematico, Cesati si occupò della descrizione del materiale botanico da lui stesso collezionato[107] o di quello raccolto da alcuni naturalisti-esploratori e a lui affidato per l'elaborazione.[108]
Non trascurò ovviamente la micologia[109] anzi, durante il soggiorno a Napoli, Cesati fece, tra l'altro, la prima osservazione per l'Italia di un raro fungo esotico del genere Battarraea ritenuto, fino ad allora, esclusivo dell'Inghilterra.[110] Istituì anche una nuova specie, appartenente allo stesso genere Battarraea,[111] a cui impose il nome specifico di guicciardiniana,[112] innescando una vivace polemica con il micologo inglese Worthington George Smith, che si risolse a favore di Cesati.[113]
Nel luglio del 1882 Cesati, già da diversi mesi gravemente malato, dettò quelli che sarebbero stati i suoi ultimi due lavori. Il primo fu una guida botanica del biellese[114] pensata per i partecipanti al quindicesimo Congresso Alpino Nazionale, che si sarebbe tenuto a Biella nell'agosto di quello stesso anno. Il secondo fu un censimento commentato della letteratura algologica italiana,[115] sia di quella prodotta da botanici italiani sia di quella pubblicata da autori stranieri che si fossero però occupati dello studio di alghe presenti in Italia.[116]
Questa fu l'ultima pubblicazione scientifica di Cesati che, sentendo prossima la morte, volle congedarsi dai suoi lettori lasciando scritto, come epigrafe al saggio: «Di astro moribondo ultimo raggio»[117]
Cuscuta cesatiana Bertol. Descrizione, in Index seminum R. Horti botanici Genuensis, Genova, 1851.
Sulla malattia delle uve (Nota I), in Il Vessillo Vercellese. Gazzetta della Divisione amministrativa di Vercelli, n.37, Vercelli, Tip. De Gaudenzi, 13 settembre 1852.
Sulla malattia delle uve (Nota II), in Il Vessillo Vercellese. Gazzetta della Divisione amministrativa di Vercelli, n.39, Vercelli, Tip. De Gaudenzi, 27 settembre 1852.
Sul Secotium Malinvernianum, in Atti Soc. It. Sc. dei XL, XI, Roma, Tip. Giuseppe Bernardoni, 1868, pp.390-391.
De' vantaggi dello studio della botanica può ritrarre da una collezione di autografi, aggiunto un cenno storico sovra il Cirillo. Letto all'Accademia Pontaniana nella tornata del dì 28 febbraio 1869 dal socio ord. Vincenzo Cesati. Con autografo dcl Cirillo, in Rend. Acc. Pontaniana, Napoli, 1869, pp.1-18.
Piante della Majella, del Morrone e delle loro adiacenze nell'Abruzzo Citeriore. Ricordo ai cortesi visitatori del convegno alpinistico in Chieti nell'estate 1872, Napoli, Stamp. R. Università, 1872, pp.1-30.
Sguardo turistico sulla flora della Regione Biellese. In occasione del 15º Congresso alpino nazionale presso la sezione di Biella, Biella, G. Amosso, 1882, pp.1-14.
(FR) Vente d’une grande collection botanique du baron Vincent Cesati, Napoli, Tip. Fratelli Tornese, 1882, pp.1-3.
Lavori accademici e didattici di scienze diversi dalla botanica
Tavole analitiche pel corso di storia naturale (Zoologia) durante l'anno scolastico 1850-51 ad uso degli allievi delle classi superiori nel Collegio nazionale di Vercelli, Vercelli, Tipografia De Gaudenzi, 1851, pp.1-31.
Analisi chimica delle acque bromo-jodurate di Saxon nel Vallese, Vercelli, 1853.
Nuova interpretazione d'un verso di Dante. Lettera al Direttore, in Vessillo Vercellese, Vercelli, 24 maggio 1855.
Prose e versi pronunciati nel banchetto di addio offerto dal corpo insegnante di Vercelli al barone cavaliere Vincenzo Cesati preside e direttore degli studi tecnici in occasione della sua nomina a professore ordinario di botanica nella R. Università di Napoli, Vercelli, Tip. Guiidetti e Perotti, 1868, pp.1-16.
Valete! (PDF), in Boll. Club Alpino Italiano, V, n.16, Torino, Tip. G. Candeletti, 1869, pp.348-350.
Una pagina del mio Diario 1871, estratta nella occasione che in Bassano si celebra il centenario della nascita di Giambattista Brocchi coll'aggiunta di due lettere inedite dello Spallanzani, Napoli, Stamp. della R. Università, 1872, pp.1-13.
L'Alpinista, in Boll. Club Alp. It., VII, n.21, Torino, Tip. Ed. G. Candeletti, 1873, pp.138-143.
Brindisi alpinistico, in Boll. Club. Alp. It., VIII, n.23, Torino, Tip. Ed. G. Candeletti, 1874, pp.414-415.
Il Moncodine (PDF), in L'Alpinista, II, n.11, Torino, Tip. Ed. G. Candeletti, 1875, pp.166-169.
Materiali inediti dell'erbario crittogamico di Cesati pubblicati postumi
All'età di tredici anni, Cesati iniziò ad allestire un erbario con gli exsiccata degli esemplari raccolti e determinati durante le sue prime erborizzazioni.[132] In seguito, e per oltre sessant'anni, la sua raccolta botanica venne sempre più arricchendosi di nuovi esemplari e di nuove specie fino a diventare uno dei importanti e dei più completi erbari privati dell'800.[4]
Nel 1885 L'Herbarium Cesatianum fu acquistato dall'Università di Roma[133] diventando la principale collezione botanica storica del Museo Erbario,RO sia per il numero di esemplari, sia per il numero di specie diverse e per la vastità delle loro provenienze geografiche, sia per il numero di exsiccata typi, in ambito prevalentemente micologico, cui è legata la prima descrizione dei taxa.[4]
L'Erbario Cesati è stimato ricco di oltre 350.000 esemplari appartenenti a circa 49.000 specie diverse. Di queste 32.000 circa sono le fanerogame e circa 17.000 le crittogame.
Questi numeri così elevati si giustificano considerando che l'erbario contiene non solo le specie autoctone raccolte da Cesati nei territori, pur non vastissimi, da lui erborizzati, ma anche le specie della flora italiana e di quella esotica inviategli dai suoi numerosissimi corrispondenti italiani e stranieri con i quali Cesati intrattenne un'intensa e proficua attività di scambi e donazioni.[134] Inoltre Cesati incrementò di molto la consistenza del suo erbario con l'acquisto di numerose collezioni venali, come le centurie di exsiccata di Gottlob Ludwig Rabenhorst, e di altre preziose raccolte originali fornitegli dal venditore tedesco Rudolf Hohenacker.[134]
Correlano l'erbario, il Registro delle Accessioni[135] in cui Cesati annotò, per ogni collezione acquisita, il nome dell'autore, l'anno di entrata, l'elenco delle specie e della loro consistenza numerica e l'Autografario,[136] una raccolta di oltre duemilacinquecento documenti (lettere, note, dediche, biglietti da visita, cartellini di erbario manoscritti, ecc.), con la firma autografo dell'autore, utilizzati da Cesati per ricavare l’esatta attribuzione e l’autenticità delle collezioni botaniche che gli pervenivano anonime.[137]
Gottlob Ludwig Rabenhorst, Fungi europaei exsiccati, Dresda.
Pier Andrea Saccardo, Flora Italica Cryptogama exsiccata.
Fonti di documentazione
Diari annuali di erborizzazione (1830-1849), Vercelli, Archivio di Stato di Vercelli (Fondo Arborio Mella), 1830-1849.
Diari annuali di erborizzazione (1850-1880), Roma, Università La Sapienza. Dipartimento di Biologia vegetale. Museo Erbario di Roma (Arch. RO, V. Cesati, Ms. IV)., 1850-1880.
Registri delle Accessioni (1828-1856), Vercelli, Archivio di Stato di Vercelli (Fondo Arborio Mella), 1828-1856.
Registri delle Accessioni (1857-1870), Roma, Università La Sapienza. Dipartimento di Biologia vegetale. Museo Erbario di Roma (Arch. RO, V. Cesati, Ms. VIII), 1857-1870.
Autografario, Ginevra, Conservatoire et Jardin Botanique de Genève.
Nella letteratura botanica di lingua francese, il biografato è indicato, a volte, come Vincent de Cesati (ad esempio cfr. Roumeguére, 1883) così come in alcune fonti italiane tradotte dal francese dove è denominato Vincenzo de Cesati. L'aggiunta del de davanti al cognome fatta da alcuni Autori francesi deriva, probabilmente, dalla consuetudine di preporre questa particella ai cognomi di origine alto borghese o nobiliare. In effetti il biografato era barone e discendeva dall'antica e nobile famiglia Cesati, di cui era capostipite un Massimiliano (1430-1510) regio ducale referendario della città di Vigevano (cfr. Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, II, Milano, Forni, 1928-32, pp.433-434).
Secondo Giacomini, 1980, Cesati non sarebbe morto a Napoli, ma a Vercelli. In effetti Vercelli era la seconda patria di Cesati dove lui, patriota anti austriaco, trovò rifugio dopo il fallimento della rivoluzione lombarda del 1848 alla quale aveva attivamente partecipato. Ma Cesati morì a Napoli, come riportato dalla quasi totalità delle fonti biografiche, mentre a Vercelli fu sepolto, in esecuzione delle sue ultime volontà espresse al figlio Massimiliano (cfr. Caso, 1883,p. 26).
Il padre di Cesati, Massimiliano, era giureconsulto collegiato di Vigevano e feudatario di Vigadore (cfr. Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, II, Milano, Forni, 1928-32, pp.433-434).
Agli avvenimenti del 1848 in Lombardia presero parte anche altri botanici. Tra questi ce ne sono due riconducibili a Cesati: Albert Bracht e Giuseppe Antonio Pasquale. Bracht, capitano nel 52º Reggimento Arciduca Franz Carl dell'esercito austriaco morto nella battaglia di Custoza del 25 luglio 1848, faceva parte del sodalizio di giovani naturalisti frequentato, a Milano, da Cesati di cui era amico e corrispondente (cfr. Soldano, 1987b,p. 152) e di cui condivise la proposta di istituire un Giornale Botanico Italiano che vedrà il primo numero pubblicato a Firenze nel 1844 (cfr. Innocenzo Bona, Alberto (o Adalberto) de Bracht? Lungimirante botanico e capitano boemo, in Notiziario floristico. Gruppo Flora Alpina Bergamasca, XXI, n.41, 2012, pp.20-23). URL consultato il 22 febbraio 2022. Pasquale, che combatté nella battaglia di Curtatone e Montanara nel maggio 1848, sarebbe diventato coadiutore di Cesati alla cattedra di botanica ed alla direzione del R. Orto di Napoli dal 1867 al 1882 (cfr. Giovanni Quaranta, Pasquale Giuseppe Antonio, su Pantaleone Sergi (a cura di), Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea, Istituto Calabrese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea, 17 dicembre 2019. URL consultato il 24 maggio 2020).
Cfr. Giacomo Lazzari, Storia della micologia italiana. Contributo dei Botanici italiani allo sviluppo delle scienze micologiche, Trento, Arti grafiche Saturnia, 1973, p.261.
Cesati giunse Vercelli, dove vivevano da tempo i suoi genitori, e vi soggiornò per breve tempo nel settembre del 1848. Vi ritornò, per stabilirvisi definitivamente, il 28 novembre di quello stesso anno (cfr. Soldano, 1985,pp. 99-100).
Cesati fu nominato, per meriti (cfr. Balsamo, 1883,p. 10) nel novembre del 1850 (cfr. Sella, 1883,p. 160) sulla cattedra di storia naturale che era di recentissima istituzione nel Regno di Sardegna (cfr. Lazzari, 1973,p. 261).
Con R. Decreto del 10 ottobre 1850, le scuole pubbliche di Vercelli, chiamate Collegio e gestite, dal 1833, dai Chierici regolari di San Paolo (Barnabiti) nella sede di via San Cristoforo, furono dichiarate statali e presero il nome di Collegio nazionale. Nel novembre del 1853, a seguito della rinuncia dei Barnabiti, il Collegio fu trasferito nei locali dell’ex collegio dei Gesuiti, accanto al Convitto Dal Pozzo, costituendo un unico Collegio-Convitto Nazionale, dando attuazione alla legge 4 ottobre 1848 (cfr. Maurizio Cassetti, Collegio Nazionale di Vercelli, collana Guida dell'Archivio di Stato di Vercelli, Vercelli, 1996, p.49). Su proposta di Celestino Peroglio, e di altri «benemeriti cittadini» che si offrirono «di attendere gratuitamente all'insegnamento» i corsi tradizionali furono ampliati ed il 3 marzo 1854 fu inaugurata a Vercelli la prima Scuola Speciale Tecnica d'Italia (cfr. Carlo Dionisotti, Istituti di istruzione e di educazione. Istituto tecnico, collana Memorie storiche della città di Vercelli precedute da cenni statistici sul vercellese, I, Biella, Tip. Giuseppe Amosso, 1861, p.299).
«Per volontà e merito dell’allora direttore Barone Vincenzo Cesati» (cfr. Il 'Cavour': Pillole di Storia, su cavourvercelli.it. URL consultato il 20 aprile 2020 e Roberto Crosio, Le scuole speciali tecniche, su roberto-crosio.net. URL consultato il 20 aprile 2020).
Cesati lasciò «una straordinaria impronta nella cultura scientifica vercellese e nell'organizzazione dell'Istituto, a cominciare dalla realizzazione del Gabinetto di Scienze, tuttora dotato di raccolte e strumenti cui mise mano personalmente con l'avvedutezza dell'uomo di scuola, più che mai conscio dell'emergenza scientifico-tecnica del momento» (cfr. Roberto Crosio, Le scuole speciali tecniche, su roberto-crosio.net. URL consultato il 26 luglio 2020).
Cfr. Ministero dell'Istruzione Pubblica, R. Università di Napoli, in Annuario della Istruzione Pubblica del Regno d'Italia pel 1866-1867, Firenze, Tip. del Regno d'Italia, 1867, p.61, p. 63 e p. 66.
Guglielmo Gasparrini era professore ordinario di botanica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia e presso la Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali della R. Università di Napoli, nonché Direttore del R. Orto botanico e Preside della sezione di Scienze fisiche e naturali presso la stessa Università (cfr. Ministero dell'Istruzione Pubblica, R. Università di Napoli, in Annuario della Istruzione Pubblica del Regno d'Italia pel 1865-1866, Firenze, Tip. del Regno d'Italia, 1866, p.69, p. 72 e p. 75).Verso la fine del 1865 Gasparrini si ammalò gravemente e Pasquale, suo coadiutore dal 1863, fu chiamato a supplirlo sia nell'insegnamento sia nella direzione dell’Orto. Morto Gasparrini, Pasquale fu nominato, per l'anno accademico 1866-67, professore straordinario e direttore incaricato (cfr. R. Università di Napoli., in Annuario dell'Istruzione Pubblica del Regno d'Italia pel 1866-1867, Firenze, Stab. Tip. G. Civelli, 1867, p.60. p. 62 e p. 64). Nel 1867, Pasquale partecipò al concorso per titoli alla cattedra di botanica presso la R. Università di Napoli e alla direzione dell'Orto, in competizione con Cesati. L'esito del concorso fu favorevole a Cesati (che risultò primo con 50 punti) e Pasquale (terzo con 38 punti) fu riconfermato coadiutore del nuovo direttore, incarico che svolse fino al 1883 assieme a Gaetano Licopoli (cfr. Soldano, 1985,p. 135 e Catalano, 1958,p. 80).
Il Real Giardino delle Piante, come era denominato il R. Orto botanico nel decreto di fondazione firmato da Giuseppe Bonaparte Re di Napoli e di Sicilia il 28 dicembre 1807, si componeva di tre nuclei diversi: il Casamento, il Giardino e i Fondi rustici (cfr. Catalano, 1958,pp. 48-50).
Il Casamento (denominato successivamente il Castello) era la sede dell'Istituto di botanica: un massiccio fabbricato quadrangolare con cortile interno, rinforzato agli angoli da torri merlate. Ospitava la Direzione, l'aula delle lezioni, la biblioteca, un laboratorio micrografico ed uno xilografico e l'erbario oltre l'abitazione del Direttore, del custode e del giardiniere capo (cfr. Catalano, 1958,pp. 60-63).
Il Giardino era la parte di terreno destinato a fini botanici in senso stretto «per l'istruzione del pubblico e per moltiplicarvi le spezie utili alla salute, all'agricoltura ed all'industria» (cfr. Catalano, 1958,p. 47 e pp. 63-70).
I Fondi rustici erano ampi appezzamenti a nord e ad est del Giardino, in aggiunta a quelli assegnati dal Decreto di fondazione dell'Orto, per servire alla parte a carattere agrario della sua attività. Usualmente venivano dati in affitto a coloni per incrementare, con l'estaglio riscosso, la dotazione statale dell'Istituto (cfr. Catalano, 1858,pp. 70-72).
La Stufa temperata nacque come serra non riscaldata destinata al ricovero delle piante esotiche durante l'inverno. Fu edificata, su progetto dell'architetto Giuliano de Fazio, a partire dal 1808 e terminata oltre dieci anni dopo. Ispirata alle Orangeries settecentesche, è un fabbricato a pianta rettangolare, con colonnato dorico, decorata con trenta metope raffiguranti motivi vegetali ed ampie porte-vetrate, girevoli verticalmente. Dal 1981 prende il nome di Serra Merola in ricordo di Aldo Merola direttore dell'Orto dal 1962 al 1980 (cfr. Colucci, 2007,pp. 421-432).
La prescrizione di consentire l'accesso al Giardino per il pubblico passeggio, costituì uno dei problemi principali del R. Orto botanico, fin dai tempi della sua fondazione. I gravi inconvenienti derivati dalla concessione imposero, nel tempo, delle restrizioni tra cui quelle introdotte da Cesati. Ci furono però lunghe e vivaci proteste, anche attraverso gli organi di stampa, nonché l'incomprensione ed il mancato doveroso sostegno da parte del Rettore dell'Università di Napoli Luigi Settembrini al quale Cesati indirizzò, il 26 Aprile 1872, una lunga e veemente lettera di protesta (cfr. Catalano, 1958,pp. 83-86).
Divenne socio ordinario residente dell'Accademia Pontaniana, del R. Istituto d'Incoraggiamento e dell'Accademia di Scienze fisiche e matematiche della Società Reale di Napoli (nella Classe di Scienze naturali dal 1º agosto 1868) di cui fu anche Presidente nel 1878. Ed è proprio negli Atti e nei Rendiconti dell'Accademia delle Scienze che Cesati avrebbe pubblicato la maggior parte dei suoi lavori (23 memorie) scritti tra il 1868 ed il 1882 (cfr. Balsamo, 1883,p. 12 e p. 13).
La sezione di Napoli nacque come "Succursale" del Club Alpino Italiano il 22 gennaio 1871, otto anni dopo l'istituzione della "Sede Centrale" a Torino. Alla sua fondazione parteciparono, assieme a Cesati, il conte Girolamo Giusso, Luigi Riccio e Vincenzo Volpicelli (cfr. Luigi Jozzoli, Relazione sullo stemma storico della Sezione di Napoli del CAI (PDF), su lnx.cainapoli.it, Club Alpino Italiano Sezione di Napoli, Aprile 2017).
Sotto la presidenza di Cesati, l'attività della Sezione fu caratterizzata dalla preminenza data agli aspetti scientifici e culturali connessi all'alpinismo, che privilegiavano l'osservazione naturalistica in montagna alla pratica alpinistica vera e propria (cfr. Luigi Jozzoli, Relazione sullo stemma storico della Sezione di Napoli del CAI (PDF), su lnx.cainapoli.it, Club Alpino Italiano Sezione di Napoli, 2017). Fu riorganizzato il servizio delle Guide del complesso vulcanico del Somma-Vesuvio, di cui fu avviato uno studio scientifico assieme a quello condotto sui Campi Flegrei. Furono installate diverse stazioni meteorologiche sull'Appenino meridionale che entrarono a far parte della Rete Meteorologica Nazionale. Fu costituito il primo nucleo della biblioteca sezionale, poi arricchito con l'acquisto della biblioteca del matematico e sismologo francese Alexis Perrey. Fu organizzato il Congresso nazionale del CAI, a Chieti il primo svolto nell'Italia meridionale (cfr. Canzanella, 2020).
Stephan Endlicher, nel 1839, gli dedicò il genere Cesatia, dicotiledoni australiane della famiglia delle Apiacee. Gottlob Ludwig Rabenhorst, nel 1850, gli dedicò il genere Cesatia, funghi del phylumAscomycota e Pier Andrea Saccardo, nel 1878, il genere Cesatiella, funghi della famiglia delle Hyponectriaceae (cfr. Balsamo, 1883,p. 15; Roumeguére, 1883,p. 82 e (EN) K. Bensch (a cura di), MycoBank DataBase, su mycobank.org, Westerdijk Fungal Biodiversity Institute, Utrecht, The Netherlands - Botanische Staatssammlung München, Germany. URL consultato il 10 luglio 2020).
Hypoxylon cesatianum Cooke (1883) e Melanomma cesatianum Sacc. (1883) (cfr. (EN) K. Bensch (a cura di), MycoBank DataBase, su mycobank.org, Westerdijk Fungal Biodiversity Institute, Utrecht, The Netherlands - Botanische Staatssammlung München, Germany. URL consultato il 10 luglio 2020).
L'estesa e complessa famiglia delle Ombrellifere (Apiaceae), ricca di oltre 3000 specie, sarà il gruppo di piante al quale Cesati dedicherà la maggior parte dei suoi lavori sulle Fanerogame. Cesati coltivava, fin da giovane, un progetto ambizioso: una monografia che avrebbe dovuto avere «per iscopo la dilucidazione critica delle Ombrellifere d’Europa tutta» (cfr. Bonali, 2010,p. 28).
In effetti Cesati pubblicò numerosi contributi sulle Ombrellifere in forma di articoli (cfr. Cesati, 1836b, 1837f, 1838a, 1838b e 1838c) ma non gli riuscì di portare a termine quella che lui stesso definì «l'ardua impresa» (cfr. Bonali, 2010,p. 7) anche se, alla fine del 1839, il Prodromus Umbelliferarum dovrebbe essere stato quasi ultimato da Cesati che scriveva infatti di accingersi senz'altro «a compiere il manoscritto» (cfr. Soldani, 1983,p .80).
Le illustrazioni, contenute nei soli tre fascicoli pubblicati nell'opera, furono eseguite da Cesati «con perizia e diligenza grandissima, quantunque in gran parte lavorasse nel cuor della notte» (cfr. Balsamo, 1883,p. 10), dando prova del suo «talent de dessinateur» (cfr. Roumeguére, 1883,p. 78) e restano «uno degli esempi più belli ed irripetibili di disegno fotografico» (cfr. Giacomini, 1980).
Cesati aveva già in mente i contenuti dei due fascicoli successivi, il secondo dei quali avrebbe dovuto trattare delle Umbellatae attuando così, almeno in parte, il suo ambizioso progetto monografico sulle Ombrellifere che coltivava fin da giovane (cfr. Soldano, 1987b,p. 151).
Ma i due fascicoli non furono mai pubblicati sia per i costi di stampa troppo elevati che Cesati avrebbe dovuto sostenere (cfr. Roumeguére, 1883,p. 78) e sia, più probabilmente. perché il «materiale pel 4to e 5to fasc. della Iconografia Italiana» predisposto da Cesati «pel prossimo inverno 1844/45-1845/46» andò disperso a causa della confisca dei beni di Cesati da parte degli Austriaci (cfr. Soldano, 1987b,p. 152).
Carlo Cattaneo aveva ricevuto l'incarico di redigere una guida per i partecipanti alla VI Riunione degli Scienziati Italiani a Milano, avendo recensito su Il Politecnico le guide già uscite per le precedenti Riunioni. Ma il principio da cui mosse il lavoro di Cattaneo, e cioè quello di descrivere «un'intera regione in luogo di fare qua e là per l'Italia un volume sulla centesima o trecentesima particola del bel paese» (cfr. Cattaneo, 1844,p. VI) non venne accettato e la guida per i congressisti fu commissionata a Cesare Cantù. Cattaneo pubblicò comunque il lavoro, contenente il capitolo Flora scritto da Cesati, come primo volume di un'opera che sarebbe però rimasta incompiuta (cfr. Scienziati di tutta Italia, unitevi! I congressi dei naturalisti italiani fra scienza e politica. Per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Milano 1844, su mostre.museogalileo.it, Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza. URL consultato il 20 giugno 2020).
La memoria fu letta dall'amico Giuseppe Balsamo Crivelli nell'adunanza del 23 dicembre 1847 del R. Istituto Lombardo di Lettere Scienze ed Arti di Milano, di cui Cesati era socio corrispondente, e poi pubblicata nel 1848 nel Giornale edito dallo stesso Istituto (cfr. Soldano, 1987b,p. 148).
A queste due memorie sulla flora lombarda avrebbe dovuto farne seguito una terza, rimasta però incompiuta tra i manoscritti dell'Autore (cfr. Balsamo, 1883,p. 10).
Cfr. Cesati, 1848a,pp. 492-518.
Anche nell'edizione precedente Cesati si era occupato di Fungi. Oltre ad un cenno sulla loro distribuzione geografica, elencava diverse specie delle famiglie delle Tuberacee, delle Licoperdacee e delle Poliporee, desunte dagli scritti di Carlo Vittadini, e terminava con un elenco dei funghi mangerecci e nocivi più comuni (cfr. Cesati, 1844a,345-348).
Lo studio delle crittogame era ritenuto, fino ad allora, un settore secondario rispetto alla botanica fanerogama, poco indagato anche per le difficoltà di osservazione dovuta alla mancanza di adeguati strumenti ottici. Solo a partire dalla metà dell’800 la crittogamologia ebbe un marcato sviluppo, grazie all'uso del microscopio (cfr. Bonali, 2010,p. 12).
Fu così che, nel 1858, Cesati, De Notaris e Francesco Baglietto fondarono la Società crittogamologica italiana alla quale aderirono i principali crittogamisti italiani di quel tempo (tra gli altri Giacomo Doria, Lodovico Caldesi, Luigi Dufour, Patrizio Gennari). Cesati fu tra i collaboratori dell'Erbario crittogamico italiano e, tra il 1861 ed 1866, curò la pubblicazione del Commentario edito dalla Società (cfr. Giacomini, 1980).
Sia la raccolta di exsiccata che la rivista specializzata ebbero in ruolo fondamentale nel promuovere la crittogamologia in Italia e la conoscenza delle crittogame dell'Europa meridionale (cfr. Roumeguére, 1883,p. 78).
La pubblicazione sia dell'Erbario che del Commentario, si interruppe per mancanza di fondi già prima della morte di De Notaris nel 1877, fu ripresa per iniziativa di Francesco Ardissone e Francesco Baglietto nel 1868 per la collezione in natura e nel 1878 per i Commentari che divennero gli Atti della Società Crittogamologica Italiana (cfr. Roumeguére, 1883,p. 78).
L'iniziale insoddisfazione di Cesati, per la nuova residenza derivava per prima cosa dalla particolare fisionomia vegetale dell'agro vercellese. La scarsità del manto boschivo dei territori oltre la sponda occidentale del Sesia gli facevano presagire una «desolante monotonia» floristico-vegetazionale. Si aggiungeva inoltre la preoccupazione di Cesati di non poter spingere le sue erborizzazioni oltre la sponda orientale per la presenza degli Austriaci, che occupavano militarmente quei territori dopo la disfatta di Novara e l'Armistizio di Vignale. Benché col trattato di Milano ed il bando di Radetzky si riconosceva l'amnistia agli esuli lombardo-veneti nel piemontese, Cesati non si fidava per i suoi noti trascorsi anti-austriaci (cfr. Soldano, 1987a,p. 270) ma anzi considerava «una trappola» il provvedimento di clemenza (cfr. BSN, 2020b,lettera 78.15).
«Un intero mondo di svariate forme nuove e graziose, sfuggite sino allora all'attenzione dei Naturalisti a cagione della loro picciolezza o della recondita sede cui prediligono» (cfr. Cesati 1870a,p. 119).
Il saggio precede la pubblicazione dell'opera di De Notaris Sphaeriacei Italici. Centuria 1, Fasc. 1.2., alla preparazione della quale Cesati collaborò anche se il suo nome non compare tra gli Autori (cfr. Roumeguére, 1883,p. 79).
I caratteri microscopici, su cui di fondava il nuovo sistema di classificazioni, erano: le condizioni di tessitura dei concettacoli (o pirenii); la forma, il colore e la struttura degli sporidii e, eventualmente, la struttura dello stroma qualora apparisse ben definito e nettamente distinto dal micelio (cfr. Nicola Antonio Pedicino, Notizie intorno a Giuseppe De Notaris del Socio Corrispondente nazionale N. Pedicino. Adunanza del dì 10 marzo 1877, in Rend. Acc. Sc. Fis. e Mat. Soc. R. Napoli, XVI, fasc. 3, Napoli, Tip. R, Acc. Sc. Sis. e Mat. Soc. R. Napoli, 1887, p.44).
L’elaborazione dicotomica per la determinazione delle specie fu opera di Passerini (cfr. Palletti, Pazzoni, Giuseppe Passerini, su comune.parma.it, Istituzione biblioteche del comune di Parma. URL consultato il 28 giugno 2020).
Cfr. Compendio della flora italiana, su sba.unifi.it, Università degli Studi di Firenze. Sistema bibliotecario d'Ateneo. URL consultato il 28 giugno 2020.
Dopo la morte di Cesati (nel 1883) e di Passerini (nel 1893), l'opera fu continuata dal solo Gibelli. Dopo la morte di questi (nel 1898), l'opera fu completata da Oreste Mattirolo, allievo di Gibelli, che conservava i manoscritti e i disegni originali, ma solo dopo la fine di un lungo contenzioso (dal febbraio del 1899 all'ottobre del 1900, con ripetuti solleciti e minacce di azioni legali) con la Casa Editrice Francesco Vallardi, titolare dei diritti esclusivi sull'opera (cfr. Corrispondenti di Oreste Mattirolo (PDF), su bibliosdn.unito.it, Biblioteche di Scienze della Natura. URL consultato il 25 giugno 2020). Il 5 gennaio 1902, in occasione del primo anniversario dell’inaugurazione ufficiale a Torino di un busto di Gibelli, fu presentata l'edizione definitiva in due volumi, il primo con il testo, preceduto da una prefazione di Mattirolo, ed il secondo con solo gli indici, l’errata corrige e le tavole illustrate da Gibelli (cfr. Ricerca: Identificativo SBN = UTO1059704, su opac.sbn.it, OPAC SBN. Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale. URL consultato il 25 giugno 2020).
Ma proprio per alcuni di questi aspetti l'opera fu criticata da alcuni botanici italiani, tra cui Théodore Caruel, favorevole al metodo comparativo e critico verso l’intenzione degli Autori di scrivere: «pour le gens du monde» (cfr. BSN, 2020,lettera 31 bis.7) e Nicola Antonio Pedicino che, preferendo il Compendio della flora italiana di Giovanni Arcangeli, sostenne che l'opera di Cesati «sarebbe stata utilissima, se non si fosse adottato il metodo dicotomico» (cfr. BSN, 2020,lettera 89 ter.24).
Come ebbe a dire Gaetano Licopoli, coadiutore di Cesati alla direzione dell'Orto: «con le sue dotte lezioni e col suo conversare affettuoso seppe anche in Napoli, imprimere nell'animo dei suoi amici e dei suoi discepoli il gusto della Crittogamia, che è tanta parte della scienza fitologica, di cui fino a quel tempo Napoli non aveva avuto speciali cultori» (cfr. Ricciardi, 2002,p. 30).
Si tratta del manipolo di fanerogame ma, in realtà, centinaia di esemplari raccolti da Pellegrino Strobel nei suoi numerosi viaggi di esplorazione della Patagonia e nelle Ande cilene (Cesati, 1873a) e dei funghi, delle felci e dei gruppi affini riportate da Odoardo Beccari dalle sue esplorazioni botaniche nell'isola del Borneo, in Nuova Guinea e in alcune isole minori della Polinesia (Cesati, 1876, 1877, 1878b e 1879).
Con questo nome specifico Cesati volle rendere omaggio alla Contessa Paolina Guicciardini-Serristori nel cui giardino, a Firenze, vennero ritrovati i primi esemplari (cfr. Cesati, 1875c,p. 36).
Cesati supportava la fondazione di una nuova specie con la scoperta di cellule spirillate, di natura e genesi particolari e localizzate esclusivamente nella gleba del peridio. Secondo Smith queste cellule avrebbero una genesi ed una natura differente e si troverebbero disseminate in tutti i tessuti dei Gasteromycetes (cfr. Roumeguére, 1883,pp. 79-80).
Il completamento di quest'ultimo saggio fu possibile solo grazie alla collaborazione di Francesco Balsamo, suo giovane allievo ed esperto microscopista ed algologo, il cui nome non compare tra gli Autori anche se, come Cesati riconobbe e scrisse «con assai abnegazione, si addossò l'incarico di rivedere e, ove ne fosse il caso, di compiere il quadro da me tracciato» (cfr. Cesati, 1882a,p. 1).
Di questo articolo fu pubblicato l'estratto: Vincenzo Cesati, Sugli studii fito-fisiologici degli Italiani e più particolarmente sulla Guida allo studio della fisiologia vegetale e della botanica del prof. Giuseppe Moretti, cenni storici del barone Vincenzo Cesati, Milano, Tip. e Libr. Pirotta e C., 1836, pp.1-42.
In italiano: Considerazioni sulle idee del Dr. Bonorder in merito alla collocazione sistematica e alla denominazione dei Coniomycetes e dei Cryptomycetes.
La memoria contiene la lista floristica dei saggi di piante raccolte da Pellegrino Strobel durante la spedizione del 1866 lungo il sentiero che da Santiago del Cile portava a Mendoza in Argentina attraverso il passo del Planchon. Cesati vi descrisse diverse specie nuove tra cui la Baccharis, Ces. e la Clematis strobeliana, Ces. entrambe dedicate a Strobel (cfr. Cesati, 1873a)
Cfr. Giacomini, 1980. Ma il giovane Cesati non si limitò, nelle sue raccolte scientifiche, al solo regno vegetale. Appassionato di conchigliologia iniziò una collezione che avrebbe contato alla fine centinaia di specie, alcune delle quali molto rare (cfr. Balsamo, 1883,p. 6).
Nel 1882 Cesati aveva messo in vendita il suo erbario con un annuncio sulle principali riviste botaniche italiane e straniere. Aveva anche pubblicato un opuscolo, in francese, con la descrizione dettagliata della sua imponente raccolta botanica (cfr. Cesati, 1882c).
Biblioteche di Scienze della Natura, Corrispondenti di Giuseppe Gibelli (PDF), su st02-unito.prod.cineca.it, Università degli Studi di Torino. URL consultato il 27 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2020).
Biblioteche di Scienze della Natura, Corrispondenti di G. G. Moris - 1 (PDF), su bibliosdn.unito.it, Università degli Studi di Torino. URL consultato il 27 giugno 2020.
Giuseppe Antonio Pasquale, Vincenzo Cesati, in Attilio Brunialti (a cura di), Annuario biografico universale. Raccolta delle biografie dei più illustri contemporanei e di coloro che si distinsero in tutti i tempi e in tutti i paesi in ogni ramo del sapere e dell'attività umana. Compilato sotto la direzione del professore Attilio Brunialti da distinti Scrittori italiani e stranieri, I, anno 1884-85, Torino, Unione Tip. Ed. Torinese, 1885, pp.553-556.
Giuseppe Antonio Pasquale, Necrologie. Vincenzo Cesati, in Annuario della R. Università degli Studi di Napoli. Anno scolastico 1883-84, Napoli, Tip. Acc. R. delle Scienze, 1884, pp.177-183.
Adriano Soldano, L'attività scientifica giovanile di Vincenzo Cesati, in Atti Ist. Bot. e Lab. Critt. Univ. Pavia, VII, n.2, Pavia, 1983, pp.65-94.
Adriano Soldano, Vincenzo Cesati a Vercelli. Le sue ricerche botaniche con ·cenni ai suoi rapporti con Alessio Malinverni e l'abate Antonio Carestia, in Bollettino Storico Vercellese, XIV, fasc. 2, n.25, Vercelli, 1985, pp.99-139.